Guida del viaggiatore per la città e per li dintorni di Trento/A. Sobborghi, e Comune di Trento
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A
Sobborghi, e Comune di Trento.
Sortendo da Porta Maria Teresa già S. Croce si presenta Borgo S. Croce. Il primo oggetto degno di osservazione si è il così detto torrione eretto a difesa della porta dal cardinale, e vescovo di Trento Lodovico Madruzzo, ora ridotto a uso di caffè in un elegante casino da Donato Perghem sul disegno di buon gusto somministratogli dall’ingegnere Bassi, e dopo quello il magazzino della pubblica annona. Presso il torrione si vede una bella spianata, denominata la Fiera, perchè ivi si tiene mercato di animali: in essa l’estate presso le mura si giuoca di sovente al pallone. Continuando il cammino a destra presso il canale dell’acqua tolta dal Fersina, ritrovasi nell’ultima casa, dopo la quale si apre da est a ovest lo stradone, che conduce al cimiterio, di grandiosa dorica architettura, da eseguirsi sul disegno dell’ingegnere Giuseppe Dalbosco, e del quale non si vede eretta che una parte, il Filatojo Ciani, il più grande della città, e dei dintorni. A sinistra dello stesso stradone vedi la nuova filanda di seta de’ fratelli Salvadori, ed una filanda minore subito dopo questa sullo stradone, che conduce al Fersina. Di faccia quasi a quest’ultima filanda si vede la chiesa di S. Michele, e contiguo a questa l’ospitale civico, che s’innalza sul suolo d’un convento, appartenente un dì alle Clarisse, e più vicina allo stradone dopo l’ospitale si presenta la chiesa di S. Croce con annesso convento de’ Cappuccini eretto nel 1584. Il tratto di strada dal filatojo Ciani fino al convento de’ Cappuccini è veramente romantico; e questa vista romantica viene vieppiù abbellita, ed accresciuta dalla nuova impiantaggione di platani e dagli annosi tigli, che vedonsi avanti la chiesa di S. Croce. Ancor presso il convento de’ Cappuccini si entra nel pubblico passeggio fornito di impiantagioni di pioppi, e nelle estremità di acaccie ombrellifere, che ti conduce al ponte del Fersina, dal quale fino al ponte del torrente Salè lo stradone è difeso da’ rai del sole nell’eccessivo caldo da ben cresciuti pioppi. La strada a sinistra del ponte, che corre qualche tratto lungo il Fersina conduce a Gocciadoro, colle delizioso, ove cresce buon vino, e si osserva un grande, e ben difeso recinto di agrumi. Percorrendo il pubblico passeggio a destra in cima ad un monte si scorge una chiesa, a piedi della quale per ripida roccia discende un torrente formando una cascata d’acqua, e sul ponte del Fersina a destra del quale giace la città, sul colle a est in bella prospettiva si presentano tutti i sì detti giardini di Trento. Fontanasanta, e parte delle case disperse del comune di Cognola. Dal ponte del Fersina è necessario dirigere il cammino da ovest a est lungo il Fersina, ed esaminare la doppia muraglia, che a grandi spese venne eretta dai possidenti delle campagne vicine, e dalla città, finchè si giunge ad una strada, che da sud a nord dirige nella lunga via, che denominasi S. Bernardino vecchio, dalla quale discendendo si arriva novellamente in Fiera. Lungo questa via a sinistra esistono il filatojo Bortolazzi, e varj mulini dal grano, ed a destra la vasta filanda Ciani con annesso ben diretto giardino.
Da Fiera prendendo la direzione di sud a nord si giunge sempre fra platani alla chiesa di Maria addolorata con unito ritiro delle figlie della carità, (eretto nel 1828) presso la quale angusta, e cattiva via si apre, denominata ai mulini dai varj mulini, che vi sono sul canale, il quale di poi entrando in città somministra l’acqua ai varj piccoli canali delle contrade di questa, la quale invia alla chiesa di S. Bernardino con contiguo convento de’ Riformati, (eretto l’istituto in Trento nel 1452, ed in questo luogo trasportato nel 1694), posta su d’un colle, alla quale si ascende per una strada scavata nella rupe, sufficientemente comoda, fornita di una bella, e romantica impiantaggione di annosi loti. Presso la chiesa si gode una bella vista, dominando il corso del Fersina. Entrando nel convento, e da questo passando al sì detto monte dei frati, che forma la delizia di questi filantropici padri, si osserva un ameno colle vestito di cipressi, e qua e là interrotto da’ tratti di terreno, coltivato ad uso di orto, ed ornato di viti, e di ulivi.
Disceso questo colle, non lungi dal quale in una valletta detta di S. Donato si prende la buona acqua delle due fontane di Trento, fa d’uopo, se stanco non sei, dirigere il cammino per istrada cattiva, e che è la continuazione di quella, per la quale si giunse al convento de’ Riformati, al Ponte Cornicchio sopra il Fersina, ed osservare, come quivi il Fersina sortendo da vive roccie si allarga verso il piano dirigendosi in linea retta verso l’Adige; e come il Fersina in parte viene inviato verso la città per ampio canale, sul quale sì fuori di città che in città stessa vi sono varj filatoj e mulini.
Nel ritornare per la stessa via sotto al colle dei Riformati non ti sarà discaro l’entrare nel suburbano del Sig. Conte Podestà Giovanelli, ove si vede natura, ed arte molto bene unite a procurare piacevoli ore di divertimento a chi l’osserva. Dopo questo nulla essendovi, che a se tirar possa l’attenzione d’un viaggiatore non resta altro, che continuare il cammino ed entrare in città da Porta Nuova.
Riesce grato il passeggio ascendendo fuori della porta di S. Martino l’angusta via, che sta quasi a lato alla stessa a destra, uscendo da quella, perchè percorso poco tratto di strada si giunge sopra la sì detta fossa del castello, luogo coltivato dietro la chiesa, e parte del Borgo di S. Martino, ove si ammira in bell’aspetto la città sottoposta lambita dal maestoso Adige, e la pianura a destra dell’Adige, un dì detta isola di S. Lorenzo, ed un poco più avanti dopo il muro, sopra il quale viene per mezzo di condotti provveduto d’acqua il castello, si vede la faccia del castello a est su d’una roccia tagliata a picco, formando per tal modo una specie di piccola valle, che denominasi la Cervara dall’essere stato questo luogo sotto i Principi, e Vescovi un recinto per tenere dei cervi. Quivi arrivati è prezzo dell’opera ascendere lo stradone che conduce a Bassano, osservare la villa Consolati a Fontana santa, di recente eretta, ed adornata d’una cappella, e di delizioso giardino. Sì nel palazzetto, che nella cappella si vedono pitture di mano maestra. Di là continuando il cammino sullo stradone si giunge ad una croce di marmo rosso, non lungi dalla quale si domina la città tutta, e poscia da questa poco deviando si arriva alla casa degli esposti, e delle partorienti, e unita scuola d’ostetricia, lungo la quale per angusta via, e sempre sul vivo sasso si discende alla città osservando le varie cave, che forniscono di pietre Trento. Quest’è il colle, che Laste si appella, e del quale al principio si fece menzione. Al fine della stretta via, che si accennò si presenta pure avanti gli occhi la città pella terza volta coll’Adige, che le scorre da lato nella forma di un cuore. Disceso il colle delle Laste si entra in città per porta Aquileja. Su questo colle, ove poca terra rinviensi, cresce la vite, ed ai sì detti giardini a sinistra del torrente Saluga vedonsi belli orti, e giardini, che sono luoghi di delizia dei Trentini; e si dice di delizia, perchè ed eccezione di anni piovosi pel gran caldo a motivo della mancanza di acqua, e della poco profonda roccia nulla si raccoglie, fuorchè la foglia dei gelsi, e pochissima uva.
Non si deve lasciar da parte un villaggio posto a destra dell’Adige, tenuto da taluno sobborgo della città, cioè Piedicastello, e vicinanze. Per giungere a questo fa d’uopo uscire porta Bresciana, passare il nuovo ponte eretto nel 1835, indi da lato il casino sì detto dei Tavolazisti, ove si tira al bersaglio all’altra riva dell’Adige, e lungo l’Adige per la strada che conduce a Ravina dirigere il cammino fin che si arriva alla terza via, che da ovest a est conduce. Fatto poco tratto di strada si arriva alla chiesa di S. Apollinare, chiesa parrocchiale di Piedicastello, di stile gotico antico. In essa si vede un S. Apollinare di buon pennello, e fuor d’essa nei muri a est, e sud si osservano romane inscrizioni, e fregi, tolti da altro fabbricato caduto in rovina. Ed alla dimanda del curioso viaggiatore: e dove saranno esse state prese? si risponde, che Piedicastello assunse tal nome per essere al piè di un castello, di romana architettura, del quale presentemente non esiste traccia alcuna, e precisamente sito sul vicino Verruca, ora Dos Trento, colle di perfetta figura circolare, e tagliato a picco sia da natura, cioè dall’Adige, che percorresse presso tal monte, sia dall’arte per ridurlo allo stato di una fortezza. In Dos Trento si gode una bella vista della città, e di parte della pianura Trentina a sud detta Stella, e Lidorno.
Passato il villaggio di Piedicastello, e dirigendosi per un’angusta via dietro a Dos Trento ritrovasi una via scoscesa per la quale si va al comune di Sardagna, dove presso la vecchia chiesa parrocchiale vedi a discendere quel torrente che forma la cascata d’acqua, che osservasti percorrendo il pubblico passeggio, e parte del territorio trentino: anche pria, non volendo salire tant’alto, si presenta nel luogo detto Mirabello una delle più amene viste, che posseggano i dintorni di Trento, osservando la città di sud a nord coi villaggi, che la circondano. Continuando la via dietro Dos Trento vedi il colle di S. Giorgio e poi giugni ad un bivio: la strada più bassa conduce alla Vela, ove sull’acqua, che quivi discende da bucco di Vela vi sono, e cartere, e mulini da tabacco; la strada più alta porta a bucco di Vela, o man di S. Vigilio, strada in parte rinnovata, tutta romantica, e dove si osserva l’orrido della natura ne’ due alti monti, che in un punto quasi si uniscono, il quale orrido viene accresciuto dal sottoposto ruscello, che, passando fra rupi fortemente sussura. Ritornando è meglio inviarsi, giunti al bivio accennato per quella strada, che fa osservare Dos Trento da altra faccia, e per quella si vede arrivando novellamente sulla strada, che dall’Adige viene bagnata, la filanda Tabacchi. Si entra quindi in città per porta S. Lorenzo, quando non bramassi pria visitare il suburbano Ravelli, posto lungo l’Adige a sinistra, al quale si giunge percorrendo la piccola strada, che forma riva, ove si fermano le barche, che navigano l’Adige, e gli avvanzi del palazzo delle albere di buon architettura non lungi da questo.
A sinistra della strada regia, che porta dal ponte del Fersina a Mattarello sul colle detto Casteller, ed a Man, (ad Manes, forse da antico cimiterio) luogo sito alle falde del medesimo, si ritrovarono inscrizioni romane sepolcrali, e si ritrovano anche presentemente sepolcri, monete, ed oggetti preziosi per coloro, che si dilettano di archeologici studj.