Il Parlamento del Regno d'Italia/Errico Berardi

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Errico Berardi

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Arcangelo Scacchi Vito Doria
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[p. LXXX modifica]Enrico Berardi.

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BERARDI ENRICO

deputato.


È nato in Ajelli, piccolo villaggio della provincia di Abruzzo ulteriore secondo, il 15 giugno 1801, da Fortunato e da Cecilia Petroni.

Dopo aver fatto i primi studî in Aquila e Chieti, si recò a Napoli onde seguire in quell’università le discipline legali. Senonchè, sopraggiunta la rivoluzione del 1820, il fervido giovane, compromesso in quella, venne cacciato dalla capitale e confinato nel suo paesello nativo fino a tutto il 1825.

Avendo allora ottenuto di potersi recare a continuare ancora gli studî, divenne avvocato due anni dopo, fissandosi in Napoli ad esercitare la professione.

Ma allorchè nel 1855 si tentarono da alcuni generosi nuovi rivolgimenti politici contro il governo borbonico, il Berardi venne carcerato in Santa Maria Apparente insieme ai Leopardi, ai Massa, ai Dragonetti ed altri, rimanendo un anno in prigione.

Uscito di carcere, riprese l’esercizio della propria professione, sorvegliato attivissimamente e perseguitato ad ogni istante dalla polizia, senza per altro che gli arbitrî e le sevizie usati contro di lui, come contro tutti coloro i quali nutrivano sentimenti patriotici e giusto amore di libertà, valessero a farlo deviare da quella [p. 301 modifica]strada di abnegazione e di devozione alla patria, in cui s’era messo fin dalla prima giovinezza.

Nel 1848 il Berardi fu uno di quegli attivi che agitarono quanto seppero il paese, onde indurre il governo a far concessioni.

Accordata in vero una costituzione, che doveva essere così presto ritolta, il Berardi fu eletto deputato nelle prime e nelle seconde elezioni, e fu tra coloro che nella sala di Monte Oliveto protestarono solennemente contro il decreto di scioglimento della Camera.

Nel 1849, non potendo durare a rimanere in patria per l’insolentire feroce della reazione, presentendo che agli uomini devoti al paese non restava altra alternativa che la carcerazione o l’esilio, preferì quest’ultimo, emigrando, e recandosi a fissare il suo domicilio a Firenze, ove rimase l’intero decennio.

Nel 1860, non appena il governo borbonico ebbe cessato d’esistere, il Berardi corse a salutare le ridenti contrade native, e i suoi concittadini lo accolsero festevolmente, sì che il collegio di Piscina, nel circondario d’Avezzana, gli confidò l’alto incarico di rappresentarlo nel primo Parlamento del regno italiano.