Guida della montagna pistoiese/La montagna pistoiese

Da Wikisource.
La montagna pistoiese

../Avvertenza ../Corografia fisica IncludiIntestazione 23 novembre 2019 100% Da definire

Avvertenza Corografia fisica
[p. 13 modifica]

LA MONTAGNA PISTOIESE




Chi visita a’ dì nostri la montagna
di Pistoia, non vi trova se non
amenità di luogo, pace, ricchezza
e cortesia tra gli abitanti.
(D’Azeglio, Niccolò de’ Lapi.)


Sotto questo nome s'intende quella fertile e pittorica parte de’ gioghi appennini, a maestro di Pistoia, racchiusa tra l'Ombrone e la Lima, che in parte è percorsa dal piccolo Reno, si estende e si eleva fino alle alture di Boscolungo, e della quale San Marcello è capo-luogo, e fa centro. È degna di esser visitata per la fertilità e bellezza delle sue valli, come per le sue storiche rimembranze.

Cenni storici. — Siccome queste catene appennine dividono l'Italia media dalla Gallia cisalpina, così ne valicarono i gioghi tutti i nemici e conquistatori del bel paese, tanto quelli che furon detti barbari stranieri, quanto i barbari interni. Non parleremo degli Etruschi che ne furono i pacifici abitatori. Ma i Romani dopo averli cacciati, e nelle lotte poi coi Liguri Apuani e coi Galli Boi, varcarono questi monti; prima sconfitti, alla fine poi vincitori. Pretendesi che per tai gioghi Annibale discendesse [p. 14 modifica] a’ danni di Roma, e non già pel Casentino (opinione per molti validi argomenti ornai combattuta): che i Galli Boi preparassero le mortali insidie a Lucio Postumo, non al di là del Lago Scaffaiolo sul Bolognese, ma dentro le selve che circondavano l’antica Lizzano. Che Spartaco, udita la sconfitta e la morte di Chirso successa in Puglia, per queste gole venisse a passar l’Appennino, e qui rompesse i due eserciti di Lucio Gellio e di Gneo Lentulo, che consapevoli del suo intendimento, volevano attraversargli il cammino: e qui il feroce gladiatore, che voleva comprendere nella sua, la vendetta degli oppressi, dopo la vittoria sacrificasse trecento Romani all’ombra di Chirso. Di qui Radagasio duce de’ Goti, calato nel Pistoiese, si mosse alla volta di Fiesole ove rimase disfatto. Carlo di Valois nel 1301 chiamatovi da Bonifazio VIII sotto fìnta di paciere delle fazioni tra le toscane repubbliche, ma invece a predarle, ed accrescere le discordie, varcò questo giogo al Castel di Sambuca nel Pistoiese; il castello fu poi l’ultimo rifugio dei Bianchi, vinti a Pistoia dopo l’assedio dei Fiorentini e Lucchesi, nel 1306. Lodovico il Bavaro nel 1326 spintosi da Milano verso Roma per deprimer Pisa, dar la corona ducale a Castruccio, sterminare i Guelfi, deporre il Pontefice, e crearne uno suo, qui passò con l’esercito. In questi gioghi Castruccio si appostò più volte a’ danni di Firenze e di Pistoia, saccheggiando i paesi. Di qui nel 1673 don Francesco de’ Medici corse con truppe toscane a soccorrere il duca di Mantova: e nel 1643 l’eser[p. 15 modifica]cito di Papa Urbano VII venne da Bologna tentando di sorprender Pistoia. I conti Guidi, le repubbliche di Pistoia e di Firenze; i Cancellieri ed i Panciatichi; i Lucchesi; i Pisani; l'Antelminelli e Filippo Tedici; Cosimo dei Medici; Imperatori e Papi si tesero insidie fra questi monti; e da ogni lafo d’Italia per incutere ai popoli obbedienza e timore con saccheggi ed arsioni, non lasciarono dietro sé che miseria, desolazione e spavento. Per tal continuo pas-, saggio questi vertici e queste valli ebbero sempre grandiose vie, come la via Cassia che volgevasi a Modena, e fors’anco la via Aurelia e la via Clodia. Nel medio evo per la frequenza dei passeggieri vi furono eretti spedali: uno dei quali fino dal secolo VIII da Sant’Anselmo, cognato del re Astolfo Longobardo, lungo la strada che dall’Alpe alla Croce sopra Cutigliano, guidava a Fanano, e dove lo stesso santo fondò il primo monastero Nonantolano. Vi ebbero e vi diedero ospizio altri monaci: in prima i Benedettini, poi i Vallombrosani alla Badia di Fontana Taona: i Templari presso Prunetta alla Croce Brandegliana; e gli Eremitani sulla Limentra, in luogo detto Spedaletto, sulla via carreggiabile da Pistoia a Bologna. Dobbiamo notare perfino che fu su questa montagna dove può dirsi si decidesse (per diversi intenti) con le armi, della caduta delle due più illustri italiane repubbliche, della Romana con la morte di Catilina; della Fiorentina con quella del Ferruccio.