Il momento politico/Lettera del deputato Camagna al direttore del giornale Calabria

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Lettera del deputato Camagna al direttore del giornale Calabria
Il momento politico
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Caro Meduri,

Avrei accettato senz’altro l’invito fattomi nella Luce da un gruppo di elettori, se l’invito stesso non fosse stato preceduto da dubbi e da diffidenze che debbo altamente respingere, e perfino da affermazioni che nessuna buona fede può avere dettato.

Si dice di volermi sostenere, mentre si dubita delle mie intenzioni; si fa le viste di volere palpitare con me, mentre si diffida dei voti da me apertamente e ripetutamente dati; si parla di diserzioni a mio danno, mentre queste sono sconosciute nel campo dei miei amici ed elettori, i quali, dal 1892 ad oggi, in quattro votazioni, crebbero sempre di affetto e di numero, con la coscienza e con l’entusiasmo che solamente il popolo può avere per i suoi figli.

Il mio programma fu sempre di fede illimitata nella libertà di stampa, [p. 4 modifica]di associazione, di riunione e di parola - soli beni dalla rivoluzione e dall’unità venuti all’Italia - sole franchigie per la nazione. Il mio programma fu sempre per il progressivo indefinito sviluppo sociale, per mezzo di pratiche e graduali riforma, per l’abolizione delle spese improduttive e per il più ampio sviluppo delle industrie e dell’agricoltura, nell’interesse delle classi lavoratrici.

I miei ultimi voti dunque - come tutti i miei voti - furono perfettamente conformi al mio programma, concreto e determinato in tal modo che io non saprei meglio determinarlo, anche perchè, nel periodo attuale di transizione, di confusionismo di partiti e di persone, occorre non ascriversi ad alcun partito, per non subirne le intransigenze ed i metodi.

Però bisognerebbe essere matto per credere che si voti contro un Ministero per opportunismo; mentre si sa che nelle nostre province, pur troppo, il governo per le elezioni utilizza e fa agire a suo pro tutto l’organismo dello Stato - e quindi votargli contro sarebbe un opportunismo....... a rovescio. [p. 5 modifica]Per tali illogici dubbi ed ingiuste diffidenze, per le affermazioni che solamente i nemici possono covare nell’animo, l’invito non poteva essere da me accolto. Però, siccome non si deve lasciare alcuno senza risposta e il deputato ha l’obbligo di rendere conto ad ogni elettore o gruppo di elettori, anche non firmati, così io non intendo lasciare cadere in silenzio lo invito, pur ritenendo che sia poco utile, e quasi superfluo, alla vigilia della ripresa delle ultime lotte parlamentari.

Ormai gli elettori italiani hanno sentito e letto tante promesse di deputati, che dovrebbero esserne stanchi e, più che le promesse, dovrebbero tenere in conto i voti dati nei momenti decisivi e da quei voti appunto giudicare i loro rappresentanti.

Per parte mia, ho la coscienza di avere sempre votato contro ogni legge liberticida o rimaneggiatrice di tasse, convinto che a troppo dura prova sia stata messa la potenzialità tributaria della Nazione.

Se molte illusioni ho perduto man mano, alla dura esperienza di uomini e di cose, a questa stessa [p. 6 modifica]esperienza ho maturato la mia coscienza politica.

Perciò, vedendo che ora si concentrano contro il governo tutte le lagnanze per il cumulo dei mali, che erano prima nei passati governi e degli altri mali sopravvenuti, non mi lascio trascinare a dar tutto il torto agli uomini politici o a’ gruppi parlamentari. Non bisogna dimenticare che ogni governo è composto di uomini e che nessun uomo è esente da errori e che la migliore rappresentanza politica non può preveder tutto e creare d’un tratto istituzioni ed amministrazioni perfette: nè si può negare che ovunque vi sono ragioni di agitazioni e di lotte.

Solamente una differenza c’è e consiste in questo che, mentre altrove si è compiuta vertiginosamente una rivoluzione di coscienze e si è mutato l’indirizzo legislativo per riparare ai mali - in Italia l’ambiente politico rimane immobile ed impassibile - gli uomini dotati di buona volontà sono inascoltati e negletti e i gruppi parlamentari sono spesso travolti o resi impotenti.

D’altra parte, quanti torti non hanno gli elettori che mandano alla [p. 7 modifica]Camera uomini senza programmi o con il solo programma di essere sempre ministeriali? gli elettori che nel dì delle elezioni pensano a cose locali o personali e non ai principii?

Nella Camera sopravvive ancora il confusionismo degli antichi partiti, ma ben presto dovrà sparire - E lo spirito della vecchia generazione, che compì l’unità d’Italia, dandole la libertà politica all’antica, non potrà darle la libertà civile moderna. Essa è refrattaria alle nuove esigenze sociali. Teme che possa andare in frantumi l’edifizio nazionale con tanti sacrifizi costrutto, e si esaurisce nella adorazione del bilancio dello Stato, non preoccupandosi del bilancio della Nazione.

In mezzo all’agitarsi di nuovi bisogni e di tendenze umanitarie, collettive e cooperative, è paurosa del presente - perchè non sa persuadersi che, se la vita è una lotta, la libertà chiede più inesorabilmente il contrasto delle idee e degl’interessi. La libertà, destando e vivificando tutte le forze della società, per eccitarle e fecondarle, ha bisogno di una lotta permanente, costituisce la vita ed [p. 8 modifica]il miglioramento dell’umanità. Di questa lotta è sgomenta la vecchia scuola politica: inconscia dell’avvenire, teme del suffragio universale, anzi vuole restringere il limitato suffragio che ora esiste, teme ogni nuova teoria e, per evitare pericoli immaginari, ne crea dei veri e dei gravi, perchè non sa trovare altra salvezza che nel cammino a ritroso, nella restrizione delle libertà, alle quali prima era delitto il solo pensare di negare osservanza ed affetto.

Occorre dunque un coraggioso illuminato spirito riformatore, che ringiovanisca e fortifichi l’anima, che osi ridurre le spese militari e la ferma e tutti gli altri grassi stipendi, mutare radicalmente il sistema fiscale, distruggere i mille gravissimi abusi che corrompono la nostra vita amministrativa, abolire il parassitismo e soprattutto togliere, con il decentramento e le autonomie locali e con la municipalizzazione dei servizi, tute le armi spoliatrici e corruttrici di cui ora le autorità dispongono.

Alcuni si domandano, se potrà esplicarsi con le attuali istituzioni questo spirito riformatore, una volta che [p. 9 modifica]finora è apparso che per salire al potere occorra dimenticare o addirittura rinnegare il programma democratico. Ma io mi domando, perchè non potrebbe esplicarsi e perchè non potrebbe mettersi un termine alla continua altalena che restringe a pochissimi uomini il diritto di esperimentarsi al potere? Ed in ogni caso, prima che si perdano le speranze, sarebbe indispensabile la prova suprema. Lasciando da parte i reazionari, che provocano la rivoluzione ed i vecchi che non sanno decidersi, bisogna far capo a nuove e potenti attività, agli uomini nuovi che hanno già maturato e che potranno attuare l’idea dello Stato moderno.

Io intendo lo Stato, quello dove nessuna persecuzione sia concepibile al diritto di pensiero, di parola, di stampa e di riunione - dove non sia possibile negare il pane ai veterani e l’esistenza a’ maestri, agli educatori del popolo - dove la giustizia sia elevata con la epurazione morale e materiale della magistratura e di tutti i funzionarii, la cui responsabilità debba essere effettiva ed esemplare - dove le varie regioni sieno pareggiate per i sacrifizi e per gli utili. [p. 10 modifica] Intendo uno Stato che non riduca i piccoli commercianti e i piccoli proprietarii nella miseria, lasciando indisturbati i monopolii capitalistici - che per ufficio di scambii commerciali, non scambii l’usura e la frode - e che, invece di soffocare le industrie nascenti e le iniziative private, le aiuti con tutte le agevolazioni - uno Stato integratore che applichi la tassa progressiva e ripartisca le terre demaniali, bonifichi e colonizzi l’interno, per alleviare le grida dei miseri e per evitare le lagrime delle vendite forzate - uno Stato infine, cosciente della potenza vera del paese, forte della sua missione e che a questa metta in armonia l’educazione nazionale e tutta la sua vita politica - uno Stato che alla superstizione opponga efficacemente la scienza, promuovendo il massimo sviluppo della coltura e della solidità del carattere - uno Stato in cui si veda un’equa ripartizione degli onori e delle fortune; un equilibrio delle forze sociali; una dignità operosa e rimuneratrice di tutti i lavoratori; tale insomma da [p. 11 modifica]esplicare l’altruismo, unico scampo, unica forza di assennato conservatorismo.

Ad un governo che così intendesse l’idea dello Stato, io darei con entusiasmo il mio voto - e se un simile governo potrà aversi soltanto quando alla Camera la maggioranza rappresenterà veramente il paese - non credo molto lontano il tempo necessario alla formazione della educazione e della coscienza politica, anche in quei collegi che ora rappresentano la reazione. Alla formazione di quella coscienza, che rompe le barriere e stringe tutti in un amplesso di solidarietà fraterna, potrebbe molto giovare la libera stampa, se anch’essa alle quistioni relative alle persone anteponesse sempre la quistione dei principii.

Con tali sentimenti, il quale io non potevo votare che contro l’attuale ministero, pure conta uomini di riconosciuto valore ed amici miei personali. Esso, per la rotta fatale che da anni si segue, dovendo lasciare intangibili i bilanci militari, anzi aumentarli - dovendo al pareggio del bilancio sacrificare anche la pelle dei contribuenti, invece di sgravî propone nuove gravezze, come sarà per il [p. 12 modifica]Mezzogiorno il catasto, come sarà per tutta la Italia il registro, che diverrà una nuova tassa di ricchezza mobile, ed arriva a chiedere a’ proprietari il giuramento per la denunzia degli affitti e si spinge fino a voler tassare il salario degli operai!

Non potevo infine che votare contro l’attuale Ministero, che, nel campo politico, mentre all’estero è pauroso ed incerto, chiede all’interno restrizione permanenti di libertà; mantiene, malgrado la abolizione promessa, il domicilio coatto, ripudiato dalla umanità e dalla dottrina e condannato anche più dalla pratica; che sequestra giornali, proibisce comizî e col decreto legge, illegale e incostituzionale, sanzionava perfino la retroattività delle leggi restrittive e punitive.

Se a tutto ciò è favorevole la maggioranza della Camera, tanto da giungere a votare senza discussione le riforme restrittive del regolamento - ciò non vuol dire che la parola dei rappresentanti popolari potrà essere mai soffocata. Il sistema empirico di reazione non può rassicurare alcuno e meno di tutti chi se ne serve. [p. 13 modifica] Perciò, a breve scadenza, dovrà sorgere un Ministero, che, con la visione della situazione, faccia al più presto e di sua iniziativa tutto ciò che finora non fu fatto, per il miglioramento morale ed economico.

Ad affrettare quest’ora, parecchi alla Camera, senza rinunzie o transazioni, si trovano insieme per le battaglie della libertà. E così nel paese, senza venir meno ai proprî principî, si può e si deve (specialmente dai giovani, cui spetta alere flammam), serrare le fila attorno a coloro che sostengono la santa bandiera della libertà e che intendono vivere con essa o per essa morire.

Chi, in questi gravi momenti, crede per antipatie personali, per invidia o per rancore, combattere, sia pure indirettamente, con dubbî e diffidenze, i deputati del popoli - prepara il terreno al comune avversario, alla reazione e soltanto per ironia può gridare: avanti.

Fo punto qui, caro Meduri, per non abusare troppo della tua cortesia, sicuro di avere espresso chiaramente il mio pensiero, cioè che l’unità d’Italia, fatta con la libertà, non può [p. 14 modifica]mantenersi se non per opera della libertà: che bisogna, più che alle forme, pensare alle riforme, non fare rigide quistioni di metodo o di persone per attuarle e in conseguenza, del mandato avuto dalla sovranità nazionale, spingersi sempre avanti sin dove questa consiglia ed impone.

A questa profonda convinzione inspirandomi, io non verrò mai meno alle tradizioni liberali di Reggio Calabria, che più di ogni altra città aveva diritto alla medaglia d’oro per meriti patriottici, per il sagrifizio della vita e della fortuna fatto dai migliori suoi figli.

Eppure, era riservato all’attuale ministero di negarle questo diritto, sconoscendo la partecipazione collettiva della cittadinanza di Reggio alla gloriosa rivoluzione del 2 settembre 1847, ed era, anche perciò, riservato al deputato di Reggio Calabria il diritto ed il dovere di combattere un ministero che rinnega perfino la storia.

Credimi

tuo aff.mo
BIAGIO CAMAGNA


Reggio 28 aprile 1900