Il Parlamento del Regno d'Italia/Pasquale Atenolfi

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Pasquale Atenolfi

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Giuseppe Nardelli Carlo Cadorna
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Vide il giorno in Cava, provincia di Principato Citeriore, il 5 marzo 1826, da quel marchese Fulvio, che [p. 283 modifica]fu uno dei primi 50 pari del regno, nominati sulle liste che presentavano gli elettori, e che fece, sui banchi di quella camera alta, parte dell’opposizione insieme allo Strongoli ed altri pochi, dedicando poscia il rimanente della sua vita alla patria ed alla famiglia. Sventurato! che moriva il 27 febbrajo del 1860 alla vigilia di vedersi realizzare il sogno di tutta la sua esistenza: l’Italia una ed indipendente.

Sotto la direzione di un tal padre non fa maraviglia che il giovane Pasquale venisse educato qual buono e fervido patriota, e avverso per conseguenza alla tirannica dominazione borbonica. Egli era giovinetto quando accadde il movimento del 1848, pur nonostante si adoperò quanto seppe e potè a favorirlo, e non indarno. — Egli aveva compiti allora da poco gli studî da lui fatti in Salerno, studî severi, avendo sopratutto approfondito le matematiche.

Durante il decennio ora decorso, che pesò sì fatalmente sul regno napoletano, il nostro protagonista visse nelle sue proprietà e si occupò degli ammegliamenti importantissimi da introdursi nella cultura delle campagne, riuscendo di fatto a realizzarne molti, sicchè può dirsi che il suo paese vada a lui debitore in tale rapporto di progressi notevoli.

Scoppiati gli avvenimenti del 1860, il marchese Atenolfi cooperò assaissimo nella sua provincia, e sopratutto nel Cilento, ove ha la più parte dei suoi beni e aderenze numerosissime, ad ajutare con tutta efficacia il nazionale risorgimento. — Nell’ottobre dello stesso anno ebbe l’onore di far parte della deputazione napoletana inviata ad incontrare a Grottamare il Re galantuomo.

Niuna maraviglia adunque che gli elettori di Vallo, capoluogo del Cilento, lo scegliessero a loro rappresentante in seno al primo parlamento italiano.