Il Parlamento del Regno d'Italia/Luigi Barbiano di Belgiojoso

Da Wikisource.
Luigi Barbiano di Belgiojoso

../Francesco Avesani ../Pietro Beltrami IncludiIntestazione 23 febbraio 2022 100% Da definire

Francesco Avesani Pietro Beltrami
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


[p. XXV modifica]Luigi Barbiano di Belgiojoso.


[p. 91 modifica]



Nato in Milano il 29 agosto del 1803 dal conte Francesco e dalla contessa Daria Oppizzoni, egli fece privatamente i suoi studi e visse vita privata fino all’anno 1838, in cui cominciò a prender parte alle pubbliche faccende coll’esser chiamato a far parte del municipio in qualità d’assessore.

[p. 92 modifica]

Quasi contemporaneamente gli fu affidata la direzione di uno di quelli importanti stabilimenti di pubblica beneficenza che si può dire pullulino in Milano: l’orfanotrofio femminile, la cui fondazione rimonta al 1442, e che fu rifabbricato e riordinato mediante le cure e la vigilanza del nostro benemerito conte.

La diligenza e l’abilità spiegate dal Belgiojoso nel dirigere l’amministrazione di quel pio Istituto lo additò ai suoi concittadini onde proporlo interinalmente a quella dell’orfanotrofio maschile e del pio luogo Trivulzio, ricovero di vecchi d’ambo i sessi e che contiene pel solito da 800 individui; più tardi diresse anche interinalmente il regio collegio femminile di San Filippo.

Eletto nel 1842 membro della Congregazione Centrale della Lombardia, qual deputato rappresentante la stessa città di Milano, egli non fece, durante tutto il tempo che rimase nel suo seno, che protestare contro il mal governo e le sevizie austriache. Nel medesimo tempo fu nominato a membro della Commissione di Beneficenza amministrativa della Cassa di risparmio, carica che sostenne per ben cinque anni.

Il conte Belgiojoso, animato da tanta patria carità non poteva certo restare inattivo quando sopraggiunse il giorno di scuotere il giogo straniero e di pugnare le lotte dell’indipendenza italiana. Di fatto nel 1848, allorchè scoppiò la rivoluzione in Milano, lo vediamo, circondato dai suoi figli, prender parte con tutta l’abnegazione, con tutta l’energia ai combattimenti delle barricate, ed assumere la direzione della difesa di Porla Tosa.

Inviati quattro de’ suoi figli all’armata italiana quai volontari, egli fece parte della Guardia nazionale, e allorchè gli Austriaci, vincitori per l’ultima volta tornarono il 3 agosto a minacciare la capitale della Lombardia, ei fu di quelli che proposero e vollero tentare una disperata difesa.

Emigrato, dopo l’armistizio Salasco, insieme a tutta la famiglia, prima in Isvizzera, poscia in Piemonte, non rientrò in Milano che dopo la fatal battaglia di Novara, ove non tardò ad esser richiamato da’ suoi concittadini alla direzione di stabilimenti di pubbliche [p. 93 modifica]beneficenze, finchè, volendo i governanti stranieri profittare di tali incarichi del Belgiojoso per astringerlo a recarsi ad assistere in uniforme a funzioni di chiesa ed altre, egli, ritenendo a buon dritto quella pubblica mostra in unione ad uomini ligi all’Austria od Austriaci incompatibile coi suoi sentimenti e la sua dignità di caldo italiano, credette necessario dimettersi da ogni ufficio e rientrare nella vita privata.

In questi, però, non si rimase inoperoso, chè anzi, sopratutto nel 1858, non mancò di fomentare per parte sua e de’ suoi il movimento nazionale, sicchè il 3 giugno del 1859 la polizia austriaca invadeva il suo palazzo per arrestarlo; ma invano, chè, prevenuto a tempo, il Belgiojoso erasi evaso e rifugiato a Como, già fatta libera per opera del nostro gran Garibaldi. Rimasto colà sino al 5, rientrò in Milano in quel giorno auspicato in cui la capitale di Lombardia vide per la seconda ed ultima volta allontanarsi sperduta l’aborrita aquila a due teste per far posto alle aquile vittoriose di Francia e di Savoja. Nominato subito il nostro conte a maggiore della Guardia nazionale, fu incaricato immediatamente dai suoi concittadini dell’importantissima organizzazione dello Spedale di Santa Prassede, entro il quale si doveva raccogliere l’enorme quantità di francesi feriti nella battaglia di Magenta.

Nominato per decreto reale il dì 10, in via straordinaria, all’insigne ufficio di podestà di Milano, disimpegnò queste alte e rilevantissime funzioni in tempi così difficili, così grossi d’avvenimenti, con ogni possibile sollecitudine e capacità.

Per di lui cura e per cura degli assessori De Herra, De Leva, Margarita, Boretti, Rougier, Giulini e Porro i numerosi corpi d’armata che transitarono durante la guerra e dopo questa per Milano non soffersero mai penuria di viveri nè di alloggi, e ciò che più importa, i numerosissimi feriti di Melegnano, di Solferino e di San Martino ebbero tutti i conforti possibili in appositi stabilimenti, creati quasi per miracolo nella generosa capitale lombarda, ove niuno ignora d’altronde che la carità privata gareggiò con la pubblica nell’ospitare e nel curare con ogni gentile ed [p. 94 modifica]efficace modo quelle eroiche vittime della guerra nazionale italiana.

Il conte Barbiano di Belgiojoso, a equa ricompensa di una vita vissuta a vantaggio dell’umanità e della patria, è stato creato senatore e nominato commendatore dell’ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.