I funghi mangerecci e velenosi dell'Europa media/Parte speciale/Descrizione delle specie/Agaricacee/Pholiota/Pholiota aegirita

Da Wikisource.
Pholiota aegirita

../Pholiota praecox ../Pholiota mutabilis IncludiIntestazione 27 giugno 2021 75% Da definire

Descrizione delle specie - Pholiota praecox Descrizione delle specie - Pholiota mutabilis
[p. 90 modifica]

Pholiota aegerita (Porta) Brig. (Ag. cylindraceus et attenuatus
Dec. Ag. pudicus Fr. vix Bull. Ag. Brigantii
Fr Ag. Pioparello Viv.) — Tav. L.

Ital. Pioppino, Piopperello. Volg. Fungo di pioppo, Fong de albera, Fong de salgar. Franc. Champignon du peuplier, Pivoulade.

Ha cappello da convesso o quasi campanulato spianato, sovente umbonato o gibboso, nel fungo giovane rugoso e crespato, nel fungo adulto liscio, a epidermide come pelle di guanto che poi si screpola in areole poligonali (fig. c), di colore da prima fuligginoso-chiaro, poi giallo-fulvente al centro e pallido al margine; lamelle spesse, larghe, verso il gambo troncato-aderenti ed uncinate, da pallido-giallastre canella scuro; gambo solido, eguale o attenuato alla base o anche ingrossato, bianco, oscurantesi coll’età, sopra l’anello fibrilloso, sotto squamosetto-lacero; carne bianca o pallida, tenace, nella parte inferiore del gambo giallo-fosca, di sapore mite [p. 91 modifica] ed odore molto marcato e gradevole; basidii clavati, 23-25 × 7-9 μ.; spore ellittiche o reniformi, giallognole, 9-11 × 6-7 μ.

Nasce in primavera ed autunno sui tronchi vivi o sulle ceppaglie di pioppo, salice, sambuco, robinia ecc. Nei dintorni di Trento si trova frequente in Campo Trentino sui salici e sul pioppo nero e lungo il passeggio del Fersina sul pioppo piramidale; a Rovereto, Ala, Sarche sul pioppo nero.

È specie mangereccia molto delicata, già conosciuta come tale e stimata dai Greci e dai Romani, presso i quali anzi si coltivava artificialmente. Mattioli nei suoi Commentari di Dioscoride ci narra il metodo di coltura di questo fungo, usato dai Greci, che consisteva nel tagliare i tronchi del pioppo rasente terra e poi irrorarli con acqua calda in cui fosse sciolto del fermento. Con tale trattamento si ottenevano i funghi dopo quattro giorni1. Plinio celebra le varie specie di pioppo pei funghi squisiti che producono2; e la riproduzione artificiale praticata dai Romani è ancora in uso in qualche luogo d’Italia, anzi meriterebbe di essere introdotta dovunque essendo assai semplice e poco costosa. Consiste nel tagliare a pezzi dei ceppi o tronchi di pioppo e collocarli in luogo umido tenendoli di frequente bagnati con acqua tepida, oppure nel porre deiframmenti di legno o di scorza di pioppo nella terra commista a letame di stalla, onde agevolarne la putrefazione e procurare di conservarla sempre umida. Crescendo questa specie anche sul salice, ritengo che si otterrebbe il medesimo risultato sottoponendo allo stesso trattamento anche pezzi di legno di questo albero. Spiegazione delle figure: a-b Due individui completamente sviluppati, c Due individui con cappello areolato a cagione del tempo secco e dell’età. d Individuo sezionato. e Spore.

  1. Matthiolus, editio Francof. 1592, pag. 768.
  2. Hist. Nat. libr. XVI, cap. 35.