Ifigenia in Aulide (Euripide - Romagnoli)/Secondo stasimo

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Secondo stasimo

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Euripide - Ifigenia in Aulide (403 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1929)
Secondo stasimo
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coro

Strofe

Al Simoenta, ai vortici
d’argento, giungerà la moltitudine
dell’esercito achèo, sopra le rapide
navi, chiuso nell’armi, ai valli d’Ilio,
alla febèa di Troia
pianura, ove, raccontano,
Cassandra avventa all’aura i flavi riccioli,
e, a farsi adorna, il pallido
serto d’alloro alle sue chiome gira,
allor che nel suo seno ineluttabile
la fatidica possa il Nume spira.

Antistrofe

E staran sugli aerei
spalti i Troiani, e intorno al muro d’Ilio,
allor che Marte dallo scudo bronzeo,
coi bei navigli attraversando il pelago,
verrà, verrà con l’impeto
dei remi, ai molli tramiti
del Simoenta: ch’esso, dei Dïòscuri
che si libran nell’ètere1

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vuol ricondurre la sorella, Elèna,
dalla reggia di Priamo ai lidi d’Ellade
con lance e scudi; e avran gli Dei gran pena.

Epodo

E le torri marmoree
della rocca di Pergamo
con le omicide cuspidi
circondate, e dai culmini
distrutta la città,
le figliuole di Priamo
e la sposa nel pianto immergerà,
e di Giove la figlia
che lo sposo tradiva, Elena, lagrime
versare anche dovrà.
Deh, mai tale presagio
io debba avere di futuro danno,
come le spose frigie ornate d’oro!
Ai telai sederanno
e diranno fra loro:
«Chi dunque, per la florida
chioma ghermita, con furia di lagrime,
dalla distrutta patria
ne rapirà sua preda,
per te, che sei germoglio
d’un collilungo cigno, se veridica
è la fama che a Giove, allor che aligera
parvenza assunse2, te generò Leda,
se pure inani favole
queste non sono, che gli uomini appresero
dalle pierie tàvole».

Note

  1. [p. 321 modifica]I Dioscuri si libran nell’etere, appunto perché, come è noto, Castore e Polluce formano in cielo la costellazione dei Gemelli.
  2. [p. 321 modifica]Aligera parvenza assunta; è noto che Giove, innamoratosi di Leda, si accostò a lei sotto forma di cigno.