Il continente misterioso/26. La punizione del traditore

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26. La punizione del traditore

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25. Le immense pianure dell'est Conclusione

26.

LA PUNIZIONE DEL TRADITORE


Lo Strangways è un corso d'acqua la cui sorgente non si sa ancora dove sia, essendo stato appena visitato da qualche esploratore; si crede però che si trovi presso il sedicesimo parallelo. Questo fiume è un affluente del Roper, un corso d'acqua importante che va a scaricarsi nel golfo di Carpentaria, dopo di aver descritto un lungo giro e di aver ricevuto un ragguardevole affluente che viene dall'ovest, l'Elsen.

Quantunque non fossero ancora cominciate le grandi piogge, pure lo Strangwavs conservava un po' d'acqua, malgrado la stagione ardente e i venti caldi che soffiano durante i mesi di novembre, dicembre, gennaio, febbraio e marzo, disseccando completamente quasi tutti i fiumi dell'interno. Quel poco d'acqua fu la salvezza dei fuggiaschi. Se quel fiume fosse stato arido, sfiniti come erano, non sarebbero riusciti a spingersi fino all'Elsen od al Roper e avrebbero terminata la loro esistenza su quelle sponde. Se vi era dell'acqua, non doveva mancare la selvaggina sicché, calmata la sete, i due marinai, che erano stati nominati provveditori della piccola carovana, si diedero a frugare le rive del fiume. Le loro ricerche non riuscirono infruttuose, poiché scopersero un kanguro gigante al quale inviarono due palle. Quella grossa selvaggina poteva bastare per parecchi giorni. Ne arrostirono una parte e il rimanente lo tagliarono in sottili strisce, mettendola a seccare al sole perché si conservasse.

La loro fermata su quel fiume durò due giorni, ed al terzo, caricatisi delle provviste e riempite d'acqua le bisacce di pelle di kanguro cucite dal mastro, che nelle sue quattordici tasche aveva una infinità di oggetti indispensabili alla vita dell'esploratore, ripartivano per raggiungere il fiume Sterculia, che scaricasi quasi di fronte alle isole Edward Pellew.

La regione che dovevano attraversare era affatto sconosciuta. La carta, che il dottore aveva potuto salvare alla rapacità degli australiani, non dava alcuna indicazione, segno evidente che fino allora nessun europeo si era avventurato fra quelle immense pianure che si estendono verso l'oriente, in direzione del golfo di Carpentaria.

Quei quattro uomini però non si spaventavano. Sapendo che sole centosettanta o cent'ottanta miglia li separavano dall'oceano, si misero animosamente in cammino sperando di giungervi prima del traditore, nel caso che questi fosse riuscito a spingere i suoi sudditi fino su quelle lontane spiagge. Non possedendo però gli strumenti necessari per fare il punto, che erano stati rubati dagli antropofaghi nel saccheggio del dray, l'incarico di guidarli fu dato a Diego che possedeva una piccola bussola, sospesa alla catena dell'orologio. Pareva che tutta quella parte del continente fosse una immensa pianura, poiché non si scorgeva in alcuna direzione la più piccola altura. Era una specie di deserto, sparso di sabbie e di pietre, raramente interrotto da macchie di sterpi e da qualche albero intristito, senza corsi d'acqua, senza selvaggina e persino senza volatili. Si avrebbe detto che quella regione era maledetta.

I fuggiaschi avanzavano sempre. Quando le gambe si rifiutavano di sostenerli, si arrestavano qualche ora, poi si rimettevano in cammino. Temevano di consumare le poche provviste che portavano prima di giungere sulle sponde dell'oceano e di cadere, per non più risollevarsi, fra quelle deserte pianure bruciate dal sole.

Per sei giorni quel piccolo drappello si avanzò, o meglio si trascinò su quelle sabbie, ma al settimo furono costretti a fermarsi. L'ultimo boccone l'avevano divorato dodici ore prima, e l'ultima goccia d'acqua l'avevano inghiottita il giorno innanzi.

— Orsù — disse Diego con voce malinconica. — In questo paese è scritto, che gli uomini debbano essere sempre alle prese colla fame. Un altro mese di soggiorno in questo dannato continente ed io ritornerò al Paraguay più secco di un biscotto e più magro di un'aringa affumicata. Se io fossi un australiano, lo lascerei ai kanguri e ai pappagalli per non più ritornarvi. Cosa dici, figliuol mio?

— Che darei il mio fucile per una tazza di birra.

— E io la mia barba per un boccale di acqua gelata. Ventre di foca!... In quale miseria siamo ridotti!...

— Le nostre miserie sarebbero terminate se fossimo giunti sulle rive dello Sterculia — disse il dottore. — Colà avremmo trovato acqua e selvaggina.

— Ma per mille vascelli fracassati!... Dove si trova questo fiume? Sono quattro giorni che marciamo verso l'est o meglio che corriamo come cavalli noleggiati a una piastra all'ora ed ancora non lo si vede. Eppure, dottore, credetelo, noi non abbiamo fatte meno di trenta miglia al giorno.

— Allora abbiamo descritto un giro.

— Ma no, dottore, abbiamo marciato sempre in linea retta, verso l'est, e la mia bussola non è alterata.

— Se avessimo percorso una linea retta, dovremmo trovarci sulle rive del golfo od a breve distanza, mentre invece non abbiamo scoperto ancora né il fiume Kanguro, né lo Sterculia.

— Eppure, dottore, la mia bussola è esatta; potete crederlo ad un vecchio marinaio. Anche ieri sera la punta sud della lancetta, coincideva esattamente colla croce polare.

— Non so cosa dire, mastro. So che noi siamo smarriti fra queste pianure, senza forze, senza viveri e senz'acqua, e senza la possibilità di trovare da ristorarci.

— La prospettiva non è attraente.

— Lo credo, mastro, e non so come usciremo da questa situazione.

— Si trovasse almeno un serpente! — brontolò il mastro. — Lo mangerei senza ripugnanza.

— Non disperiamo — disse Cardozo. — Forse il fiume non è lontano; ho veduto laggiù un punto nero volare verso l'est e forse quell'uccello va a dissetarsi.

— Ma gli uccelli hanno le ali, mentre le nostre gambe sono rotte — disse Diego.

In quell'istante, in lontananza echeggiò una detonazione sorda, che pareva prodotta o dallo scoppio d'una mina o dalla scarica d'un pezzo d'artiglieria. I quattro uomini, malgrado la loro estrema debolezza, balzarono in piedi. La cosa era tanto strana che si guardarono in viso gli uni più stupefatti degli altri, credendo tutti di essersi ingannati.

— Una detonazione! — esclamò finalmente Herrera, che era impallidito per l'emozione. — Una detonazione... qui... in questo deserto!...

— La mitragliatrice forse! — esclamò il dottore.

— No!... No!... — esclamò Diego con voce soffocata. — La mitragliatrice l'ho guastata io, portando via l'otturatore... questo colpo è... è una cannonata!... Dottore... signor Herrera... Cardozo... laggiù vi è l'oceano!... Accorriamo!...

Allora quegli uomini, che poco prima non si reggevano più sulle gambe, galvanizzati da quella speranza, riacquistarono prontamente le loro forze. Si slanciarono tutti e quattro verso l'est, spingendosi l'un l'altro, sostenendosi, incoraggiandosi con parole tronche, con gesti. Non sentivano più né la fame, né la sete, né la stanchezza, e continuavano a correre ansanti, trafelati, facendo sforzi sovrumani per non cadere, perché sapevano che non si sarebbero più rialzati. Dopo quella prima detonazione, ne udirono un'altra, poi un'altra ancora. Erano assai lontane, ma che importava? La salvezza era là e vivi o moribondi, volevano giungere sulle sponde dell'oceano. Dove si trovavano? Lo ignoravano, ma non se ne occupavano. Quale nave era quella che sparava quei colpi di cannone? Il cutter di sir Hunther o un legno da guerra? Non importava: quella o l'altro li avrebbe egualmente raccolti.

Correvano da quindici minuti, quando Cardozo, che precedeva i compagni di qualche centinaio di passi, si arrestò gridando: — Un fiume!...

— Urrah! — urlò Diego. — Siamo salvi!

Poco dopo il dottore, Herrera e i due marinai giungevano dinanzi non ad un fiume ma a due corsi d'acqua i quali si riunivano formandone uno solo largo assai e che si dirigeva verso l'est. Non vi era più da ingannarsi: quello che scendeva dal nord-ovest era il Kanguro e quello che veniva dal sud-ovest era lo Sterculia. Privi degli strumenti necessari per fare il punto esatto, i fuggiaschi si erano addentrati fra quei due fiumi, senza sospettare la loro vicinanza. Ormai potevano considerarsi salvi; l'oceano, o meglio il golfo di Carpentaria, non era che a poche miglia. Si gettarono nel fiume, attraversarono le due correnti, e rinvigoriti da quel bagno, si misero in cammino seguendo la sponda destra. Avevano percorso mezzo miglio, quando udirono un altro colpo di cannone, poi una viva scarica di fucili, quindi delle urla acute che parevano emesse da molte persone.

— Lampi e fulmini! — esclamò il mastro, impallidendo.

— Cosa succede laggiù?

— Sono grida di australiani, — disse Herrera, — e se non m'inganno, grida di guerra.

— E queste detonazioni sono di uomini bianchi — disse il dottore.

— Che assalgano il cutter di sir Hunther? — chiese Cardozo.

— Sono gli antropofaghi di Niro-Warranga! — gridò Diego. — Quel miserabile ci aspettava sulle sponde del golfo.

— E cerca d'impadronirsi del cutter — disse Cardozo. — Accorriamo!

— Avanti! Avanti! — gridarono tutti. Si misero a correre tutti e quattro verso il mare, che non si scorgeva ancora, essendo l'orizzonte chiuso da una linea di collinette, ma che non doveva distare più di due miglia. Il cannone e i fucili tuonavano sempre con crescente furia, e le urla degli australiani diventavano più acute. Senza dubbio, quegli abbominevoli antropofaghi tentavano di abbordare il cutter che doveva raccogliere i quattro fuggitivi. Come si trovavano colà?... Quale altro tradimento aveva ordito Niro-Warranga?...

Spingendosi l'un l'altro, incoraggiandosi ed aiutandosi vicendevolmente, i due marinai, Herrera e il dottore raggiunsero le collinette e le salirono senza arrestarsi. Giunti sulla cima si presentò ai loro occhi un terribile spettacolo. Arenato presso la costa si vedeva un piccolo veliero, il cui equipaggio, si difendeva disperatamente a colpi di cannone e di fucile contro un grosso stuolo di schifosi selvaggi che tentava di arrampicarsi sui fianchi del legno. A poppa sventolava la bandiera inglese e sul picco della randa portava un lugubre trofeo: un uomo appiccato!... La spiaggia era coperta di morti e di moribondi, ma i selvaggi, malgrado le tremende scariche del cannone che pareva vomitasse mitraglia, e del fuoco nutrito dei fucili, non abbandonavano la partita e tentavano di salire sul ponte del legno arenato.

— Avanti! — tuonò il mastro.

I quattro viaggiatori scesero di corsa la collina e caricarono gli assalitori alle spalle, sparando a bruciapelo sui più vicini. Gli australiani, che già cominciavano a tentennare, vedendosi assaliti a tergo, e credendo forse di dover sostenere l'urto di qualche grosso rinforzo, si sbandarono in tutte le direzioni, salutati da una scarica di mitraglia che ne gettò a terra altri dodici o quindici.

— Urrah! — urlò il mastro.

— Amici! — gridò una voce partita dal cutter. — Dio sia ringraziato!...

Herrera e il dottore mandarono due grida: — Voi, sir Hunter?...

— In persona!...

— Mille lampi! — esclamò il mastro, che si era bruscamente arrestato, cogli occhi fissi sull'uomo che pendeva dal picco della randa.

— Cos'hai, marinaio? — chiese Cardozo.

— Guarda quell'appiccato!...

Cardozo mandò un grido: quell'uomo che pendeva dal picco, con una solida corda al collo, era Niro-Warranga!...

— Ha pagato il conto — disse il mastro.