Il Sofista e l'Uomo politico/Il Sofista/XVI

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Il Sofista - XVI

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Platone - Il Sofista e l'Uomo politico (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Giuseppe Fraccaroli (1911)
Il Sofista - XVI
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XVI.


For. Nel corpo pertanto per queste due magagne si trovarono due arti.

Teet. Quali sono?

229For. Per la deformità la ginnastica, per la malattia la medicina.

Teet. È pur chiaro.

For. Dunque anche per l’insolenza, l’ingiustizia e la viltà la giustizia punitiva1 è di tutte quante le arti di gran lunga quella che più si conviene.

Teet. Pare infatti naturale, almeno secondo l’umana opinione.

For. E che poi? Per l’ignoranza tutta quanta forse che si potrebbe nominare un’altr’arte più a proposito della didascalica?

[p. 140 modifica]Teet. Nessuna.

BFor. Su via ora: della didascalica s’ha forse da dire che vi sia una specie sola, o invece più, e due poi grandissime? Osserva.

Teet. Osservo.

For. Pare a me che potremo trovarle al più presto in questo modo qui.

Teet. In quale?

For. Considerando l’ignoranza se ammette un qualche taglio da farle in mezzo. Perocchè qualora sia duplice, è chiaro che questo costringe anche la didascalica ad aver due parti, una per ciascuna specie di essa.

Teet. O dunque? Forse che per te è chiaro già in qualche modo ciò che ora si cerca?

CFor. Dell’ignoranza infatti mi par di vedere una specie grande e pericolosa ben definita, tale da contrappesare tutte le altre sue parti.

Teet. Quale mai?

For. Quella di chi non sa e crede di sapere; per causa della quale forse ci avvengono a tutti gli spropositi tutti che commettiamo con l’intelligenza.

Teet. Vero.

For. E a questa sola parte dell’ignoranza io credo si applichi il nome di sciocchezza2.

[p. 141 modifica]Teet. Certamente.

For. E quale si ha da porre a quella parte Ddella didascalica che ce ne libera?

Teet. Io credo, o forestiero, che quell’altra sieno le arti meccaniche, e questa invece ciò che, almeno da noi, si chiama educazione.

For. E si può dire, o Teeteto, anche da tutti i Greci. Ma anche quest’altra cosa c’è ora da esaminare per noi, se sia essa di già un tutto indivisibile, o se ammetta una qualche distinzione degna d’un nome suo proprio.

Teet. Bisogna dunque esaminarlo.

Note

  1. Leggasi coi codici, e preferisci in fine il punto fermo all’interrogativo: Οὐκοῦν καὶ περὶ μὲν ὕβριν καὶ ἀδικίαν καὶ δειλίαν ἡ κολαστικὴ πέφυκε τεχνῶν μάλιστα δὴ πασῶν προσήκουσα δίκη. Che κολαστικὴ sia qui aggettivo da congiungersi con δίκη, è chiaro anche dall’articolo che la precede, a differenza di γυμναστική e ἰατρική della linea precedente, che ne sono senza. Non che inutile è perciò falso, e guasta anche il senso, l’emendamento Δίκῃ escogitato dal Cobet e dal Madvig e accettato anche dall’Apelt e dal Burnet.
  2. ἀμαθία = inscitia come sottospecie della ἄγνοια qui ha un significato particolare, difficile a tradursi: Schleiermacher lo rende con Thorheit; Mueller con Unwissenheit; Jowett con stupidity; Chauvet con ignorance come anche ἄγνοια; Cousin con sottise, e questo mi par preferibile.