Il conte di Cavour in parlamento/Avvertenza dell'Editore
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AVVERTENZA DELL’EDITORE.
Il commendatore Artom e il cavalier Blanc, discepoli ed amici del conte di Cavour, poco dopo la sua morte, a renderne quanto più per loro potevasi onorata la memoria, ne raccolsero i principali Discorsi parlamentari, li ordinarono, li corredarono di opportune e pregevoli notizie, e li pubblicarono tradotti in francese, lingua assai più famigliare della nostra in Europa. Accolto di buongrado da coloro che conservavano ancor fresca la memoria dell’illustre statista italiano, il libro non ebbe però quella generale diffusione che meritava; ed in Italia appena ne giunsero pochi esemplari, forse perchè qui sapeva male di leggere i Discorsi del gran ministro in una lingua diversa da quella in cui furono pronunziati.
Questo pensiero, e la bontà intrinseca del libro, e pur vedendo quanto frequentemente occorra di rammentare le cose dette e fatte dal conte di Cavour, mi hanno persuaso che la raccolta dei signori Artom e Blanc, ristampata in italiano, riuscirebbe utile a molti. Mi rivolsi quindi ad essi per ottenere il loro consenso; e non soltanto gentilmente me lo accordarono, ma il commendatore Artom, con squisita cortesia, volle da sè ridurre in italiano la Prefazione della edizione francese, nella quale, più che narrata, egli con affetto e fedeltà impareggiabili ha ritratta la vita dell’illustre e venerato maestro.
Giova sperare che questo libro ove appaiono insieme con le difficoltà molte e grandi che si presentarono sul cammino del conte di Cavour, l’ingegno, la dottrina, la tenacità dei propositi e la bene accorta scelta dei mezzi ch’egli adoperò per vincerle, varrà, se non ad accrescere, a rendere più di sè consapevole il culto degl’Italiani pel grande statista; e che coloro i quali si consacrano alla difficile arte del governare lo Stato e specialmente i giovani nobilmente ambiziosi di servire il loro paese, troveranno in queste pagine una scuola eccellente, alla quale apprenderanno come il conte di Cavour non giunse a sì grande altezza di fama, nè tanto bene fece per la sua patria, co’ meschini artificii e i sottili ripieghi che la gente volgare stima essere il fondamento della politica, ma con la difesa costante dei principii di libertà e di nazionalità da lui altamente proclamati.
Sarebbe inutile avvertire che i Discorsi sono stati cavati dagli Atti ufficiali del Parlamento; ma desidero si sappia che le cure di questa edizione sono dovute al signor Edoardo Arbib, il quale ha molto contribuito affinchè questa pubblicazione ottenesse il gradimento degli Italiani.
- Firenze, agosto 1868.