Il Catilinario/X

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Capitolo X

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Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo X
IX XI
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CAPITOLO X.


Come Roma fu corrotta per tutto.


(a)1 Poi in Roma2 cominciarono le ricchezze ad essere avute in grande onore, e alle ricchezze seguitava gloria, signoria e potenzia; allora cominciò la virtù a mancare e a impigrire, la povertà ad essere avuta per obbrobrio e per viltà, la innocenzia ad essere avuta per malvolere3. E così dalle ricchezze venne e cadde la gioventù de’ Romani in lussuria, avarizia e superbia; cominciarono a rapire, a consumare, ad avere per poco il loro, e desiderare l’altrui: l’onore e l’onestà e le cose d’Iddio e degli uomini aveano iu tutto confuso, e nessuna cosa appensata nè 4 [p. 18 modifica]ammoderata5. Considera quando tu vedi le case e le ville edificate a modo di cittade, e ragguarda li templi degli Dii, li quali feciono i nostri maggiori uomini molto religiosi, e che molto cura avevano delle cose d’lddio. Veramente coloro ornavano li templi così6 diligentemente di gran pietà, e le loro case ornavano di grande gloria: eglino, quando avessono alcuna vittoria, non toglieano alcuna cosa a’vinti, se non la potenzia di fare loro ingiuria (a)7. Ma questi vilissimi uomini, che io ho detto, per somma lor malizia in tutto toglieano a’ lor compagni quelle cose, le quali li fortissimi uomini lor vincitori aveano loro lasciato8: poi il fare ingiuria parea lor che fosse usare la signoria. (b)9 Perchè racconterei io certe altre cose, le quali niuno crederebbe, se non coloro che le vidono, cioè che più uomini privati e speciali10 disfeciono e appianarono monti, feciono le vie e le pianure in mare? Li quali mi pare ch’avessono le ricchezze in ischerno e beffe: che, essendo lor licito11d’averle onestamente, piuttosto le vollono e si studiarono di male e sozzamente spenderle12. Ma lo desiderio delle pulcelle13 e delle meretrici e di tutte altre vanità non era minore. Erano alcuni uomini che sosteneano contra natura femminilmente14; e femmine, che tutta questa aveano recata a pubblica disonestà. Anche per cose da mangiare spiavano e cercavano tutto in terra e in mare; dormiano anzi che il desiderio del sonno venisse; non aspettavano nè fame, nè sete, nè freddo, nè stanchezza; ma tutte cotali cose disordinatantcnte antivenivano15 . Queste cose accendeano la gioventù loro, quand’era venuto meno l’avere da casa16, a darsi ad ogni male: chi l’animo loro, già pieno essendo di malvage arti, non lasciava leggermente17 li suoi [p. 19 modifica]ci desiderii: e però spartamente18 s’era dato ad ogni modo d’aver moneta, e alle larghe spese.

Note

  1. (Ora dice Sallustio che).
  2. poi in Roma ec.) Poi qui sta in luogo di poichè; ed è particolar proprietà di nostra lingua il tórre il che a siffatte particelle: e suol così farsi quando si vuol esser breve. Bocc. G. 2, n. 3: E pregollo che, poi verso Toscana andava, ti piacesse d’essere in sua compagnia.
  3. malvolere vale mala intenzione, mala volontà
  4. omnes, trahere; e con molto accorgimento a noi pare che il nostro frate Bartulommeo abbia tradotto quel trahere per trarre a sua casa: dove si noti pure il pronome suo riferito a Romani, che è di numero plurale; il che si può ben fare, ma quando ben si sappia fare e con arte e leggiadria.
  5. nessuna cosa appensata nè ammoderata: cioè nessuna cosa fatta con consideratione e con modo, ovvero moderazione.
  6. ornavano di templi così diligentemente di gran pietà) Così è avverbio che serve a comparazione, ed ha diverse corrispondenze e diverse altre significazioni: ma talvolta, come in questo luogo, è adoperato come un ripieno, il quale di una cotal grazia e forza al discorso. Nel Galateo del Casa leggiamo: Il conte, che del suo difetto non si era ancora mai avveduto, udendoselo rimproverare, arrossì così un poco.
  7. (cioè che non potessono più ingiuria fare)
  8. Il testo lat. ha: hostibus.
  9. (E aggiunse qui Sallustio dicendo così:)
  10. più uomini privati e speciali) Il testo ha privati homines, e il traduttore, per meglio esprimere il concetto dell’autore, ci ha aggiunto questo speciali, il quale nel Vocabolario è registrato in sentimento di particolare ma qui uomini privati e speciali par che debbasi intendere uomini fuori di pnbblici ufficii, e che faceano quelle cose da sè soli, e del proprio denaro, per loro commodo e diletto, e non per utilità della repubblica.
  11. licito è voce antica; ed oggi si ha a dir lecito.
  12. Non possiamo rimanerci, per far pro a’ giovani, di arrecare in mezzo questo luogo come si legge nell’originale latino: che ci sembra mirabilmente tradotto. Quibas mihi ludibrio mentur fuisse divitiae: quippe quas honeste habere licebat, per turpitudinem abuti properabant.
  13. pulcella, o pulzella, vale fanciulla, donzella, vergine; ma oggi non si userebbe così volentieri.
  14. Questo modo non è in Crusca e crediamo che vi si possa aggiungere con questo esempio, il quale a noi pare assai bello e significativo. Il testo latino ha: pati muliebria
  15. disordinatamente antivenivano) Antivenire vale prevenire, fare una cosa prima del tempo: e qui antivenivano la fame, la sete, ec., si ha ad intendere, mangiavano, bevevano, prima di aver fame e sete ec.
  16. era venuto meno l’avere da casa) Il testo latino qui legge opes familiares; onde l’avere da casa non va dichiarato, come fece il Cesari (il soffra in pace quella sant’anima), mobile, addobbo, masserizie, ma ricchezze, beni, sustanze della famiglia.
  17. leggermente qui val di leggieri, facilmente.
  18. spartamente qui pare che valga smodatamente, e in questo significato non si trova nel Vocabolario.―Il Betti vorrebbe si leggesse spantamente, da spanto per pomposo, eccedente.