Gynevera de le clare donne/3. De Pezola dignissima vedoa di Pietesi bolognese

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3. De Pezola dignissima vedoa di Pietesi bolognese

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3. De Pezola dignissima vedoa di Pietesi bolognese
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[p. 17 modifica]Infra l’altre nostre matrone antique, illustre Madonna, trovo una donna, in stato viduile, de’ Piatesi, famiglia nobile et prisca in la cità nostra, nominata Pezola; ma il nome del padre, nè del marito non habiamo potuto sapere per essere molte scripture combuste per le civile battaglie già de la cità nostra; ma pur possiamo affirmare essere stata figliola de degno padre, et de sangue et de virtù nobilissima. Lei, come coniugata visse cum optima fama, così se conservò vedoa, et cum degna reputatione da la aetate de anni quarantadui, che fu priva del marito, fin a la compita vechieza. Fu donna [p. 18 modifica]non grande, ma grossa et de grato aspecto, vestiva politamente de lugubri panni, come prestante vedoa, portava a le camure, dal casto pecto fin a li piedi, in loco de botoni, ambri grossi neri cum gambi de argento: portava una cintola larga di seta nera, folcita de lettere de argento, dorata, che diceano la Salutatione del celeste Nunzio, che fece a la Regina di Cieli, quando il figliolo di Dio incarnò de Lei. Portava il capo cum uno lembo del manto coperto sopra [de] candidissimi veli pendenti fino in terra, et il manto cum longa coda a terra. Fu de animo, de ingegno et de pietate grande et liberale. Era richa, vivea molto honorata et cum honestate aiutava assai, in quello che ella potea, li poveri. Spesso andava nel consiglio: in presidio et aiuto de le povere donne, et non forsi cum meno ardire et onorate parole, che facesse Ortensia, figliuola de lo illustre oratore Ortensio, in la Romana Re publica, [p. 19 modifica]nel tempo del triunvirato, quando liberò la moltitudine de le donne da la gravezza de la pecunia a loro imposta per subsidio de la Re publica, che omo non si trovò sì ardito se volesse movere ad prendere la difensione de le donne, avanti il Triunvirato, excepto Ortensia. Una volta questa Pezola matrona degna, essendo grandissima penuria in la cità nostra de Bologna, andò in lo consiglio e portò seco, in peccunia, quattro marchi di argento, de quali havea facto de pochi mesi avanti batere monete al cunio de la sua magnifica Re publica, a la quale de fare moneta auctorità havea concessa Henrico sexto Imperatore, ne li anni de la Salute mille cento dieci, dicendo in questa forma: Citadini mei cari, per pietate ho al vostro populo, per il grandissimo sinistro patisse di questa penuria, sono venuta ad voi cum le lachryme agli occhij, perchè pare non faciate alcuno providimento. Et [p. 20 modifica]perchè intendo che ne lo erario non è peccunia, io ve ho potato quisti mei denari, ben che non siano ad sufficientia, a ciò se mandi per formento in qualche loco. Et voi come magnifici, similmente ponete le mane a le vostre borse, pigliando exemplo de mi che sono femina, et quello poco et assai che poteti exbursate, et mandesi per grani, come amatori de la vostra Re publica, et aiutareti el vostro afamato populo; che fareti cosa che molto sia acepta a Dio, et ad voi vendicareti gratia et aeterna fama. Et cum reverentia pose fine a le soe parole. Il consiglio, intendendo la caritevole persuasione, et vedendo la liberalità grande de la donna, tutto inteneritte, et, a prova l’un de l’altro, prestarono denari, et chi non havea denari, ne facevano de le centure et de le anella, in forma che ’l populo fu socorso de biave et di pane cum singular laude d’ela. Di poi, oltra le sue usate devotione, [p. 21 modifica]volse fare, de fuori la porte de Sancto Mamo, uno oraculo in reverentia de la gloriosa vergene sopra uno monte, et dimentre li maestri stabiavano el ligname, venne una colomba, animale casto et puro, et col rostro pigliava le fruscole del legname se lavorava et quelle portava sopra el monte, dove è edificato il devoto templo de la Regina di cieli; sì che li maestri volseno vedere quello, che facea la colomba, et videno che ella andava ponendo le portante fruscole l’una drieto l’altra facendo uno grande tondo. Li maestri per vedere più cose, già pieni de admiratione guastavano cum li piedi il tondo de le fruscole, et come era guasto, la colomba per divina istructione el reconciava. Per la qual cosa parendoli segno miraculoso et stupendo, el manifestarono a lo Episcopo, il quale, inteso questo, subito li andò et vide quello facea la colomba. Sì che existimando lui de grandissimo effecto [p. 22 modifica]questo essere proprio segno del celeste stato, pregoe ogni persona per obidentia fratri, preti, monaci et monache, che facesseno devote oratione a la Maiestà divina, la quale li significasse questa che dire volea. Doppo alcuni dì l’omnipotente Dio revellò ad uno religioso, che era divina volontà, che questa prestantissima donna, la quale voleva aedificare l’oraculo ad laude de la Vergene gloriosa, sopra quello suo monte, lo edificasse, sopra quello altro monte gli è opposito, che se chiama el monte de Sancto Benedecto. Il prudentissimo Episcopo alhora mandò per la donna, et disseli, che ultimamente el non piacea a Dio, che lei facesse quello oraculo, dove fare volea; ma facesselo sopra quello altro monte quale gli è opposito, nominato de Sancto Benedecto. La devota donna respose, che quello monte non era suo, ma quello, dove havea incominciato, era suo. Respose lo Episcopo [p. 23 modifica]et disse: Madonna Pezola, di poi che di beni de fortuna seti copiosa, comprati questo monte, et sopra esso fati lo oraculo, che così è voluntà de Dio. La donna rispose esser contenta, et comprò il monte. Et lo Episcopo cum solemne processione de tutto il clero de la cità, et cum li reverendissimi patri Arcevescovo de Rhavena, Episcopo de Imola, Episcopo de Ferrara et Episcopo de Modena, invitati a tanto devoto oraculo, andò ad darli principio. Il quale oraculo la donna fece fare proprio grande et tondo, secundo la ostensione de la celeste colomba, come anchora del templo antiquo il tondo se vede. Et intitularonlo nel nome de la gloriosissima Vergene, quando ascese glorificata ne lo aeterno Regno. Costructo duncha questo sancto oraculo crebbe in tanta fama de devotione che quasi tutta Italia ad visitarlo cum devoti fochi, incensi et oblatione con coreva, vedendosi a la giornata infiniti [p. 24 modifica]miraculi et gratie concesse a chi a questo luoco se recomandava et specialmente a li quindeci giorni de Augusto, per la celebrante festa fa la militante chiesia. Anchora questa tanta devotione beatamente vive, in memoria de tanta memoria et magnifica donna, la quale fu sempre de elemosine a li peregrini liberale. Prendea dilecto cum robba, cum denari et cum ogni opera in quello potea maritare polcelle. Così in queste virtute et opere magnifiche vivendo passò antiqua de questa vita in gratia de lo aeterno Signor Dio et laude de tuta la cità de Bologna, ad confusione de quelle donne, piene di stato de fortuna et de richeze, che sono tanto a l’avarizia date che non pono far opera de laude degna, credendo portar seco le sue tante amate richeze, overo non credendo morire già mai, nè per curare la sua memoria resti cum virtuosa fama insieme cum l’altre clare donne a [p. 25 modifica] l’ombra del nostro pudico Gynevero, che onora ciascuno che lo contempla et mira.