Istorie dello Stato di Urbino/Sonetto
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SONETTO
Cimarelli, descrivi, onde il tuo nido
Risorse un novo Delfo, e un altra Gnido,
Di cui tù sei la Clio, anzi l’Erato.
Chi de l’Istoria tua passeggia il Prato,
La spiaggia spacia del Pierio lido.
Chi del tuo stile al Ciel poggia, ad un grido
S’alza d’un coro angelico, e beato.
Fai le ceneri illustri, auree le tombe.
Il tuo inchiostro stillar fa miele il sangue.
Belle le guerre fai, cari gl’incendi.
Monstran le carte tue chi vince, e langue.
Nè men, ch’al Tebro, e ch’al Cesan ti rendi
Bocche aperte d’honor timpani, e trombe.
Del Sig. Guid’Ubaldo Benemati.
Vago era homai di rinovarsi gli anni;
Onde per far la Pira in Rogo; i vanni
Batteva al Sol sù l’odorata Pira.
E mentre il Tempo reo, la Morte dira
A lui stavan tessendo ardenti affanni
Una penna gli cadde: e questa à i danni
De l’un s’oppose, e in un de l’altra à l’ira.
Cadde ne la tua man VINCENTIO; e scrivi
Tu de l’arsa Suasa il duro Annale
Hoggi con essa, e i nomi estinti avvivi.
E che la Penna tua sia penna tale,
Qual più vivo segnal puoi darne à i Vivi?
Nel Cenere ella hor fassi anco immortale.
Del medesimo
Il P. Maestro, e Inquisitore Fra Vincentio Maria de’ Cimarelli.
ANAGRAMMA.
Ver’Istorico sia, miranda Penna
Quinci Roma ’l desira, e lete il teme.
Costui, che CORINALTO hor fà sublime
Cognome, e Nome; e ben dà lor s’esprime
Quel Genio alter, che sì stimato il rende.
A VINCER l’otio immortalmente attende,
Al MAR del suo sudor l’onde comprime,
Và del Monte del Merto à l’alte CIME,
Pugna fier, franco solca, ardito ascende.
Gli è la Penna in solcar velata Antenna,
Gli è la Penna in pugnar, spada, che freme,
Gli è la Penna in salir, Piè che s’impenna.
Tocca ei d’Honor già, già le mete estreme.
Ver Istorico sia, miranda Penna
Quinci Roma ’l desira, e lete il teme.
Del medesimo.
Fù Ecatteo per patria Milesio & hebbe per Patria Egisandro. Nacque nel tempo che mori Cambise per cedere l’Imperio à Dario, e fù il primo che scrivesse Istorie in prosa. Demetrio Falereo fà di lui mentione nella Particella XIV. della prima parte del suo Libro de Elocutione: e serva questa notitia in chiarificatione del seguente secondo Anagramma, fatto dall’Autore al P.Inquisitor Cimarelli, suo Cordialissimo Amico, e Signore.
Il Padre Maestro Inquisitore Frate Vincentio Maria Cimarello.
Qui ammiri rinat’ un Milesio Ecatteo per far le
Storie à Corinaldo.
Il Milesio Ecatteo frà i Greci visse
La ne i Secoli antichi, e fù ’l primiero
Che de l’humane attioni il certo, e ’l vero
Con Penna generosa in prosa scrisse
Te novello Ecatteo crear prefisse
Il Ciel, non men del prisco in dir sincero
Fello: e tu per dar fine al bel pensiero
Le tue potenze, in far l’Istorie hai fisse.
Nè s’ei parlò del Mondo, à lui secondo
Sei tù di pregi, ò men di genio esperto.
Per ch’à te CORINALDO è un picciol Mondo.
Anzi il vinci, ò VINCENTIO, e che sia certo
Sterile ei fù di Stil, tù sei fecondo;
Primo di Penna ei fù, tù sei di Merto.
Del medesimo.
Al fiume Cesano descritto nobilmente dal
P. INQUISITOR CIMARELLI,
Nelle sue Istorie.
Questi è quegli ò CESAN, cui dar volesti
Ne gli anni suoi più molli humida morte
Quando à guardarti ei prese; e quegli è questi
C’hor sceglie il Cielo, à megliorar tua sorte.
Honori, e non vendette avvien ch’ei porte
A’ i liquidi perigli, ove il ponesti;
Contrapon rette frasi, à ingiurie torte,
Lieti periodi, à vortici funesti.
Nò (sento dirti) io del morir suo, vago
Certo non fui. Ch’à immortalarmi eletto
Era ei dal Ciel, mi fece il Ciel presago.
Quinci allor grato, io me lo strinsi al petto;
Mà di morte ei credè torbida imago,
Lo star trà le mie braccia allor si strette.

Del Sig. Francesco Maria Galeotti.
Là del suo patrio Ciel la gloria, e ’l merto:
Quindi vede à se stesso il calle aperto
A l’Immortalità dov’egli aspira.
Crescon le voglie, ond’ei si leva, e gira,
Sù la sua penna à vol Dedalo esperto,
Ed ecco da la fama è fatto certo,
Ch’avvinto il Tempo, al suo trionfo ei tira:
E sacra il suo bel nome à la memoria,
L’altrui memorie raccogliendo insieme,
Che mentre d’altri scrive, à se fa storia.
Sì, toccate d’honor le mete estreme
Trova nè l’altrui glorie ei la sua gloria;
Et à l’invido oblio la Testa preme.
All'Istesso Padre Inquisitore
Del Signor Gio:Paolo Rubeni
S’alzar quelle in Dircea Mura superbe;
Disfatte ancor precipitar sù l’herbe,
Del Monarca di Pella al suon de l’armi.
Non cadran già questi, già forti marmi,
Da le ruine di SUASA acerbe:
Che intatti la tua penna è che gli serbe
Ben ch’irato à lor danni il tempo s’armi.
Spiega la Penna tua le penne à i venti
Alto sì, che i suoi voli ogni occhio hor mira,
Le Patrie mura ad eternar possenti:
Quindi più gloriose il Mondo ammira
Le carte tue, che del Teban gli accenti,
La Penna tua che d’Anfion la Lira.
Al medesimo
Del Signor Gio:Francesco Lazarelli
Ardea perversa à Re crudel nel core
Fiamma di sdegno; e ne la man gli ardea
Fiamma di foco, onde svegliar potea
Di SUASA nel sen giel di terrore
Scagliolla, e crebbe sì, che tutta horrore
Gli horrori à l’Aria, i lumi al Ciel togliea,
E la tua Patria in tanto altrui parea
Infelice fenice in tanto ardore.
Hor tù figlio ben degno à lei ti mostri,
Estinguendo quel foco, in cui cascare
Le Glorie sue, co’ tuoi famosi Inchiostri.
Anzi quell’empie fiamme allor s’alzaro,
Per far col pio lor lume, à i giorni nostri,
Splender il tuo gran Nome assai più chiare.
Ad Reverendiss. Patrem Magistrum
VINCENTIUM MARIAM
Cimarellum Eugubij Inquisitorem
Historicum Disertissimum.
Qui potuit calamo Corinaltum extollere Cœlo
Aut Solem, aut Solis credo fuisse manum:
Dissimile hoc unum, quòd nullis occidet undis
Invidia maior; cætera solis haber.
Dextra illi est Oriens; Cœlum mens provida; Motor
Patriæ amor; Cives sydera; gesta nitor,
Scripta diem gestant Cimarelli, & grandia secum,
Tela ferunt lucis; garrule Mome cave.
Ad eundem.
Hunc Cimarellum Astra? quem grandem facit
Diserta lingua; quem vehens Cœlo inferit
Inter gigantes literarum Historia ?
Si hunc Cimarellum; Principem etiam parvulum
Nitoris esse dixerim, & volumina
Immensa Olympi parvula. Tace si sapis
Profana lingua, & maximum culmen voca,
Qui pleno Apolline superat salustium;
Et esse Cœlum Palladis nemo ambigit.
Magister Vincentius Maria Cimarellus
Ordinis Prædicatorum.
Anagramma Purum.
Clare Vir, Dum ritè pandis Istoriam Corinalti,
Verè magnus micas.
Hieronimus Genuinus.
De operis Autore
ANAGRAMMA.
P. Vincentius Maria Cimarellus Magister, Ordinis Prædicatorum.
Sidus ter magnum Corinalti en emicat aureum.
Par radijs pariter Solis.
O, Ne, PICENUM, tituli procul arte petantur,
Ut CIMARELLUS surgat ad astra Pater:
Nam propèstant tituli; titulos quæ præterit, istam
Tam propè habes laudem, quàm propè nomen habes:
Sidus ter magnum Corinalti en emicat aureum,
Par radijs pariter Solis & instar adest.
Instar adest Solis ? Solis quin lampade maius:
Lux premit illa oculos, lux fovet ista animos.
Nocte, aut nube latet lux Phoebi; at condita chartis
Historicus lux his nocte, dieque micat.
F. Io:Baptista Spadius, Magister Ord. Præd.
Desiderando il Padre Maestro, & Inquisitore Frà Vincenzo Maria Cimarelli comunicare per mezzo della stampa un’Historia da lui composta de’ Galli Senoni; commettiamo con la presente alli Molto R.R. P.P. Maestri F. Gio:Michele Piò Inquisitore di Milano, e F. Gio:Battista Spada, di doverla rivedere; e giudicandola essi degna della stampa, ci contentiamo, e diamo licenza all’Autore, che l’imprima.
Di Peruiga li 22. Giugno 1640.
Frà Nicolò Generale de’ Predicatori.
F.Adriano Cardinali Maestro Provinciale
di Terra Santa Segretario.
Havendo io Frà Gio:Michele Piò da Bologna dell’Ordine de Predicatori Maestro di Sacra Theologia, & Inquisitore per ordine del Reverendissimo Padre Generale Domenicano Maestro F. Nicolò Ridolfi da Fiorenza vedute alcune compositioni del Molto Reverendo Padre Maestro, & Inquisitore Frà Vincenzo Maria Cimarelli da Corinalto, dell’Ordine istesso, intitolato Discorsi Historici della Regione de’ Senoni, hoggi detta lo Stato d’Urbino, & de’ loro gran fatti in Italia, distinto in trè libri, con un suo Trattato annesso degli Huomini illustri della di lui Patria, non vi havendo trovato cosa, che sia contro la Santa Fede, & i buoni costumi, le hò stimate, e stimo degne di stampa per lo stile, per l’erudittione, per la curiosità delle cose antiche, & per quella utilità, che seco porta ogni vera, e ben fondata Historia. In fede di che hò scritta, e sottoscritta questa di propria mano.
Li 12. Marzo 1641. in Milano.
F.Gio:Michele Piò da Bologna Maestro sopradetto
& Inquisitore di Milano.
Per commissione del nostro Padre Reverendissimo Generale Maestro Nicolò Ridolfi, hò letti i Discorsi Historici della Regione de’ Senoni, hoggi detta lo Stato d’Urbino, e de’ loro gran fatti in Italia, composti dal Molto Reverendo Padre F. Vincenzo Maria Cimarelli, Maestro, & Inquisitore; e gli hò giudicati dignissimi d’essere stampati. Così affermo.
Io. F. Gio:Battista Spada Maestro dell'Ordine
de' Predicatori.
Die 20. Septembris 1641.
Nel libro intitolato, Istorie dell’Umbria Senonia, di Maestro F. Vincenzo Maria Cimarelli Inquisitore Domenicano, diviso in due Tomi, manoscritti, nel fol. del primo Tomo incomincia; dell’origine de Toscani, & c. finisce; felicemente vivino di carte 100. il secondo Tomo incomincia; dell’Edificatione di Corinalto, & c. finisce; Diamanti eternamente serbati, & c. di carte 109. non si trova cosa contraria alla nostra Santa Fede Cattolica Romana, & c.
Comissarius Generalis S. Officij Venetiarum.
Adi 28. Decembre 1641.
Ho veduto Io Gasparo Lunigo doi libri manoscritti in foglio, il primo di fogli 100. il secondo de fogli 109. intitolati, Istorie dell’Umbria Senonia, hoggi detta lo Stato d’Urbino, & c. autore F. Vincenzo Maria Cimarelli Inquisitore Domenicano, nelli quali non hò ritrovato cosa contraria à buoni costumi, & all’interesse de’ Prencipi, per il che non possino esser dati alla stampa. In fede di che, & c.
Noi Reformatori dello studio di Padoa.
Havendo creduto per fede del Molto Rev. P. Commissario del S. Officio, che nel libro intitolato Historia dell’Umbria Senonia hoggi detta lo Stato d’Urbino di Maestro F. Vincenzo Maria Cimarelli Inquisitore DOmenicano, non vi è cosa alcuna contra la fede Cattolica, & parimente per attestato di Monsig Lonigo non vi si trova cosa alcuna contra Prencipi, & buoni costumi concedemo licenza che sia stampato; dovendosi osservar quanto per legge in proposito si stampe, con conditione, che non sia venduto se prima non sarà presentato uno per libreria, & c. giusta la parte dell’Eccellentiss. Senato. di 2. Decemb. 1622. In quor. fid.
Venetia 11. di Genaro 1641.
- Zuanne Nani Cav. Ref.
- Zuanne Pesaro Cav. Prov. Ref.
- Zuanne Grimani Cav. Ref.
Adi 14. Febraro 1641. Reg. al mag. Eccellentiss. con la B. Torre Nod.
Alvise Querini Segretario.