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L'aes grave del Museo Kircheriano/Classe IV. Tavola III. B.

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TAVOLA III. B.


Sotto la più alta vetta dell’apennino, detta volgarmente il Gran Sasso d’Italia, si abbassano inverso oriente e mezzodì quelle vallate che furono un tempo stanza a’ vestini. Toccavano eglino a ponente il confine sabino, a levante il piceno e marrucino, a mezzodì comunicavano co’ peligni e co’ marsi. Ed è pur cosa degna di qualche considerazione il vedere, che mentre appunto i marsi, i peligni, i sanniti, gl’irpini e le altre formidabili popolazioni dell’interno degli apennini si rimangono senza aes grave proprio; i vestini abbiano avuta e comodità e volere di fabricarselo, eccitativi forse dal prossimo esempio degli atriani. Non dovette però essere gran fatto ricca la loro officina, se può argomentarsi dalle tre sole piccole monete, [p. 114 modifica]che di essa finora conosciamo, e che ora forse per la prima volta compariscono qui riunite.

Che sieno queste di genti oltramontane, ce lo dichiara il peso del nostro diobolo che tocca quasi le tre oncie: che queste genti sieno i vestini, lo argomentiamo dalla provenienza annunziataci dall’Avellino e confermataci dalla testimonianza locale dello studiosissimo Signor Abate Don Vittorio Jandelli. Questi prima di lasciare la città di Penna e trasferirsi in uffizio di professore nel seminario di Lanciano, ci avvisò del trovamento colà di più d’un’oncia e di più d’una semoncia. Aggiungasi l’epigrafe in caratteri al tutto eguali a quelli degli atriani e de’ latini, dal cui magistero doveano i Testini aver attinto tutto il meglio della loro civiltà e delle loro arti.

Converrà aspettare lo scoprimento dell’altre monete di questa serie per giudicare delle relazioni de’ vestini con l’altre genti che ebbero l’aes grave proprio. La testa di bue e la bipenne sono i simboli che abbiamo osservati nelle due monete umbre che a noi pareva appartenessero a Spello. La mezzaluna è quale tra gl’iguvini; la conchiglia come in parecchie tra le monete latine e cistiberine; il calzare come in Atri. Finora gl’ispellati, quantunque fin qui non ci abbiano fatte conoscere se non due sole delle loro monete, sono quelli che più che altri si stringono a’ vestini. Dell’arte formi ognuno quel giudizio che da quelle cinque insegne crede possa dedursi.