Il buon cuore - Anno XI, n. 09 - 2 marzo 1912/Religione

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Vangelo della seconda domenica di Quaresima


Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù venne nella città di Samaria, che è detta Sichar, vicino alla tenuta che diede Giacobbe al suo figliuolo Giuseppe. E quivi era il pozzo di Giacobbe. Onde Gesù stanco del viaggio si pose così a sedere sul pozzo. Ed era circa l’ora sesta. Piene una donna Samaritana ad attinger acqua, Gesù le dice: Dammi da bere. (Imperocchè i suoi discepoli erano andati in città per comperare da mangiare). Rispose adunque la donna Samaritana: Come mai tu essendo Giudeo, chiedi da bere a me che sono Samaritana? Imperocchè non hanno comunione i Giudei coi Samaritani. Rispose Gesù, dissele: Se tu conoscessi il dono di Dio, e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu ne avresti forse chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato di un’acqua viva. Dissegli la donna: Signore, tu non hai con che attingere, il ponzo è profondo: in che modo adunque hai tu quell’acqua viva? Sei tu forse da più di Giacobbe nostro padre, il quale diede a noi questo pozzo, donde bevve esso e i suoi figliuoli e il suo bestiame? Rispose Gesù, disse: Ognuno, che bevve di quest’acqua avrà sete novellamente: chi poi berrà di quell’acqua, che gli darò io, non avrà più sete in eterno: ma l’acqua che io gli darò, diventerà in esso fontana di acqua che zampillerà sino alla vita eterna. Dissegli la donna: Signore, dammi di quest’acqua, affinché io non abbia mai sete, nè abbia a venir qua per attingere. Le disse Gesù: Va, chiama tuo marito, e ritorna qua. Risposegli la donna, e dissegli: Non ho marito. E Gesù le rispose: Hai detto bene: Non ho marito. Imperocchè cinque mariti hai avuti, e quello che hai adesso non è tuo marito: in [p. 71 modifica] questo hai detto il vero: Dissegli la donna: Signore, veggo che tu sei profeta. I nostri padri hanno adorato (Dio) su questo monte, e voi dite che il luogo, dove bisogna adorarlo, è in Gerusalemme. Gesù le rispose: Credimi, o donna, che è veuuto il tempo, in cui nè su questo monte, nè in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel lo che non conoscete: noi adoriamo quello che conosciamo, perchè la salute viene dai Giudei. Ma verrà il tempo, anzi è venuto, in cui adoratori veraci adoreranno il Padre in ispirito e verità. Imperocchè tali il Padre cerca adoratori, Iddio è spirito: e quei che lo adorano adorar lo debbono in ispirito e verità. Dissegli la donna So che viene il Messia (che vuol dire il Cristo): quando questi sarà venuto, ci istruirà di tutto. Dissele Gesù Son quel desso io, che teco favello. E in quel mentre arrivarono i suoi discepoli: e si meravigliarono, che discorresse con una donna. Nessuno però gli disse: Che cerchi tu, e di che parli tu con colei? Ma la donna lasciò la sua secchia, e andossene in città, e disse a quella gente: Venite a vedere un uomo, il quale mi ha detto tutto quanto ho fatto: è egli forse il Cristo? Uscirono dunque dalla città e andarono da lui. E in quel frattempo lo pregavano i discepoli: Maestro, prendi un poco di cibo. Ma egli rispose loro: Io ho un cibo da ristorarmi, che voi non sapete. I discepoli perciò si dicevano l’un l’altro: V’è egli forse stato qualcheduno che gli abbia portato da mangiare? Disse loro Gesù: Il mio cibo è di fare la volontà di Colui, che mi ha mandato, e di compiere l’opera sua. Non dite voi: Vi sono ancora quattro mesi, e poi viene la mietitura? Ecco che io vi dico: Alzate gli occhi vostri e mirate le campagne, che già biancheggiano per la messe. E colui che miete, riceve la mercede, e raguna frutto per la vita eterna: onde insieme goda e colui che semina e colui che miete, imperocchè in questo si verifica quel proverbio: Altri semina e altri miete. Io vi ho mandato a mietere quello che voi non avete lavorato. Altri hanno lavorato, e voi siile entrati nel loro lavoro. Or dei Samaritani di quella città molti credettero in lui per le parole di quella donna, la quale attestava: Egli mi ha detto tutto quello, che io ho fatto. Portatosi dunque da lui quei Samaritani, lo pregarono a trattenersi in quel luogo. E vi si trattenne due giorni. E molti più credettero in lui in virtù della sua parola. E dicevano alla donna: Noi già non crediamo a riflesso della tua parola, imperocchè abbiamo noi stesso udito, e abbiamo conosciuto, che questi è veramente il Salvatore del mondo.

S. GIOVANNI, Cap. 4.


Pensieri.

Gesù, che nella scorsa domenica ci ha insegnato il valore della tentazione, come si vinca, Gesù oggi ci insegna come diportarci dopo le nostre cadute.

Trist’assai l’umana condizione, in cui quasi ci è giocoforza cadere vinti avanti alle potenti suggestioni del piacere, della gloria, delle ricchezze! Quante prove infelici noi abbiam dato nella nostra debolezza, noi, noi oggi armati contro la svigorita e mutata natura della tentazione! Non ci sentiamo — più degli antichi assai colpevoli — noi che non abbiamo opposto al leone ruggente che forze deboli e meschine?

Qual vergognoso risultato! La Samaritana — idra di passioni, infedele, capricciosa, volubile — può ben dirci la instabilità delle nostre voglie, l’infedeltà alla legge di, Dio, i capricci contro le sante e sane ispirazioni divine; le nostre matte passioni con cui facile ci si trasporta da nobili desiderii, da pii affetti a bassezze inconcepibili!

Così, così la tentazione invece che serva del libero arbitrio fatta padrona e tiranna nostra, piglierà il sopravvento ed ad ogni tentazione terrà dietro inesorabile e sicura una caduta, una colpa.

In questi casi dolorosi solo ci giova la fede di Cristo. Ben diversamente dalle mondani teorie essa non abbonda di ciancie, e non è — come quelle, nè corta nè manchevole ai fatti.

Sì, le teorie mondare ci danno di bellissime idee intorno all’onestà, alla bellezza e soddisfazione della virtù. Ma le sono baje. Il fatto è diverso.

La virtù nelle misere condizioni dell’uomo se ci rapisce taluna volta &incanto e ci innonda la vita di gioia bene spesso costa fatica fino a parere oppressione. La Samaritana riteneva un peso la legge di Dio... davanti alla rapina violentissima ed irresistibile della tentazione e della libidine — scatenamento di meteore spavento se — poteva ben dire che è bello vivere virtuosamente, che è nobile il sacrificio. Per quel momento più non aveva forza il sacrificio del Moria o del Garizin.... in quel momento di colpa il più bello, il più dolce, ciò che l’attirava era l’oggetto della passione per cui tutto sacrificava di onestà e dignità... Non vedeva l’orrido, vedeva il seducente... Era lo scandalo della città, la prostituta. È vinta, è conquistata da Cristo. Egli ci arriva non colla polemica, non colla grazia dei suoi modi, non coll’apparato con cui noi miseri avviciniamo e tentiamo la guarigione delle piaghe morali.

Gesù ha con sè un potere divino, il potere religioso.

Ah! solamente la vista di un Dio Crocifisso, solamente la grazia esuberante dei suoi Sacramenti possono guarire queste profondissime piaghe dello spirito. Come la Samaritana ai piedi di Cristo, d’un confessore possiamo gustare la potente operazione dei Sacramenti, per trovarvi la forza che ne rialzi dal lezzo della colpa e ne ingigantisca.

Questo solo lo può Cristo coll’anime nostre. Il mondo che blatera d’onestà e virtù ci lascia indifesi avanti la tentazione, avviliti e derisi nella colpa, abbandonati nei tentativi di riabilitazione: Gesù solo non ci abbandona indifesi al nemico, ci lamenta caduti ed innanzi al nostro pregare soccorre colla grazia della sua fede, colla forza di sua religione.

B. R.

A
llo scopo di procurare ai nostri soldati d’Africa la maniera di comunicare più facilmente colle loro famiglie venne iniziata la seguente palla di neve.

Coloro che leggeranno queste parole faranno il piacere di mandare almeno tre cartoline illustrate in una busta, colla propria firma (in un biglietto) al seguente indirizzo:

DITTA L. F. COGLIATI

Milano — Corso Porta Romana, 17.


Inoltre sono pregati di copiare questo appello, firmare e inviare a quante persone di loro conoscenza credono; queste alla loro volta faranno ugualmente continuando così la palla di neve.

Le cartoline raccolte verranno poi consegnate alle signore degli Ufficiali del 68 Regg. Fanteria, iniziatrici dell’atto gentile, che penseranno a mandarle a destinazione.