Il buon cuore - Anno IX, n. 27 - 2 luglio 1910/Religione

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Vangelo della domenica settima dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

Uscendo il Signore Gesù co’ suoi Discepoli da Gerico, andò dietro a lui una gran turba di popolo. Quand’ecco che due ciechi, i quali stavano a sedere lungo la strada, avendo udito dire che passava Gesù, alzaron la voce, dicendo: Signore, figliuolo di David, abbi pietà di noi. Ma il popolo li sgridava perchè tacessero. Eglino però più forte gridavano, dicendo: Signore, figliuol di Davide, abbi pietà di noi. E Gesù soffermossi, e li chiamò e disse loro: che volete ch’io vi faccia? Signore, risposero essi, che si aprono gli occhi nostri. E Gesù, mosso a compassione di essi, toccò i loro occhi: e subito videro e lo seguitarono.

S. MATTEO, cap. 20.


Pensieri.

E’ l’ultimo viaggio di Gesù: per recarsi a Gerusalemme in occasione della Pasqua, che per lui sarà l’ultima, egli passa da Gerico. Egli cammina insieme con gli altri pellegrini che, venuti dalla Galilea, salgono alla santa città. E’ in tutti un fremito religioso, un entusiasmo per Gesù da Nazaret che acclamano Messia, figliolo di Davide.

Lungo la strada siedono due ciechi chiedenti l’elemosina ai passanti.

Il quadro in cui si svolgono gli avvenimenti è ben definito; lo stato degli animi ben delineato.

L’onda di entusiasmo di cui è circondato Gesù si propaga, diviene contagiosa, stimola a lasciarsi avvolgere, attrarre....

E’, forse, la prima volta che i due poveri ciechi odon nominare Gesù, eppure non esitano a ricorrere a lui: Se tanta gente l’acclama, lo festeggia, questo Gesù deve avere operato cose straordinarie, pensano essi, perchè non farebbero anch’essi prova del suo potere?

E alle voci giubilanti della turba s’unisce la loro che implora compassione e aiuto: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di noi. E osserviamo l’arte industriosa dei due poveretti, che è poi quella di tutti i bisognosi, essi rivolgono, a chi credono li possa aiutare, i termini più lusinghieri. Deve far piacere a Gesù sentirsi dire figlio di Davide, pensano, e si rivolgono a lui con quel grido e lo gridan forte, più forte delle turbe stesse, così che queste ne sono seccate ed impongon loro di tacere. Ma i ciechi, per tema di non esser uditi da Gesù, levano ancor più alto e supplichevole la voce....

E il Maestro si ferma e domanda: Che cosa volete che io vi faccia?

A quanti i poveri ciechi avevan chiesto pietà, ma nessuno aveva mai domandato loro: Che cosa volete che io vi faccia? I più misericordiosi si erano contentati di dare a quegli infelici una elemosina, sentivano di non poter fare di più. Fu certo una sorpresa per i ciechi la domanda di Gesù: essi dovettero pensar subito fra sè che quello non era un uomo come gli altri e, per ciò, chiedono a lui quel che a nessun altro avrebber mai osato di chiedere; non una elemosina che sollevi la loro indigenza, ma il ricupero della vista! E Gesù tocca i loro occhi ed essi vedono e lo seguono esultanti!

I ciechi imploranti misericordia lungo la via mi fan pensare a tante, a tutte le povere anime che sulla terra gemono, agonizzano sospirando il divino... quel che trovano ordinariamente come risposta al loro grido è poca e povera cosa, ma nulla di meglio pare ci sia per essi, ed essi non osàn più dire l’intimo, profondo spasimo dello spirito.... Ma lo strazio dell’anima non si estingue e se si costudisce nel segreto, esso prorompe quando appare chi lo intuisce e lo comprende e sente d’avere in sè, a tanta pena, efficace conforto....

Forse anche qualcuno di noi gemeva così nelle tenebre e un giorno venne chi ci chiese che avessimo, che desiderassimo... e alla nostra richiesta di vita rispose comunicazione, effusione di vita!.... [p. 212 modifica]

Lo spirito di Cristo rivive ne’ Santi ed essi perpetuano nel mondo i dolci miracoli di Gesù... è Gesù che in essi, avvicina ancora i ciechi anelanti alla luce, e loro rivolge la dolce richiesta: Che volete che io vi faccia? E’ ancora Lui che in essi accoglie quel grido: S’aprano gli occhi nostri! Lui che si commove, che tocca le anime e le trae a sè....

Oh, quando Dio ci visita così da vicino in uno dei Santi suoi, non abbiam più timore di chiedere troppa luce, troppo conforto... unico ostacolo ad aver molto è la nostra piccolezza, la nostra limitazione... dilatiamoci, poi, come i ciechi, chiediamo il più, il meglio... l’avremo.

E i ciechi vedono al tocco di Gesù: ora sanno chi è colui che le turbe festeggiano, ora credono in Lui, perchè hanno sperimentato il suo potere divino.

Anche qui, una meditazione profonda s’impone.

Dapprima i due ciechi non conoscon personalmente Gesù: essi lo implorano perchè odon gente che lo festeggia ed esalta; ma poi, quando per lui apron gli occhi alla luce, che mutamento, che ardore nel loro sentimento per Gesù: allora essi lo seguono.

Ogni cognizione nostra ci deve, dapprincipio, essere insegnata e anche la religione s’acquista per tradizione; me essa diventa nostra, quando spiega in noi la sua fecondità spirituale.... Non basta ripetere ciò che altri dicono; quel che noi diciamo deve essere vissuto da noi, deve rispondere a una nostra esperienza! Dio ci ama! Bella, bellissima cosa, ma che vale se la ripetiamo la frase, perchè l’abbiamo imparata, perchè ci parrebbe mostruoso dire il contrario, ma in noi non è la serenità, la calma, la fiducia, che vengono dalla esperienza interiore di questo amore divino per noi? Quante persone si dicono pie a parole e non lo sono con la vita! Sarebbe ancora così se la religione non fosse solo una tradizione, ma anche fede vissuta, sperimentata, toccata con mano?

Oh, invochiamo per noi e per i fratelli tutti questa fede intima, forte, davvero nostra, davvero vita della nostra vita!

Imploriamola come il più grande dei beni, come la somma fra le grazie.... Se tutti i cristiani credessero di questa fede, che rifioritura spirituale si vedrebbe sulla terra, come sarebbe magnifico lo spettacolo della società cristiana e vicino e alle porte il giorno del Signore!

Oh, specialmente chi ha cura di anime, ogni sacerdote, ogni madre, ogni educatore, ogni cristiano insomma, si convinca della necessità di questa fede viva e vissuta e vivificante e la nutra in sè e la irradii intorno a sè. Ogni chiesa, ogni famiglia cristiana diventi un centro di luce e di forza così e questa luce e questa forza purifichino e trasformino il mondo!



Il Municipio di Milano ha ordinato 150 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.