<dc:title> Il Misogallo </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator><dc:date>1789-1798</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_I&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20210211122723</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_I&oldid=-20210211122723
Il Misogallo - Sonetto I Vittorio AlfieriGli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu
Così all’infima feccia delle turbe Cadea ’l comando, ogn’uom regnar volendo.
Preso ha il timon chi fu pur dianzi al remo;
E toga, e mitra, e spada, e scettro, e penna,
Tutto in un fascio, appiccasi all’antenna,
Scherno alla Ciurma onde ogni capo è scemo. La trista barca, ridotta in estremo,
Vele rinnuova all’arbor, che tentenna,
E, imberrettato, Libertade accenna,
Ma in preda lascia ai venti e prora, e temo. Ora i fianchi rintoppa, or con la tromba
A forza aggotta; indi secura tiensi,
Tal che di gioja il grido al Ciel rimbomba. Poco intanto il biscotto, i mari immensi,
Tutto è sentina in quella viva tomba:
E così ai liti di Fortuna viensi.