Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/XCVIII - Di quanto scalda il sol e copre il cielo

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XCVIII - Di quanto scalda il sol e copre il cielo

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XCVIII - Di quanto scalda il sol e copre il cielo
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XCVIII.

Esalta tra i fiumi d’Italia, il Mincio; tra le donne la Mencia. Riferisce la predizione dell’indovina tebana Manto a tenor della quale fu da tempo immemorabile vaticinata la nascita della Mencia e del di lei cantore, e cioè del Bandello stesso.
        Sestina.


Di quanto scalda il sol, e copre il cielo,
     Tutta la grazia, e tutto ’l bel che ’n terra
     Raccolto splende in questa vaga Donna;
     Così quant’acque al mar da monti e valli
     5Rendon tributo, e stagnan per li campi
     Sormonta il Mencio onor degli altri fiumi.
L’Eridano chiamato Re de’ fiumi.
     Ora soggiace per destin del cielo
     Al figlio di Benaco in questi campi,
     10Di cui le limpide onde l’alma terra
     In grembo accoglie, e sparge per le valli,
     Ove son l’ossa della maga Donna,
     Che fuggendo da Tebe, quella donna
     Dopo i solcati laghi, mari e fiumi.
     15La stanza elesse in queste acquose valli.
     E prima che morisse alzati al cielo
     Il viso e gli occhi dalla bassa terra
     Disse cantando in mezzo a questi campi:
Vedrete dopo lunga etate, o campi.
     20Posarsi qui sì gloriosa Donna,
     Che simil non sarà sovra la terra.
     Ch’ella col lume de’ begli occhi i fiumi
     Arder farà sovente. Allor il cielo
     Benigno guarderà le nostre valli;

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25Chè per veder il Mencio e queste valli;
     Mille elevati spirti i proprii campi,
     Lasciati ne verran cangiando cielo,
     E poi dinanzi alla felice Donna
     Spargendo d’Elicona i dotti fiumi
     30Faran le Muse aver il seggio in terra.
E tal ch’allor ritroverassi in terra
     Alla fama di queste ondose valli
     Verrà sprezzando Schirmia e Po soi fiumi,
     E fatto agricoltor di questi campi
     35Canterà sempre della bella Donna,
     Che gli destina per sua guida il cielo.
Diede il ciel segno allor, che questa terra
     Con la Donna le Muse in mezzo ai campi
     Vedrebbe, e seco gir le valli e i fiumi.

Note

V. 7. Eridano, il Po ha perduto il suo vanto di fronte al Mincio, figlio di Benaco, cioè del lago di Garda. Cfr. Virg., Æn., X, 205, «...patre Benaco,... Mincius...».

V. 12. Maga donna, è Manto, cfr. Dante, Purg., XX, vv. 52-95, già richiamato in nota, son. XCII, v. 10.

V. 23. Ardere, farà col raggio dei tuoi occhi i fiumi; imagini proprie d’un secentismo anticipato. Effetti mirabili della bellezza della Mencia già notati precedentemente, cfr. note al son. XLIX.

V. 26. Mille elevati spirti, mille uomini insigni esuleranno dalle loro natie regioni per veder il Mencio e cantare la Mencia.

V. 29. D’Elicona dotti fiumi; cfr. Petrarca: «Chi voi far d’Elicona nascer fiume», Canz., VII, v. 8.

V. 31. Tal, allude con l’indeterminatezza suggestiva propria delle profezie, al poeta Bandello che si farà cultore dei campi mantovani, e cioè porrà qui la sua dimora per amor della Mencia.

Vv. 37-39. Si noti la terzina contesta di elementi — pensieri e rime — sovra esposti, come è proprio di questo speciale componimento.

V. 40. Gir, le andrebbero dietro, la seguirebbero e valli e fiumi. Verso petrarchesco già usato altrove; cfr. Canz. I, v. 101, nota.