Il buon cuore - Anno IX, n. 05 - 29 gennaio 1910/Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno IX, n. 05 - 29 gennaio 1910 Religione

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La Nicolò Tommaseo


ORGANIZZATEVI


La società ribolle. Due tendenze si agitano nel suo seno, e tendono a delinearsi sempre più, l’una contro dell’altra, la società naturalista e la società cristiana.

Queste due tendenze sono personificate in una delle più importanti rappresentanze sociali: la Scuola.

Il movimento che domina ogni classe sociale, l’organizzazione, portò a organizzarsi anche i maestri elementari. Migliorare le proprie condizioni, morali e finanziarie, fu un programma che si presentò gradito a tutti, che sedusse tutti. Ne usci la Unione Magistrale nazionale, che raccolse membri in tutte le parti d’Italia, e fu, si può dire, gigante appena nata.

Il principio religioso dapprincipio non fu nè accettato, nè negato: i maestri si collegarono come maestri, per trattare gli interessi di maestri, e null’altro. Perciò l’Unione raccolse i suffragi di tutti, senza distinzione di partiti, nè politici, nè religiosi.

La luna di miele durò poco. Una questione venne a presentarsi, l’insegnamento del catechismo nelle scuole.

Questo insegnamento non doveva essere considerato come insegnamento partigiano. Tale insegnamento era voluto dalla legge; tale insegnamento era voluto dalla grande maggioranza dei genitori, direttamente interpellati: era quindi un insegnamento che aveva per sè due principi, rispettabili per tutti — la legge e la libertà.

Non fu così per molti maestri. Il Catechismo si disse insegnamento professionale, e si volle la così detta Scuola laica. E pazienza la scuola laica avesse richiesto soltanto l’esclusione dell’insegnamento del Catechismo, fatto dal Sacerdote: si volle l’esclusione de l’insegnamento del Catechismo anche fatto dal maestro e dalla maestra, che erano laici; si andò innanzi più ancora: a volere che ogni segno di religione fosse escluso dalla scuola, la preghiera, l’immagine del Crocifisso; più ancora a volere esclusa dalla scuola l’idea e la parola di di Dio, con tutto ciò che ha relazione diretta o indiretta con questa idea.

La Scuola laica, in seguito a tutte queste esclusioni, divenne, in via di fatto, sinonimo di Scuola atea.

Potevano i membri della Unione, che avevano la coscienza cristiana, che volevano conservar nella Scuola l’indirizzo cristiano, che volevano dare alla gioventù una educazione cristiana, accettare l’indirizzo antireligioso che andava sempre più delineandosi e affermandosi in seno all’Unione?

Da ciò la formazione della Società Tommaseo. Questo nome era un programma. È di Tommaseo la frase: La Scuola senza Dio, non è Scuola, è tana. Si affermava francamente con ciò che i maestri volevano conservato nella scuola elementare l’insegnamento religioso del catechismo, voluto dalla legge, invocato dalla volontà dei parenti, salvo a esaminare e discutere, quale fosse il mezzo migliore di impartire questo insegnamento.

Nel 1906 si fece in Milano un Congresso nazionale dei Maestri; era un Congresso al quale tutti i Maestri nazionali potevano intervenire, Maestri appartenenti all’Unione, maestri appartenenti alla Tommaseo, maestri rimasti liberi, senza aggregarsi nè all’una nè all’altra Società.

Chi ha assistito alla prima seduta di quel Congresso ha potuto constatare la sopraffazione partigiana e violenta degli avversari dell’insegnamento religioso nelle Scuole elementari, dei fautori delle Scuole laiche. I membri della Tommaseo non ebbero neppure la libertà di parlare. Appena accennavano alla esposizione dei loro principî, chiedendo una imparziale discussione, erano zittiti, erano fischiati, erano obbligati a interrompere, non erano lasciati proseguire....

L’unica libertà loro lasciata fu quella di andarsene. [p. 34 modifica]Si può comprenderlo facilmente. Questo contegno dei membri dell’Unione non valse che ad accrescere maggiormente, in modo imponente, il numero dei membri della Tommaseo. Quale vitalità, quale robustezza avesse in breve tempo raggiunto questa Società lo si vide nel Congresso nazionale tenutosi a Como nel settembre 1909. Fu un esercito. Il numero dei Congressisti toccò quasi il migliaio. Ma il numero è poco. La caratteristica di quel Congresso fu la concordia, fu lo slancio, fu la fiducia nelle proprie forze, fu il guardare all’avvenire come a sicura conquista, colle più alte idealità della fede unita alla scienza, col rispetto alle più nobili tradizioni italiane.

A questa solenne affermazione della Tommaseo, l’Unione faceva contrapposto con un’altra affermazione nel Congresso nazionale di Venezia. La tendenza del Congresso fu subito palese nella prima seduta. Avendo il Sindaco di Venezia, nel discorso di inaugurazione, affermata che non può esservi vera educazione senza religione, uno scoppio di disapprovazione generale coprì le sue parole.

Il seguito della discussione nelle varie sedute non fu dissimile; finchè a coronare l’opera, prima che il Congresso finisse, si aggregò l’Unione alla Camera del Lavoro, di colore affatto socialista; socialista nell’ultima forma assunta dal socialismo, cioè la forma apertamente antireligiosa.

Le cose sono ora a questo punto. I Maestri delle Scuole elementari in Italia sono divisi fra le due società, l’Unione e la Tommaseo; l’Unione che esclude l’insegnamento e il principio religioso dalle Scuole, la Tommaseo che lo proclama e lo vuol conservato; nella forma non solo, ma sopratutto nello spirito.

Un maestro, una maestra di coscienza cristiana, che si sono in origine ascritti alla Unione, quando l’Unione poteva ritenersi imparziale, possono ora lasciarvi inscritto il proprio nome, ora che l’Unione ha preso apertamente un carattere partigiano, irreligioso?

Da principio il nome potè essere dato, quando l’indirizzo antireligioso non era ben chiarito; potè sembrare anzi utile il mantenerlo, finchè era sperabile che rimanendo gli elementi buoni potessero mettere un freno agli elementi cattivi; ma ora, dopo le ultime clamorose manifestazioni, il rimanere, difficilmente può difendersi dal carattere di riprovevole complicità!

Alcuni dicono: non rimarrò nell’Unione, senza associarmi alla Tommaseo.

Al punto in cui son giunte le cose, il non associarsi ad una è come associarsi all’altra. La rappresentanza della Classe dei maestri è ora tenuta e divisa fra le due Società. Chi non è coll’una favorisce gli interessi dell’altra. Non si può stare neutri. Veh soli: chi è solo, fra due società organizzate, è niente.

― Io non sono cogli avversari, si dice, questo non basta?

― No, non basta: non votando, voi non votate colla Tommaseo, e votate coll’Unione. Guardate. In una questione nella quale è palese il doppio indirizzo, le due Società votano in senso opposto.

La Tommaseo vota; la Unione vota, voi non votate. Per un voto mancante, la Tommaseo perde. Chi ha fatto perdere la Tommaseo? Il vostro voto mancante. L’Unione vince. Chi ha fatto vincere l’Unione? Voi... — Ma io ho fatto niente.... — Appunto perchè avete fatto niente, l’Unione ha vinto: pur senza volerlo, voi avete fatto vincere l’Unione. È questo che volete?

No, non si può più rimanere neutri. I non organizzati peggio che niente, sono in favore degli avversari.

Il non ascriversi alla Tommaseo, poteva essere acconsentito quando sorgeva il dubbio che la Tommaseo avesse tendenze partigiane. Ma questo dubbio ora è affatto escluso. La Tommaseo è società apertamente, esplicitamente nazionale e patriotica. Lo è quanto l’Unione. Dopo che l’Unione si è proclamata Scuola laica, la Tommaseo è più italiana dell’Unione; anzi è più scuola che non sia la scuola data dai membri dell’Unione.

Che cosa è ormai oggi la Scuola laica? Essa è divenuta sinonimo di Scuola irreligiosa, di Scuola atea. Per non volere essere cattolica, col catechismo, ha finito col non essere più neanche cristiana.

E in Italia, nazione cristiana, anzi cattolica, che cosa è una scuola anticristiana? È, e non può essere che la Scuola dell’ignoranza!

Si ignora la dottrina del Vangelo, e si ignorano tutte le derivazioni della dottrina del Vangelo, la Storia italiana, con tutte le sue più splendide manifestazioni, la poesia, la pittura, la scultura, l’architettura.

A poco andare, la parola laico diverrà, come nel Medio-Evo, sinonimo di ignorante, come la parola clero era e sarà sinonimo di dotto.

Noi cattolici studiamo quello che studiano gli altri, gli altri non studiano quello che studiamo noi. Già a quest’ora, quante volte anche nelle conversazioni comuni si accentua questa mancanza di coltura, nelle persone laiche, nel rapporto delle materie religiose, che sono materie storiche, comuni Quante volte, anche persone colte si sono udite confondere la Immacolata concezione di Maria colla sua verginità; quante volte si sentono chiamare non cristiani i protestanti, perchè non son cattolici! La Divina Commedia i Promessi Sposi, sono due fra i più grandi lavori della letteratura italiana, impregnati dall’idea e dallo spirito del cristianesimo, anzi del cattolicismo. Andando di questo passo, gli italiani, fra poco, non comprenderanno più il senso letterario della prima, il senso morale dei secondi.

La Scuola ha nelle mani l’avvenire. L’Associazione ha nelle mani la Scuola.

Associatevi, organizzatevi. È ora il solo modo di agire, di far sentire la propria azione, la propria influenza nel mondo, per favorire il bene, impedire il male.

Una goccia dispersa evapora e svanisce nel vuoto.

Goccie disperse, riunitevi: formerete il mare.

È sul mare che prenderà rotta la gran nave, che colla bandiera, scienza e fede, porta i destini del progresso della società nell’avvenire.

Non è impresa nuova per noi: religione e patria hanno fatto l’indipendenza e l’unità dell’Italia; religione e patria solo ne potranno fare la forza e la grandezza.


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La Religione Cattolica e la Civiltà1

Chi pensa oggi alla religione cattolica e la studia non può fare a meno di considerarla nelle sue relazioni con quella nobilissima civiltà nuova, che ha preso il nome di civiltà cristiana, perchè nata da Cristo e da Cristo senza interruzione mirabilmente nutrita. Di essa, egregi uditori, v’intratterò alquanto, anche perchè oggi, tra i frutti mirabili dell’albero del Cristianesimo, quelli che sono più universalmente graditi e più si conformano alla condizione delle nostre menti, sono i frutti civili.

Allorchè gli Apostoli cominciarono a predicare, due civiltà erano in onore, cioè la greca e la romana, però l’una e l’altra ròse e guaste da gravissime corruzioni. La civiltà greca era stata ed è tuttora celebre, perchè ispiratrice e nutrice di arti belle. La romana, principalmente, perchè maestra nel giure. La civiltà cristiana non ripudiò nè l’una nè l’altra delle due precedenti, ma le purificò, nè allargò il campo, le rese più spirituali e più nobili e per venti secoli non rallentò mai il passo, ma a poco a poco lo mosse più celeremente, e la condusse a quel presente grado di perfezione, nel quale, quantunque non manchino moltissimi mali, prevale, ancorchè non sempre si veda, lo spirito vivificatore del Cristianesimo. Il quale ha arricchito le civiltà antiche di tre concetti nobili e nuovi, generatori di tutte le glorie della nostra civiltà.

Il primo è il concetto della dignità della donna, non più solo strumento di piacere, ma creatura anch’essa immagine di Dio e, nella sostanza, eguale all’uomo; l’altro è il concetto della dignità non di pochi uomini soltanto, ma di tutto il genere umano, con l’abolizione dell’antica schiavitù pagana e di tutte le altre; l’ultimo è il concetto della dignità dello spirito infinitamente superiore al corpo, e di tutti i beni spirituali pur grandemente superiori ai materiali.

L’idealità cristiana della donna non più serva dell’uomo, ma sua dolce e affettuosa compagna, ha fatto sorgere nel mondo la famiglia cristiana, che, con l’indissolubilità del coniugio, con l’altezza del fine che si propone, col soffio vitale d’un amore casto e perpetuo, con l’obbligo di educare a Dio e al bene i propri figliuoli, ha in sè tesori di bellezza ineffabili.

Nel paganesimo schiava, per molti rispetti, la donna, schiavi moltissimi tra gli uomini, privi d’ogni diritto civile, comprati e venduti come le bestie; schiave assai spesso le nazioni, assonnate da un cieco, e talvolta brutale dispotismo. I veramente liberi erano pochi, e il concetto stesso della libertà era monco, e piuttosto consistente nella libertà del male anzichè nella libertà del bene. Un soffio nuovo di libertà ci venne da Cristo e dalla Chiesa, e questo soffio grado grado spazzò tutte le diverse forme della schiavitù antica.

Gli apostoli martiri e gli altri martiri suggellarono col loro sangue la prima delle libertà, che è la libertà religiosa. Le altre libertà vennero dopo mano mano; e noi ci sentimmo liberi sopratutto per il retto uso della libertà, che è il bene. Questa libertà, che è il più gran dono di Dio e ci riesce tanto cara, si trasfuse gradatamente anche nella vita civile e nella politica. Usata bene è il nostro più gran tesoro: usata male ci rende colpevoli e responsabili del male stesso.

Infine il concetto cristiano dell’infinita superiorità dello spirito sul corpo, ha prodotto il grande sviluppo intellettuale dell’età cristiana; uno sviluppo, che dapprima si volse principalmente al soprannaturale e alle verità più alte della filosofia, e in seguito dal Galilei in poi si svolse allo studio profondo delle leggi onde si governa il mondo materiale. Se Cristo e la Chiesa non avessero dato allo spirito umano il valore che ormai esso ha in tutte le nazioni civili, io credo che il nostro sapere sarebbe meno, oh quanto meno di quello che oggi è.

Volgiamo dunque un rapidissimo sguardo alla storia della civiltà cristiana, perciocchè questa storia ben considerata può riuscire non solo uno studio utile intorno alla religione, ma una vera apologia di essa. E cominciamo dal Medio Evo, in cui l’opera del Cristianesimo nel mondo fu più bella e più visibile. Se non che, forse, taluno qui mi vorrebbe interrompere e dire: — ci parlate del Medio Evo, come di un’epoca civile? E il Medio Evo fu barbaro. — Egregi uditori, che il Medio Evo abbia avuto in sè alcune barbarie, come del resto le hanno tutti i tempi, si può consentire; ma barbaro il Medio Evo? cento volte no. Intorno al giudizio del Medio Evo vi ripeto qui alcune parole di un uomo illustre e non certo sospetto di clericalismo, Pasquale Villari. Egli in una sua notevole conferenza fatta intorno al Savonarola disse così: «Per spirito antipapale ed irreligioso troppi storici hanno visto la barbarie dove non è, o hanno visto soltanto la barbarie dove sono anche infiniti elementi e germi di alta civiltà. — Come si può nel Medio Evo non vedere che tenebre profonde? Ma il Medio Evo fondò le Cattedrali gotiche, che sono l’espressione più alta del primo sentimento religioso, istituì le libertà popolari, che il Rinascimento distrusse, vinse a Legnano quegli stranieri che il Rinascimento lasciò scorazzare impunemente per l’Italia; si chiuse con la Divina Commedia che è la più alta creazione del genio umano». A questi pregi, notati dal Villari, se ne possono aggiungere molti e molti altri. Basterebbero le università di quel tempo e i nomi di Sant’Anselmo, San Tommaso, San Bonaventura e Scoto.

Che dire poi della civiltà cristiana nell’ora presente? La civiltà cristiana ai nostri giorni è tanto combattuta e così confusa con idee pagane o paganeggianti che assai spesso è poco o punto veduta. Alcuni anzi credono che essa sia del tutto tramontata o che si trovi così vicina al tramonto che per le nuove generazioni essa sarà soltanto una mesta ricordanza. Io penso per lo contrario che la civiltà cristiana, benchè meno [p. 36 modifica]visibile e talvolta guasta e confusa con la pagana, non solo vive tuttora, ma per alcuni rispetti vigoreggia. Penso altresì che dopo il buio e le molte tempeste sorgerà di nuovo più splendido il sole della civiltà dataci da Cristo e dalla Chiesa, e sarà anzi più bella e più diffusa che non fu innanzi. La civiltà cristiana ai nostri giorni non è trionfante, com’era nel Medio Evo, sibbene battagliera, e, in alcuni luoghi, ha delle sconfitte; ma i trionfi, anche che non li vediamo sempre sotto i nostri occhi, non le mancano. Moltissimi per orgoglio, per miscredenza e per altre passioni oggidì movendosi contro Cristo e la sua chiesa fanno guerra anche alla civiltà cristiana. Ma se essa per alcuni rispetti è ora offuscata, per altri, ha fatto anche, senza dubbio, visibili progressi.

La nuova e mirabile solidarietà delle nazioni nel beneficare quelli che soffrono, l’abbondanza stessa dei benefizii, quella tolleranza buona per la quale la carità si estende a tutti e anche agli infedeli, i grandi sforzi per evitare le guerre, benchè se ne accrescano i mezzi, sono, innegabilmente, frutto della cività cristiana.

(Continua).


UNA CONFERENZA

di S. E. Monsig. Filippo Perlo sull’opera di civilizzazione dei Missionari della Consolata nell’Africa Equatoriale.


Promossa da un Comitato che, mirabile a dirsi è notevole a constatare, riuniva con benefiche dame autorevoli uomini politici del campo liberale, concordi nel riconoscere e nell’apprezzare al suo giusto valore l’opera non meno umanitaria che patriottica esercitata dai Missionari torinesi della Consolata nelle inesplorate regioni del Kenya, di cui monsig. Perlo fu nominato di recente Vicario Apostolico, questa Conferenza attrasse nel gran salone della Borsa quanto v’ha di più eletto nella capitale del Piemonte, e tutto l’uditorio sceltissimo per tre ore ascoltò intento la parola chiara del giovane Vescovo di Maronia, parola suadente che illustrò le 30o proiezioni luminose rievocando scene, paesi, figure e costumi di quelle genti selvagge fra le quali egli, pioniere ardito e magnanimo di civiltà, per primo apparve portando col messaggio divino della fratellanza cristiana la fulgida promessa d’un’era nuova.

Ed è in nome d’Italia che le rosse tribù del Kikùju benedicono ai loro apostoli, è in nome d’Italia che questi benediscono il verbo del verace progresso, è nel soave idioma d’Italia che le piccole bimbe dell’orfanotrofio laggiù fondato dai Missionari, salutarono la Duchessa Elena d’Aosta recatavisi da Mombasa; e il tricolore italiano che sventola su quelle ardue cime domate da questi emuli del Massaia.

Applausi vivissimi scrosciavano ad ogni patriottico accenno, ed un imponente ovazione salutò la commovente chiusa della magnifica Conferenza, che parve suggellare un novo patto fra la civiltà e la fede, fra la religione e la patria.

L’oratore fu presentato al pubblico — oltre mille persone,fra cui le autorità cittadine — dall’avvocato Marcello Arduino, consigliere dell’Associazione Monarchica, noto anche a Milano come dotto scrittore e conferenziere valente, e mons. Perlo non poteva desiderare una più bella e splendida introduzione alla sua Conferenza.

L’Apostolo della Kenya è ripartito in questi giorni per l’Africa tenebrosa, salutato dal plauso di tutta la cittadinanza.

Riportando qui appresso il Comitato Promotore, aggiungiamo in seguito il giudizio non sospetto dell’onorevole Gustavo Chiesi su queste Missioni importantissime.

Cont.ª Marianna Balbis Sambuy.
Signora Irene Berardi-Quirico.
Donna Matilde Caramagna-Carpani.
Contessa Giulia Ceriana Mayneri-Jacini.
Signora Teresa Ceriana.
Contesssa Maria Colli di Felizzano-Di Bagnasco, Dama d’onore onoraria di S. A. R. I. la principessa Lætitia.
Contessa Clotilde Della Chiesa-Claretta.
Contessa Amalia di Canosio.
» Paolina di S. Secondo.
Donna Bea Engelfred-Pio di Savoia.
Contessa Giannina Faà di Bruno, Dama di S. A. R. la Duchessa
di Genova.
Contessa Olga Gambaro.
» Lidia Gazzelli di Rossana, Dama di S. A. R. la Duchessa di Genova madre.
Contessa Fanny Martini di Cigala.
Donna Elvina Medici.
Marchesa Irene Pallavicino-Mossi, Dama di S. M. la Regina.
Baronessa Alessandra Perrone di S. Martino-Castelnuovo.
Contessa Lidia Radicati di Passerano.
Contessa Adele Ricci Faà Bruno.
» Celeste Rosa di San Marco.
Marchesa Lavinia Scati-Grimaldi di Casaleggio, Dama di S. M.
la Regina.
Contessa Amalia Visone-Rasini di Mortigilengo.
Donna Antonietta Vittorelli-Casalini.
Barone Giuseppe Accusani di
Retorto, Tenenae generale.

Marchesa Luisa Solaroli Briona.
Conte comm. Alessandro Antonielli d’Oulx e di Costigliole.
Avv. Marcello Arduino.
» Attilio Begey.
» comm. Paolo Boselli, Dep. Ing. Emilio Bruno.
Dott. prof. comm. Luigi Ciartoso, Deputato.
Conte Luigi Provana di Collegno, Gentiluomo di Certe di S. M. la Regina.
Conte avv. Alessandro di Rovasenda, Deputato.
Marchese Marco di Saluzzo di Paesana, Deputato.
Avv. cav. Alberto Geisser, consigliere comun.
Ing. comm. Giuseppe Goglio, Deputato.
Conte avv. Remigio Della Chiesa d’Isasca.
Conte Giacinto Lovera di Maria di Caraz.
Barone don Antonio Manno.
Prof. comm. Dino Mantovani, cons. comun.
Comm. Carlo Marchese, Vice Ammiraglio.
Dott. comm. Giuseppe Montaldo, Cons. prov.
Avv. ing. prof. Carlo Montù, Deputato.
Avvoc. comm. Leopoldo Ostermann, primo Presidente della Corte di Cassazione.
Avv. comm. Romualdo Palberti, Senatore.
Conte avv. Eugenio Rebaudengo, Deputato.
Avv. comm. Venanzio Sabbione, Presidente dell’Unione Liberale Monarchica.
Prof. comm. Ernesto Schiapparelli.

«Ai missionari italiani della Consolata spetta il vanto di essere penetrati per i primi nel cuore di quella vasta ed inesplorata regione (Kikùju-Kenia) e d’avervi portato le prime voci ed i primi segni della civiltà.

«L’opera dei Padri della Consolata è opera indubbiamente alta e civile che onora il nome italiano, e [p. 37 modifica]della quale, non senza un’intima sincera soddisfazione, in ogni paese della costa orientale d’Africa, da Zanzibar al Benadir, sentimmo tessere, da inglesi, francesi, tedeschi, svedesi, greci, indiani, nei quali ci imbattemmo, le maggiori lodi.....

«Il Kikùju è una regione di sicuro avvenire, e se un giorno, che non sembra lontano, vi si troverà una popolazione assai mitigata dall’antica ferocia e selvatichezza, il merito di questa trasformazione si dovrà riconoscerlo come dovuto, in gran parte, all’opera coraggiosa e perseverante di quei forti missionari, scesi dalle aspre montagne del Piemonte, per diffondere il loro sentimento umanitario fra le non meno aspre e vergini montagne dell’Africa Equatoriale».

PROLOGO IN CIELO2

Dal Faust di W. Goethe.


Raffaello.


Tra l’ensula armonia de le fraterne
sfere risuona il Sol,
e le prescritte sue volte superne
ei compie de la folgore col vol.


Agli angeli vigor dona il suo aspetto
ma il suo profondo niun scrutare ardì.
Son le sue alte incomprensibili opere
splendide come nel primiero dì.


Gabriello.


Veloce, velocissimo si volve
l’orbe nel suo splendor;
lo splendido seren del ciel l’involve
e alterna col notturno immenso orror.


Di scogli sovra il vertice inaccesso
leva spume e correnti l’Oceciii,
ed in eterno infaticato amplesso
scogli e mar gli astri a sè traendo van.


Michele.


E dal mare a la terra le procelle
E de la terra al mar
fremono infuriando e con novelle
posse le cose fanno fecondar.


Laggiù le vie del tuo balen precorre
corusco sterminio;
ma il placido sentier che il dì percorre
tuoi messaggeri venerano, o Dio.


A tre.


Agli angeli castissimi il su’ aspetto
dona forza e vigor:
ma niun può scrutar quello che in petto
s’agita de l’arcano Creator.

Reggio Calabria 1883.

Francesco Mary Correale.

  1. Il Cardinal Capecelatro suole tutti gli anni tenere un discorso all’apertura dell’anno scolastico nei suoi seminari, pubblicandolo poi in fascicolo. Quest’anno oggetto del discorso fu l’influenza della religione Cattolica nei rapporti della famiglia della Chiesa e della civiltà. Ci piace fregiare le colonne del Buon Cuore pubblicando l’ultima parte che tratta dei rapporti della religione Cattolica colla civiltà.
  2. Dei Canti dell’adolescenza di prossima pubblicazione.