<dc:title> Il Misogallo </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator><dc:date>1789-1798</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_III&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20210211122507</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_III&oldid=-20210211122507
Il Misogallo - Sonetto III Vittorio AlfieriGli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu
O Dea, tu figlia di valor, che aggiungi,
Duo gran contrarj, Indipendenza, e Leggi;
Tu, che da’ miei primi anni il cuor mi pungi,
E mia vita, e’ miei studj arbitra reggi;
Tu, di Giustizia suora, or ten disgiungi?
Religïon, già base tua, dileggi?
Lagrime, ed auro da ogni tetto emungi?
E tempio infetto infra vil gente eleggi? Ah! no, la Diva mia, del Tebro Diva,
Del Tamigi, e di Sparta, ai Galli ignota,
Mai non volò su questa infausta riva. Licenza è questa; alla lisciata gota
Ben la ravviso; e, d’ogni pudor priva,
Volger si affretta la sua breve ruota.