Il Catilinario/XII

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Capitolo XII

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Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo XII
XI XIII
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CAPITOLO XII.


Come Catilina adusava1 li suoi a male; e della gente la quale aggiunse al suo intendimento.


Ma li giovani, li quali Catilina aveva attratti 2,secondo che detto [p. 21 modifica]adomo di sopra, ammaestrava egli in molti modi a malfare: a rendere testimonianze false; e a falsificare carte e lettere e suggelli; e ad avere la lealtà per nulla; e non temere ventura nè pericolo che avvenire potesse. E, poich’egli aveva in tutto atterrata 3 e distrutta lor buona fama e loro onesta vergogna, allora, essendo eglino infami e isvergognati4 si comandava loro altre maggiori cose. E, se non v’era di presente apparecchiata cagione alcuna di malfare, nientemeno5 facea accagionare e prendere li uomini senza colpa, così come gli colpevoli, e faceagli uccidere e scannare. Questo facea acciocchè, stando li suoi oziosi, non diventassono pigri nelle mani ad opera, nè nell’animo ad ardire6: innanzi7 volea esser reo e crudele, non avendone alcuna cagione. Di questi amici e compagni fidandosi egli, e sì per gli grandi debiti, ch’egli aveano, ed erano tenuti8 e obbligati quasi per tutte le contrade, e sì perchè molti ch’erano suti della gente di Silla, avendo consumato il loro9 a larghe spese, e ricordandosi delle rapine e dell’antica vittoria, molto desideravano il combattere della città; Catilina prese consiglio, e deliberò di sottomettersi in tutto il comune di Roma. In quel tempo non era niuna oste dè Romani in tutta Italia: Gu. Pompeo guerreggiava nell’ultime contrade del mondo; e Catilina avea la speranza e lo intendimento d’addomandare dagli senatori il consolato (a)10. I senatori non erano attesi11 a cosa niuna di novità; ogni cosa era e stava sicura e posata12: le quali cose tutte faceano per Catilina13. Ond’egli nel tempo d’intorno a calen di giugno14, essendo consoli [p. 22 modifica]Lucio Cesare e Cajo Figulo, cominciò prima a parlare a cui li parea ad uno ad uno; alcuni confortando, e alcuni tastando15; e ragionando di sue ricchezze e potenzia, e del comune mal guarnito16 e de’ grandi guiderdoni e utilità, che per la congiurazione seguire mostrava. Poich’egli ebbe assai spiato e cercato quel ch’egli volle, fece chiamare tutti quegli ch’erano suoi grandi amici e di molto ardire. A ciò s’adunarono de’ senatori questi, cioè: P. Lentulo Sura, P. Autronio, L. Cassio Longino, G. Cetego17, P. Servio figliuolo di Silla Servio18,L. Vargonteo, Q. Annio, M. Porzio Leca, L. Bestia, Q. Curio: tutti questi furono de’ senatori. Anche d’ordine di cavalleria: M. Fulvio Nobiliore19, L. Statilio, P. Gabinio Capitone, G. Cornelio. Anche molti altri uomini delle terre e delle altre castella d’intorno. Erano anche molti altri uomini gentili20 partecipi di questo consiglio e fatto, ma un poco più occultamente: li quali si moveano a ciò più per speranza di signoreggiare, che per povertà o per altra amistà di Catilina. Anche la moltitudine de’ giovani, e specialmente de’ gentili, dava favore a quello che Catilina avea cominciato. Quegli, gli quali aveano riposo e agio di vivere magnificamente ovvero dilicatamente, desideravano le cose non certe avendo le certe; e piuttosto voleano briga che pace. Furono alcuni in quello tempo, che credettono che uno grande gentile uomo di Roma, ch’avea nome M. Licinio Crasso, sentisse e s’accordasse alla intenzione di Catilina21; perocchè il detto Crasso avea molto in odio Gn. Pompeo, il quale era signore d’una grande oste. Onde credesi che il detto Crasso avrebbe voluto che la potenzia di Catilina, o di qualuuque altro, fosse cresciuta contra quella di Pompeo: anche perchè si confidava che, se la congiurazione avesse avuto luogo, egli leggermente sarebbe stato lor principe.

Note

  1. adusare, che diceasi pure ausare, e lo stes so che avvezzare, assuefare.
  2. attrarre vale propriamente attirare, tirare a sè; ma in questo luogo e per similitudine perato in senso di adescare, tirare a sè con allettamento.
  3. atterrato qui è posto metaforicamente: e nel proprio significato questo verbo vale abbattere, gettare a terra.
  4. È regola di nostra lingua che, quando ad una parola che comincia da s seguita da altra consonante precede alcun’altra parola che termini pure per consonante, allora si mette avanti a quella un i per dolcezza di suono. Così, in luogo di dire per studiare, non sbadigliate, ec., suol dirsi per istudiare, non isbadigliate, ec. Ma nondimeno vogliamo che avvertano i giovani che dagli antichi si usò di ciò fare anche quando la parola che precedeva non terminava per consonante, come qui appunto vedesi aver fatto il nostro frate Bartolommeo: il che oggi non si vuole imitare.
  5. nientemeno è lo stesso che nientedimeno, o nondimeno, non pertanto.
  6. non diventassono pigri nelle mani ad opera, nè nell’animo ad ardire) Qui l’autore ha voluto piuttosto esporre che tradurre; chè il latino non ha altre parole che queste: ne per otium torpescerent manus aut animus.
  7. innanzi, oltre agli altri suoi significati, si adopera anche elegantemente per piuttosto, come in questo luogo, e talvolta pure, come qui si legge, senza la corrispondenza del che: ma in questo modo è da usar con molta cautela, per non cagionare oscurità.
  8. erano tenuti e obbligati) questo è un pleonasmo adoperato dal traduttore per dar vie più forza al discorso: chè tenuto val qui lo stesso che obbligato.
  9. avendo consumato il loro ec.) Loro, come ancora mio, tuo, suo, ec.,adoperati coll’articolo, valgono roba, avere loro, mio, tuo, suo, ec. Il Boccaccio pella prima nov. della giorn. 9 disse: Non se cui io mi possa lasciare a riscuotere il mio da loro, più convenevole di te.
  10. (cioè addomandare dal consiglio di Roma la signoria della città)
  11. atteso è participio del verbo attendere, che qui sta per intendere, aver l’animo ad una cosa.
  12. posato, participio del verbo posare, ha più significazioni, tra le quali quella di quieto, tranquillo; e così hassi qui ad intendere.
  13. le quali cose tutte faccono per Catilina) Fare una cosa per uno vale conferire, giovare, esser utile una cosa ad alcuno, come nel nostro dialetto. Il Lasca disse: Egli non è ancora all’insalata; e sì farebbe per lui che non m’avesse mai conosciuto. Se mal non ci apponghiamo, questa frase convien meglio allo stil comico e famigliare, che allo storico e grave.
  14. d’intorno a calen di giugno) Calen è un troncamento di calende o calendi, che vale il primo giorno de mesi, la qual voce è da usar solo nelle traduzioni dal latino.
  15. alcuni tastando) Tastare propriamente vale toccare; ma figuratamente, come è da intendere in questo luogo, vale tentare, intendere per bella guisa. Così il Firenzuola nella Trinunzia: Alessandro Amadori ha fatto tastare più volte così dalla lunga se voi volete la sirocchia.
  16. comune mal guarnito) Guarnito e guernito, oltre alla significazione di ornato, ha propriamente quella di munito, afforzato, provveduto di armi, vettovaglie, e simili; e così è da intendere in questo luogo.
  17. G. Cetego, cioè Gajo Cetego; e Gajo qui e altrove scrisse il nostro traduttore per Cajo.
  18. P. Servio ec.) Il lat. ha: Pub. et Serv. Sullae Servii filii, cioè Publio e Servio Silla figliuoli di Servio. L’errore era facile nel testo: onde procedè l’equivocazione nel volgarizzamento.
  19. Il volgarizzamento ha: il più nobile, così malamente traducendo il Nobilior latino, ch’è un agnome nel testo.
  20. molti altri uomini gentili) Gentile qui vale nobile, di nobile schiatta; che è il proprio significato di questa voce. E, dappoichè chi è gentilmente nato suol essere cortese ed urbano, gentile si dice pure di uomo che ha urbanità e cortesia ne’ suoi modi.
  21. sentisse e s’accordasse all’intenzione di Catilina) Ecco un altro esempio di due verbi, che richiedono diverso reggimento, posti insieme in un medesimo inciso con un sol reggimento. Perocchè, se questa non fosse maniera propria di nostra lingua, l’autore avrebbe qui detto: sentisse con Catilina, e s’accordasse alla sua intenzione. E di questo si vegga la nota 6 a pag. 6 .— Sentire con uno o per alcuno vale favorire alcuno, ed esser dalla sua parte; quello propriamente che appresso di noi napoletani dicesi sentirsela con uno. Così il Borghini. Facendo forza il re a Gilulfo di dare a quella chiesa un vescovo della setta ariana,con la quale ei sentiva.— Accordarsi vale convenire, concordare: e dicesi accordarsi con alcuno, e accordarsi all’intenzione, all’opinione ec. di alcuno.