Il buon cuore - Anno IX, n. 35 - 27 agosto 1910/Religione

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Vangelo della domenica quindicesima dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

E avvenne che di poi Egli andava ad una città chiamata Naim; e andarono seco i suoi discepoli, e una gran turba di popolo. E quando Ei fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato fuori alla sepoltura un figliuolo unico di sua madre; e questa era vedova: e gran numero di persone della città l’accompagnavano. E vedutala il Signore, mosso di lei a compassione, le disse: Non piangere. E avvicinossi alla bara e la toccò. (E quelli che la portavano si fermarono). Ed Egli disse: Giovinetto, dico a te, levati. E il morto si alzò a sedere, e principiò a parlare. Ed Egli lo rendette a sua madre. Ed entrò in tutti un gran timore, e glorificavano Dio dicendo; Un profeta grande è apparso tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo.

S. LUCA, Cap. 7.


Pensieri.

Notiamo, leggendo questo tratto del Vangelo, la tenerezza di Gesù. Egli si muove a compassione per la povera madre.

La compassione è un sentimento naturale, sentimento, molte volte contrastato e compresso dall’egoismo. Ecco perché nei santi la compassione spiega tutta la sua forza e bellezza.

Perciò Gesù fu il più compassionevole degli uomini. Ricordiamo chi furono quelli che nell’ore del bisogno ebbero per noi conforto e aiuto e quella tenerezza ineffabile che è balsamo al cuore affranto! Non furono le persone più buone, più sante da Dio poste sul nostro cammino?

Oh, come son necessari, su questa povera terra, gli uomini santi, che vivon di Dio, e profondono tesori ineffabili d’amore in pro dei fratelli!

Alle volte ci domandiamo perchè i santi sono così duri ed austeri con se stessi, mentre mostrano tanta bontà e condiscendenza ai loro fratelli. Ma è evidente che la severità cristiana significa mortificazione dell’egoismo, ed in questo senso non si può essere buoni agli altri se non in quanto si è severi con se stessi.

Abbiam riflesso mai che cosa sarà costata ai santi la loro pazienza, la loro indulgente pietà a nostro riguardo?

Che lungo tirocinio di dominio interiore? Pensiamo a che altezze essi son giunti, pur avendo una natura come la nostra! Che forza morale per domarla, per trasformarla fino a renderla strumento di rivelazione divina!

E rivolgiamo la meditazione su di noi stessi: perchè siam noi così freddi per il nostro prossimo, indifferenti ai dolori che non sian quelli dei parenti ed amici nostri, se non perchè siam schiavi dell’egoismo e nel nostro cuore non regna la grande legge cristiana dell’amore? Perchè questo, se non perchè, concedendo tutto a noi non abbiam più nulla, siamo esauriti, quando si tratta di soccorrere i nostri fratelli?

Gesù dice alla donna: «Non piangere!»

Il pianto è una grazia per chi soffre, quasi una voluttà, certo un conforto. Sarebbe crudele proibire il pianto agli infelici.

Gesù nella sua compassione a quella madre desolata [p. 276 modifica] dice: Non piangere. Certo nessuno di coloro che accompagnavano il figlio unico di lei alla sepoltura aveva ardito di dire all’infelicissima: Non piangere, perchè nessuno poteva togliere la causa delle sue lagrime. Gesù solo può dirlo. Egli solo può efficacemente consolare la sventurata!

La compassione degli uomini divini non è sterile mai. Le loro parole sono come un sacramento: operano quello che significano.

Che conforto sapere ciò su questa povera terra che germina triboli e spine sulla strada d’ognuno..., che conforto saper ciò perchè, nell’ore del dolore, a noi è venuto il dolce sollievo, delicato, materno, divino!

Oh, non è vero che tutti quanti fra noi han trovato un simile aiuto han poi dovuto, sia pur fra le lagrime, benedire Iddio?!

Non è vero che a tutte le anime in duolo noi si vorrebbe poter indicare dove, per essi, c’è conforto verace?

Che differenza fra le condoglianze di uno spirito profondamente religioso e le condoglianze di chi non crede e non spera!

Abbiamo mai meditato su ciò?

Come si tocca con mano che nei grandi dolori della vita solo la fede può parlare con sicurezza e confortare con efficacia!

Beati coloro, che, pellegrini sulla terra, son però sempre pronti a sentir la voce di Dio nel loro cuore; quella voce parlerà anche nell’ora dello strazio, parlerà dentro nel cuore, parlerà nella voce dei buoni.... e nell’una e nell’altra forma Dio verrà a consolare l’anima che lo ama.