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Il mestiere di vivere/1945

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1945

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1944 1946

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1945

9 gennaio.

Annata strana, ricca. Cominciata e finita con Dio, con meditazioni assidue sul primitivo e selvaggio, ha visto qualche creazione notevole. Potrebbe essere la piú importante annata che hai vissuto. Se perseveri in Dio, certo. (Non è da dimenticare che Dio significa pure cataclisma tecnico — simbolismo preparato da anni di spiragli).

16 gennaio.

I popoli che praticarono i piú atroci e frequenti sacrifici umani furono gli agricoltori (civiltà matriarcali). Né i pastori, né i cacciatori, né gli artigiani furono mai crudeli come i contadini.

26 gennaio.

Volevi un pretesto per non piú muoverti. Eccolo. Chi ringrazi? Attendevi un prodigio ed è venuto.

Per ora umíliati. Lo giudicherai dai frutti.

28 gennaio.

Un giardino tropicale in mezzo alla neve. Magnolie, abeti, tassi, cipressi, limoncelle — verdi cupi, metallici bronzei contro il cielo [p. 281 modifica] azzurro. Ma ciò che li rialza di piú, è il muro rosso mattone della scuderia colonica. Ci sono tutti i piú intensi colori naturali: verde, azzurro, rosso, candido. Colpisce l’insolito o c’è una segreta virtú in queste qualità pure?

È facile ai colori diventare simboli. Son la qualità piú vistosa degli oggetti ma non sono gli oggetti. Ricordando che hai detto una volta che il mito vive negli epiteti, i colori sarebbero gli epiteti delle cose. Creazione pura.

Quel che dicevi della musica (30 luglio ’44) sensazione pura che vuol esser simbolo si può dire di tutte le sensazioni pure: sono simboli che tendono a sostituirsi alla natura.

30 gennaio.

Chi non sa vivere con carità e abbracciare il dolore degli altri, è punito in questo che sente con violenza intollerabile il proprio. Il dolore si può accogliere soltanto elevandolo a sorte comune e compatendo agli altri che soffrono. La pena dell’egoista è accorgersi di questo soltanto sotto la sferza e tentare vanamente di imparare la carità, per interesse.

4 febbraio.

Blondel, L’Action. «L’homme met toujours dans ses actes, si obscurément qu’il le sache, ce caractère de transcendance. Ce qu’il fait, il ne le fait jamais simplement pour le faire» (p. 353). «Même chez eux qui se disent affranchis de toute superstition, qu’on remarque ce besoin de rites et cette contrefaçon d’un véritable culte liturgique, la pauvreté trop visible des actions toutes nues» (p. 312). (Cfr. 27 agosto ’44).

13 febbraio.

Il fatto unico di cui tanto ti esalti, in realtà per avere il suo valore non deve esser accaduto. Deve restare mito, nelle nebbie della [p. 282 modifica] tradizione e del passato, cioè della memoria. Difatto eventi spiritistici, miracoli ecc., ti seccano, non altro. In quanto queste cose accadono, non sono piú uniche, ma eventi normali benché fuori delle leggi naturali. (In quanto accadono fan parte di una legge, sia pure occulta).

Di esse non si fa che discutere l’autenticità, il pro e il contro. Sono la negazione dell’unicità1 fantastica.

18 febbraio.

Il ritorno degli eventi in Th. Mann (cap. Ruben va alla cisterna) è in sostanza una concezione evoluzionista. Gli eventi si provano ad accadere, e ogni volta accadono piú soddisfacenti, piú perfetti. Gli stampi mitici sono come le forme delle specie. Ciò che pare staccare questa concezione dal determinismo naturalistico è il fatto che i suoi fattori non sono la scelta sessuale o la lotta per l’esistenza, ma una volontà costante di Dio che un certo progetto si realizzi. Del resto, il modo di enunciare di Mann pare sottintendere che ciò che determina via via gli eventi è lo spirito umano che, secondo le sue leggi, li percepisce e fa accadere ogni volta sostanzialmente uguali ma piú ricchi. Un formalismo kantiano, calato nella materia mitologica, a interpretarla in modo unitario. C’è, qui dietro, Vico.

2 marzo.

luigi todesco, Corso di Storia della Chiesa (Marietti, 1925), voi. III, p. 539:

«... I principali mezzi di tortura erano: il braciere con carboni accesi, ai quali l’accusato avvicinava i piedi; la corda (l’accusato era sollevato e lasciato cadere); e finalmente il cavalletto: dunque, piú che altro, esercizi ginnastici...» [p. 283 modifica]

12 marzo.

Alla lunga un dolore si svincola dall’ansia, dal ricordo, dal sospetto che lo provocò, e vige da solo nell’anima. Stanotte soffrivi già quando a un certo punto hai cercato in te il dimenticato o non ancora ricordato motivo del tuo dolore.

15 marzo.

Il primo sboccio delle foglioline è un divampare di fiammelle verdi.

La gemmazione avviene in mezzo al seccume. Rami rotti, secchi, spezzati, mettono verde e s’ergono.

25 marzo.

Per esprimere ammirazione si dice che una cosa somiglia a un’altra. Conferma del fatto che non si vede mai una cosa per la prima volta, ma sempre una seconda: quando trapassa in un’altra. Conferma e spiegazione. In quanto ammirata, una cosa è un’altra, cioè è veduta una seconda volta sotto altro aspetto.

5 aprile.

Vivere in un ambiente è bello quando l’anima è altrove. In città quando si sogna la campagna, in campagna quando si sogna la città. Dappertutto quando si sogna il mare.

Parrebbe sentimentalismo, ma non è. Prova invece l’all-pervadingness dell’immagine. Si valuta una realtà soltanto filtrandola attraverso un’altra. Soltanto quando trapassa in un’altra. Ecco perché il bambino scopre il mondo attraverso le trasfigurazioni letterarie o leggendarie o, comunque, formali. Ecco perché «essenza della poesia è l’immagine».

Di qui potrebbe dedursi che il mondo, la vita in generale si valorizzano unicamente avendo l’animo a un’altra realtà, oltremondana. Diciamo, avendo l’animo a Dio. Possibile? [p. 284 modifica]

6 aprile.

Affermi cosí l’esistenza di Dio in quanto premetti e postuli il valore del mondo e della vita. Ma è appunto questo valore che va dimostrato.

Questo valore esiste. Tant’è vero che lo senti, e che cos’è un valore altro che una qualità che si sente? Che cosa significherebbe un valore oggettivo ma non sentito?

18 aprile.

Volano i petali dei meli e dei peri. La terra ne è disseminata. Paiono farfalle.

23 aprile.

Incontrare portenti e nominare luoghi famosi nel mito, va di pari passo nel III dell’Eneide. I portenti sono mitici e i nomi mitici sono portentosi. È poesia religiosa.

La religione di Erodoto. Tante patrie, tanti portenti accaduti. Questo che è il libro della grande route, è anche il libro della ricerca affannosa della patria, di ogni traccia lasciata dagli antenati.

Il sacro nel mondo antico è questo. E questo cercavano gli antichi nella vita e nell’arte, non il bello.

25 aprile.

Far la strada e incontrare meraviglie, ecco il grande motivo — specialmente tuo.

2 luglio.

Il sesso, l’acool, il sangue.

I tre momenti dionisiaci della vita umana: non si sfugge, o l’uno o l’altro. [p. 285 modifica]

28 agosto. (poi Roma)

Quando una parola, un fatto, un sospetto ci ha data una forte agitazione passionale, viene il momento che dibattendoci ci accorgiamo di non ricordarci piú la parola, il fatto, il sospetto. Ma la passione è sempre piú intensa.

6 settembre.

Non è bello esser bambini: è bello da anziani pensare a quando eravamo bambini.

13 ottobre.

Si fecero dèi da animali, perché l’animale era l’altro, l’estraneo; e perché l’animale non appariva individuo. Era la tal bestia, non una determinata.

14 ottobre.

(la luna tremava)2.

15 ottobre.

Che dire se un giorno le cose naturali — fonti, boschi, vigne, campagna — saranno assorbite dalla città e dileguate, e s’incontreranno in frasi antiche? Ci faranno l’effetto dei theoi, delle ninfe, del sacro naturale che emerge in qualche verso greco. Allora la semplice frase «c’era una fonte» commuoverà. [p. 286 modifica]

18 novembre.

Sono tuo amante, perciò3 tuo nemico.

22 novembre.

Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola.

23 novembre.

Quando scacciamo il mendicante, gli diciamo: Alla prossima villa troverai tutto quello che vuoi.

Chi ha, gli sarà dato.

26 novembre.

Che cosa vuol dire che tra uomo e donna ci può essere qualcosa di piú importante dell’amore? Vuol dire che è possibile vedere un’altra persona come si vede se stesso: consentirgli tutti i gesti e i movimenti che si consentono a se stesso, godere che li faccia come si gode a farli noi, non sentirsi privati di cosa che faccia con altri come noi non ci sentiamo privati di cosa che facciamo con altri — vuol dire amare questo nostro prossimo come noi stesso. Quest’amore si chiama carità. Ma se l’altra persona scompare? Possiamo amare noi stesso sparito? Bisognerebbe credere che nessuno scompare mai. Che non c’è la morte.

Morirà e tu sarai solo come un cane. C’è un rimedio?

Va bene. Ma come tu puoi accettare la morte per te, perché vuoi negare all’altro di accettarla per sé? È ancora carità. Puoi [p. 287 modifica]arrivare al nulla, non al risentimento. Non all’odio. Ricorda sempre che nulla ti è dovuto. Che cosa meriti infatti? Quando sei nato, ti era forse dovuta la vita?

27 novembre.

È venuto la terza volta, quel giorno. È l’alba, un’alba di nebbia diffusa, viola fresco. Il Tevere ha lo stesso colore. Malinconia non greve, pronta a sfumare sotto il sole. Case e alberi, tutto dorme.

Ho visto l’alba, non è molto, dalle sue finestre della parete accanto. Era la nebbia, era il palazzo, era la vita, era il calore umano.

Dorme Astarte-Afrodite-Mèlita. Si sveglierà scontrosa. Per la terza volta è venuto il mio giorno. Il dolore piú atroce è sapere che il dolore passerà. Adesso è facile umiliarsi. E poi?

13 agosto ’37
(pomeriggio)
25 settembre ’40
(sera)
26 novembre ’45
(notte)

Proprio il contrario di quanto ci hanno insegnato. Da giovani si rimpiange una donna, da maturi la donna.

Com’è grande il pensiero che veramente nulla a noi è dovuto. Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?

Eppure è semplice. Quando non si esiste piú, si muore. E voilà.

Afrodite è «venuta dal mare». [p. 288 modifica]

27 novembre.

Il senso terribile che tutto quel che si fa è storto, e quel che si pensa e quel che si è. Nulla può salvarti, perché qualunque decisione tu prenda, sai che sei storto e cosí la tua decisione.

28 novembre.

Come si può aver fiducia in una persona che non si arrischia ad affidarti tutta la sua vita, giorno e notte?

2 dicembre.

La donna che frega un altro per venire con te, fregherà te per andare con un altro. Qualunque cosa una donna sappia fare per favorirti, ricorda che lo saprà fare per favorire un altro, al tuo posto. Ma tu sai che queste cose sono come il mito — hanno valore soltanto nell’unicità. E allora?

7 dicembre.

T. ti aveva detto soltanto che le poesie ti bastavano
e le aveva amate molto,
F. senza discuterne il riflesso pratico, le aveva
lette con curiosità paziente,
B. ti dice che non avrai altro, e criticamente
le ama molto.

È già due volte in questi giorni che metti accanto T, F, B. C’è qui un riflesso del ritorno mitico. Quel che è stato, sarà. Non c’è piú remissione. Avevi 37 anni e tutte le condizioni favorevoli. Tu cerchi la sconfitta. [p. 289 modifica]

[......]4.

Il colpo basso che ti ha dato *** lo porti sempre nel sangue. Hai fatto di tutto per incassarlo, l’hai perfino scordato, ma non serve scappare. Lo sai che sei solo? Lo sai che non sei nulla? Lo sai che ti lascia per questo? Serve a qualcosa parlare? Serve a qualcosa dirlo? Hai veduto, non serve a niente. [......]5.

9 dicembre.

Ma tutti i pazzi, i maledetti, i criminosi sono stati bambini, hanno giocato come te, hanno creduto che qualcosa di bello li aspettasse. Quando avevamo tre, sette anni, tutti, quando nulla era avvenuto o dormiva solamente nei nervi e nel cuore.


Note

  1. Nel manoscritto leggiamo: unicità [N. d. E.].
    assoluto
  2. A matita in margine [N. d. E.].
  3. Nel manoscritto: quindi Questa nota è aggiunta a matita [N. d. E.].
    perciò
  4. Omesse due righe [N. d. E.].
  5. Omesse due righe [N. d. E. ]