Il buon cuore - Anno X, n. 36 - 2 settembre 1911/Religione

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Beneficenza Educazione ed Istruzione

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Vangelo della domenica prima dopo la Decollazione


Testo del Vangelo.

In quel tempo giunse a notizia di Erode Tetrarca tutto quel che facevasi da Gesù, ed egli stava coll’animo sospeso, perché alcuni dicevano, che Giovanni era risuscitato da morte; altri poi che era comparso Elia, ed altri che uno degli antichi profeti era risorto. Ed Erode diceva: A Giovanni feci io tagliare la testa. Ma chi è costui del quale sento dire siffatte cose? E cercano vederlo. E ritornati gli apostoli, raccontarono a lui tutto quello che avevano fatto; ed egli presili seco, si ritirò a parte in un deserto del territorio di Bethsaida. La qual cosa risaputasi dalle turbe, gli tennero dietro: ed Egli le accolse e parlava loro del Regno di Dio, e risanava quei che ne avevano bisogno.

S. LUCA, Cap. 9.


Pensieri.

«... la folla essendo di nuovo grande...»

La folla, una, quantità di gente, che s’impone all’attenzione segue Gesù... una folla nella quale si notavano peccatori e peccatrici, è vero, una folla che sarebbe spiaciuta ai Dottori, ai Farisei, ma che consola, allieta il cuore di Gesù! Egli gioisce nel sentir di salvare le anime, anche quelle anime che gli zelanti sprezzavano come perdute. Ben dice Gesù: io son mandato alle pecore disperse d’Israele, a quelle anime che la pietà legale non considerava del gregge, ma che il Padre riconosceva per sue, che erano sue, tanto è vero che appena il pastore mandato da Dio apre la bocca alla predicazione esse riconoscon la voce di lui e lo seguono. Quando il gregge s’assottiglia, quando le chiese si fanno deserte, noi si deplora l’indifferenza d’una città, d’una borgata... e potrà anche essere; ma chi ci assicura che molte, troppe anime forse, errino per vie solitarie solo perchè non han trovato la voce d’un pastore, una voce leale e convinta, capace di comprenderle e di attrarle? Quante cose e quanti fatti vecchi e nuovi vengon dilucidati dalle pagine eterne del Vangelo!

La folla segue Gesù e dimentica anche il cibo.

Quando l’anima si desta alla vita dello spirito e [p. 283 modifica]afferra e sperimenta le realtà trascendenti, inebbriata dal divino, dimentica anche i bisogni terreni.

Spettacolo meraviglioso che tutte le grandi anime offrono al nostro sguardo; spettacolo che se non si rinnova in forme esteriori, deve sempre rinnovarsi nell’intimo d’ogni anima cristiana. Non è necessario che si obliino i bisogni naturali, fisici, per esser devoti, ma è essenziale che essi non assorbano tutte le nostre cure, che siano a noi mezzi e non fini. Quando si vedon cristiani proni alla terra, incapaci, quasi, di uno sguardo, di un anelito verso il cielo, come non pensare che essi non avrebbero dimenticato certo il cibo per la parola di Cristo? Anche della pietà si è fatta una routine e l’entusiasmo, l’ardore che dà vita alla religiosità noi l’abbiamo dimenticato! Oh, coloro che venivano alla chiesa con l’anima grande, con l’esperienza della vita, del male, ma con cuore magnanimo, con propositi forti rinvigorivano l’energia dei fratelli, dove sono ai nostri giorni?

E che si fa per educare questa anima grande in noi negli altri?

Chi pensa ai bisogni del popolo è Gesù, lo spirituale per eccellenza. Chi è stretto con sè, è largo con gli altri; chi è pieno di spirito, di tutto si serve per arrivare allo spirito dei fratelli.

Tutte le anime più spirituali son sollecite così dei bisogni anche materiali del prossimo, anzi pare che la loro spiritualità affini la loro delicatezza per sorprendere le più piccole cure che in una data occasione si possono prodigare.

Queste anime generose, che nel commercio con gli uomini acquistano tratti e sollecitudini quasi materne, che beneficano amando e sorridendo, oh, essi sì son della scuola del Maestro che era dolce e mite di cuore compassionevole a tutti.