Il Cristianesimo felice nelle missioni de' padri della Compagnia di Gesù nel Paraguai/Parte I/Capitolo VI

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Capitolo VI

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CAPITOLO VI.


Motivi, per li quali tanta nimicizia professano gl’Indiani contra de gli Spagnuoli.


T
Utto questo vastissimo paese, di cui ho fin qui dato un picciolo abbozzo, sembrerà bene una parte del Mondo assai infelice a i Lettori, e a quei massimamente, che leggono le descrizioni delle bellezze e delizie dell’Indie Orientali, e paragonano quelle terre col Messico, Perù, Chile, e con tante belle Isole della stessa America possedute da i Monarchi Europei. Fanno orrore sì sterminate selve, le vie disastrose, la copia delle fiere e de’ serpenti, e più d’ogni altra cosa la povertà, e il genio troppo selvaggio, crudele, e sempre in guerra di tanti e sì diversi Popoli, viventi senza leggi, senza briglia alcuna alle loro passioni. Tuttavia è da dire, che questo medesimo gran continente diverrebbe in non poca parte un giardino, qualora fosse abitato e coltivato da gente civile, e vi s’introducesse l’Agricoltura colle altre Arti, che recano utilità, ed ornamento alle contrade Europee; perchè il Clima è buono, e le più di quelle terre capaci di gareggiar colle migliori d’Europa, se fossero ben maneggiate. Confessa Francesco Coreal ne’ suoi viaggi, che non si può vedere paese più bello, che quello de i contorni di Buenos Ajres, Città de gli Spagnuoli situata verso la sboccatura del Rio della Plata, o sia del gran Fiume del Paraguai. Tutto vi è pieno d’eccellenti Alberi fruttiferi, e di pasture, dove si veggono buoi e vacche a migliaja. Quanto a gli Alberi fruttiferi, non susseste cotal asserzione, come [p. 49 modifica]apparirà da una Lettera del P. Cattaneo. La bontà, bensì dell’aria ha dato il nome alla stessa Città. In una delle sue Lettere esso P. Cattaneo scrive, che un solo Nobile Spagnuolo nella sua Commenda di estensione di trenta o trentacinque miglia possedeva circa trenta mila capi di bestie bovine di una grandezza e grossezza stupenda, il mantenimento de’ quali nulla costa, perchè vivono liberi alla campagna, pascendosi in que’ fertilissimi pascoli, di maniera che non più che sei Giulj Romani ivi si paga un bellissimo e grossissimo Bue giovane; e a questo prezzo ne vendeva egli ai passeggieri quanti ne volevano. Non si può già credere, che tanta dovizia potesse ottenersi in tutte l’altre parti del Paraguai, per la diversità delle terre, de’ siti, e per la minore abbondanza o scarsezza dell’acque. Tuttavia un’altra faccia prenderebbono assaissimi di que’ paesi, qualora vi penetrasse l’industria de gli Europei con varj alberi, grani, ed erbe dell’Europa, e dell’Asia, proporzionate a que’ Climi, e si attendesse a distrugger le fiere, ed altri animali nocivi. Intanto si truova la Solitudine e il deserto in assaissimi di que’ paesi, perchè gl’Indiani son sempre in guerra con gli Spagnuoli e fra loro stessi; e niuno, siccome dissi, osa di abitare e coltivar terreno sottoposto alle incursioni de’ Barbari. Somma in oltre è l’infingardaggine, e l’abborrimento alla fatica in quasi tutt’i Popoli Americani; male, che si osserva anche in altri assaissimi Popoli selvaggi dell’Affrica. Aggiungasi la trascuratezza de gli Spagnuoli, che poco o nulla curano di far fiorire que’ tratti dell’America Meridionale, dove si sono stabiliti. E se non si truovano alberi e frutta d’Europa in varj siti, è perché niuno si [p. 50 modifica]prende pensiero di piantarli. Perchè ciò non si faccia, e perché gli Spagnuoli, i quali s’ attribuiscono il dominio di sì ampio paese, non v’abbiano dilatata in addietro la Religione di Cristo: tempo è oramai di spiegarlo.

La maniera tenuta da gli Spagnuoli primi ad entrar nell’America per occuparla, ognuno sa che fu la forza la spada, il moschetto, il cannone, fulmini ignoti a quelle Nazioni, e da loro pur troppo provati per micidiali. Non migliaja, ma millioni di quegl’infelici Indiani già osservammo che furono tolti di vita dalla crudeltà di tali conquistatori, sotto mille pretesti indegni del Cristianesimo, e della generosità Spagnuola. Tennero essi per ischiavi gli altri Indiani, che serbarono in vita, opprimendoli colle fatiche, confinandoli nelle Miniere, e facendo altri non meno aspri trattamenti di quegl’ infelici. Quindi nacque un’incredibil, ma giusta alienazion d’animi, anzi un’implacabil’ odio de gli altri non soggiogati Popoli contro della Nazione Spagnuola, odio che dura tuttavia; e tanto più perchè anche nel proseguimento de’ tempi continuò in parte il corso di sì fatta crudeltà, non ostante gli ordini pressanti, e le belle regole prescritte da i piissimi Re delle Spagne per questo conto, e la detestazione di costumi sì centrarj all’umanità, e al Vangelo, che ne faceano e ne fanno tutti gli altri buoni Spagnuoli: tanto può la cieca avarizia, e l’umana bestial cupidità. Passarono per quello gl’Indiani dall’abborrimento della Nazione a quello ancora della santa nostra Religione, non potendosi eglino mai persuadere, che fosse buono quel Dio, e quella Legge, i cui professori commettevano tante iniquità, e sembravano nemici del [p. 51 modifica]gemere umano. Sicchè se vollero gli Spagnuoli dilatare il loro dominio di qua dall’alte Montagne del Perù e del Chile verso le contrade mediterranee del Paraguai, altro mezzo non ebbero, che quello della violenza, la quale talvolta costò loro ben caro; perchè gl’Indiani nemici faceano, e fan tuttavia testa per conservarsi nella lor libertà, e son giunti non rade volte a distruggere le Ville e le Città piantate da gli Spagnuoli con farne scempio per quanto si stendevano le loro forze. Ed ecco un pregiudizio gravissimo al buon servigio della stessa Monarchia Spagnuola, e un ostacolo troppo manifesto all’estension del Vangelo. Abbiamo una Relazione della conquista fatta da i Moscoviti, o vogliam dire Russiani, de’ vasti paesi della Samogizia, e della Siberia, Provincia, che si stende fino à i confini della Tartaria suddita dell’Imperador della Cina. Ciò avvenne sotto l’Imperadore Russiano Fedor Ivanowitz, il quale regnava nel 1590. Tante carezze e regali fecero i Moscoviti a que’ Popoli, che volontariamente si suggettarono tutti al loro dominio, di maniera che senza difficultà vi si fondarono dipoi Città, Fortezze, e Chiese, le quali più che mai fioriscono; e se si attendesse da i trascurati Moscoviti padroni con più calore a predicarvi la Fede Cristiana, forse non resterebbe più in que’ selvaggi paesi vestigio dell’Idolatria. Però scrive l’Autor d’essa Relazione: Piacesse a Dio, che gli Spagnuoli in vece delle crudeltà, che hanno esercitato nell’America, avessero proccurato di guadagnar colla medesima dolcezza que’ Popoli. Sarebbe loro senza dubbio riuscito, ed avrebbono poi potuto stendere le lor conquiste in lunghezza e larghezza, come ho riconosciuto io in un viaggio fatto colà: quando [p. 52 modifica]all’incontro la lor tirannia li fa essere in abominazione, nè sottomettono persone, se non colla forza. Lo sanno ben dire i Moscoviti, avendo la sperienza fatto loro conoscere, che per istabilire un nuovo dominio, ed incivilire Popoli selvaggi, bisogna trattarli con dell’umanità.

Questa Virtù, l’han tuttavia da imparare quegli Spagnuoli, che passano all’Indie non con altro fine, che per arricchirsi, comunque possano, e siccome gente, che si crede nata solo per comandare, e si reca anche a disonore la fatica delle mani, valendosi perciò in molti luoghi solamente di schiavi, o di gente straniera per lavorar le campagne: tanto più cercano di far valere nell’Indie, questo lor privilegio con grave discapito di que’ poveri abitanti. E quì convien ripetere, che nel gran tratto del Tucuman, Rio della Plata, Paraguai, Uraguai, Paranà ec. ch’io mi prendo la libertà di comprendere sotto nome di Paraguai, non han fondato gli Spagnuoli finora se non dodici Città, ed alcune altre Terre e Villaggi, e quelle poche Città son’ anche la maggjor parte di poco Popolo, e l’una dall’altra distanti centinaia di miglia. Nel distretto delle medesime v’ ha delle picciole Popolazioni appellate, come già dissi, Rancherie, con case per custodia de’ seminati e bestiami, i quali sogliono essere gli unici capi di rendita di que’ paesi. Usarono fin dal principio delle conquiste i Re Cattolici di dare in Commenda o Feudo non solo que’ terreni ripartiti, ma anche gl’Indiani, che quivi abitavano, o erano portati da altronde colà, a gli Spagnuoli conquistatori, o a i loro discendenti, che s’ erano più segnalati nelle guerre, acciocché ne godessero in premio delle loro fatiche sino alla seconda generazione con gli obblighi contenuti nelle Leggi [p. 53 modifica]dell’Indie. Dura tuttavia quest’uso; e passata la seconda generazione, torna la Commenda alla Corona Reale, nel cui erario passano per qualche tempo quelle rendite; quindi può il Governatore disporne il favore d’altra Famiglia benemerita, affinchè tutti successivamente sieno a parte della ricompensa e beneficenza Reale. Niuna giurisdizione nondimeno militare o civile godono ivi questi Commendatori, avendo solamente il diritto di riscuotere da alcuno de gli abitanti Indiani, giunto che sia all’età di dieciotto anni fino a i cinquanta, pezze cinque da otto in tributo annuale prescritto dalle Leggi. Di questa moneta è tenuto il Commendatore di dare il quinto al Curato, acciochè vi sussista, e possa attendere al governo Spirituale dell’Anime della sua Commenda. Il restante lo serba per sè, col carico nondimeno di assistere a i Suoi Indiani nelle infermità, e di proccurare, che non manchi loro il bisognevole per la cónservazione, e pel buon governo d’essi. Ancorché poi possa a talun parere alquanto gravoso un si fatto tributo, pure non lascia d’essere conforme alla pietà e alla prudenza questo regolamento stabilito da i Monarchi delle Spagne, e paragonato co i tributi, che pagano molti Popoli dell’Europa, si può chiamar lieve. Il male è, che le savie Leggi di quei Monarchi non son quasi mai osservate. Ognun ruba al Re; e più, se può, a i particolari; laonde intervengono oltre al suddetto aggravio de gl’Indiani altre avanie, che riducono in fine alla miseria e rovina quella povera gente. Molti son quelli, che debbono sopraintendere al Popolo, cioè per lo Spirituale il Vescovo, il Vicario, i Curati, gli Aiutanti, i Sagrestani, e simili, siccome pel temporale [p. 54 modifica] il Governatore della Provincia , i Luogotenenti, i Giudici ordinarj delle Città, il Correggitore, che in ogni popolarion si mette pel buon governo civile, i Commendatori, i Maggiordomi, e i Soprastanti destinati a far lavorare gl’Indiani, ed altri Padroni particolari, a’ quali volontariamente si sottopongono i paesani per la giornata; ed oltre a quelli vi son ancne gli Uffiziali Regj, che riscuotono i diritti di S. M. e finalmente i Protettori, che assistono al fianco de’ poveri ne’ Tribunali, senza de’ quali ogni atto de gl’Indiani sarebbe nullo. Se ciaschedun di costoro si contenesse entro i limiti del loro dovere, andrebbe come una carta di Musica tutto di buon concerto il governo de gl’Indiani tanto per lo spirituale, che pel temporale. Ma quantunque per l’ordinario i Vescovi, i Governatori, e i principali Ministri sieno retti e giustissimi, pure è impossibile, che in tanta moltitudine di Uffiziali subalterni non si truovino parecchi, i quali si lasciano trasportare dall’Interesse a commettere enormi ingiustizie e tirannie particolarmente in paesi, dove, siccome dissi, i più passano per sola ansietà d’empiere le loro borse senza esaminar punto, se per lecite o illecite vie. Da questa sfrenata avidità son dipoi nati, e tuttavia nascono gravi e intollerabili disordini, cagione per cui non s’è dilatata la Fede Cristiana, nè il dominio temporale de i Re Cattolici in quelle parti; e disordini quasi irremediabili, perché avvengono in paesi tanto lontani da gli occhi del Real Padrone, e de’ Ministri, che gli stanno a i fianchi, incapaci di applicar rimedj secondo il loro zelo a sì fatti sconcerti, dovendoli eglino regolare secondo le relazioni de gl’interessati medesimi senza sapere, se sieno [p. 55 modifica]eseguite sì o nò le commessoni Reali, che veramente tendono al bene di que’ Popoli tanto remoti.

Il mezzo più familiare, come se fosse l’unico, di cui si servono gli Europei, voglio dire gli Spagnuoli, che godono Commende, per adunar roba e tesori in quelle Provincie, è il servirsi del travaglio e lavoro de’ Sudditi Indiani, trattati comunemente non come uomini, ma come bestie da soma, non curando i Padroni la giusta Massima, che convien prendere la lana, e non già la pelle alle povere pecorelle. Certamente fa orrore il mirare, come que’ miseri son più oppressi, che gli stessi Mori Schiavi; e ciò perche i Mori comperati in Affrica si riguardano come mercatanzia e roba propria di chi può averne: laddove gl’Indiani siccome persone prestate dal Re, possono da un giorno all’altro passare ad altri Commendatori col variarsi de’ Padroni. Il perchè quegli Spagnuoli, i quali se non sono, certamente diventano Gentiluomini, subito che toccano l’America, si studiano di ricavare da quelli ultimi in fretta il frutto più copioso, che sia mai possibile, con aggravarli senza moderazione alcuna, tuttoché ne venga danno alla salute e alla vita di quegl’ infelici, e delle lor povere famiglie. E di qui poi nasce, che tanti d’essi o soccombendo sotto l’indiscreto peso se ne muoiono, o pur disperati se ne fuggono altrove, mettendosi a vivere con gl’Indiani liberi ne’ boschi lontani, per liberarsi da così dura schiavitù; e diventano poi assassini di strada, mantenendo unitamente con gli altri Indiani una guerra continua contro gli Spagnuoli, e chiamando la Religion Cristiana Religione del Diavolo. In tal maniera vengono a desertarsi le [p. 56 modifica]Popolazioni anche più numerose, o almeno a poco a poco si distruggono le famiglie Indiane con danno evidente della stessa Corona. E non è men lagrimevole il discapito della suddetta Religione in chi vi resta, perchè quantunque abbracciata da essi Indiani o punto non fruttifica, od anche va in nulla colla perdita di tante anime. Imperocchè occupati essi continuamente dalle fatiche nel coltivar le terre, e per lo più in paese lontanissimo dalle Chiese, non possono intervenire alla Messa, nè accostarsi a i Sacramenti, nè assistere alle istruzioni de’ Parochi, anzi bene spesso nè pur li conoscono. Di quella disgrazia partecipano ancora altre persone abitanti in esse lontane ville e terre al Servigio de’ Signori Spagnuoli, cioè i Negri, o vogliam dire i Mori, tutti ordinariamente schiavi, e i Mistizzi, cioè nati da genitore Spagnuolo, e madre Indiana, e vice versa; e i Mulatti, cioè nati da padre Moro, e madre Indiana, e vice versa. Certo è che non mancano i Padri della Compagnia di Gesù di scorrere ogni anno con carità e zelo inesplicabile per quelle Provincie e popolazioni, con far ivi le Sacre Missioni, amministrare i Sacramenti, e predicarvi la parola di Dio, non perdonando a fatiche e stenti incredibili per le lunghezze e difficultà de’ viaggi, e nè pure a spese di regali e limosine, che sogliono fare a quelle miserabili genti. Ma di questi Apostolici Ministri troppo è scarso il numero per sì gran messe. Non più che otto o dieci Collegi tengono quelli indefessi Operai della vigna del Signore nelle poche Città sparse per quelle vaste Provincie, e in alcuni d’essi non si contano se non sei Sacerdoti, ben’anche affaccendati nel loro ministero verso gli Spagnuoli abitanti nelle medesime [p. 57 modifica]Città. Quello di Cordova nel Tucuman, che è il più florido e numeroso de gli altri, perchè ha Noviziato, ed Università, pochi suggetti può somministrare al bisogno, trovandosi seicento settanta Popolazioni dipendenti dal governo di quella Città, le quali si stendono sino a mille ed ottocento miglia nel paese.

Non minore impedimento reca alla conversion de gl’Indiani la scandalosa vita de gli stessi Cristiani. Al certo la Pietà è un di que’ pregi, de’ quali, e con ragione, si può gloriar la Nazione Spagnuola; ma di tanti d’ essi, che vanno all’ America, ben pochisfon quelli, che risplendano per l’esemplarità de’ costumi, e colà si portino per diventarvi santi. E gli altri, i quali da gran tempo si truovano abituati nelle Città Americane, non fan già l’onore, che si dovrebbe alla nobilissima Religione di Cristo. Non riferirò io quì ciò, che intorno a i lor costumi rapportano le penne d’alcuni Viaggiatori forse appassionate, forse mentitrici, ma quello, di che ci assicurano gli stessi Missionarj, e i Libri stampati nella medesima Città di Madrid. Abbondano certamente anche nell’America fra i dominanti Spagnuoli persone veramente pie ed esemplari; ma nè pur vi mancano l’altre, che dall’ Intereffe, dal Lusso eccessivo, e dalle soverchie comodità e delizie si lasciano rapire alla corruzion de’ costumi, di modo che nell’esteriore sembra bensì Dio ben ivi servito, ma meno che in altri paesi della Cristianità si truova osservato ciò ch’egli comanda. Dall’un canto l’ignoranza, e dall’altro l’ingiustizia, l’orgoglio, la sete dell’oro, l’incontinenza, ed altre magagne deformano non poco il volto della santa Religione in quelle parti. Intanto han commerzio colle slesse Città Cristiane i [p. 58 modifica]confinanti Gentili Indiani in tempo di pace; osservano quella sregolata maniera di vivere, l’aspro trattamento che si fa d’altri poveri Indiani, e come coll’opere non pochi smentiscono la Religione, che colla bocca professano, ed anche quelli, che più de gli altri son tenuti, a dar buon’ esempio, perché la predicano a gli altri. Perciò per quanto i Missionarj Gesuiti, Religiosi, che anche nell’America per confessione de gli stessi Eretici col sapere congiungono l’illibatezza de’ costumi, si sforzino d’insinuare e predicare a questi tali Indiani la Fede dì Gesù Cristo: pure s’ accorgono in fine di parlare a sordi; e quand’anche talvolta riesce loro di guadagnarli, poco stanno poi a perderli: troppa forza avendo in essi il pessimo esempio de gli stessi vecchi Cristiani. Allorché loro vien detto, non permettere la Legge nostra, se non una Moglie, e che la medesima è Maestra della Carità, dell’umiltà, dello sprezzo delle cose terrene, ed altre simili verità: cominciano anch’essi in faccia a i Missionarj a citar tutto l’opposto del vivere libertino da loro ben’ osservato nelle Città Cristiane, pagandoli con sorrisi di scherno, così che va a finire in fumo tutta la caccia di que’ fervorosi Ministri. In somma la sperienza ha fatto troppo conoscere a i PP. della Compagnia, che non è da sperar profitto in Indiani, i quali possano conversar con gli Spagnuoli, e doversi rivolgere tutto lo studio delle Missioni a que’ soli Popoli, che vivono lungi dalle Città e dal commerzio de gli Europei, siccome fra poco vedremo, ch’essi felicemente han fatto. Ma non si può lasciar di deplorare la strana mutazion delle cose. Ne’ primi Secoli della Chiesa i dominanti Pagani, immersi per lo più ne’ Vizj, al [p. 59 modifica]mirare la compostezza, l’amor fraterno, l’abborrimento ad ogni azione mal fatta, e tante altre Virtù de’ Cristiani, per lo più allor povera gente, toccati nel cuore, perché convinti dalla bella Morale insegnata dal Vangelo, e praticata da’ suoi seguaci, davano un calcio a i loro Idoli, ed abbracciavano la Fede santissima. Siam forzati ora a vedere tutto il contrario, cioè che i nostri costumi screditano questa Religione, tuttoché sia la stessa, che quella de’ primi Secoli, somministrando pretesti di fuggirla, o di abborrirla a chi vive unicamente d’esempio, e prende per difetto di si santa Legge quello che è colpa de’ soli particolari.

Un altro pernicioso effetto han prodotto le violenze usate da gli Spagnuoli a i Selvaggi Indiani, cioè che soffrono ora da chi sta loro vicino molte insolenze e beffe, senza che ardiscano di gastigarli, amando più tosto di pazientare, che di romperla con loro. Imperciocché se vengono a rottura, que’ selvaggi si mettono a inquietar le strade, o devaatar le campagne, e fan paura alle stette Città, alcune delle quali hanno altre volte distrutte, senza che gli Spagnuoli abbiano potuto non dirò suggettar’ essi, ma nè pur difendere se stessi. Leggesi in oltre nel Memoriale del P. Aguilar scritto nel 1735. di cui parlerò altrove, che altri Indiani irritati da gli Spagnuoli affliggono continuamente le Città del Tucuman in maniera tale, che non solo tengono totalmente impediti, e sommamente rischiosi tutti i cammini, che solevano essere verso il Perù; e da pochi anni a questa parte sono stati sì continui e numerosi gli ammazzamenti, e le prigionie de’ Cristiani, che non solo hanno obbligato a spopolar grandi e fertili Distretti, ed han come bloccate le stesse Città, [p. 60 modifica]dopo aver fatto delle uccisioni in chiaro giorno, e a la vista delle Città medesime, con porre alcune d’esse in tale angustia, che non può persona uscir di notte con sicurezza fuori di Città, anzi appena fuori di sua casa senza pericolo di cader in mano de’ nemici Indiani. Ed ecco i frutti della violenza, dell’orgoglio, e del cieco Interesse, mezzi troppo impropri, anzi contrari al fine di chi vuol guadagnare, o conservar Popoli, avvezzi alla lor libertà. Ed ecco la cagione, per cui centinaia di miglia fra Buenos Ayres, Cordova, Santa Fè ec. si truovano disabitate, cioè senza abitazione alcuna d’Indiani Cristiani, e molto men di Spagnuoli, abitando ivi solamente assaissimi Indiani selvaggi loro nemici; e pur quelle campagne perché somministrano il pascolo ad una innumerabil copia di Buoi e Cavalli liberi e senza padroni, fan conoscere, qual gratitudine se ne potesse promettere, qualora fossero ben coltivate, e vi si godesse la pace.