Il Catilinario/XXXII

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Capitolo XXXII

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Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo XXXII
XXXI XXXIII
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CAPITOLO XXXII.


Come Cicerone fece prendere quegli ch’andavano a Catilina.


Fatte queste cose nel modo che detto è, e ordinata la notte che doveano andare, sapendo Cicerone tutto il fatto dagli ambasciadori, comandò a L. Valerio Fiacco e a C. Pontino, pretori, che pongano aguati al ponte Milvio (a)1, e che debbano pigliare tutta la compagnia de’ Franceschi; e disse tutta loro la cagione perchè erano mandati, e ch’egli facciano tutte cose come bisogna; e diede loro uomini militari (b)23: e furono poste le guardie senza alcun romore, le quali, siccome comandato loro era, dovessono occultamente guardare il ponte. Poichè a quello luogo vennono gli ambasciadori con Vulturzio, fu levato il romore dall’una parte e dall’altra4. Gli Franceschi, cognoscendo il fatto, senza dimoranza5 s’arrenderono a’ pretori. Vulturzio prima, confortando gli altri, si difese con arme da quella moltitudine; poi, vedendosi abbandonato dagli ambasciadori, pregando e scongiurando molto Pontino del suo salvamento, perocchè era suo conto6, alla perfine, timoroso, e diffidandosi di sua [p. 48 modifica]vita7, siccome si desse a’ suoi nemici, si diede addetti pretori8. E fatte queste cose tostamente, ne mandarono al consolo chiari messaggi9. Il cui animo fue10 occupato in un punto di gran pensieri e di gran letizia: rallegravasi conoscendo che la congiurazione era manifestata, e la città liberata di pericoli; ma di ciò era forte pensoso, ch’egli dubitava, essendo così grandi e tanti cittadini compresi in così grandissima iniquità, che fosse da fare. Se puniti fossono, credea che la lor pena gli fosse ad un gran carico11; se non fossono puniti, che questa perdonanza12 fosse cagione di distruggere in tutto la repubblica.

Note

  1. (che oggi si chiama ponte Molle).
  2. (e dessi qui intendere che uomini militari, ovvero militi, si diceano anticamente tutti quegli Romani, ch’erano ammaestrati e diputati ad arme e a battaglia, o a piè o a cavallo che fossono: di questi diede loro.)
  3. e diede loro uomini militari) Il testo latino qui ha: Homines militares, sine tumultu praesidiis collocaiis, sicuti praeceptum erat, occulte pontem obsidunt. Si noti intanto il vocabolo militare, il quale oggi con poca proprietà si adopera come sustantivo, per soldato, uomo appartenente alla milizia; chè esso è solo adjettivo, e vale appartenente alla milizia, di milizia, da soldato, e può dirsi così di persone, come di cose. Onde il Boccaccio nel Filocolo disse: Era questi per la sua virtù prescritto all’ordine militare. Vedi il nostro Vocabolario domestico.
  4. fu levato il romore dall’una parte e dall’altra) Levare il rumore, o romore, val propriamente cominciar tumulto.
  5. cognoscendo il fatto, senza dimoranza ec.) Anticamente fu detto cognoscere per conoscere: e dimoranza, che è voce antica, qui sta per dimora in sentimento di indugio.
  6. perocchè era suo conto) Conto è qui usato in forza di sustantivo, e vale conoscente, ami
  7. diffidandosi di sua vita) Diffidare si usa così nel neut., come nel neut. pass., e vale dubitare, non aver fidanza, sospettare.
  8. siccome si desse a’ suoi nemici ec.)Darsi elegantemente, come in questo luogo, si adopera per arrendersi.
  9. ne mandarono al consolo chiari messaggi) Messaggio val propriamente messo, messaggiere: ma fu usato anche, come in questo luogo, per ambasciata: il che pur oggi potrebbesi fare, ma con risguardo e con giudizio.
  10. fue per fu, antico.
  11. la lor pena gli fosse ad un gran carico) Essere a carico, come fu pure altre volte usato da f. Bartolomeo, vale riuscir grave, pesare.
  12. perdonanza è lo stesso che perdono, ma oggi non è da adoperare.