Giustizia ed altre poesie politiche e sociali/Per la venuta dei gesuiti

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Per la venuta dei gesuiti al collegio Cutelli in Catania

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Per la venuta dei gesuiti al collegio Cutelli in Catania
Le macchine Alla borghesia francese

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PER LA VENUTA DEI GESUITI

AL COLLEGIO CUTELLI IN CATANIA


Poichè da’ nostri mali imbaldanzita
        La lojolesca biscia
Sopra la mensa al popolo imbandita
        4Viscida striscia;

E nelle giovanili anime, pronte
    A oneste opere, il covo
Lubrica adagia, e intorbida la fonte
    8Del secol novo;

O Verità, vibra un tuo raggio, e straccia
        Del mostro empio le trame;
O Storia, abbassa il piè di bronzo, e schiaccia
        12Il capo infame!

Dunque invano, o Voltaire, il tuo sovrano
        Su’ consecrati errori
Ghigno scoccò! Fiammeggiò dunque invano
        16Campo dei Fiori?

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Ah, non perchè propizio al mostro immondo
        Splendesse il sociale
Vessillo, o Marx, tu liberavi al mondo
        20L’opra immortale!

Faro di verità, per l’aer tetro
        La redentrice Idea,
Qual Dio dal rovo al mandrian di Jetro,
        24A lui splendea.

Magnanimo Argonauta, in notti fosche,
        Per mari aspri, al governo
Stette; e spregiando delle ciurme losche
        28L’ira e lo scherno,

Lei sola egli vedea, limpida in cieche
        Ombre; lei sola altrice
Di libertà, lei di miserie bieche
        32Trionfatrice.

O presagita in ogni età, da ogni
        Libero cor sentita,
Giustizia, idea che non in ciel, tra’ sogni,
        36Ma in terra hai vita.

Tu vincerai, pur che a lusinghe oscene
        Di regj avventurieri,
Pur che a salmi di mistiche sirene
        40Le orecchie inceri.

Redimerai tu la falange oscura
        De’ faticanti oppressi,
Ma cinta sol di tua virtù, ma pura
        44D’ibridi amplessi!

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Ben chi di voluttà misere il sacco
        Inzeppa, e con giulivo
Senno cartesianeggia: Io son vigliacco,
        48Dunque son vivo;

Chi sagace, in utroque addottorato,
        Invade aule e tribune,
E fedele alla Chiesa ed allo Stato
        52Delinque impune;

Chi, d’ubbie lardellato e d’arroganza
        L’animettina scema,
Contro al Giudizio, che fatal si avanza,
        56Cozza ma trema;

Chi, usureggiando il mal redato censo,
        Mira prudente al poi,
Lieto al reduce mostro il turpe assenso
        60Bela. Ma voi,

Ch’esercitati dal terror feroce
        D’un vulgo ebbro e venale,
Portate per immani erte la croce
        64Dell’Ideale;

Ma voi, lavoratori umili, asceti
        Placidi in mezzo all’ire,
Voi pensatori, apostoli, poeti
        68Dell’avvenire;

Voi tutti, ingenui cori, aeree fronti
        Cui l’Ideal baciò,
Voi, monti austeri e fulgidi orizzonti,
        72Direte: No!