Historia della Sacra Real Maestà di Christina Alessandra Regina di Svetia/2

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Libro Secondo

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H I S T O R I A


Della Sacra Real Maestà di


CHRISTINA ALESSANDRA


Regina di Svetia &c.


LIBRO SECONDO.



SOMMARIO.


Passa la regina in Fiandra, entra in Anversa. Vi si ferma. Mandano à complir seco l’Arciduca, & altri. Il Conte di Buquoi vi si porta à nome di S. Maestà Cattolica. Doppo la ritirata del campo Spagnuolo dall’assedio d’Arras vien l’Arciduca in Anversa à visitarla, fanno lo stesso il Principe di Condè, il Duca di Lorena, il Conte di Fuensaldagna, e tutti i grandi della Corte, e dell’Esercito come pure altri Principi. [p. 42 modifica]Gionge allo stesso effetto il Conte Raimondo Montecuccoli spedito dall’Imperatore. Don Antonio Pimentel gli vien mandato dal Rè Cattolico con titolo di Ambasciator straordinario, si ferma egli presso Sua Maestà. L’Arciduca invita la Regina à Brusselles, e vi è ricevuta Regiamente. Fa la professione della Fede Cattolica in segreto. Riceve avviso della morte della Regina sua Madre. Muore Papa Innocentio X. è assonto al Pontificato Alessandro Settimo con applauso universale. La Regina gli partecipa subito le sue risoluzioni, e desiderij. Parte di Brusselles. Viaggio di Sua Maestà sin in Inspruch.


EL tempo che Sua Maestà si fermò in Hambourg, Vien visitata in Hambourg da diversi Prencipi di Germania. furono a visitarla diversi Prencipi, e Signori grandi di que’ circoli, e tra gli altri il Principe Christiano di Mechelbourg, il Duca di Brunwich, i trè fratelli Duchi di Lunebourg, la Sorella de quali è Regina di Danimarca, Federico Landgravio d’Hassia, con la Principessa sua moglie, Sorella del Presente Re Carlo di Svetia, e gli due Principi Francesco Alberto, e Gregorio Giovanni di Saxen Lauenbourg. Ella accolse tutti con molta cortesia, trattando però con loro privatamente come incognita. Vennero anche à riverirla il Conte Benedetto d’Oxestern da Vismar, dove era Governatore, & il General Chinigsmarch da Staden nel Vescovato di Bremme, ove era commandante.

[p. 43 modifica]Il Landgravio d’Hassia alli 30. di Luglio gli fece un lautissimo E convitata fuori del Landgravio d’Hassia convito fuori della Città in una casa di campagna chiamata Vanspek. Vi furono invitati anche tutti que’ Principi, ch’erano in Hambourg, e si stette allegramente. Doppo la cena ritornò la Regina in Hambourg essendogli stata aperta la porta d’ordine del Senato, in guardia della quale sinche fù entrata, stettero i principali Cittadini, e quivi trovato all’ordine quanto occorreva, per il suo viaggio, senza dir a Dio ad alcuni mentre voleva andarsene più incognita, che mai, partì Parte all’improviso di Hambourg. doppo la meza notte, accompagnata dal Conte di Stemberg, dal Signor Volf Gentilhuomo della camera, e da tre aiutanti con haver ripigliati di nuovo i vestiti da huomo.

Rimandò in Svetia il Senator Soop, el Conte di Donoau; la moglie del Conte di Stemberg, e gli altri restarono nella città con ordine di seguirla il giorno appresso, e trovarsi a tempo determinato in Amsterdam, col prender ogn’uno quella strada, che più gli venisse in acconcio, e ciò fù fatto perche in que’ tempi i passi non eran sicuri, per l’armi prese dalla Città di Bremme ad effetto di scacciare gli Svezzesi dalle Terre, ch’havevano occupate, e possedevano in quel circolo.

Pretendeva quel Senato, che dette Piazze, come membri della sua giurisditione fossero ingiustamente tenute dalla Corona di Svetia. Negavano gli Svezzesi di cederle, adducendo esser bene nella Provincia chiamata di Bremme; ma non della Diocese di quella [p. 44 modifica]Città. Dispareri trà la Corona di Svetia, e la Città di BremmeI Bremmesi in tanto, essendosi improvisamente armati, & assalite le dette Terre, obligarono gli Svezzesi a ritirarsi; mà havendovi poi il Rè di Svetia spediti i Generali Uranghel, e Steimbok con le sue armi questi non solo ricuperarono, le sudette Piazze; ma ridussero quei di Bremme à cederle libere alla Svetia; & a rifar il danno con lo sborso di non sò che danaro.

La notte del primo giorno di Agosto, parti Sua Maestà d’Hambourg, & andò ad alloggiare in un Villaggio chiamato Barduich nella Vestfalia della giurisditione del Duca di Lunebourg. Fece questa strada poco praticata, benché ve ne fussero due altre più commode, e più frequentate, per passar tanto più sicura, e sconosciuta.

Viaggio di Sua Maestà d’Hambourg ad AnversaAlli 2. alloggiò in Rodembourg Terra picciola dello stesso Lunebourg, alli tre al villaggio di Barembourg, & alli 4. a Myndem Città forte, e considerabile, situata sopra il fiume Vesser principale di quella Provincia. Il giorno seguente si condusse ad Osnabruch Città grande, e celebre per il congresso, che vi si fece ultimamente de Plenipotenziarij, e Ministri de Principi Protestanti, per i trattati della pace generale di Germania, spettante al Vescovo, che n’è Principe sovrano. Alli sei passò a Munster pur Città rinomata, per la conferenza, e pace sudetta stabilitavi dalli Mediatori, e dalli Plenipotenziarij di tutti i Principi della Christianità.

La mattina seguente Sua Maestà prima di partire, [p. 45 modifica]volse vedere il Collegio de’ Padri Gesuiti da lei stimati, & amati come soggetti di gran virtù, e dottrina, e qui mentre andava osservando le cose più curiose, Vien riconosciuta in Munster benche fosse conosciuta da uno di que’ Religiosi, che n’haveva il ritratto assai ben fatto, e somigliante, e che raffigurava in lei i contrasegni datigli da un suo fratello, che stava in Hambourg, ad ogni modo non fece motivo alcuno, per non offendere il gusto, ch’haveva questa Principessa di non esser scoperta.

Partendo da Munster si fermò la notte de’ 7 nel Villaggio di Ensened, & alli 8 a Deuenter Piazza principale del Dominio della Republica di Olanda, dove andò a vedere di passaggio un certo Granovio Huomo da lei molto stimato come gran litterato. Alli 9 si trasferì in Amesfort, dove lo stesso giorno gionse anche la Corte di Sua Maestà alla quale fece intendere per uno de’ suoi aiutanti di camera, che senza far alcuna sembianza di conoscerla, dovesse continuar il suo viaggio, & in vece di tirare secondo il primo ordine verso Amsterdam à drittura s’incaminasse in Anversa.

All’avviso, ch’hebbero gli stati d’Olanda, che la Regina, partita di Svetia, s’era incaminata alla volta de’ Paesi Bassi, diedero ordine per tutto il Dominio loro, che si stasse sulle guardie, e sù gli apparecchi per riceverla, con gl’honori dovuti; Mà Sua Maestà passo per Deuenter, per Amesfort, per Utrech, e per altri luoghi senza esser conosciuta, benchè vi fosse per tutto attesa.

[p. 46 modifica]La notte delli 10. stette in un villaggio vicino alla Piazza di Gorcum, e la mattina seguente, passando per detta Piazza assai forte sopra il fiume Vahal si condusse a Breda, fortezza altre tanto principale della Brabantia, quanto nelle passate guerre rinomata. Alli 12. Agosto terminò il suo viaggio in Anversa, entrandovi privatamente col prender allogio in casa di Don Garzia d’Yliano Portughese, soggetto de più ricchi, e principali di quella famosa Città.

Arriva in AnversaIl giorno seguente sopragionta dalla sua Corte, si vestì da Donna, e ricevè la visita da Don Baltassar Marcadero Castellano della Cittadella soggetto di chiara fama, e di sommo valore, poi di mano in mano da Magistrati della Città, e da gli altri più cospicui Signori di quella nobilissima patria.

Concorsero tutti con egual curiosità, & ossequio à vederla, & abbagliandosi nello splendore di doti, e prerogative sì rare, non potevano con maggior Appalausi con quali e veduta in quella Città.applauso riconoscerla, che con quello d’una affettuosa, e riverente ammirazione. La folla de Cittadini fu per alcuni giorni si grande, che con stento grandissimo, si potè transitare per le contrade alla di lei habitazione contigue.

In questo tempo l’Arciduca, il Principe di Condè, il Duca di Lorena, il Conte di Fuensaldagna con tutti gli altri Principi, e Grandi destinati alla direzione, e commando dell’armi di Fiandra si trovavano in campo sotto l’importantissima Città d’Arras, valorosamente difesa da Francesi, e con grand’impulso, e vigore [p. 47 modifica]combattuta da gli Spagnuoli. E benche non mancasse L’Arciduca manda à riverirla. il Cardinal Mazzarino d’ogni maggior diligenza, & attenzione, per portarvi il necessario soccorso, era nondimeno si alta la confidenza di quella ne Capitani di Spagna, che già s’erano persuasi d’illustrar l’arrivo di questa Gran Regina, con una si gloriosa vittoria.

Con tali sensi dunque, continuando quell’espugnatione, mandorono tutti tre i sudetti Principi persone espresse ad assicurarla, ch’essi sbrigatisi fra pochi giorni da quella Piazza, sarebbero comparsi a riverirla, con le presenze loro, come all’hora facevano col cuore, tutto ripieno di quella gioia, che sentivano del felice arrivo di Sua Maestà.

Il Conte di Buquoi Grande di Spagna, e Cavalier di gran portata, essendo stato destinato da Sua Maestà Cattolica suo Ambasciatore straordinario a complire con la Regina, otto giorni doppo, ch’ella fu arrivata in Anversa sodisfece molto bene alle proprie commissioni con Sua Maestà, & essa lo accolse con dimonstrationi di stima proportionata al merito di lui, & alla grandezza di chi lo mandava.

Ma intanto, havendo il Cardinale raccolto l’esercito Francese, e disposti gli ordini così proprij della sua finissima intelligenza, come protetti dalla sua felice fortuna, rotta, e superata la circonvallazione, benchè da tutti stimata impenetrabile, liberò la cadente Città, con grandissima gloria, e beneficio della Corona di Francia. Ritornò dunque a Bruselles S. A. Imperiale alli otto di Settembre, & il giorno seguente, si trasferì [p. 48 modifica]in Anversa a complire con Sua Maestà di presenza, come haveva prima fatto con lettere. Fu ricevuto dalla Regina a piedi della scala, lo condusse alle sue stanze, lo fece sedere dirimpetto a sé in una sedie eguale, lo trattò sempre col titolo di Altezza, e lo accompagnò pur sin al fondo delle medesime scale, con reciproca sodisfattione, parlando sempre in lingua Italiana. L’Arciduca stette un giorno in Anversa, e l’altro ritornossene a Brusselles. Terminata la Campagna, anche il Principe di Condé s’incaminò per riverirla. Egli come primo Principe del sangue Reale di Francia pretendeva d’esser ricevuto, e trattato dalla Regina con le forme, e prerogative pratticate da lei con l’Arciduca. Però spinse avanti il Presidente Viola uno de principali Frondori del Parlamento di Parigi, e de più costanti seguaci del suo partito, acciò visitasse Sua Maestà, e procurasse di scoprire l’intenzione di lei circa il suo ricevimento. Egli riportò che Sua Maestà lo havrebbe trattato nella forma dovuta a Principi della sua qualità. Non si contentò il Viola di queste parole generali, ma volse penetrare più avanti, insistendo di pretendere gli stessi honori fatti all’Arciduca. Onde Sua Maestà offesasi forse della difidenza, che mostrava verso gli avvedimenti della sua generosa discretezza, prese risolutione di contenersi su i rigori senza usar con quel Principe gli atti di quell’humanità de quali sarebbe stata liberale, come poi se ne dichiarò, se il detto Principe non havesse voluto pretenderli per obligo. Non po[p. 49 modifica]potendo dunque il Viola spuntar il suo negotiato nella maniera dal Prencipe pretesa finalmente si trovò per temperamento, che S. A. andasse a vederla privatamente come fece, trattato nel modo che s’usa con Cavalieri privati.

Vennero poi il Duca Francesco di Lorena (da Sua Maestà ricevuto pure privatamente), il Conte di Fuensaldagna, e diversi altri Grandi di Spagna, che furono trattati nella forma, che usa con loro il Re Cattolico, facendoli coprire. Molti Principi e gran Signori vanno a visitar la Regina.Il tamburetto, ch’è una sedia minore, solita concedersi dalle Regine alle Principesse di gran conditione, fu dato alle Duchesse di Ascot, di Auray, & alla Principessa di Ligny, tutte Dame Fiamenghe, ch’andarono a riverirla, essendo tutte mogli di Grandi di Spagna.

Il Rè d’Inghilterra, mandò pure il Conte di Nortwick a congratularsi seco, l’Elettore di Brandembourg, inviò il Conte Mauritio di Nassau, & altri. Anche la Principessa di Condè, inviò un suo Gentilhuomo a passare con Sua Maestà i dovuti complimenti. Mentre la Regina dimorò in Anversa si trattenne sempre in essercitij nobili, passando tall’hora il tempo nel godere di alcune rappresentationi morali, e sopra tutto nel prendere conoscimento di molti virtuosi, che d’ogni parte concorrevano per ossequirla, e rendersi noti a Sua Maestà.

Sopravennero poi dall’Haya incognite la Regina di Boemia già moglie dell’Elettor Palatino, e sorella del Rè Carlo Primo d’Inghilterra, la Principessa [p. 50 modifica]Elisabetta figliuola di lei, e la Principessa d’Oranges, solo per vederla, come fecero alla commedia, non volendo esser conosciute, forse per non obligarsi a visitarla senza ricevere i trattamenti, che pretendevano. Andò poi diverse volte Sua Maestà a vedere la casa Professa, & il Collegio de Padri Gesuiti, e quivi gli fu rappresentato il Thyeste di Seneca com’ella stessa haveva desiderato, & un’altr’opera intitolata il Manasse.

Mentre si tratteneva in Anversa, l’Imperatore mandò a complir con lei, il Conte Raimondo Montecuccoli L’Imperatore manda il Conte Montecuccoli à complire con S. Maestà suo Generale della Cavalleria, soggetto di rare conditioni, e di celebre fama. Il detto Conte era stato poco prima in Svetia, con titolo di Gentilhuomo inviatovi dall’Imperatore, per ratificare la buona corrispondenza di Sua Maestà Cesarea con quella Corona, & insieme la franchiggia di un reciproco comertio. Fù ricevuto da lei il Montecuccoli con termini benigni, dichiarandosi ella molt’obligata alla bontà di Cesare dell’honore, che gli faceva. Rispose alle lettere con i dovuti concetti, e rimandò questo Cavaliere a Vienna colmo di contentezza.

Alli 17. Agosto andò Sua Maestà incognita a Brusselles, & allogiò in casa di Madama di Pimentel; Passa incognita à veder Bruselles vidde non solo il Palazzo; ma anche due volte il Collegio de Padri Gesuiti, & in esso quella bella, e gran libraria in cui fece spiccare il suo gran sapere, e la grandissima cognitione, ch’haveva de’ libri più rari, e delle scienze più gravi. Si fermò in Brusselles quattro giorni, e vi visitò il Convento delle Monache [p. 51 modifica]Carmelitane scalze di Santa Teresa, le Dame, ò Religiose di Berlaymont Monasterio principale di Fiandra, & il Collegio nobilissimo delle Canonichesse di Vivelles. Ritornata che fù ella in Anversa venne da Olanda a riverirla il Signor di Chenut Ambasciator di Francia all’hora presso quei Stati. Fù egli già come si è detto Ambasciatore del Re Christianissimo presso di lei in Svetia, onde fu da Sua Maestà trattato con ogni maggior dimostrazione di affetto, e di stima, essendo da lei conosciuto per molto capace, & esperimentato ne più importanti affari.

Il Rè Cattolico già consapevole, che la Regina si era incaminata alla volta di Fiandra, con pensiero di trattenervisi qualche poco, rimandò Il Rè Catolico manda D. Antonio Pimentel per suo Ambasciatore straordinario alla Regina.ne Paesi Bassi Don Antonio Pimentel di Prado Mastro di Campo di Fanteria Spagnuola, e Governator di Neuport, con titolo di suo Ambasciatore straordinario presso di questa Principessa, acciò fosse da lui assistita in tutto, come anche per honorare egli con tal dimostratione le heroiche risoluzioni di lei.

Era partito Don Antonio da Brusseles per Spagna alli 8 di Giugno 1654 portandosi colà per dar conto de suoi negotiati in Svetia, & era passato con passaporto per la Francia, incontrato, spesato, alloggiato, e regalato da Perona sino a’ confini di Spagna per ordine del Cardinal Mazzarino, non tanto in riguardo de meriti d’esso Pimentel molto stimato in Francia, quanto per effetto di gratitudine del medesimo Cardinale, che nella sua ritirata di Francia in Germania [p. 52 modifica]fu honorevolmente trattato ne gli stati di Spagna. La cura d’accompagnarla fu data al Sig. di Touchanprè.

Il detto Pimentel imbarcatosi in Biscaglia gionse alli 29 Ottobre in Mardich, e di là si portò poi alli 4 di Decembre in Anversa: andò alla sua prima audienza con nobilissimo corteggio, essendo egli Cavaglier tutto splendido, e generoso, oltre all’affabilità, e cortesia sua naturale. Qui si fermò la Regina sin che fossero pronti in Brusselles gli apparecchi per il suo ricevimento, che doveva esser sontuosissimo conforme a gli ordini, ch’il Re Cattolico haveva dato espressamente all’Ardiduca, & a gli altri suoi Ministri, i quali non mancarono d’eseguire pontualmente la generosa mente di Sua Maestà.

Mentre si tratteneva la Regina in Anversa, passò di là il Conte Todt, mandato dal Re di Svetia alla Corte di Francia. Questo ministro per ordine del medesimo re, fu a complir con Sua Maestà, e lo fece con espressioni proportionate a quella gratitudine, che doveva il padrone di lui ad una ben grande, non ordinaria beneficenza. Giunse pur anche in tanto da Parigi in Anversa il Conte Pontus della Garda, e passando a riverir Sua Maestà fu da lei ritenuto qualche tempo, come fu pur anche da lei fermato il Sig. Palpitzky, che risedendo in Francia per la Corona di Svetia, hebbe ordine dal suo Re di assisterla e servirla. ella rimandò in Svetia il Conte di Stemberg, per render il complimento al Re, e per concertare quanto occorreva per i suoi appanaggi. [p. 53 modifica]Finalmente essendosi aprontato il tutto per riceverla in Brusselles, l’Arciduca alli 13 Decembre, si trasferì in Anversa a fargline l’invito in nome del Re Cattolico, ritornandosene il dì seguente a Brusselles, ove restò apuntato, che la Regina, partendo da Anversa alli 23 giongesse la medesima sera, e così seguì. Partì dunque la Maestà Sua di là privatamente quel giorno stesso in carrozza, servita, & accompagnata dalli sudetti Conte di Pontus, & Palpitzky, da’ Signori di Lilliecron, di Volf, d’Uranghel Gentilhuomini della sua camera, dal Sig. Silvekron Maestro di casa, dal Baron Corch, e da’ Signori di Eberling, di Bukouen, di Varenne, & altri Gentilhuomini, con sei paggi, otto Palafrenieri, & altra gente della sua Corte.

Gionta a mezza strada, fu salutata da tutto il cannone, e moschettaria di Vilbrouch castello assai forte, situato sopra il canale, che scorre a Brusselles, ove fu incontrata dall’Arciduca, che vi venne con le sue guardie, accompagnato da nobilissimo, e numerosissimo seguito, tanto della sua Corte, quanto de’ principali Cavaglieri del paese. Espresse egli a Sua Maestà con molta gentilezza, e rispetto, la sodisfattione, che riceveva grandissima per la venuta di lei, e conducendola dentro una casa, ove stava preparato un lautissimo pranso, si posero a tavola; la Regina a capo di quella sotto il baldechino, [p. 54 modifica]l’Arciduca alla destra un poco più a basso su l’altro lato della tavola, ma pur sotto al baldachino. Il Marchese Mattei la serviva di coppa, e’l Marchese di Berlau Fiamengo di Scalco. Doppo due hore, seguitò Sua Maestà il viaggio per il canale verso Brusseles in un Bucintoro sontuosamente apparato, e tutto dentro, e fuori dorato, con 12 pezzi di cannone sopra, tirato da 12 cavalli, di cui era Capitano l’Amiraglio d’Anversa. In questo Naviglio, non entrarono altri, che la Regina, l’Arciduca, e gli Principali delle loro Corti; il rimanente, fu condotto in altre barche, le quali nel fermarsi di quando in quando all’escluse, che sostentano l’acqua, sodisfacevano in parte alla curiosità del popolo, che numerosissimo era concorso per vedere questa Principessa. Tutte le ripe del canale, tutte le case, e le campagne vicine, erano ripiene di persone d’ogni genere. Da Vylbrouch, avvanzatasi a Ponte del Lac una lega più avanti, qui cominciò a comparire la Città di Brusselles nella più bella prospettiva del Mondo, poiché essendo la campagna tutta rasa godevasi la vista delle torri di lei in modo, ch’essendosi hor mai l’aria imbrunita, per la partenza del sole, e quelle ripiene di gran lumi accesi, pareva che nella notte fosse resorto un nuovo sole; & in vero era sì luminoso lo splendore, che con artificiose misture, illustrava tutte le ripe del canale, che si vedeva quanto di giorno. Lungo le medesime ripe stavano soldatesche spallierate, che di quando, in quando con frequenti salve salutavano Sua Maestà. [p. 55 modifica] Pervenuta vicino alla Città verso le tre hore di notte, tutto il cannone, mortaletti, e moschettaria, con ben concertato ribombo la riverirono, passando poi alla porta si vidde questa ornata d’un bellissimo fuoco artificioso rappresentante due Angeli, che tenevano il nome di Christina coronato di lauro, con diverse inscrittioni sotto, e sopra. Sul ponte ove doveva la Regina metter piedi a terra, si trovò il Conte di Fuensaldagna Cavaglier di conspicue qualità, come Gran Maestro d’Hostello di Sua Maestà Cattolica, accompagnato da’ Senatori della Città, e da tutta la nobiltà, & officiali di quella Corte con più di 200 carrozze, e moltitudine incredibile di popolo.

Entrata Sua Maestà nella sua carrozza vi prese dentro l’Arciduca, sedendo ella di sopra, e S. A. Imperiale d’avanti; passarono verso la Casa publica della Città, ch’era tutta superbamente ornata di varie armi, imprese, & iscrittioni in lode di Sua Maestà, & illuminata da più di tre mille lumi, come pure eran illuminate, e tappezzate tutte le strade per le quali passava, con tanto concorso di Dame, Cavaglieri, Cittadini, e Popolo, che giamai più copioso non si vidde in Brusselles, attirato dalla curiosità di vedere una Principessa di tanto grido, e di sì virtuose, e sublimi conditioni.

Tributò tutta la Città a quel felice arrivo le più vive espressioni, che possono uscire dalla sicurezza d’un cuore riverente, con fuochi, con spari di cannone, e di mortaletti, e col suono di tutte le campane, [p. 56 modifica]che sono in quel paese, quali essendo benissimo concertate, sogliono far grata armonia.

Smontata Sua Maestà nel Palazzo, l’Arciduca l’accompagnò sin all’appartamento destinatogli, il quale trovò adobbato delle più eccellenti, e pretiose tapezzarie, che si fabrichino in quei paesi; E perché l’hora era un poco tarda, l’Arciduca si licentiò ben presto, lasciando Sua Maestà in riposo, e così fecero tutti gli altri.

Il resto della notte, come pure l’altre due seguenti, furono festeggiate con grandissimi fuochi, con lo sparo dell’Artiglierie, e col suono delle campane. La sera stessa, vennero a riverirla privatamente il Principe di Condé, il Duca Francesco di Lorena, e tutti i più grandi della Corte, e perché era la vigilia di Natale, si sospese il far altro per non turbare la divotione. Il detto giorno de’ 24 Decembre sul tardi la Regina accompagnata da S. A. Imperiale, si trasferì nell’ultima camera dell’Arciduca, e quivi alla presenza di esso Arciduca, del Conte di Fuenseldagna, dell’Ambasciator Pimentel, del Conte Montecuccoli, e di Don Agostino Boreno Navarra Secretario di stato, fece la professione della fede Cattolica Romana segretamente, avanti il Padre Guemes Domenicano.

Questo Religioso era di Spagna venuto in Fiandra con il Pimentel Ambasciatore in qualità di Secretario, e come era egli già partecipe di tutto l’affare, così fu scelto a questa funzione, per tenerla tanto più nascosta, già che l’occasione così comportava. In det[p. 57 modifica]ta attione successe una cosa degna di qualche riflesso, e fu, che quando la Regina hebbe finito di fare la professione della Fede, mentre il Padre Guemes diceva la parola absolvo &c. si sparò con meraviglia di tutti quei Signori, che assistevano al fatto, tutta l’Artigliaria della Città, senza, che ne fossero avvertiti gli Magistrati, havendo essi havuto ordine solamente di farla tirare indeterminatamente verso quel tempo.

Il giorno di Natale la Regina accompagnata dall’Arciduca,e da tutti li Grandi della Corte andò alla Capella, ove si fece una Musica isquisita, & una predica bellissima. Passò poi in una gran sala, dove pransò in publico insieme coll’Arciduca, osservandosi nel sedere l’ordine medesimo tenuto a Vylebruch. Il Conte di Castelmendo, Gentilhuomo Portughese della Camera dell’Arciduca, servì di coppiere alla Regina, e’l Conte Atemis Alemano di Scalco. L’Ambasciator Pimentel, & i Grandi di Spagna assisterono alla tavola in piedi, ma però col capello in capo. Tutti gli altri, ch’erano molti, e de’ principali della Città, stettero scoperti. Il giorno di San Stefano pransò pure Sua Maestà publicamente, e doppo passeggiò in carrozza il corso, dove le Principesse, e Dame di conditione si trovarono superbamente abbigliate per tal effetto. Nel ritorno che Sua Maestà fece a Palazzo, tutte le carrozze la servirono di corteggio l’una filandosi dietro l’altra, e la maggior parte di loro smontò per riverire Sua Maestà. Ella le accolse con cortesia, & affabilità sin[p. 58 modifica]golare per corrispondere alla stima, molto ben meritata da quelle Dame, avezze a mescolarsi con spiriti virili ne’ maneggi de gli affari più grandi.

Quella sera, dovendo giocare un fuoco d’artificio straordinario, la Regina andò a vederlo invitatavi dall’Arciduca. Sette settimane continue si fermò nel Pallazzo trattata da Sua Altezza Arciducale con ogni magnificenza; ne gli mancarono trattenimenti di varij esercitij, e passatempi virtuosi, e nobili, fra quali ne gl’ultimi giorni di Carnevale gli fu recitata non so che opera in musica, nella quale puote godere, & ammirar quanto di bello, di buono, e di grande vi poterono emulare l’ingegno, e la generosità. Alli dieci di Febraro dal Palazzo dell’Arciduca, passò ad alloggiare in quello del Duca di Eghemont, facendosi le spese da sé, dove fu qualche tempo occupata nel ricevere le visite non solo di tutti li Principi, Principesse, Dame, e Cavaglieri, ma di moltissimi litterati che da ogni parte concorrevano, o come linee al centro, o come fiumi al mare. Introdusse qui pure Sua Maestà alcuni esercitij virtuosi due volte alla settimana per trattenimento dell’animo suo nobile, e sollevato, & in questi continuò sino alla morte della Regina Maria Eleonora sua madre, seguita alli 12 Marzo 1655 in Stocholm. Ricevé sì trista nuova dal Baron di Spaur già suo Gentilhuomo di Camera, e Residente in Francia speditogli dal Re di Svetia.

A sì doloroso avviso si ritirò ella subito ad una ca[p. 59 modifica]sa fuori di Brusselles, chiamata Teruoren, e vi stette tre settimane per divertirvi le sue afflittioni; doppo ritornosene alla Città dove ricevé da tutti, gli uffici di condoglienza. Vestì anche il duolo l’animo proprio, privandolo d’ogni passatempo, e ricreatione. Era già tornato di Spagna a Roma il Padre Malines, con lettere del Re Cattolico ad Innocentio Pontefice, in accompagnamento delle proprie della Regina; ma essendosi poi giudicato, che le congionture d’allhora non fossero affatto adequate alla qualità, e convenienza d’un negotio sì grave, & importante, si diferì il presentarle, per le caggioni, che noi più diffusamente registraremmo a suo luogo nella Historia universale.

Passarono così le cose qualche mese, trattenendosi tuttavia la Regina in Fiandra, in tanto Innocentio Decimo, doppo haver seduto nel trono Pontificio dieci anni, tre mesi, e 22 giorni, rese l’anima a Dio in età di 81 anni, il dì 7 Gennaro 1655. il Sacro Collegio doppo l’esequie, e Congregationi solite, entrò in Conclave alli 18 pur dello stesso mese, e n’uscì finalmente glorioso alli 7 dell’Aprile seguente con haver assonto al Pontificato, il Cardinal Fabio Chigi Senese, il quale rinovò con il nome preso, le immortali, e sempre più felici memorie di Papa Alessandro Terzo suo Patrioto, e parente.

Non può isprimersi l’applauso, e l’allegrezza, con la quale venne intesa da tutta la Christianità tal elettione, come fattasi con quiete, con libertà, e con esat[p. 60 modifica]to bilancio de meriti. Gli stessi Heretici, che nella lunghezza del Conclave, caggionata dalla potenza, e discordia delle fattioni, non havevano mancato di mormorare; nel sentir poi una eletione sì degna, la commendarono, con concetti di stima, di rispetto, e di riverenza, e tutto era ben dovuto al merito d’un soggetto, e di un nome sì plausibile, e maestoso, che con la fama di Grande, faceva presaggio di un Principato tutto ripieno di zelo, di edificazione christiana, e però molto adequato a’ bisogni della Christianità.

Respirò a nuova così felice la nostra Regina, sperando giustamente di trovar nel nuovo Pastore della Greggia di Christo, quella carità, e risoluzione, che il bisogno di lei, si potea promettere da un cuore staccato da ogni privato interesse, e tutto volto al solo honor di Dio, all’esaltatione della sua Chiesa, & alla felicità, sicurezza, e riposo di tutto il Christianesimo.

Determinatosi dunque dalla Regina di dar subito conto a Sua Santità di tutto il seguito, così della professione già fatta, come delle ragioni, che l’havevano mossa a tenerla segreta, e del desiderio, c’haveva di condursi a Roma a prestargli obedienza, e bacciargli il piede, scrisse subito all’antedetto Padre Malines già fermatosi in Roma, e gli mandò le nuove lettere per Sua Santità, acciò le presentasse, come fece il primo giorno di Luglio. Il Papa a tal avviso, mostrando nel sembiante, e testimoniando nelle parole il contento, e giubilo, che meritava una nuova sì buona, e [p. 61 modifica]sì grande: chiamò felice il suo Pontificato, per la sorte che gli portava a piedi una Regina con motivi, e risoluzioni sì degne, senza esempio, onde soggionse esser necessario, che Sua Maestà prima di giongere in Italia, o almeno prima d’entrare nello Stato Ecclesiastico, facesse publicamente la professione della fede Cattolica, ch’haveva già fatta in segreto, perché se nell’ingresso di lei dentro lo stato di Santa Chiesa, non appareva, ch’ella fosse già Cattolica, non vi poteva esser ricevuta con quelle dimostrazioni d’honore, che Sua Santità gli haverebbe destinato.

Tutto s’aggiustò facilmente, e gionsero anche in tanto di Spagna nuove lettere di quel Re al Pontefice, a cui furono presentate dal Duca di Terranuova Ambasciatore per Sua Maestà Cattolica in Roma. La Regina havendo fatto provedere tutte le cose per il suo viaggio, rese con espressioni di benigna gratitudine le dovute gratie all’Arciduca, & a Ministri del Re Cattolico de’ buoni trattamenti fattagli, e fece qui pure, come haveva fatto in ogn’altro luogo, apparire la sua indicibile magnificenza, e splendidezza, coll’havere regalato S. A. Imperiale, d’un superbo, e generoso cavallo Svezzese, fornito di sella, briglia, e pistolle tutte arricchite di diamanti di valor di più di 30 mil. scudi, il Conte di Fuensaldagna d’un’altro cavallo simile con fornimenti di prezzo di più di 10 mil. scudi, e tutti gli altri officiali, e servitù di altri donativi per il valore di più di dieci mila doppie, con ammiratione di coloro, che apprendevano, che questa Princi[p. 62 modifica]pessa altretanto provida, quanto generosa, havesse motivo di riflettere all’occorrenze de bisogni, ne quali poteva facilmente incontrarsi; ma s’ingannavano, perché quella medesima generosità, e franchezza con la quale si era essa spogliata de’ Regni, la rendevano più, che mai liberale.

Alli 22 di Settembre dell’anno 1655 partì ella dunque da Brusselles, accompagnata dall’Arciduca, e da tutta la nobiltà, sì de’ Cavaglieri, come di Dame sin a due leghe fuori della Città, e nell’uscire fu salutata da tutto il cannone delle mura, e dalla moschettaria disposta in ordinanza per tutto dove passava. Partì Sua Maestà al maggior segno sodisfatta de gli honori ricevuti da S. A. Imperiale, Principe in vero di spiriti così nobili, e d’animo sì grande, che ben mostra di conservar nel cuore le antiche, e sempre più vigorose impressioni del valore, e della virtù propria dell’Augustissima sua Casa, degno in somma dell’amore, della venerazione de gli applausi, e dell’ossequio di tutti. Quella notte andò ad alloggiare a Lovagno sette leghe distante Città grande, cinta da forti, & antiche mura terrapienate, famosa per i successi militari de quali è stata teatro a giorni nostri. Quel publico gli haveva offerto, e preparato l’alloggio, ma Sua Maestà, ricusando l’invito, si contentò d’esser ricevuta dalli Magistrati alla porta, con tutti gli habitanti armati, e sparo del cannone, e col regalo di 24 gran botteglie di vino, presentatogli a nome della Città, come si costuma in quel paese. [p. 63 modifica] Haveva la Regina seco de suoi prprij domestici cinquanta persone in circa, tra quali gli Signori di Lilliecron Gentilhuomo della sua Camera, il Sig. Apel Gren Gentilhuomo di bocca, quattro Aiutanti di camera, due Dame serventi, una Svezzese, & una Fiaminga, il Sig. Retio Spagnuolo suo Tesoriere, il Sig. Gilibert Secretario Francese, tre musici Italiani, il Padre Guemes Domenicano, che andava vestito in habito secolare per servirvi meglio, e con più facilità la Regina nel dirgli la messa secretamente, sei Paggi, sei Palafrenieri, e divers’altra servitù con trenta Soldati di guardia, tre carozze, e quattro carra di bagaglio. A questi s’aggiungevano il Sig. Don Antonio della Cueva di Silva Cavaliero Spagnuolo di alta conditione, e ripieno di spirito grande, e di somma gentilezza, & affabilità, Tenente Generale della Cavalleria in Fiandra, e Sargente maggiore Generale di battaglia, Egli serviva la Regina con titolo di Cavallerizzo Maggiore accompagnato dalla Signora sua Consorte Madama di Broy famiglia nobilissima di Fiandra, cameriera maggiore di Sua Maestà, Dama di virtuose conditioni, e di costumi riguardevoli. Conducevano questi 18 persone di sua propria servitù. Il Sig. Don Antonio Pimentel seguiva pur la Regina, come Ambasciatore straordinario di Sua Maestà Cattolica presso di essa, per assisterla, e servirla nel viaggio con seguito di 20 huomini di proposito. S’accompagnarono poscia con lei diversi altri soggetti di conto. Era tra questi Don Francesco Dessa [p. 64 modifica]Portughese, soggetto di nobil nascita, e di gran valore, Mastro di Campo in Fiandra, destinato in ricompensa de’ suoi meriti al commando Generale dell’Artiglieria del Regno di Napoli, che haveva seco dieci persone. Il Conte giovane di Buquoi già paggio dell’Arciduca, ch’andava a Roma, col Conte di Trassigny suo camerata, ambi Cavalieri Fiaminghi; Don Romano Montero Sergente Maggiore Spagnuolo non men prode in guerra con la spada, che virtuoso in pace con la penna; Don Bernardino di Leipa di Siviglia giovane spiritoso di grand’aspettatione, i Signori di Gans fratelli, el Sig. Pos Olandesi, il Sig. Lemir Fiamengo, & altri Signori tutti honorati,. e civili, onde si rendeva la Corte Regia numerosa in tutto di circa 200 persone, le quali tutte vivevano a spese della Regina, fuorché la Corte dell’Ambasciator Pimentel, che viaggiava separatamente a spese proprie. Alli 23 Settembre pransò Sua Maestà a Lovagno Città principale della Brabantia, e delle più grandi de’ Paesi bassi assai rinomata per le guerre passate. Riverita che fu dall’Università, se n’andò la sera a Montegù cinque leghe lontano, ove visitò un’imagine miracolosa della Vergine, il giorno seguente passando per Bering vi pransò, e si condusse la sera a Becht, villaggio otto leghe distante. La mattina di buon hora andò a pranso in Steimbruch pur villaggio tre leghe più avanti. Il Conte di Isenghien Prencipe di Mamines Spagnuolo Signor di famiglia conspicua, e di conditioni nobilissime Governatore della Provincia di [p. 65 modifica]Gheldria, e della Piazza di Rurmonda, sopravenne qui con un terzo di fanti, & un reggimento di Cavalleria ad invitarla in questa Città, e vi fu ricevuta con la Soldatesca in arme, e con lo sparo di tutto il cannone, trattata, e spesata regiamente dal medesimo Principe. Qui giocò un bellissimo fuoco. Mangiò Sua Maestà in publico sola, servita a tavola dall’istesso Principe, e da quelli officiali di guerra più cospicui. Subito arrivata Sua Maestà in Rurmonda furono a riverirla il Vescovo, il Senato sovrano di quella Provincia, e la Camera de Conti. Tutta la notte si fecero fuochi artificiosi nella Piazza, andò la Regina a vederli nella casa del consigliero Blitterwych, dove diede un’occhiata a diverse curiosità raccolte da questo Signore, ripieno di virtù, e di conditioni degne. Sta Rurmonda sette leghe lontana dal detto Villaggio di Steimbruch, situata alle sponde del fiume Mosa, forte di ballovardi moderni, di larghe fosse, e di beni intese fortificationi esteriori con buona guarniggione, stando a confini del Dominio Olandese, altre volte molto nomata, e particolarmente per l’amutinamento, che vi seguì di una parte dell’esercito di Spagna nel cominciamento di quelle guerre. La Principessa moglie del supradetto Principe, passò di là dalla Mosa, & incontrò Sua Maestà con numeroso corteggio. Avanti di partire, fu complimentata dal Magistrato, e regalata del solito vino. Di là si condusse la sera ad Arquellens, picciola Città murata all’antica sei leghe discosta, pur del governo di det[p. 66 modifica]to Principe, che ve la servì, & alloggiò. Licentiatosi poi egli a confini della sua giurisdittione, la Regina con tutto il suo seguito, s’incaminò verso l’Abbatia di Castre, paese del Duca di Giuliers, dove benché non vi fosse l’Abbate padrone di quel luogo, hebbe nondimeno la commodità dell’alloggio nel di lui palazzo, che sta sei leghe lontano dalla posata antecedente, e qui capitò un Gentilhuomo del Duca di Neubourg a riverir a nome di lui Sua Maestà, che ricevé il complimento, col solito della sua gentilezza, & affettuosa cortesia. Il giorno di 28 si avanzò da Castre a Colonia, cinque leghe lontana; Città famosa, così per la sua grandezza, come per il suo gran comercio, essendo delle prime di Germania, situata sopra il Rheno, circondata da amplo giro di mure, e torri all’uso antico. Qui se bene era da quel Senato aspettata, con tutti li Cittadini in arme, e con sontuoso apparecchio, ricusando ella nondimeno ogni invito, fuorché il commodo, e gusto del transito, che fece speditamente per quella Città, passò il fiume, & andossene a pranso nel Borgo d’Hof dirimpetto alla Città, alloggiando in un’hostaria. Nell’ingresso dunque in Colonia, fu salutata da tutto il cannone delle mura, e nel detto suo passaggio, trovò le contrade tutte guernite di Soldatesche armate. I Signori della casa publica, mandaron poi a complir seco, e gli fecero il consueto regalo di 25 gran bottiglie di vino, che la Regina fece donare alle Monache Carmelitane Scalze, con altre Elemosine, proprie della sua generosa pietà. [p. 67 modifica] Doppo pranso, partì di Hof, & andò ad alloggiare quella notte quattro leghe più oltre, in un Castello bellissimo chiamato Siegbourg, o Zibery, molto forte, e ben munito, situato sopra un ramo del Rheno. Appartiene il detto Castello ad un Abbate, che è Principe Alemano, il quale uscì ad incontrarla, e la trattò sontuosamente, non solo quella sera, ma due altri giorni seguenti, ch’ella si trattenne in quel luogo per riposarsi. Partendo poi di là al primo d’Ottobre, l’Abbate l’accompagnò sin ai confini, con due compagnie di fanteria, e così nell’uscire, come nell’entrare, tutto il cannone della fortezza tuonò alla salute di lei. La sera alloggiò a quattro leghe da Siegbourg, in un cattivo Villaggio chiamato Virembous, ove tutta la comitiva provò, patimento uguale al commodo, e regalo de giorni antecedenti. Da Virembous si andò a pranso in Aldemkirchen, e la notte si alloggiò in Hachenbourgh, Terra cinque leghe distante. La mattina seguente portatasi Sua Maestà in Valmerode Villaggio tre leghe più oltre, con intenzione di pransarvi solamente, vi fu sorpresa da un poco di febre, che la necessitò far alto il rimanente del giorno, e la notte seguente; ma cavatosi sangue, & havendo riposato quietamente, seguitò il giorno venente il viaggio, facendo pur sei leghe, col ridursi la sera delli quattro a Limbourgh picciola Terra murata, dell’Elettorato di Treveri, quasi affatto ruinata dalle guerre passate, come pure furono tutte le altre di quel [p. 68 modifica]paese circonvicino, per esser stato più d’ogn’altro battuto dalle soldatesche, hor dell’uno, hor dell’altro partito, o fosse per la disgrazia della sua positura, o pure per haver quel territorio il privileggio d’esser de più fertili, & ameni della Germania, essendo le campagne di lui tutte fertili, le colline vestite di copiosi frutti, e le pianure d’ogni intorno irrigate da gran quantità d’acque. In Limbourgh fece colatione, e doppo essendosi stradata verso Konigstein, picciola Città, con castello fortissimo, spettante all’Elettore di Magonza, vi gionse assai prima, che si nascondesse il Sole, ricevuta con lo sparo di tuta l’Artiglieria, e con l’invito di quel Governatore, che complì con Sua Maestà, anche in nome dell’Elettore suo Padrone; ma essa ricusando l’essibitione, volse alloggiare all’hosteria, e trattenervisi anche tutto il giorno de’ sei d’Ottobre. Venne qua da Francfort il Residente del Re Carlo Secondo d’Inghilterra, a visitarla, e chiedergli udienza da parte del suo Padrone, il quale vi sopragionse il doppo pranso, e vi fu ricevuto, benché privatamente, con la dovuta cortesia, però trattenendosi, e discorrendo insieme più di due hore. Erano col Re il Prencipe di Glocester, fratello di lui, giovinetto assai spiritoso, & alcuni altri Cavaglieri, che tutti riverirono la Regina, e furono da lei accolti, con gran dimostrazioni di stima, e di molto affetto. La Maestà Sua incontrò il Re all’alto della scala, e qui pure l’accompagnò. Ridottisi in camera, si [p. 69 modifica]posero a sedere, e fu osservato, ch’il Re, doppo essersi sulle prime coperto, si cavò poi quasi subito il capello, e stette sempre scoperto, con molta riverenza; sicome licentiatosi poi il giorno medesimo, ritornosene in Francfort. Doppo il Re d’Inghilterra, sopragionse il Prencipe Elettor Carlo Palatino, che fu pure ricevuto privatamente, ma con ogni termine di affettione, e di stima. Haveva S. A. Elettorale intenzione, di ricevere, e trattare S. M. in Haydelberg, Città della sua residenza, e però gli ne fece l’invito, ma ella sene scusò, sull’essere quel camino, fuori della linea del suo viaggio. Comparve doppo il Principe Roberto fratello del medesimo Elettore, che pur complì con la Regina, e lo stesso fece un Gentilhuomo espresso inviato dalla Principessa Elettrice Palatina, sorella del Principe di Taranto, Francese, dell’antica, e nobilissima casa della Tremoglia, questa gran Dama trovandosi un poco risentita in Francfort, ove era capitata per occasione, di veder la fiera solita farvisi quattro volte all’anno, con grandissimo concorso di merci, e di mercanti; mandò a scusarsi di non poter esser in persona a quegl’ossequij, che faceva il cuore, e con l’ottima volontà. La Regina accolse tutti con trati graziosi, e gli rimandò molto sodisfatti. Il giorno seguente delli 7 d’Ottobre, traversò la Città di Francfort, tre leghe sole distante da Konigstein, e senza fermarvisi punto, se n’ando ad alloggiare, altre tre miglia di là ad una picciola terra murata; [p. 70 modifica]chiamata Steinhain, dove fu ricevuta, e trattata con li soliti incontri, dal fratello dell’Elettor di Magonza, espressamente spedito da quell’Eminenza Elettorale, con una compagnia di cavalleria, ad effetto di servirla per tutte le terre della sua giurisdittione. Qui venne pure il Sig. di Wambolt Colonnello del Regimento del medesimo Elettore, ad invitar Sua Maestà in Asschaffembourgh. Sarebbesi la Regina forse più che volentieri fermata qualche puoco in Francfort, Città franca, grande, famosa, situata sulle sponde del fiume Mayn, e tra le altre cose pienissima di librarie copiose, & abbondanti de più curiosi volumi, che siano andati sin’hora alle stampe; ma stimò meglio continuar, come fece il suo viaggio, per non incommodare il Senato di essa, a fargli quei trattamenti, con i quali più d’ogn’altra havrebbe procurato quella Patria di palesare, la propria gratitudine verso il glorioso nome del già Re Gustavo Adolfo, Padre di Sua Maestà, che fu particolar protettore di quella Città, e che entratovi colle sue armi, la preservò dallo sdegno, e dal rigore di cui era minacciata dalle truppe imperiali. Fu però salutata da tutto il cannone, & acclamata da tutto il popolo concorso in straordinaria folla a vederla, con ogni maggior curiosità, e veneratione. Da Stenhaim, si portò ad Asschaffembourg Città bagnata dal sudetto fiume Mayn, spettante al Dominio del medesimo Elettore di Magonza, il castello di lei forte, bello, e di struttura moderna, è delle più [p. 71 modifica]magnifiche fabriche d’Europa. Questa Città assai famosa per gli accidenti delle guerre passate, è distante sette leghe dalla detta terra di Stenhaim. Vi fu accolta con grandissimo giubilo da tutti quei Cittadini, che come memori de gli avvenimenti trascorsi, diedero dimostrazioni ben chiare de gli animi loro ben affetti. Strepitò tutto il cannone, e tutta la moschettaria, con infinità di mortaletti. Fu alloggiata, e spesata dall’Elettore, non solo la sera de gli otto, ma tutto il dì delli 9, che vi si fermò, per dar riposo a’ cavalli. Toltasi di qui alli 10 di Ottobre, andò ad alloggiare a Mitelmbourgh, Città picciola murata all’antica, pur dell’Elettore di Magonza, dove hebbe i medesimi trattamenti, e qui terminando gli confini di questo Elettore, si licentiarono gli officiali di Sua Eminenza con la cavalleria, che l’haveva accompagnata, e servita. Il giorno delli 10 avanzatasi Sua Maestà altre cinque leghe ad un villaggio della Franconia, chiamato Kulsai, e di là il giorno seguente a Simmering, dove gionse là il Principe Palatino, con la Principessa, & due sue sorelle, per far riverenza a Sua Maestà, la quale si avvanzò quello stesso giorno ad Aub, picciola Città alla frontiera del Vescovato di Virtzbourg, o sia volgarmente Erbipoli, altre quattro leghe lontano da Mitelmbourg, dove fu ricevuta, e lautamente trattata, per ordine del medesimo Elettor di Magonza, come Vescovo di quella Città. E quel paese assai buono, e fecondo, ma grandemente guastato dalle passate guerre, nelle quali Erbipoli ha data [p. 72 modifica]molta materia all’Historia, per i successi presso di essa occorsi. In Aub fece Sua Maestà alto tutto il giorno delli 13 Ottobre, nel seguente passò ad alloggiare a Rottembourg, cinque leghe distante, terra Imperiale cinta da forti mura antica, e bagnata dal fiume Nechar, anch’essa celebre per le guerre passate. Il magistrato di quella regalò la Regina di pesci, vino, e biada da cavalli, presenti soliti farsi a tutti gli Principi, e gran Signori dalle Città Imperiali di Germania. Fu salutata dal cannone, e ricevuta con tutta la cittadinanza armata. Il giorno stesso sopragionse colà a riverirla il Marchese d’Anspach, della casa di Brandembourg, ch’essendo stato ricevuto, con dimostrazione di molta stima, si licentiò quella sera medesima; ma la mattina seguente prima, che la Regina partisse, ritornò, e condusse seco la Contessa d’Olac sua parente, che volse pur riverire Sua Maestà, come quella, che viveva grandemente divota, & ossequiosa alla Corona di Svetia, perché il Conte d’Olac suo marito, l’haveva servita, come Governatore di Augusta, nel tempo, che questa Città fu presa, e tenuta da gli Svezzesi. Da Rottembourg si trasferì al Villaggio di Waitvang tre miglia più oltre della giurisdittione del medesimo Marchese d’Anspach, dove fu ricevuta, e trattata da un Gentilhuomo speditovi dallo stesso Marchese con ogni sontuosità. Ma questo buon trattamento, fu digerito il giorno seguente in Donhausen povero casale, dove non essendovi altre case a propo[p. 73 modifica]sito per alloggiare, che quella del Curato, si stette con grand’incommodo, e disaggio. Alli 17 poi si condusse a Nordlinguen Città Imperiale, e rinomata per le due battaglie famose, già seguite in quelle ample campagne, l’una gloriosa per gli Spagnuoli, che con una memorabile, e piena vittoria salvarono l’Imperio tutto, e l’altra infausta alla Baviera, poiché dalla perdita di quella, restò poscia quasi tutto quel florido dominio preda del furor Francese, e dello sdegno Svezzese. Vi fu accolta con ogni ossequio, e riverenza. Tutto il popolo si vestì l’armi, s’armarono le mura, che sono di forte bittume, e di antiche torri proviste; si spallierarono le contrade, e d’ogni intorno, non tanto con lo strepito dell’Artiglierie, de’ mortaletti, e della moschettaria, quanto col lucido de fuochi, fu solennizato l’arrivo di Sua Maestà. Il Magistrato l’havrebbe trattata sontuosamente, con tutta la di lei comitiva, s’havesse voluto accettare l’invito, che gli fece; ma havendolo rifiutato, come pur fece nelle altre Città Imperiali, per dove era passata, gli fu presentato il solito regalo di pesci, di vino, e di biada. Il seguente giorno, doppo haver pransato nel Villaggio d’Arbourg, si condusse la sera cinque leghe più avanti a Donavert Città spettante all’Elettore di Baviera, con un ponte sopra il Danubio reso dalle nostre Historie molto celebre, per occasione degl’avvenimenti passati. Al di lei arrivo sparò tutto il cannone, e si trovarono spallierate le contrade di Citta[p. 74 modifica]dini armati. Il Governatore del castello andò subito a visitar Sua Maestà facendo scusa, se non trovava ella preparato il suo ricevvimento, per non essersi saputa la venuta di lei, onde alloggiò all’hosteria. La stessa sera gionse quivi il Camarier maggiore del Duca di Neubourg, e fece sapere alla Regina, che il suo Padrone era in camino, per venirla a vedere, come arrivando a punto la matina seguente, fu ricevuto da Sua Maestà con ogni amorevolezza, e cortesia. Partendo doppo pranso da Donavert, andò la notte al Villaggio di Visemdorp tre leghe lontano, e’l giorno seguente, mentre s’incaminava verso Oberhausen Villaggio sul fiume Veder della giurisditione della Città di Augusta, gionse il Conte Raimondo Montecuccoli, spedito dall’Imperator di nuovo presso di Sua Maestà per accompagnarla, e servirla sin a Roma. La Regina lo accolse, con straordinario contento, e cortesia; lo prese nella propria carrozza, e la sera andò ad alloggiare nel sudetto Villaggio di Oberhausen distante non più di una lega da Augusta, dove si fermò tutto il giorno seguente de’ 21 di Ottobre, qui arrivò un Cavaglier grande per parte dell’Elettore di Baviera con una lettera di quell’Altezza Elettorale per riverirla, & invitarla a Monaco, come fece; Qui pure S. Maestà fu regalata dal Magistrato d’Augusta di pesci, vino, e biada, mandatili fuori espressamente per Deputati, che complirono con lei a nome del Publico, invitandola nella Città con ambitione particolare di rendergli gl’honori dovuti. Da questo luogo spedì Sua Maestà il [p. 75 modifica]sopranarrato Don Romano Montero di Spinosa in Inspruch a complire col Serenissimo Arciduca Carlo Ferdinando, e dargli parte del suo incaminamento a quella volta, Don Antonio Pimentel mandò pure il Capitano D. Emanuele di Benavides gentilhuomo suo camerata per passar l’officio medesimo con S. A. Arciducale in nome suo. Tutto fu pontualmente esequito da questi Signori, riportandone dall’Arciduca espressioni di molto contento, & allegrezza, per la vicinanza di Sua Maestà; Onde per honorare la venuta di sì gran Principessa ne suoi Stati comandò, che si sollecitassero gli apparecchi, su la speranza di sì felice avvenimento già cominciati, havendo S. A. chiamati da Venetia, e da altre parti, musici, & artefici adattati al bisogno. La lettera che scrisse la Regina all’Arciduca era del tenore che segue, e la metteremo nella lingua in cui fu scritta, e poi anche in Italiano.

Monsieur mon Cousin. Approchant le Estat de V. A. I’ay creu debuoir l’avertir de mon arrivée, e de la prier d’avoir agreable, que Ie passe pour aller achever le reste du voyage vers Rome. Ie vous envoye ce Gentilhomme porteur de la presente e pour dire plus particulierement mes sentiments à V. A. & vous prie de luy adiouster foy, que il vous dira, que Ie suis plus que personne. Monsieur Mon Cousins Auguste ce 20 Octob. 1655 Vostre tres affectione Cousine, & Amice Christine. [p. 76 modifica]

Signor mio Cugino. Avicinandomi al Dominio di V. A ho stimato mio debito di avvisarvi del mio arrivo, e pregarvi di ricever in bene, ch’io passi, per andarmene a terminar il resto del mio viaggio a Roma. Vi invio un Gentilhuomo lator della presente, per rappresentare più particolarmente i miei sentimenti a V. A. e pregarvi di prestargli fede allhora ch’egli vi dirà che io sono più d’ogni persona. Signor mio Cugino Augusta 20 Ottobre 1655 Vostra affettionatiss. Cugina, & Amica Christina

In quello stesso giorno la Regina andò incognita per vedere le cose più notabili di quella nobilissima Città; ma essendo già tardo, lo diferì al giorno seguente, e benché Sua Maestà stasse incognita, fu condotta dal primo de Magistrati per tutto, e poscia ritornata al sopradetto villaggio, pransò prima di partire, traversando Augusta senza fermarsi, ricevuta da tutta la cittadinanza armata, e con lo sparo del cannone delle mura, che vi sono forti, e terrapienate, con torrioni, e cortine, e balloardi fabricati all’uso antico. E’ Augusta una delle più belle, nobili, e famose Città della Germania, situata in amenissima pianura, tutta irrigata dall’acque, che ne rendono fertilissimo il suolo. Le fabriche vi sono grandi, e magnifiche, le contrade ample, e lunghe, il trafico grandissimo; è ripiena di Mercanti, e Cittadini ricchi, il Palazzo del Publico è una delle belle fabriche di Alemagna, e tut[p. 77 modifica]to il rimanente ha del nobile, e del maestoso. Di qui s’avanzò verso Landsperg sei leghe più avanti, Città spettante all’Elettore di Baviera, cinta da forti mura antiche, situata sul fiume Lech, e molto nomata nelle ultime historie. Alli confini del territorio di questa con quella di Augusta ad una Chiesa chiamata Kircle, si trovarono due compagnie di cavalleria dell’Elettore, per incontrarla, & accompagnarla alla Città, dove fu ricevuta dal Baron Hasslang, Maresciallo della Corte, e Consigliere, e dal Barone Leinlig Camariere secreto di S. A. Elettorale, soggetti molto riguardevoli, espressamente mandati da Monaco per servire Sua Maestà. Con questi due Signori erano 9 Gentilhuomini della Corte Elettorale, & il Conte di Maischbraun coppiere, il Barone di Gersheim Trinciante, il Sig. Welser Scalco, e’l Dottor Vidman Mastro di casa, & altri officiali con sei paggi, & altretanti Palafrenieri tutti ben all’ordine. Fu Sua Maestà con tutta la sua Corte trattata alla grande, e con straordinaria magnificenza, e splendidezza, & a nome dell’Elettore alloggiò nel Palazzo del Sig. Mandel. Quivi si fermò due giorni, aspettando da Monaco carrozze atte a penetrar per le anguste strade delle montagne del Tirolo, per dove non era possibile, che passasse con le sue, e quelle prontamente venute la portarono il dì delli 25 al Villaggio di Welaim quattro leghe distante, l’altro a Morna altre tanta strada, & alli 27 a Parkirchen, sempre servita dalla sudetta cavalleria, & officiali di Baviera. [p. 78 modifica] Nell’andar a Landsperg, il Barone di Spaur Gentilhuomo della Camera dell’Arciduca, venne con una lettera di S. A. alla Regina in risposta di quella, che Sua Maestà gli haveva mandata per l’antedetto Don Romano Montero; corrispondendo con altretanta gentilezza alla cortesia di Sua Maestà. Il giorno di San Simon, e Giuda uscita una lega fuori di Parkirchen, ove la Baviera termina i suoi confini a quella parte, col Vescovato di Fressing; i sopradetti officiali, e cavalliera si licentiarono da Sua Maestà, la quale non tralasciò d’esercita con loro gli atti della sua Regia liberalità, come pure haveva sempre fatto abbondantemente in tutti gli altri luoghi, per dove era passata. Di qui andò la sera a Mittewal, luogo situato alle radici delle montagne, cinque altre leghe distante da Parkirchen. Il giorno seguente, passando ne’ Stati dell’Arciduca, fu incontrata, e ricevuta a quei confini al castello de Scernitz, dal Barone di Freiberg Gentilhuomo della camera, e Capitano delle guardie, speditovi commissario da quell’Altezza, accompagnato dal Baron d’Ostein Coppiere, Conte Bolognini Trinciante, quattro Gentilhuomini, otto paggi, otto Stafieri, e quaranta Arcieri della guardia dell’Arciduca. Il sudetto castello di Scernitz è situato sopra un monte, a piedi del quale scorre il fiume Inn, che cadendo dall’alto della montagna chiamata Odelberg, reso navigabile da Inspruch in giù, con veloce, e copioso profluvio di acqua, va ad unirsi a Passau col famoso fiume Danubio, che dall’altra parte se ne pas[p. 79 modifica]sa tra la Svevia, e la Baviera, e traversando giù tutte le Austrie, l’Ungaria, e poscia diverse Provincie dell’Imperio Ottomano, tributa le sue acque al mare presso d’Andrinopoli. La notte riposò a Seefelt Monastero famoso, la matina seguente si portò a Zierle picciola Città situata su l’Inn, distante da Inspruch due leghe. Qui venne l’Arciduca col fratello privatamente a visitarla, e doppo i complimenti passati con reciproca dimostrazione di affetto, e di stima, ritornosene S. A. in Inspruch, facendo in tanto apparecchiare tutte le cose, per il solenne ricevimento di Sua Maestà, che dovevasi fare il giorno seguente, come seguì. Fu incontrata la Regina da ambi due gli Arciduchi fratelli, dall’Arciduchessa, e da tutti i principali Signori di quella Corte, e di quel paese, e con l’ordine, che segue entrarono pomposamente in Inspruch. Precedevano cinque trombetti, & un timpano, con altri otto trombetti, tutti vestiti con ricchissime casacche di veluto rosso guernite d’oro, dietro a quali seguivano i paggi di S. A. e poscia tutti i Ministri, e Cavaglieri più cospicui di quella Corte su bellissimi cavalli, con superbissimi vestiti. Veniva doppo la Reina in una sontuosa lettica nel mezo de gli Arciduchi, che cavalcavano l’uno a destra, e l’altro a sinistra, e l’Arciduchessa in una seggetta. A canto di Sua Maestà caminavano trenta per parte de’ soldati della guardia di S. A. seguiva poi la Corte di S. Maestà, con la di lei guardia, tutta a cavallo, con casacche rosse tri[p. 80 modifica]nate d’oro. Dietro di questi erano condotti a mano 18 cavalli di rispetto. Seguitavano altri cinque trombetti con un timpano in testa di 60 archibuggieri della guardia, coperti di vaghe, e ben adorne casacche della livrea dell’Arciduca, chiudendo la cavalcata 9 carrozze a sei, ripiene di Dame principali, & il rimanente della Corte della Regina. All’entrare nella Città, fu salutata dallo sparo di cinquanta pezzi di Artiglieria, da molti mortalletti, e da grossi squadroni di moschettaria, che con altre numerose soldatesche spallieravano tutte le contrade. Le case erano adobbate di pretiosi arredi, & il concorso della gente grandissimo. Fu alloggiata Sua Maestà nel Palazzo Arciducale. S. A. l’accompagnò all’appartamento destinatogli, ivi lasciandola ben presto in riposo. Quei cittadini però nell’oscuro di quella notte, fecero risplender con fuochi d’ogni intorno l’allegrezza, e’l contento de loro cuori, per haver presso di loro una Principessa di sì alta condition