Il Parlamento del Regno d'Italia/Giuseppe Brizio Falletti

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Giuseppe Brizio Falletti

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Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia

Giuseppe Brizio Falletti

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BRIZIO-FALLETTI GIUSEPPE, conte di Castellazzo

deputato.


Nato in Brà il 5 maggio del 1807, figlio primogenito del conte Giuseppe Maria, e di Enrichetta Sant’Agobio di Vercelli.

Fece gli studi in patria nel pubblico collegio; nel [p. 128 modifica]1821 subi in Torino con distinzione gli esami di magistero, ed incominciò poscia a seguire le discipline legali.

Tolto in uggia dai prefetti degli studenti, creati e diretti dai gesuiti, e sofferte noje e persecuzioni che lo indignarono vivamente, dopo quattr’anni di studio lasciò l’università, e restituitosi in patria, amante delle lettere e delle scienze qual si era, attese ad ornarsi lo spirito di cognizioni svariate e geniali vivendo vita privata.

Incominciò ad esercitare pubbliche funzioni, coll’esser chiamato a reggere provvisoriamente il regio Monte di Pietà, ed eletto indi a poco a Presidente dalla direzione stessa di esso Monte, ebbe a riordinarne non solo i vetusti regolamenti, ma volle anche dar loro un maggiore sviluppo, attuando l’idea da lui preconcetta di riunirvi una cassa di risparmio. L’effettuazione del qual divisamento ebbe ottimo risultato, dappoichè quell’istituzione è in oggi fiorente, ed ha resi e rende al paese importanti servigi.

Il nostro protagonista può egli pure ascriversi ad onore d’essere stato uno de’ soci fondatori della Società Agraria, società destinata tanto a preparare il terreno politico alle libere istituzioni che si contava impiantarvi, quanto ad ammegliare le culture delle campagne. Il conte Brizio-Falletti vi ebbe parte attivissima e fu direttore del Comizio locale.

Resosi di tal guisa conosciuto, tuttochè giovine, re Carlo Alberto, che fin d’allora meditava il gran disegno di far l’Italia, e voleva quindi stringere a sè gli uomini intelligenti, dell’opra de’ quali sapeva non esser lontano il giorno in cui avrebbe bisogno, il nominò nel 1844 a sindaco di Brà, e poscia a consigliere provinciale.

Quest’ultima carica porse occasione al nostro protagonista nelle riunioni in Alba, ed in quelle tenute alla divisione di Saluzzo di sedersi a fianco di quei distinti personaggi che han nome marchese Cesare Alfieri, conte Camillo di Cavour ecc. ecc.

Ed il marchese Alfieri, difatto, da quell’uomo avveduto e devoto ai patri interessi ch’egli è, stando in allora alla testa del Ministero della Pubblica Istruzione e volendo portare gli studî all’altezza che [p. 129 modifica]richiedevano i tempi nella provincia, deliberò cangiarvi il personale dirigente, surrogando l’elemento progressista al retrivo e stazionario, ed a tal fine scelse a riformatore del distretto il conte Brizio che venne surrogato al vecchio conte Reviglio.

Si comprende facilmente che con tali meriti e titoli positivi, il nostro protagonista avrebbe potuto portarsi candidato alla deputazione parlamentare fin dal 1848, con la quasi assoluta certezza di concentrare in proprio favore i voti de’ suoi concittadini. Se nol fece, ciò non devesi attribuire ad intiepidimento di patrio affetto, ma a delicato e onorevole sentimento d’amicizia e di profonda stima ch’ei professava e professa pel conte Moffa di Lisio, suo concittadino, la cui elezione favorì sempre con tutta efficacia.

Adesso che il conte Moffa di Lisio, benemerito italiano egli pure, e a più d’un titolo, si è deciso a ritirarsi affatto dalla scena politica, ha in certo qual modo trasmesso il mandato, da lui sì coscienziosamente ed operosamente esercito, al conte Brizio-Falletti, ch’egli stesso raccomandò a sua volta caldamente ai proprî elettori, i quali ben volentieri lo scelsero a loro rappresentante in seno del primo Parlamento italiano.

Abile e laborioso amministratore qual si è, il nostro protagonista fa parte anch’oggi della deputazione provinciale in Cuneo, con grande assiduità interviene alle riunioni di questa, e vi riferisce le pratiche che gli sono delegate; il che non gli ha impedito durante la sessione parlamentare del corrente anno d’intervenire con tutta puntualità alle sedute della Camera e di prender parte attiva alle deliberazioni che si maturano negli uffici, adempiendo così con tutto lo zelo ai doveri d’operoso ed utile cittadino.