Il Dio dei viventi/XLI

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Parte XLI

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XL XLII

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Quando arrivò Zebedeo, sul tardi, Bellia non era tornato ancora. La moglie stesa sul lettuccio, supina pallida e fredda, aveva gli occhi sbarrati, la bocca contorta da un lato, il che le dava un aspetto ghignante spaventoso. Neppure l’angoscia per l’assenza del figlio superava in Zebedeo l’angoscia che gli diede quel viso; gli parve il viso stesso del castigo.

— Maria, — le mormorò sulla bocca, — supereremo tutto, vedrai, supereremo tutto.

La donna non rispose, non si mosse: ed egli si sollevò per lasciar posto al Dottore dal quale s’era fatto accompagnare. [p. 251 modifica]

Il Dottore esaminò l’ammalata con una rapidità che a Zebedeo parve indifferenza: e trovò che nonostante il polso freddo e lento essa aveva la febbre.

— Come t’inganni, asino, — gli diceva fra di sè Zebedeo: — essa ha perduto la ragione per il dolore, e tu per poco non dici che è semplicemente raffreddata.

E senza osare di rivelare tutto il suo terribile dubbio, che la moglie fosse impazzita, cercò di trasmetterlo al Dottore:

— Qui, Maria Caterina non è mai stata bene; fin dal primo giorno fu presa da una tristezza profonda, da un’inquietudine ingiustificata: abbiamo commesso una pazzia col farla uscire di casa, lei che non usciva mai, e procurarle queste pene mortali.

Il Dottore interrogava le donne, e la serva raccontò come la madre s’era davvero mortalmente inquietata in quegli ultimi giorni per le assenze e le disobbedienze di Bellia.

— Ma era già tanto turbata sin dalla mia ultima visita, — riprese Zebedeo [p. 252 modifica]irritandosi per la disattenzione del Dottore; — aveva gli occhi fissi e la mente sconvolta.

Il Dottore intese finalmente, ed ebbe un cattivo sorriso.

— Un po’ pazzi lo siete tutti, — disse, — e tu più di tutti. Ed io pure che mi sono lasciato rimorchiare da te, per constatare un semplice fenomeno d’isterismo. Tua moglie è isterica come tutte le donne, vuoi sentirlo? Appena quel piccolo mascalzone di tuo figlio sarà ritornato a casa essa starà meglio di me e di te. Occupati piuttosto di lui, e pensa di frustarlo bene al suo ritorno.

La moglie dell’ospite intervenne:

— Per il ritorno del ragazzo non c’è da preoccuparsi tanto: sono appena due giorni che lui e i suoi compagni mancano, il mare è sempre agitato, e si vede che essi non possono uscire dalla grotta. Una volta mio nipote e altri gitanti stettero lì dentro ben cinque giorni.

— Bellia non è più nella grotta, — disse una voce gutturale, che parve quella di [p. 253 modifica]un ventriloquo. — Io stessa ci sono stata, questa mattina presto, e non l’ho trovato.

Era la malata che parlava, senza muoversi, senza chiudere quei suoi occhi tetri che parevano quelli di un’annegata.

Rosa diede un piccolo grido, e Zebedeo si piegò di nuovo sulla moglie per interrogarla meglio.

— Deve essere uscita quando io non c’ero, — disse la ragazza con terrore, — infatti ho trovato le sue scarpe tutte bagnate; e durante la giornata non ha parlato che di questo viaggio.

E guardava severamente le ospiti. Le ospiti non si erano accorte di nulla, però non affermavano con sicurezza che la donna non fosse uscita.

Il Dottore alzò le spalle, guardandosi intorno infastidito; era stanco, aveva fame e aspettava un momento di calma per chiedere da mangiare e da dormire. Più che la malata lo preoccupava Zebedeo perchè durante il viaggio non aveva fatto che sragionare parlando sempre dell’eredità del fratello e della malvagità di Lia alle cui [p. 254 modifica]stregonerie attribuiva tutte le disgrazie della sua famiglia. E chiedeva al Dottore consiglio sul come poter placare la donna.

— Ebbene, — aveva risposto il Dottore, — regala a Lia l’eredità e vedrai che si placa.

— Io sono disposto a tutto, ti giuro che sono disposto a tutto, Antonino.

— Allora aspetta; prima devi fare il conto con me.

E Zebedeo aveva aperto il portafoglio offrendogli tutto quello che aveva: era disposto a dare anche la camicia, pur di salvare qualche cosa dal naufragio della sua famiglia.

— Maria, Maria, — diceva adesso alla moglie passandolo una mano sul viso come per ricomporne le fattezze; — dimmi com’hai fatto ad andare alla grotta perchè possa andarci anch’io. Forse non hai guardato bene. Bellia è ancora là dentro. Un nipote della nostra ospite con altri compagni c’è stato dentro cinque giorni.

— Va a cercare il pescatore d’arselle, — mormorò la moglie, — lui solo potrà [p. 255 modifica]condurti perchè la sua barca ha la croce. Ti condurrà nel purgatorio, dove già sono io.

Egli si alzò, nero in viso come scottato da una fiamma, poi si piegò su sè stesso e parve cadere sul lettuccio, davanti al quale a poco a poco s’inginocchiò.

— Signore Dio mio, — disse con una semplicità commossa che turbò i circostanti più che se egli avesse declamato e urlato, — sono peccatore anch’io, e voi conoscete le mie colpe; ma non punite per me gl’innocenti. Ho defraudato un orfano, e la vostra maledizione s’è abbattuta sopra di me: dichiaro davanti a questi cristiani che restituirò subito il mal tolto; ma che mio figlio e mia moglie siano salvi dal pericolo.

— Ed io lo sapevo, — disse la moglie con voce di sonno, senza muoversi.

— No, tu non lo sapevi, — protestò subito Zebedeo: — lo sospettavi forse, ma non lo sapevi. Nessuno lo sapeva: tutti però lo sospettavano perchè il male non si può nascondere.

Il Dottore ascoltava sogghignando; con [p. 256 modifica]quel suo testone di capro, fra tutti quei visi attenti turbati più dal pentimento e dal coraggio di Zebedeo che dalla sua confessione del peccato, pareva l’incarnazione dello spirito maligno.

— Dimmi un po’, Zebedeo, — disse con aspra ironia, — sei certo delle tue chiacchiere? O dobbiamo buttarti un secchio d’acqua sulla testa?

E Zebedeo si tolse umilmente la berretta, come per ricevere il secchio d’acqua.

— Se io sono pazzo, — disse frenando la sua naturale fierezza, — lo sono per volere di Dio: anche questo è un castigo. Ma no, non lo sono. Quando a mio fratello Basilio venne il colpo mortale, io gli tolsi le vesti e lo misi a letto; e dalla sua tasca ho preso il testamento col quale lasciava i suoi beni al figlio Salvatore.

— Ma sei certo che è suo figlio? E se ti dicessi che è mio?

Tutti si volsero a guardare il Dottore; la stessa malata sollevò la testa e spalancò gli occhi.

E Zebedeo provò un senso di vertigine: [p. 257 modifica]ricordò l’odio di Lia per il Dottore; certe rassomiglianze di linee fra questi e il ragazzo; perchè non poteva essere così? Tante volte egli aveva follemente sperato che fosse così: — Salvatore figlio di un altro padre; tutto il resto illusione della sua coscienza; non solo, ma che Dio stesso lo avesse guidato in quello che egli credeva iniquità ed era invece giustizia. Poi scosse la testa senza sollevarla; no, era il demonio che lo tentava per mezzo del Dottore.

— Tu puoi burlarti di me, Antonino; altre volte hai fatto di queste burle. Ricordo che l’apparizione di Sant’Antonio a quella povera idiota dicevi di averla combinata tu, e altre cose ancora. Ma non importa; io ho commesso il male sapendo di commetterlo e voglio ripararlo; voi qui tutti mi siete testimoni; se entro otto giorni non avrò rimesso ogni suo avere a Salvatore potete accusarmi al giudice come l’ultimo dei ladri: e Dio continuerà a punirmi.

— Questo si chiama parlare chiaro con [p. 258 modifica]Dio; e adesso che sei venuto a trattative con lui, alzati e calmati, — disse il Dottore tirandolo per il braccio, mentre le donne intorno piangevano.

Zebedeo obbedì; si alzò ad occhi chiusi come un bambino punito e si asciugò il sudore dalla fronte; in verità sentiva un po’ di sollievo poichè aveva vomitato il serpente che da tanto tempo gli rodeva lo stomaco; e, illusione o realtà? gli parve che anche il viso della moglie si ricomponesse.

A rassicurarlo di più sopraggiunse l’ospite che fin dalla mattina si occupava a ricercare Bellia:

— Alcuni giovani animosi sono riusciti ad arrivare con una barca fino all’apertura della grotta: non è possibile ancora andare dentro e tanto meno uscirne perchè il mare è grosso, ma quei giovani hanno veduto un lume nell’interno del luogo, segno che i gitanti sono là. Non solo, ma il barcaiuolo che ha l’orecchio abituato a tutti i rumori, crede di aver sentito il suono della fisarmonica. [p. 259 modifica]

A queste parole la madre sollevò di nuovo la testa sul guanciale ascoltando: le pareva di sentire anche lei quel suono, e lo benediceva.

— E allora possiamo mangiare, — disse il Dottore.

Anche a quello l’ospite aveva provveduto; ma Zebedeo non volle sedere a tavola: andò in cerca del barcaiuolo che era stato fin sotto la grotta e lo interrogò a lungo. In ultimo gli propose di ripetere con lui la gita, ma l’uomo era stanco e rifiutò. Allora Zebedeo cercò il pescatore di arselle: trovò solo la barca nera con la croce a prua, solitaria come una tomba sulla spiaggia rischiarata dai lumi della casa bianca. Nuvole basse e gravi s’accapigliavano sul cielo spinte e risospinte dal venti; il mare ribolliva e rombava sempre e la sua ira pareva senza fine.

L’uomo andava lungo la spiaggia: su e giù. A volte si proponeva di arrivare per terra fino al promontorio della grotta a tentare di comunicare col figlio attraverso le roccie; a volte pensava di camminare [p. 260 modifica]verso nord, verso il paese dov’era Lia, per inginocchiarsi davanti a lei e confessare la sua colpa.

— Finchè non è placata lei il mio ragazzo è in pericolo, — diceva a voce alta: — e il Signore mi parla con la voce del mare.

Poi tornò alla casetta. La moglie stava sempre sul lettuccio ma aveva chiuso gli occhi e aspettava tranquilla. Nelle stanze attigue si sentivano il Dottore e l’ospite discutere fra un allegro tintinnìo di bicchieri e di stoviglie, cosa che irritava Zebedeo e lo induceva a maledire il prossimo. Odiava il Dottore perchè gli sembrava la causa indiretta della sua disgrazia, e si pentiva d’aver confessato la colpa davanti a lui: quella sua beffa dopo la confessione e adesso questa sua indifferenza e questo suo godimento che irrideva il dolore lì accanto, avevano qualche cosa di demoniaco. In fondo però Zebedeo sentiva che questa è la realtà della vita.

— E pensare che si farà pagare anche questo; ma se Bellia non torna, l’ammazzo. [p. 261 modifica]