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L'ideale della Nazione

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Mario Rapisardi

XIX secolo saggi letteratura L'ideale della Nazione Intestazione 18 settembre 2008 75% saggi

Quanto più crescono i bisogni individuali, tanto più si slarga il campo dell'attività per cui se ne procura la sodisfazione; tanto più numerose diventano le aggregazioni, tanto più vari e complessi i rapporti e i commerci della moltitudine.

E quanto più si estende il campo sociale e più s'intrecciano le relazioni, tanto più si modifica il concetto dell'utile, cioè a dire, l'ideale umano; e i sentimenti che risultano dall'amor di sè vanno avvedutamente temprando e combinando con quelli che nascono di necessità dalla convivenza.

Così dalla famiglia si passa alla tribù, e dalla tribù gradatamente alle nazioni, le quali oltre ai vincoli e ai limiti di natura, sono determinate e fortificate da un medesimo interesse e ordinate a uno stesso ideale.

E come l'uomo combatte contro l'uomo, la famiglia contro la famiglia, le tribù contro le tribù, e molte azioni che nel seno della istituzione propria sono riguardate e punite come delitti, fuori della istituzione stessa e contro a persone che attentano alla pace, alla sicurezza, e alla Libertà di essa, sono lodate e premiate come atti di valore; così i popoli combattono contro i popoli per l'indipendenza del proprio paese, per la incolumità delle loro leggi, per l'onore e la salute delle proprie famiglie; e all'ideale del proprio utile è permesso sacrificare le sostanze e le persone e gl'ideali degli avversari: Così che il sentimento della carità è sempre circoscritto dal sentimento dell' egoismo e l'utile proprio è costantemente preposto all'altrui.

Per la qual cosa mi pare che escano dai termini, della storia e della natura umana quei dabben'uomini che vorrebbero innalzare la carità a principio supremo regolatore della umana condotta, e pretenderebbero che gli uomini operassero principalmente in considerazione dell'altrui bene e secondariamente del proprio: ciò che inverte l'ordine storico del sentimento caritatevole, il quale da altro non nasce che dall'egoismo e all'egoismo si va finalmente a ridurre, anzi altra cosa non è che l'egoismo stesso ramificato, infrondato e infiorato dai necessari rapporti della comunità.

Il sentimento della carità si svolge non secondo un tipo ideale di morale perfezione miracolosamente rivelato agli uomini da un essere superiore alla storia e alla natura, ma seguendo a passo a passo la legge positiva dell'utilità.

E se i suoi limiti si vanno a poco a poco ampliando, ciò avviene appunto perchè moltiplicandosi i bisogni è mestieri trovar modo di accrescere i mezzi di sodisfarli, e perchè questi mezzi crescano bisogna moltiplicare i commerci sociali; nè questi si possono stabilire e rendere proficui senza ricambio di servizi e un tal quale sacrificio del proprio bene all'altrui:

sacrificio che è sempre minore del vantaggio che se ne ottiene; giacchè in una società che stima più, mettiamo il caso, un atto di valore che la vita, un ufficio di carità che il denaro, ben possiamo dire che facendo il sacrificio della vita o donando una parte delle proprie sostanze si dà il meno per ottenere il più, e si ha maggior considerazione della propria che dell'altrui utilità.