Il Novellino/Parte quinta/Novella XLII

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Novella XLII - La Regina de Polonia innamorata
d'un suo cavaliere manda a morire el figliuolo del Re e suo, e per varii e diversi accidenti devene re

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Novella XLII - La Regina de Polonia innamorata
d'un suo cavaliere manda a morire el figliuolo del Re e suo, e per varii e diversi accidenti devene re
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NOVELLA XLII.




ARGOMENTO.


La Regina di Polonia manda a morire uno suo figliuolo, e d’un suo cavaliero se ingravida e parturisce femina: el figliuolo per diversi e varii accidenti campa, e come a figlio palesata la verità del fatto fa morire la regina soa madre, e lui re rimasto piglia la figlia del Re d’Ungaria.


A LO MOLTO EXCELLENTE E VIRTUOSO SIGNORE DON FERRANDO DE GIVARA, CONTE DE BELCASTRO1.


ESORDIO.


Avendo per molti anni la intera virtù de te magnanimo cavaliere Castigliano cognosciuta, e quella da tua illustre stirpe non degenerare, deliberando una de mie novelle scriverti, non ho voluto se non di materia alta e di gran principi te la mandare, a tale che leggendo possi comprendere che la temeraria baldanza che oggi usano le donne nello mandare a richiedere coloro che da esse sono amati, in altri regni che nel nostro e da grandissime maestre è già usata e posta in pratica, e tanto differenti [p. 435 modifica]dalle nostre Italiche, quanto le oltramontane madonne quando loro vien meno l’arte adoperano la forza, come tu exceliente signore Conte con maraviglia leggerai. Vale.


NARRAZIONE.


Germino Re di Polonia, per quello che da più Poloni ho già inteso, fu nei dì soi molto savio e prudentissimo signore, el quale essendo rimasto senza moglie e senza alcuno figliuolo, ancora che avvicinassero li anni de soa senectù, per non lassare dopo lui el regno a strana nazione, a remaritarse se condusse, e tolse per moglie la sorella del franco re de Bossena2 giovene e molto bella, la quale avendola con regale cerimonia receduta e oltremodo piacendoli, quanto la propria vita l’amava. El che forsi a la Regina non bastando quello che in sorte le era toccato, propose con ogni istanza cercare de godere de l'altrui beni; e avendo posto gli occhi addosso a un liggiadro cavaliere cortesano, senza volerse d’alcuna persona fidare, lei medesima in camera chiamatolo, con assai acconcia maniera che dovesse a soe disordinate voglie consentire strictamente el [p. 436 modifica]rechiese dicendogli: A te deveria essere caro el mio amore perchè tu devi considerare chi sono io, e con che passione te parlo; e ancora che questa sia grande impresa per te intrarci, pur debbi considerare che a un medesimo pericolo sono io come sei tu, e Amore è gran signore, contra la forza del quale mortale niuno mai potè resistere. E per ben che molti esempii de ciò te ne potessi in presente redurre a proposito, pur ve n'è uno al quale devi rimanere contento, e sequir quello ch’io te comando; dicote del forte Hercules, il quale avea morto el Cerbero, scortigato il leone, e per amore imparò filare lana. Non te dico nulla de Teseo, il quale abbandonata la soa Adriana tutto volse essere de Fedra, non curandose però niente del suo Ipolito. E ancora che queste verissime ragioni siano al mio proposito a farte movere a contentare la mia voluntà e l’innamorato core il quale per tuo amore se distrugge; e del certo e senza certo3 se mel negherai sarai cagione de la mia morte, la quale non possendo doppo remediare, ne pigliarai dispiacere in lo avermi de questo mundo cacciata per toa gran crudeltà: però adesso che è tempo me aiuta. E in questo se tacque. Il cavaliero, che de molte virtù era accompagnato, cognoscendo quanto eccessivamente ciò facendo avria lo onore e la propria vita del Re suo signore offesa, doppo le oneste reprensioni dateli, le rispose: Con che onore e con che faccia io potria procedere a tale nefando delitto? tu se' la corona de la testa del mio signore, e a lui sono obbligato essergli fedele, spronandome in ciò la legge de la natura. Qual [p. 437 modifica]morte saria, per ben fosse crudelissima e piena di nefandi martirii, eguale al mio errore, prevaricando in tale offesa della soa Maestà? quale se può dire maggiore che è in el primo grado? che il mio signore sapendo tal vergogna se contenteria essere più tosto un vile fante de cocina, e, che peggio è, eleggerla di soa volontà la morte. Però, illustrissima Regina, remanete dal proposito errore, e non credete per me giammai tal cosa ad altri farne parte, anzi serratala al mio cuore mel tacerò, e Voi tenerò de continuo sopra la testa mia: e se per avventura per vostro piacere desiderate lo esilio de mia persona, dicetemelo adesso, che io anderò ove me sarà imposto a pascere le erbe selvagge, né mai me curerò de vedere faccia de uomo vivente alcuno; concludendove con vera conclusione el mio dire, prima soffrire mille morti che in sì fatto errore cascare giammai. Per el che la Regina turbatissima gli disse: Tedi, misser Demitrio, se tu de contentare el mio desiderio te disponi, io sono pur gravida del signore Re, e sì te prometto sopra la mia fé che venendo el parto a compimento, di ciò che sarà, lo fare de continente morire, e doppo ingravidandome de te, come non dubito, oltre che tu fin che il vivere ne sarà concesso te goderai e della persona e della facultà mia, quella erede che da noi provenerà, come del Re fosse, sarà con diligentia allevata, e verrà indubitatamente a succedere in questo nostro regno. E se pure ostinato in sul negare stare vorrai, te delibera absentare da qui in maniera che mai novella de te me pervenga, che io te giuro de farle dove che te sento vituperosamente morire. Il cavaliere da gli aspri minacci molto impaurito, e da tanti presenti e futuri [p. 438 modifica]promessi beni con le bellezze insieme, e di tale madonna, racconfortato, dopo più e diversi consilii con seco medesimo in pronto avuti, per ultimo partito prese di fare quanto per la Regina gli era comandato. E così a non partire a tanto libidinoso volere interamente satisfare e cogliere gli amorosi frutti d’amore se può presumere che quando da comodità loro era concesso de tale furtivo amore con gran piacere se godeano. Dove avvenne che al tempo debito la Regina partorì uno bellissimo figliolo; della natività del quale e dal Re e da tutti Baroni e popoli ne fu fatta mirabile festa, e fu nel battesimo Adriano chiamato. Il che ancora che la impia Regina come a madre dolesse insino al cuore farlo, come avea già deliberato, morire, pure per non turbare in alcuno atto l’amante, essendo più che mai per la lunga passione negli amorosi anzi negli adulteri lazzi avvolta, del tutto se dispose mandare in parte ad effetto il suo crudelissimo e detestando offerto partito. Erasi per avventura nella Corte del Re suo marito un cavaliere ungaro con moglie e figliuoli reparato, che dal Re de Ungaria avea per certo isdegno avuto bando; e sentendo la Regina che la moglie de l’ungaro avea de quei prossimi dì similmente parturito uno figliolo assai bello, le occorse nel pensiero colei sola possere al suo proposto satisfare, e fattasela chiamare, dopo le accoglienze le disse: Costanza mia cara, quanto e quale sia de grandissima importanza quello che teco fidarme intendo, e come te serà de bisogno de secreto tenerlo, essendo tu prudente, come sei, la qualità del fatto a te medesima ne farà far giudiciò: pregote dunque per lo solo Iddio e per li beneficii da me recevuti e per li molti maggiori che de [p. 439 modifica]recevere aspetti, te piaccia prima con tuo grandissimo profitto el mio desiderio contentare, e appresso la cosa passare con quella taciturnità che tu medesima estimerai el bisogno la ricercare maggiore. Costanza con umiltà grande rispose, che de fidarse de lei, come che meritevole non ne fosse, contentasse il suo desiderio; ma che essa avria prima eletta la morte che con alcun vivente cosa che le dicesse palesasse giammai. Allora la Regina le disse: Egli è di bisogno, per un certo respetto che non senza cagione me move, quale al presente scoprire non te posso, che il tuo figliolo con quello del Re e mio sia cambiato; dal quale cambio per indubitato puoi tenere el tuo figliolo venerà nel regno a succedere: quello che è de mio desiderio che avvenga, essendo io pure matre, e tu savia, io non tel posso dire, e tu compitamente considerare il puoi; nondimeno tale mio volere al tuo provedimento e a beneficio de fortuna lo remetto. La Costanza che quivi forestiera e in povertà estrema se vedeva, ancora che molte e diverse novità l’andassero per lo capo de tale strana dimanda, pure pensando a la presente comodità ed a quello che al figliolo potria avvenire, respose ad ogni suo volere essere apparecchiata: e in casa retornata e col marito consigliatasi, parve a tutti per le ragioni già dette quello se mandare ad effetto; e cosi tolto el suo figliolo e in camera de la Regina portatolo, e de fasce e d’altri panni i figlioli travestiti, fu tra loro il contrattato baratto già fatto. Ahi perversa fortuna, chi è colui che possa la toa velocissima e pericolosa rota fermare? Ahi fortuna, ben che tu sei da gli alti principi negata e in tutto dal secolo sbandita, non però [p. 440 modifica]tu ne monstre alcuna vendetta se non quando lo fai per rapacissima rabbia. Tu ben sapevi dove reuscisse la trama. Uno pensava la Costanza, e un altro la Regina: la Costanza con lo pensiero de fare lo proprio figliolo re, non vide la prestissima morte del proprio innocente figliolo; e a la Regina ancora fu occulta la cautela de la povera notrice, la quale essendo matre aveva cosi de l’estraneo come del proprio fanciullo cura: pensi chi ha intelletto questo. La Costanza col regio formosissimo figliolo sotto poveri panni avvolto a la soa piccola stanza se ne venne, e il suo in tanta altezza, come che poco gli durasse, lassò: e quantunque lei avesse a bastanza cognosciuto intrinseco volere de la prava Regina essere che Adriano non avesse del suo latte né di altre né poco né molto gustato, pure lei considerando la malignità de la ribalda matre, la innocenza del povero figliolo, e la soa medesima coscienza insieme, deliberò se morte ne dovesse recevere come a proprio figliolo e con gran delicatura lo allevare; e così fece; e poco appresso fatto credere a la Regina che era morto, occultamente in casa el notriva. La iniqua Regina che con contrarii venti navigava non fe’ fornire uno mese al figliolo de la povera Costanza che con violenta mano lo fe’ de vita privare; de la morte del quale tutta mestuosa lacrymevole e trista mostrandosi, diede ad intendere al Re, e a tutto el resto de la Corte, e a la Costanza altresì con colorata cagione che da naturale corso tale morte era causata; de che dal Re e da’ sudditi fu tale acerbo caso con incomparabile dolore tollerato. Misser Demitrio che per fermo tenea il morto figliolo essere quello dalla Regina parturito, [p. 441 modifica]quantunque summamente gli piacesse, pure con admiratioue non piccola fra sé medesimo giudicava colei sola ogni altra scellerata femina de crudeltà avanzare; nondimeno né questo né altro ebbe tanta forza de retrarlo dal cominciato lavoro, nel quale con comune piacere continuando, la Regina de lui se ingravidò, e al dovuto termine parturì una molto bella figliola, la quale el Re pigliata per soa, ne fe’ gran dimostratione d'allegrezza. La Costanza che con dolore mai simile gustato aveva el morto figliolo col marito insieme amara e occultamente pianto, e come a pratica e intendente cognosciuto a bastanza la domestichezza e favore de la Regina al cavaliere suo amatore con effetti dimostrati che passavano li termini del dovere e della onestà, con seco raccolse tutto el fatto come era pontualmente successo, non altramente che se lei a tutto fosse intervenuta; e da dolore e disdegno de tale e tanta scelleranza vinta, non se ne possea dare pace. Ed avendo el marito per mezzo del re di Polonia la grazia del re d’Ungaria racquistata, pochi dì appresso la morte di loro figliolo in Ungaria se ne retornorno, e tre altri figlioli ne condusse col secreto Adriano, il quale da essi non altramente che proprio figliolo era amato e con gran tenerezza allevato; dove da gli altri loro signori furono benignamente recevuti e onorati caramente. Costanza visitando de continuo la Regina e da lei lietamente raccolta, avvenne che avendo la Regina uno bellissimo figliolo quasi de uno medesimo tempo con Adriano, la soa balia se infermò in maniera che non valea darli del suo latte: el che la Regina tenerissima del figliolo avea mandato per più e diverse donne che in tale [p. 442 modifica]servigio intervenissero, e, come forse li cieli aveano deliberato, il figliolo del latte di niuna volse assaggiare se non de quello de la Costanza, il quale con tanto piacere pigliò quanto quello de la soa balia pigliare solea. De che la Regina ne fu oltra modo contenta, e caramente la pregò che sin che altramente provedesse non le fosse grieve il figliolo gli notrire: el che a Costanza fu carissima tale rechiesta, e paratissima al chiesto servigio se offerse: dove la Regina le fe’ spacciatamente una stanza dentro el palagio per sé e per le brigate acconciare, nella quale con grandissimo amore e diligentia ambi li figlioli allevava. La fortuna per altrui beni non volendola de sì degna e gloriosa coppia per molto tempo fare stare accompagnata, accadde che una notte tra le altre con gran infelicità in mezzo de coloro dimorando, da soperchio sonno assalita se addormentò sopra al figliolo del Re d’Ungaria, e in maniera el venne premendo che a lo svegliare sel trovò morto a lato; e dolente a morte, come ciascuno può pensare, doppo che longamente lo ebbe pianto, vedendo che el lacrymare a remediare non giovava, pensò a la sua medesima salute reparare, e pigliato el molto amato Adriano che col morto figliolo grandissima somiglianza tenea, de le veste del quale adobatolo, col marito insieme senza alcun sentore il morto figliolo sotterrato, il vivo la matina come era già solita a la Regina dimostrato, nè per lei nè per altro fu se non per suo proprio cognosciuto. La Costanza doppo il fatto più sollecita devenuta, con doppio amore il suo Adriano allevava; il quale nella età virile pervenuto, e in maniera che generale esempio e de virtù e de bellezza a tutti gli Ungari già [p. 443 modifica]era, successe che la Regina de Polonia, non dopo molto tempo della soa enormissima fatta baratteria, rimase vidoa, e avendo la soa illegittima figlia molto bella, e lei nè de l’amante nè d’altri più figlioli prodotti, propose a questo cambiato e recambiato figliolo del Re d’Ungaria, ancora che secondo genito estimato fosse, volere la figliola per mogliere e il regno in dote donare. E fatto el pensiero, mandò soa imbasciarìa onorevole con tale richiesta al Re de Ungaria, il quale dopo più contratti fermata tra loro la parentela, e venuto il tempo che la festa e sposalizie se doveano celebrare, el Re suntuosamente pose in ordine tutto, tra la soa Costanza e il marito4, ed essendone posti in camino, e già intrati nel regno di Polonia, parve già tempo a Costanza traere el suo caro figliolo dallo esacrabile errore al quale lui innocente con tanto piacere correa; e col suo marito de secreto chiamatolo dopo l’acconcio e ornato esordio gli narrò e disse di chi era figliolo, e come e perchè da lei allevato, e per quale cagione era per lo figliolo del Re d’Ungaria tenuto, con quello insieme che tra soa matre e il cavaliere suo patregno avea apertamente cognosciuto, e ogni altra cosa soccessa insino allora pontualmente gli ricontò. Adriano che Adoardo era chiamato, avendo con grandissima ammiratione e rincrescimento tanti varii casi ascoltato, non bastando le parole a rendere a la sua cara nutrice de tanti ricevuti beneficii guidardone, se reservò nella sua mente con fatti farele recompensa tale che da presenti e da posteri saria de gratitudine commendato: e ancora che fosse molto più savio che a la soa glovenile età [p. 444 modifica]non se rechiedeva, pure con loro consigliatose deliberò l'ordine tra loro preso con virilità grandissima mandare a compimento. E arrivato dove arrivare doveva, fu da la Regina de Polonia e da soi baroni e popoli con gran trionfi raccolto e recevuto, e onorato come a sì gran principe se spettava; e la matina fatta con debite cerimonie la messa celebrare, sposò e prese per moglie la figliola de soa medesima matre; ed avvicinatasi l’ora ch’el matrimonio tra loro se dovea consumare, el novello Re con arte se finse de la persona indisposto in maniera che per consiglio del suo medico fu la loro congiuntione fin che lui era ben convaluto differita. Dove fra quel mezzo lui pigliò pacifica e intera possessione del regno, e de tutte soe tenute, e da baroni e da popoli avuto il debito omaggio, e appotoratose5 in manera che d’alcuno temere non gli bisognava, una notte fe’ occultamente la madre e misser Demitrio pigliare, e separati de diversi e fieri tormenti de secreto fattigli tormentare, ognuno da per sé confessò appieno come dal principio insino a la fine era el fatto passato. La quale confessione già fattala da tutti doi a pieno populo ratificare, e de quella con la diposizione della Costanza e del marito insieme fatto uno autentico processo fabricare, e de quello a tutti i Principi Cristiani copia mandatane a purification del suo onore, la matina seguente fe’ la scelerata matre col disliale cavaliero insieme in un medesimo palo come se convenne [p. 445 modifica]publicamente brusciare: e a la sorella che innocente era fatti i capilli tondare, la fe’ in un monasterio fin che visse con diligentia guardare. E ciò fornito, mandò doi de’ suoi primi baroni al Re de Ungaria a significargli più distintamente il fatto, e appresso gli dire, come lui cognoscendo tener lo esser con la vita e lo stato insieme da Sua Maestà, che del regno e della persona disponesse come da prima aveva pensato de farne quando per figliolo lo avea in tanto bene mandato. El re d’Ungaria che con maraviglia grande e poco piacere el fatto avea già inteso, dopo più e diversi pensieri sopra tali strane novità avuti, essendo pur prudentissimo, gli occorse nella mente dopo che lui aveva el Re di Polonia per figliolo perduto, volerlo per genero acquistare; e avendo una soa figliola molto leggiadra e bella, de comune consentimento e pari volere gli la donò per moglie. La quale con grandissima festa e reale solennità recevuta, donato grandissimo stato a la Costanza e al marito, e del privato suo consiglio fattigli, con quiete e pace, con grande amore verso la soa donna, e con belli figlioli, con piacere de Dio e contentezza de’ soi sudditi, lungo tempo godendo vissero.


MASUCCIO.


Quanto la verità è virtuosa santa e perfetta, e come né vizio né sceleranza può nè vale quella ledere ammacchiare o in alcuno atto occupare, che a la fine pure per divina o per umana operatione o per sua bontà medesima non vada de continuo a summa, passando le travagliate acque senza mai né falde né piede bagnarsi, li ricontati casi del nostro [p. 446 modifica]Adriano, della madre, e della nutrice ne rendono aperto testimonio. Ma lassando el novo Re con la nuova sposa a godere, e solo la parte del figlio dalla matre a uccidere dato, e con tanti variati casi pur nel suo stato reposto, pigliando, me tira a ricontare un’altra degna e pietosa istoria de uno nostro cavaliero Salernitano, il quale avendo la sua figliola giustamente a morire mandata, con certi non pensati o strani accidenti, venne con l’amante insieme della eredità paterna a godere, e il fatto con onore e lieto fine fe’ terminare.

  1. La famiglia Guevara, o come dice Masuccio Givara, venne nel regno con Alfonso d’Aragona. «Perseverando il Re in farsi benevoli i suoi aderenti ai 19 gennaio 1467 fe’ tre Conti, e furono Matteo di Capua Conte di Palena, Scipione Pandone Conte di Venafro, e Don Ferrante di Guevara Conte di Belcastro.» Summonte I. V. p. 484. Questo ultimo perchè spagnuolo è chiamato D. Ferrante.
  2. Questo nome è chiarito dal seguente luogo del Summonte lib.V. «In Febraro del detto anno 1444 il Conte Giorgio e il Conte Paolo ambasciatori di Stefano Herceo Duca di Bossina, stabilirono una stretta confederazione tra il Re (Alfonso I.) e quel Principe che era un gran Signore nella Bossina, dove Macometto primo di questo nome imperatore de’ Turchi fundò un gran regno e pose in quello Re, e si estende sino alla Provincia che gli antichi chiamorno Mesia, ec.» La Bossena dunque è la Bosnia, e Masuccio che sapeva di quest’ambascerìa venuta a Re Alfonso, indica il paese come allora si diceva.
  3. e senza certo mi paiono parole inutili, e non sono nella ediz. della gatta.
  4. Qui pare che manchi qualche parola.
  5. L’ed. della gatta dice assettatose. Io credo che la parola appotoratose sia di origine spagnuola, e portata in Napoli dagli Aragonesi. Apoderar, mettersi in possesso, impadronirsi, divenir possente, e prender forze. V. Vocab. spagnuolo. Dunque appotoratose vuol dire divenuto possente.