Il frappatore/Nota storica

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Nota storica

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Atto III
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NOTA STORICA.

Il bravo comico veneziano ricordato nella Premessa era Cesare D’Arbes (n. circa 1710 a Ven. - m. colà nel ’78; cfr. Rasi, I comici ecc. I, p. 191-197 e Goldoni, Memorie, P. 1, Cap. LI. LII). Con lettera del 13 VIII 1743 a quest’attore il poeta accompagna un sonetto, composto a istanza dello stesso, per il Paronzino e parla d’una nuova commedia che «non è ancora sbarazzata dalle meteore che la circondano, ma quanto prima, superata la convalescenza, uscirà dalle catacombe». Il Paronzino, noto scenario dell’arte (v. Mem. ibidem e a pag. 103 del I vol. di questa ediz.; cfr. ancora Bartoli Scenari inediti d. e. dell’a. Fir. 1880, XLVII e Caprin C. G. la sua vita, le sue opere. Mil. 1907, p. 117. G. Ortolani [Settecento. Venezia, 1903, p. 407] e L. Rasi [I Comici ecc. II. p. 229] ricordano anche Il Paronzino, commedia lodata del comico padovano Antonio Maria Piva [m. nel 1764], ottimo Pantalone) diede il soggetto al Frappatore, che con tutta probabilità è la commedia ch’era allora per uscire dalle catacombe. Intorno alla quale, stando alla presente lettera, il G. lavorava già nel 1743. Ma il Bartoli che la pubblicò primo (Notizie istoriche de’ Comici Italiani. Padova, I. p. 46, 47) lesse giusto? O v’era solo il mese e il giorno e lui di suo capo v’aggiunse l’anno, fidandosi della data certo erronea (1745) assegnata nell’edizione Paperini alla commedia? Per iscusare l’insuccesso del Frappatore l’a. dice (Mem. ibid.) ch’era da quattro anni fuori d’esercizio quando la scrisse, cioè dall’anno della Donna di Garbo che è il 1743. Si noti ancora come la conoscenza del D’Arbes fosse al G. occasione quasi immediata ai suoi rapporti col Medebac. «Non è capriccio, né azzardo soverchio, conclude G. Ortolani (Della vita e dell’arte di C. G. Venezia, 1907, p. 131) - leggere 1747, invece di 1743» in detta lettera; «certo il ’45 contraddice al racconto di G. come anche a tutta la paziente ricostruzione de’ suoi biografi». Alla data corretta sembra aderire anche G. Mazzoni (Memorie di C. G. ecc. Firenze, 1907, I. p. 449). Per il soggiorno del Nostro a Livorno e per l’anno ( 1747!) cfr. anche G. Targioni - Tozzetti, C. G. a Livorno, in Labronica. Liv. 1899, p. 9.

Il Frappatore recitato a Venezia nell’autunno del ’48, non ebbe liete sorti. Dell’insuccesso il G. con filosofica rassegnazione dà la colpa a sé stesso. Ma tra i primi lavori dell’a. questo per la semplicità della tela e per un accenno a studio di caratteri nel protagonista non è de’ peggiori; men brutto di quella Donna di Garbo a quei giorni tanto fortunata. Cadde, e risorse. Ecco qualche saltuaria testimonianza alla vitalità della commedia: recitata negli anni 1764, 1769, 1776 nel Seminario - Collegio di Reggio Emila (cfr. Crocioni, Reggio e il Q. in Modena a C. G. 1907, p. 348); fra il 1803 e il ’05 l’aveva nel suo repertorio la compagnia Fabbrichesi col titolo I viaggi de Sior Tonin Bonagrazia e la diede a Venezia (cfr. Giorn. teatrale. Ven. fasc. CXIII, I sett. 1824); l’eseguì a Milano nel nov. 1811 l’Accademia de’ Filodrammatici (cfr. G. Martineizzi Accad.ia de’ Fil.ci ecc., Milano, Pirola, 1879) e tra il 1818 e il '19 la comp. Colonnesi, modificando un’altra volta il titolo in L’ingresso in Roma del sior Tonin Bonagrazia o sia Il frappatore (cfr. Serie cronologica delle rappresentazioni... dei princip. tea. di Mil. dal gio. I dic. 1818 al 22 detto 1819. Mil. Silvestri. 1820. Continuazione, p. 117. [p. 78 modifica] 118); recitata di nuovo a Mil. nel 1820 dalla comp. Bettini col tit. I viaggi ecc. (Giorn. dei teatri dello stesso anno, vol. VII in Biblioteca teatrale ital. e straniera edita a Ven.) Ibidem nel necrologio di Luigi Belletti si legge: «Brillò sulla scena specialmente nei caratteri dei Tonin Bonagrazia e dei Nicoletti mezza camisa, nei quali era inarrivabile». Così all’antico soggetto dei comici dell’arte, anche levato agli onor di commedia scritta, restò a lungo fida la fortuna, malgrado il cattivo esito iniziale. Di che altra efficacissima prova crediamo scorgere nella figura del cantastorie «Sior Tonin Bonagrazia», a mezzo il secolo scorso immancabile nelle feste popolari veneziane (cfr. Mantovani Lagune, Roma. 1883, p. 286 sgg., e L’ultima sera de carneval. In memoria dei costumi veneziani. Versi in vernacolo de autor anonimo Ven. 1844).

Il titolo è spiegato nella commedia stessa (a. III, sc. I). Le parole frappare e frappatore che valevano fingere, esagerare ecc. son frequenti nel linguaggio dei comici dell’arte. Dice il Capitano (cfr. Stoppato, La comm. popol. in It. Padova. 1887, p. 205):

          Guarda se questa spada brilla e canta:
          Né sia chi frappatore me chiamasse;
          Frappa sol quel che men del ver si vanta.

Frappare usava dirsi specie dei Napoletani (cfr. Croce, Pulcinella e il person. del Napoletano in commedia. Roma, 1899,p. 76). La Cortigiana dell’Aretino ha nel ritratto d’un Napoletano queste frasi: frappa a la Napoletana e ironicamente: esce dalla natura Napolitano s’egli frappa. E il Goldoni stesso parlando dell’ingaggiatore raguseo (voi. 1, p. 146 di questa ediz.) gli dà del frappatore.

Resta del G. a Marco Pitteri (vedi Dedica), il celebre incisore veneziano (n. nel 1702 - m. nel 1787; cfr. Delle Inscrizioni Veneziane di E. A. Cicogna, Ven. Molinari, 1842. Vol. 5.°, pp. 283-293 e Galleria dei letterati ed artisti Illustri delle Provincie veneziane nel sec. XVIII. Ven. 1824, voi. 2") ch’egli aveva conosciuto a mezzo del libraio Francesco Pitteri, una bellissima lettera (Masi, Lettere ecc. Bol. 1880. p. 114) da Milano, in data 17 VII 1754, dove il poeta ringrazia l’artista del ritratto da lui inciso e colà inviatogli. Si compiaceva della somiglianza, dell’esecuzione fine e originale e non meno della scritta lusinghiera: Caroli Goldoni veneti huius aetatis praestantissimi Comoediarum scriptoris effigiem ipsimet amoris ergo D. D. D. Marcus Pitteri. Incise il Pitteri 4 ritr. del G. (cfr. Inscriz.i di Cicogna, 1. e. 289-290 e le lettere B D E G nella tavola in fronte alla Bibliografia di A. G. Spinelli. Qui si allude al ritratto col berrettino).

E.M.

Questa commedia fu stampata dal Goldoni la prima volta nel t. X dell’ed. Paperini di Firenze, l’anno 1737, e subito fu ristampata a Pesaro (Gavelli, t. X. ’37) e a Torino (Fantino-Olzati, t. XIII, ’58): più tardi a Venezia (Savioli, t. IV, '70; Zatta, cl. Z.-K I. HI, ’90; Garbo, I. XIII, ’97) e ancora a Torino (Guiberl-Orgeas, t. XII, ’73), a Lucca, a Livorno ecc. Non si trova nelle edd. Bettinelli e Pasquali. — La presente ristampa seguì fedelmente il testo dell’ed. Paperini; e reca a piè di pagina le forme varianti delle edd. posteriori. Nelle edd. Zatta e Garbo si legge che la commedia fu «Rappresentata per la prima volta in Venezia l’Autunno dell’anno 1757», l’anno stesso cioè che uscì, rifatta. Valgono le osservazioni a pag. 238 del volume precedente.