Il Cristianesimo felice nelle missioni de' padri della Compagnia di Gesù nel Paraguai/Parte I/Ai lettori

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Ai lettori

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AI LETTORI


A
Llorchè io mi proposi di compilar l’Operetta, che ora presento al Pubblico, m’immaginai di poter proccurare a i Lettori Italiani un pascolo gustoso all’onesta loro curiosità, e due piaceri nello stesso tempo. Il primo, e meno importante, si è quello, che ordinariamente si pruova in leggere i Libri de’ Viaggiatori, non dico di coloro, che mischiano il Romanzo ne’ loro Viaggi, ma di quegli Scrittori, che fedelmente descrivono i paesi da lor veduti, e sanno giudicar saggiamente dette cose, che veggono. Se non costasse fatica, pericoli, e gravi spese il viaggiare, pochi ci sono, che non amassero di scorrere e conoscere varj paesi, e di osservare i diversi costumi de’ Popoli della Terra. Giacchè ciò ordinariamente non è a noi permesso, facciam festa almeno, allorchè chi ha in persona fatti que’ viaggi, si piglia la cura d’informarcene, col condurre noi, per così dire, o colla voce, o con Libri a mirar senza fatica le lontane contrade, le buone o ree lor qualità, e qual governo, e maniera di vivere ivi sia in ufo. Tanto poi maggiore si pruova il diletto, qualor si leggono descrizioni di paesi lontanissimi, o dianzi a noi incogniti, con costumi affatto diversi da i nostri, quale appunto è l’America Meridionale, vastissima parte del Mondo, di cui mi son prefisso di dar qualche notizia, per quel che riguarda le [p. iii modifica]interne Provincie d’essa, o sia il continentei del Paraguai. Con questo nome chieggo io licenza di poter comprendere tutta l’ampiezza delle terre, che si stendono dalle coste del Brasile, o sia dal Levante fino alle Cordigliere, cioè alle altissime montagne del Chile, e del Perù nel Ponente. A riserva de’ Viaggiatori, che passano da Buenos Ayres al Perù, gli Europei non hanno nè curiosità, nè interesse di correre per l’altre immense contrade del Paraguai: il che è cagione, che poco o nulla vien conosciuto, e massimamente da gl’Italiani, quel tratto sì sterminato di paese, dove si contano tanti e sì strani Popoli, i nomi de quali io mi dispenserò dal riferire, perchè nulla servirebbe al Lettore la loro notizia. Non può di meno in passeggiar per paesi prima sì sconosciuti, che non senta qualche diletto un Lettore, se non per altro, per cagione della novità, o sia dell’apprendere cose nuove: del che si rallegra sempre come d’un’acquisto l’intelletto umano, purchè la cosa lo meriti. L’altro piacete che dovrebbe ricavarsi da questo mio raccónto, è riserbato a tutti i buoni Cattolici, i quali al vedere, con quanta felicità ed ampiezza si sia propagata e fissata la santissima Religione di Cristo in tante Popolazioni dell’America Meridionale, che giacevano in addietro immerse nelle tenebre dell’Infedeltà, e considerando l’invidiabile stato, in cui ora si truovano quelle novelle Cristianità, non potran di meno di non esultare, perchè il Regno di Gesù Cristo, e la vera Fede si vada sempre più dilatando sopra la terra. Ho osato di dire, che non v’ha sacre Missioni della Chiesa Cattolica, che sieno da uguagliare alle fortunatissime del Paraguai, e spero che non ne formerà diverso concetto, chi vorrà leggere queste mie carte.

Ma come entrar’io a discorrere di sì lontani e [p. iv modifica]strani paesi, confinato in Modena; senza aver mai messo il piede fuori d’Italia? Rispondo, ch’io se non co i miei, co i piedi altrui mi son portato al Paraguai, e con gli occhi altrui ho visitate quelle sì fortunate Missioni, di maniera che posso rendere buona testimonianza di quanto dirò. Colà nel 1729. giunse il Padre Gaetano Cattaneo, Sacerdote Modenese della Compagnia di Gesù, dopo essersi partito dalla Patria nel dì 14. d’Agosto del 1726. in età d’anni 31. mest 3. e giorni 7. Il medesimo poi infermatosi nella Riduzione di Santa Rosa di febbre maligna, mancò di vita nel dì 28. d’Agosto del 1733. compianto da’ suoi Religiosi, e più da gl’Indiani per le rare sue doti, che il faceano amare e desiderare da tutti. Singolare abilità aveva egli a discernere il buono e il cattivo de’ Popoli e paesi, e sapeva descriverlo con bella chiarezza, siccome egli fece di Siviglia, del delizioso Porto di S. Maria presso Cadice in alcune Lettere di colà scritte al fu Signor Giuseppe Cattaneo suo fratello. Queste le ho io avute in mano per concessione della Signora Maria Belloni Cattanea, Vedova del suddetto Signor Giuseppe; ma siccome racconti non pertinenti all’assunto mio, non le rapporterò io. Unicamente bensì di tre altre da esso lui scritte e contenenti il viaggio d’esso Religioso da Cadice sino alla Missione, che a lui fu destinata, siccome contenenti una Relazione gustosa, farò io parte al Pubblico. Così avessi io potuto ottenerne alcun’altra da lui scritta al Signor Francesco Baglioni Nobile Veneto, e suo particolare Amico, in cui gli dava ragguaglio di cost spettanti al Paraguai, o pur’ altre del Padre Gervasoni pervenute alle mani del medefimo Sig. Baglioni. Ma l’averle questo onorato Gentiluomo tempo fa consegnate al Conte Francesco Algaroti, che s’era anch’egli invogliato di darle alla luce, [p. v modifica]e seco si crede che le portasse in Prussia, cagione è stato, che nè io, nè il Pubblico abbiam potuto profittarne. Se Dio non ci avesse rapito sì tosto quel buon Religioso, potevasi dal di lui bel genio sperare un’esatta descrizione di tutte le particolarità del Paraguai. Oltre a ciò avendo egli inviata al Fratello una Relazione delle Missioni del Paraguai, composta circa l’Anno 1690. da un Canonico, e riconosciuta per veridica in tutte le parti sue da chiunque avea lunga pratica di que’ paesi; siccome ancora la Relacion Historial de las Missiones de los Indios, que llaman Chiquitos, scritta dal Padre Gian-Patricio Fernandez della Compagnia di Gesù, e stampata in Madrid nel 1726. di tali notizie e memorie mi son’ io principalmente servito, siccome ancora d’alcuni altri Libri, che incidentemente parlano del Paraguai, per tessere la presente Operetta.

Non pretendo io già per questo di spacciare qual cosa nuova il nome del Paraguai, e la notizia delle felicissime Missioni fondate ivi da i Padri della Compagnia di Gesù. Di quelle ampie Provincie, e de i sudori d’essi Religiosi per convertire alla Fede Cristiana quegl’Infedeli, si truovano molte memorie nelle Lettere, che annualmente scrivevano anche prima del 1600. i Missionarj Gesuiti di tutte le Missioni, e si solevano una volta stampare. Leggonsi ancora Jacobi Ransonier S. J. annuæ Paraquariæ Annor. 1626. & 1627. e parimente altre simili del P. Niccoli Mastrilli de’ medesimi due Anni. Oltre a ciò furono date alla luce Francisci Lahier S. J. annuæ Paraquariæ Annor. 1635. & duor. sequ. come ancora Adami Schimbeck Messis Paraquariensis, sive Annales illius Provinciæ ab Anno 1638. ad 1643. e in oltre le Relazioni della Provincia del Paraguai del P. Filiberto Monero [p. vi modifica]dal 1635. fino al 1637. scritte in Lingua Spagnuola, e tradotte da Francesco Hamal. Aggiungasi Antonii Ruiz de Montoya Historia de missa sub Christi jugum Paraquaria; e Nicolai de Theco Historia Provinciæ Paraquariæ Soc. Jesu, che dicono essere Libro rarissimo; e Jacobi de Machaule Relationes de Paraquaria. Ma questi Libri, oltre, all’essere scritti in Latino, da pochi ancora son conoscinti, e da meno posseduti in Italia. Senza che è da sapere, che narrando quegli Scrittori le avventure del Paraguai di un Secolo fa, non sono atti a farci ben intendere il felice stato presente della Religione, e de i costumi d’oggidì delle Riduzioni Cristiane, delle quali io ho preso a scrivere. Ne’ vecchi tempi ad altro non si stendeva lo sforzo de i Padri della Compagnia, che a far delle lunghe scorrerie per le Provincie interne dell’America Meridionale, predicando il Vangelo, ma senza guadagnare alcuna intera Popolazione di quegl’ Indiani; e ridurla a vita civile e Cristiana con Chiesa, ed unione stabile di Famiglie. Il frutto, che se ne ricavava allora, consisteva in battezzar fanciulli moribondi, e tirar fuori de gl’Infedeli quei che si convertivano, conducendoli ad abitar nelle terre Cristiane. E’ ben’altra cosa oggidì. Trionfa la Croce in mezzo a que’ Barbari in moltissimi Luoghi, con Repubbliche numerose di gente, che adorano il vero Dio, e godono un’invidiabile stato, come spero io di far conoscere con sicure memorie di que’ paesi. Quel solo, che avrei desiderato, ma non ho potuto ottenere, si è una più minuta relazion del paese, cioè della qualità delle lor terre, animali, uccelli, alberi &c. delle maniere del pescare, cacciare &c, con altre simili notizie, le quali per la lor novità sogliono ricrear chi legge. Quanto nondimeno ho potuto raccogliere, tanto forse è, che potrà [p. vii modifica]sufficientemente istruire i Lettori di uno sterminato paese, sì lontano da gli occhi nostri, anzi dal commerzio de gli Europei, e il cui nome arriverà anche nuovo a i più de gl’Italiani.