Il Trecentonovelle/CLVII

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Novella CLVII

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CLVI CLVIII

Messer Francesco da Casale signore di Cortona mena Pietro Alfonso a mostrarli il corpo di santo Ugolino, là dove con nuove parole si raccomanda a lui, e con vie piú nuove si sta, e parte dal detto messer Francesco.

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Nella città di Cortona al tempo di messer Francesco da Casale, signore di quella, arrivò un valentre uomo di Spagna, per avventura parente di messer Gilio di Spagna cardinale, il qual ebbe nome Pietro Alfonso. Costui, essendo piacevolissimo uomo e assai gran mangiatore, spesse volte era domandato quanta carne gli basterebbe al pasto; ed elli rispondea:
- Alle cui spese?
E se quelli diceano: «Alle tue»; ed elli allora dicea:
- Io sono piccolo mangiatore, e ogni poca vivanda m’è assai.
Se diceano: «All’altrui spese»; rispondea: - Io sono gran mangiatore e vorrei buone vivande e assai.
E altri piacevoli motti simili a questi sempre avea.
Ora essendo questo Pietro Alfonso col detto signore per alcun dí, il signore gli cominciò a dire di molte belle reliquie, le quali nella terra avea; e che v’era il corpo di santa Margherita.
Pietro rispose:
- Cotesta è nobile reliquia, pensando a chi fu la santa.
Disse il signore:
- Ella non è quella, anzi è una santa Margherita, la quale fu di questa terra.
Disse Pietro:
- E’ può ben essere, però che pare che sempre, dove hanno regnato i signori, vi siano assai corpi di santi e spezialmente martiri.
Lo signore rispose:
- In fede, e’ ci sono assai dell’altre, e fra esse c’è un corpo di santo Ugolino, la piú venerabile reliquia che mai tu vedessi: e voglio domattina che noi andiamo a vederla; e se tu ti raccomandi a quel corpo, per certo, Pietro, egli ha fatto assai miracoli; e di quello che lecitamente addomanderai, troverrai ti farà grazia.
Dice Pietro:
- Signore, e’ mi piace, e ve ne prego che cosí sia.
La mattina seguente si mosse il signore, e Pietro con lui e andorono alla chiesa dov’era il detto corpo; ed entrati in una cappella, li cherici il trassono, o dell’altare o armario, e involto, com’è d’usanza, di molti veli e drappi d’oro, isfasciando a parte a parte, il signore essendo innanzi, e Pietro cosí da costa, istando inginocchione. Essendo scoperto in tutto il detto corpo, ed essendo nero pauroso con l’ossa scoperte, disse il signore:
- Pietro, accostati e raccomandati a lui.
Pietro sentendo dire: «Accostati», gli s’arricciarono tutti i capelli; e pur per obbedire s’accostò, e cominciasi a fare il segno della Santa Croce, dicendo:
- Messer santo Ugolino, io vi prego per l’amore di Dio, che voi non mi facciate né bene né male -; e questo disse tre volte, segnandosi continuamente.
Lo signore, veggendo costui, e maravigliandosi, disse:
- Pietro, hai tu paura de’ santi?
E Pietro rispose:
- Signor mio, io non l’ebbi mai tale -; e levoronsi di ginocchione; e fattosi da capo il segno della Santa Croce, si partirono.
E per la via ragionando, disse il signore:
- Pietro, tu m’hai fatto assai maravigliare della maniera e delle parole che tu hai usate dinanzi al venerabil corpo di questo santo.
E Pietro rispose:
- Signore mio, io non ebbi mai simile paura, però che piú scuro corpo mai non vidi; e se li corpi de’ santi sono cosí paurosi, che debbono essere e’ corpi dannati? Io vi voglio dire, in fede, parecchie parole: il mondo è pieno di novità, e ciascuno ha vaghezza delle cose nuove, quia omnia nova placent ; questo vostro santo Ugolino poté essere un santo uomo, ma il corpo mio non accambierei al suo. Nel catalogo de’ santi non trovai mai santo Ugolino, e non so chi si fu. Se voi avete reverenza e devozione in quello, e voi quello adorate, che quanto io, non sono per adorarlo: ma mille anni mi pare che io mi vada con Dio, il quale voglio adorare, e voi v’adorate santo Ugolino; ma fate di vedere il suo corpo il meno che voi potete; che quanto io, non sono acconcio, né intendo vederlo mai piú.
Messer Francesco, udendo costui, disse:
- Per certo, Pietro, questa è delle belle reliquie del mondo, ma tu non la conosci.
- Signor mio, - disse Pietro, - e’ può ben essere ch’ella vi par bella, e avetemela forse mostrata per cacciarmi; e io me ne voglio andare, però che a me ha ella fatto grandissima paura, tale che fatevi con Dio, e di me non fate ragione mentre che in Cortona questo corpo di santo Ugolino fia.
E salito a cavallo, disse al signore:
- Fatevi con santo Ugolino, e io voglio fare sanza lui.
E ’l signore rispose:
- Pietro, poiché ti vuogli pur partire, vattene con santo Ugolino.
E Pietro disse:
- Signore mio, voi direte poco piú, che io non saperò se io mi debba stare, o se io me ne debbo andare -; e dato degli sproni, e detto al signore: - Rimanetevi con santo Ugolino -; si partí.
E cosí avviene oggi nel mondo, che li signori e gli altri viventi sono sí vaghi di cose nuove che se elli potessono, muteríano la signoria del cielo, come spesso mutano quella delle terre. Abbiamo li santi canonezzati e cerchiamo di quelli che non sappiamo se sono. Abbiamo il nostro Signore Jesu Cristo, la sua Madre, gli Apostoli e gli altri maggiori del Paradiso, e andremo dietro a san Barduccio. Dall’una parte diremo che chi muore scomunicato, il corpo suo si sta intero e non si disfà: dall’altra parte diremo un corpo morto, che non si consuma, essere santo. E segue tanto questa idolatria che s’abbandonano li veri per questi tali, che spesse volte, essendo dipinti, è fatto loro maggiore luminaria e posto piú immagini di cera che al nostro Signore. E cosí spesso s’abbandona la via vecchia per la nuova; e’ religiosi spesso ne sono cagione, dicendo spesso che alcuno corpo sotterrato alla chiesa loro averà fatto miracolo, e dipingonlo per tirare, non acqua a lor mulino, ma cera e denari; e la fede si rimane dall’uno de’ lati.