I naufragatori dell'Oregon/12. Una notte angosciosa

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12. Una notte angosciosa

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11. Manovre misteriose 13. Tra le foreste del Borneo


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CAPITOLO XII.

Una notte angosciosa.


La via era aspra, interrotta da crepacci, da sterpi, da macigni e da roccie d’ogni mole, resa più difficile della cupa ombra che proiettava l’imponente foresta, ma i naufraghi acceleravano la marcia. Quel [p. 96 modifica]pericolo che li minacciava e che non conoscevano ancora, ignorando le intenzioni di quegli uomini che avevano intrapresa quella spedizione notturna al rottame, li spronava a procedere ed a superare tutti quei diversi ostacoli.

Fortunatamente i muggiti delle onde, le quali si rompevano contro le scogliere e sui bassifondi, soffocavano il rumore dei loro passi.

Camminavano da tre quarti d’ora, sempre salendo e scendendo gli avvallamenti di quell’alta sponda, quando il signor Held s’arrestò. Dinanzi a lui s’apriva una nera apertura che s’inoltrava nei fianchi d’una roccia colossale.

– Cosa c’è, signor Held? – chiese Amely.

– Siamo dinanzi ad una caverna, se non m’inganno – rispose egli.

– Entriamo – disse il soldato, che lo aveva raggiunto.

– Che vi sia qualche fiera nell’interno? – chiese la giovanetta.

– Non vi saranno che delle rondini salangane – disse il siciliano.

– Avete un pezzo di candela? – chiese Held.

– Ho l’esca della mia pipa e potrà servirci.

– Accendetela, Lando.

Il soldato frugò nelle tasche, trasse un lungo pezzo di filo incatramato e l’accese. Una luce abbastanza viva illuminò l’entrata della caverna.

Armati i fucili, non sapendo se quell’antro era deserto od abitato, s’avanzarono con precauzione, e si trovarono in una specie di stanza irregolare, bassa assai, ma non tanto da impedire di tenersi in piedi anche un uomo di alta statura, e cosparsa d’una grande quantità di sterco d’uccelli.

Appena la luce si proiettò su quelle pareti, si udì uno squittìo assordante e numerosi volatili s’alzarono da tutte le parti, precipitandosi verso l’apertura.

– Sono rondini salangane – disse Held, prevenendo la domanda di Amely.

– Vi sarebbe qui una fortuna da raccogliere – disse il soldato.

– Quale fortuna? – chiesero la giovinetta e Dik sorpresi.

– Ecco là dei nidi che valgono dei bei denari.

– È vero – confermò Held. – I cinesi li pagherebbero ben cari, poichè sono tutti nidi di prima qualità. [p. 97 modifica] [p. 99 modifica]

– Ho udito parlare ancora, a Macao, di questi nidi – disse Amely – ed ho udito raccontare che si mangiano, ma non vi ho mai prestato fede, signor Held.

– Vieni a vederli.

Condusse la giovinetta in fondo alla caverna e le mostrò delle strane tasche, appiccicate alle pareti, di colore biancastro e semitrasparenti e che sembravano gommose.

– Sono nidi di colocalia nidifica, la specie più pregiata delle rondini salangane – disse l’olandese.

– Ma che uccelli sono queste salangane?... Non ho potuto ancora osservarle bene.

– Sono specie di rondini marine, che fanno i loro nidi in mezzo alle rocce, ma in luoghi deserti e difficili o entro le caverne quasi inaccessibili per metterli al riparo dagli assalti degli uomini.

– Ma cosa adoperano nelle costruzioni dei loro nidi?...

– Una secrezione particolare, una specie di saliva, che poi acquista una certa consistenza. Una volta si credeva che adoperassero certe materie raccolte fra la spuma delle onde e dei succhi estratti dalle alghe, ma non è vero.

– E mi dite che i nidi di questi uccelli si mangiano?

– Sì, Amely, e sono molto ricercati dai ricchi chinesi e dai ricchi malesi. Due volte all’anno, nell’aprile e nell’agosto, i cacciatori di nidi, che sono per lo più malesi o bughisi, visitano le coste dell’arcipelago della Sonda in diversi punti, portando con loro delle lunghe scale per poter giungere in cima delle rocce tagliate a picco.

Devono però sfidare dei grandi pericoli in quelle ardite scalate e non osano affrontarli senza prima aver invocata Nai-ratu-kidul, ossia la Regina del sud, loro protettrice.

– E si pagano molto cari?

– Sì, Amely, ma ve ne sono di tre qualità: i bianchi, che sono puri, senza penne e senza altre sostanze, si pagano in media, a Canton, 3500 dollari, ossia 17.500 lire il pikul;1 i bruni, che sono meno puri, 2800 dollari, ed i più ordinari, che sono spesso uniti a penne impastate insieme alla secrezione, 1600.

– E come si mangiano? – chiese Dik.

– Prima vengono seccati, ma all’ombra, poi si tagliano a pezzi e [p. 100 modifica] si mettono a bollire con dei polli. Si ottiene un brodo assai sostanzioso e anche delizioso, molto indicato per le persone esauste dalle fatiche.

– Signor Held – disse in quel momento il soldato – volete che vada a cercare un po’ di legna per accendere un falò?...

– Possiamo attirare l’attenzione dei pirati – rispose l’olandese.

– La caverna guarda verso il mare.

– Ma quei pirati possono tornare all’Oregon e scorgere questa luce.

– Infatti è vero, signore. Andrò però a cercare delle foglie e formerò un giaciglio per la signorina e pel fratello.

Il bravo siciliano spense l’esca e uscì, non senza essersi prima armato della carabina, potendo fare qualche pericoloso incontro sul margine della foresta.

Era uscito da pochi minuti, quando lo si udì emettere un urlo straziante, seguìto poco dopo da una invocazione disperata:

– Aiuto, signor Held!...

– Dio!... Cosa succede?... – esclamò Amely, impallidendo.

– Dik, rimani qui e arma il tuo fucile – disse Held precipitosamente.

Poi afferrò la sua carabina e si slanciò all’aperto.

Sul margine della foresta echeggiò un secondo grido, più acuto del primo.

L’olandese precipitò la corsa verso quella direzione ed al vago chiarore delle stelle scorse il soldato sospeso da terra e trattenuto da una specie di cilindro nero, che si agitava convulsamente con rapide contrazioni.

Comprese subito di che si trattava ed il grande pericolo che correva il siciliano. Un enorme serpente, un boa constrictor lo aveva sorpreso nel momento che stava tagliando delle foglie di banano selvatico e l’aveva afferrato.

Il disgraziato stava per venire stritolato e ridotto in un ammasso di carne sanguinolenta. Un ritardo di pochi istanti poteva diventare fatale poichè simili rettili, che raggiungono una lunghezza di dieci e perfino dodici metri, pur non essendo velenosi, posseggono tale forza da stritolare perfino le tigri fra le loro formidabili spire.

Held puntò risolutamente il fucile, ma comprese subito che non poteva contare sulla precisione della palla, poichè il rettile, scorgendo [p. 101 modifica] quel nuovo avversario, si dondolava furiosamente e si abbassava e si rialzava non offrendo una mira giusta. Sibilava di rabbia l’orribile mostro, dardeggiava sulla preda degli sguardi che avevano dei riflessi fosforescenti e colla coda rimasta libera sferzava convulsivamente le piante vicine.

L’olandese non esitò più. Lasciò andare il fucile, impugnò la scure che il marinaio aveva lasciato cadere e con un solo colpo decapitò il rettile.

Un getto di sangue sfuggì, a rapide pulsazioni, da quel lungo corpo, poi le spire si allentarono ed il soldato, dopo un’ultima stretta che gli strappò un nuovo urlo di dolore, mezzo soffocato e ancora stordito, cadde fra le erbe.

– Amico mio! – esclamò il signor Held, precipitandogli sopra.

– Grazie... signore... – mormorò il siciliano.

– Siete ferito?

– Non mi pare d’avere le costole fracassate, ma... se tardavate ancora un po', quel dannato serpente mi riduceva in una marmellata. Per centomila corna del diavolo!... Me la sono veduta brutta, signor Held!...

– Vi credo, mio povero amico.

– È morto quel mostro?

– L’ho decapitato e credo che stia spirando.

– Andiamocene, signor Held.

– Potete camminare?...

– Le gambe sono ancora solide. Aiutatemi a raccogliere queste foglie per la signorina Amely.

Presero due bracciate di quelle foglie gigantesche, che avevano una lunghezza di quattro o cinque metri e abbandonarono precipitosamente la foresta. Stavano per giungere alla caverna, quando sul mare scorsero parecchi lumi, che pareva si dirigessero verso l’Oregon.

– Ancora i pirati!... – esclamò Held, arrestandosi.

– Cosa significano tutti questi viaggi?... – mormorò il soldato, le cui inquietudini crescevano. – Se il tempo fosse minaccioso, si potrebbe credere che quei furfanti avessero paura che il mare demolisca la nave prima di avere il tempo di saccheggiarla, ma il cielo è sgombro di nubi. [p. 102 modifica]

– Signor Held!... – esclamò Amely, apparendo all’uscita della caverna. – Cos’è accaduto?...

– Niente di grave, signorina – rispose il soldato, che non voleva spaventarla. – Un serpente mi aveva assalito, ma l’abbiamo ucciso.

– Avevo tremato per voi, ma... cosa sono quei lumi...

– I pirati si dirigono verso l’Oregon – rispose Held.

– Per saccheggiarlo?...

– È probabile.

– Ed O’Paddy?...

– Non l’abbiamo veduto.

– Allora lo hanno fatto prigioniero. Povero uomo!... Cosa gli accadrà?... Che lo uccidano?...

– Non mi pare uomo da lasciarsi ammazzare – disse Held.

– Specialmente quando si ha qualche conoscenza con quei furfanti – aggiunse il siciliano.

– Ma non tenteremo nulla per liberarlo?...

– Vuoi che io esponga la tua vita e quella di Dik per un tentativo forse inutile? – disse Held. – Siamo troppo pochi per assalire quei pirati, i quali certamente avranno un villaggio fortificato e dei cannoni.

– Ma egli ci ha salvati, signor Held.

– Forse...

– Volete un consiglio, signor Held? – disse il soldato.

– Parlate.

– Cercate di riposare alcune ore mentre io veglio e domani all’alba sgombriamo da questi luoghi. Non mi sento tranquillo qui e vorrei già essere molto lontano.

– E dove andremo? – chiese Amely.

– Scenderemo verso il sud fino a trovare il fiume Koti – disse Held. – So anch’io che su quel fiume ci sono due città importanti, Tongarran e Semmeridan e cercheremo di giungere o nell’una o nell’altra. È bensì vero che gli abitanti sono quasi tutti pirati, ma offrendo una buona somma potremmo ottenere di farci trasportare a Timor.

– Ma potremo attraversare le foreste?

– Con la pazienza ci riusciremo, Amely.

– Ma mi hanno detto che sono abitate da popoli ferocissimi. [p. 103 modifica]

– È vero, ma abbiamo le nostre armi e ci difenderemo. Orsù, cercate di dormire mentre noi veglieremo.

Il soldato aveva portato nella caverna le foglie ed aveva preparati due freschi giacigli. La giovanetta e Dik, che non erano abituati alle lunghe veglie, si arresero volentieri alla proposta dell’olandese e si stesero su quei letti improvvisati.

Held ed il siciliano, fatto il giro della grande rupe per essere certi di non venire sorpresi, si sedettero dinanzi alla caverna, colle carabine fra le ginocchia e gli sguardi rivolti verso il mare.

Le scialuppe dei pirati, che erano illuminate da rami resinosi, a quanto pareva, erano già giunte intorno all’Oregon ed eseguivano delle strane manovre girando e rigirando fra le scogliere, come se cercassero qualche cosa, poi si radunarono sotto la poppa ed al chiarore delle torce si videro degli uomini salire sul cassero.

Quantunque la distanza fosse notevole, al soldato, che aveva gli sguardi acutissimi, parve di scorgere fra quei pirati un uomo vestito di bianco. Quella scoperta gli strappò un grido di sorpresa.

– Per mille boccaporti!... – esclamò. – I Bughisi non vestono stoffe bianche!...

– Cosa volete dire? – chiese Held.

– Io dico, signore, che fra quegli uomini vi è O’Paddy!...

– Lui!...

– Sì, ne sono quasi certo; egli era vestito di bianco.

– Ma cosa va a cercare al vascello?...

– Ecco quello che ignoro, signor Held, ma non ci vedo chiaro in questa faccenda, ve lo dissi già.

– Che ci creda ancora a bordo dell’Oregon?

– Forse... ma io lo dubito.

– Non comprendo più nulla, Lando.

– E poi – continuò il soldato – gli uomini di quella scialuppa che avevano visitato poco fa l’Oregon, erano ormai certi che noi non eravamo più a bordo.

– Che O’Paddy abbia avuto il timore che ci siamo annegati nel tentare la traversata?... Mi pare che quelle imbarcazioni facessero delle ricerche e che...

– Zitto, signore!...

– Cosa avete udito?...

– Uno sbatter di remi sotto questa rupe. [p. 104 modifica]

– Forse ci cercano.

– Venite!...

Entrambi strisciarono verso il margine della roccia e si trovarono sopra un abisso tagliato a picco. La costa, alta in quel luogo più di sessanta braccia, scendeva liscia come una parete, immergendosi nel mare.

Proprio sotto, l’olandese ed il soldato scorsero un canotto montato da alcuni uomini, il quale seguiva lentamente quella parete granitica.

Ad un tratto udirono una voce a dire:

– Ecco i rottami!

– D’una zattera? – chiese un’altra.

Il soldato urtò l’olandese.

– Conoscete questa voce? – gli chiese.

– Sì, è quella di Aier-Raja.

– Sei certo che siano rottami d’una zattera? – chiese il malese, dopo alcuni istanti.

– Sì.

– Allora sono sbarcati su questa costa.

– Così dev’essere.

– Domani li prenderemo: al vascello!...

E il canotto, virato di bordo, si allontanò rapidamente scomparendo fra le tenebre.

Note

  1. Il pikul equivale a 133 libbre e mezza inglesi.