Il Tesoretto (Laterza, 1941)/X

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IX XI
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Ben dico veramente
che Dio omnipotente
fece sette pianete,
     840ciascuna in sua parete,
e dodici segnali;
io ti dirò ben quali.
E fue lo suo volere
di donar lor podere
     845in tutte creature,
secondo lor nature.
Ma sanza fallimento

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sotto mio regimento
è tutta la loro arte,
     850sí che nesun si parte
dal corso che li ho dato
e ciascun misurato.
E dicendo lo vero,
cotal è lor mistero,
     855che metton forza e cura
in dar fredo e calura,
e piova e neve e vento,
sereno e turbamento.
E s’altra provedenza
     860fue messa in lor parvenza,
no ’nde farò menzione,
ché picciola cagione
ti poria fare errare;
ché tu dèi pur pensare
     865che le cose future,
e l’aperte, e le scure,
la somma maestate
ritene in potestate.
Ma se di storlomia
     870vorrai saper la via,
dela luna e del sole,
come saper si vuole,
e di tutte pianete,
qua ’nanzi l’udirete,
     875andando in quelle parte
dove son le sette arte.
Ben so che lungiamente
intorno al convenente
àgioti ragionato,
     880sí ch’io t’agio contato
una lunga matera
certo in breve manera.
E se m’hai bene inteso,

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nel mio dire ho compreso
     885tutto ’l cominciamento
e ’l primo movimento
d’ogne cosa mondana
e dela gente umana;
e hotti detto un poco,
     890come s’avene loco,
dela Divinitate,
e holle intralasciate,
sí come quella cosa
ched è sí preziosa
     895e sí alta e sí degna,
che non par che s’avegna
ch’i’ metta intendimento1
in sí gran fondamento.
Ma tu sempicemente
     900credi veracemente
ciò che la chiesa santa
ne predica e ne canta.
Apresso t’ho contato
del ciel, com’è stellato,
     905ma quando fie stagione,
udirai la cagione
del ciel, com’è ritondo,
e del sito del mondo.
Ma non sará per rima,
     910com’è scritto di prima;
ma per piano volgare
ti fie detto l’affare
e mostrato in aperto,
che ne sarai ben certo.
     915Ond’io ti priego omai
per la fede che m’hai
che ti piaccia partire;
ché mi conviene gire
per lo mondo d’intorno

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     920e di notte e di giorno
avere studio e cura
in ogne creatura
ch’è sotto mio mestero.
E faccio a Dio preghero
     925che ti conduca e guidi,
e ’n tutte parti fidi.

Note

  1. [p. 379 modifica]v. 897. Pochi mss. hanno «chi metta»; ma certo è lezione da preferire a quella del W. (che mette). Superfluo chiarire che «s’avegna ch’i’» vuol dire: si convenga ch’io.