Il patrizio e l'artista/III

Da Wikisource.
III

../II IncludiIntestazione 30 dicembre 2014 100% Da definire

II
[p. 5 modifica]

III.


Più ore eran passate di questa angoscia mortale, allorchè sentì bussare leggermente alla porta. Aprì, ed il conte S.... si fece avanti, il quale con modi cortesi gli domandò: — Siete voi il giovane Giacomo M....? — Appunto signore. — Ebbene, io so che state facendo un quadro; vorreste mostrarmelo? Io amo molto i primi lavori dei giovani, e desidero d’incoraggiarli. Giacomo pieno di una lieta [p. 6 modifica]meraviglia gli additò senza potere articolare parola, il quadro incominciato. — Oh bravo! un soggetto patrio, una bella pagina di storia italiana — , gridò il Conte appena vi ebbe fissato lo sguardo; e volgendosi all’artista, e con lodi animandolo a finire il lavoro, gli manifestò il desiderio d’acquistarlo. Giacomo restò muto e commosso. - Eccovi intanto, o buon giovane, continuava il Conte, una parte del denaro acciocché possiate senza troppa vostra spesa continuare il lavoro; finito ch’ei sia, io vi sborserò ben volentieri il restante del prezzo. — Oh mio benefattore! esclamò con islancio di gratitudine il giovine artista. Voi non sapete quanto bene mi facciate in questo momento! Voi non sapete che compite adesso la più bella, la più santa delle opere. Sì, uomo generoso; io accetto con riconoscenza l’ajuto che voi volete accordarmi, e serberò indelebile nel cuore la ricordanza della vostra bontà. Che Dio vi benedica, come vi benedice ora un’intera famiglia. E afferrò la mano del Conte, e baciandola ripetutamente la bagnò del suo pianto. Questi intenerito al pari di lui, gli stese le braccia, e Giacomo vi si gettò con tutta l’effusione del più sincero affetto. — Giacomo, disse il Conte, quest’istante mi compensa di tanti affanni! Io era felice; io aveva un figliuolo giovane, bello, pieno di vita e di speranze. Iddio me lo tolse quando più gaja gli sorrideva la giovinezza, e la sua povera madre lo seguì nel sepolcro. Io vissi, mio malgrado; io vissi, ed allora detestai l’esistenza. Ora vedo che i giudizi di Dio sono imprescrutabili, e lo ringrazio d’avermi conservato per potervi giovare. Ieri per la prima volta vi vidi dal mio giardino: voi eravate a quella finestra, e sembravate oppresso dalla più profonda malinconia. I vostri lineamenti delicati molto mi ricordarono il mio figliuolo perduto. Questa somiglianza coll’oggelto più caro ch’io abbia avuto sulla [p. 7 modifica]terra, mi fece subito nascere per voi una segreta simpatia, fui desideroso di saper chi voi foste, e fui commosso all’udire l’infelice sorte che vi opprime. Ah! voi mi ricordate il mio povero figliuolo, ed io son lieto di potere, per sua memoria, far qualche cosa per voi. Continuate adunque nella nobile carriera a cui il Cielo vi ha chiamato, e non dubitate mai ch’io vi possa abbandonare. — Oh arte mia! — proruppe con indicibile entusiasmo l’artista; ed in quella parola eran racchiusi tutti i palpiti, tutte le aspirazioni, tutte le speranze del suo nobilissimo cuore. Voleva che il Conte lo seguisse nella modesta sua casa, per esser testimone della gioja della sua famiglia; ma questi quanto generoso altrettanto modesto non volle, e partì.

Giacomo corso a casa, trovò le donne nella massima inquietudine per l’assenza sua omai troppo prolungata. Raccontò l’accaduto, raccontò la generosa proposta del Conte, e le lacrime di riconoscenza e di gioja furon confuse in tutta quella consolata famiglia. Si riaprì l’animo del giovane a novelle speranze, fra le quali quella di poter finalmente unire alla sua la sorte della sua fidanzata.

Due anni dopo era esposto al pubblico un quadro di maravigliosa bellezza, sì per la composizione, come pel disegno e pel colorito, che destò l’ammirazione universale. Giacomo fu lieto che il beneficio del Conte non fosse andato perduto; e il Conte dal lato suo provò la soave soddisfazione d’aver potuto conoscere ed ajutato a svolgersi un ingegno non comune, ed ebbe poi in seguito sempre più a lodarsi della sua generosa protezione.


Antonietta Pozzolini.