L'erede fortunata/Lettera dell'autore al Bettinelli

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Lettera dell’autore al Bettinelli

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Lettera dell’autore al Bettinelli
Lettera di dedica Personaggi
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L'AUTORE

A CHI LEGGE.1


N
ELLE opere lunghe è quasi impossibile che non accadano dei disordini, che qualche volta rallentino la sollecitazione alla stampa, o per qualche pentimento dell’Autore, o per qualche obbietto non preveduto; che però se i miei associati2 non veggonsi comparire le Commedie mie colla velocità nel Manifesto promessa, sono pregati a riflettere che tutte le associazioni voluminose sono a tal destino soggette, e non vi è opera in più tomi distribuita, che rigorosamente corrisponda al progetto.

Non è da credersi che ciò derivi né dalla volontà dell’Autore, nè dalla negligenza degli Editori, poiché e l’uno e gli altri trovando il loro vantaggio nella edizione, nulla più desiderano, che dar piacere all’universale, accelerare il proprio interesse, e terminare l’impresa. Le cagioni3 esser possono molte, e moltissime ne ho io incontrate, alcune delle quali tacer io deggio, contentandomi solamente di porre in vista la correzione ad alcune Commedie laboriosissima, per cui mancavami talora il tempo a causa degl’impegni miei a tutto il Mondo palesi. Le discrete querele che da non pochi per cotal ritardo si formano, siccome da veruno interesse non possono esser prodotte, non avendo io per onesto fine richiesta anticipazione veruna, derivano certamente da un affetto che concepito hanno per l’Opere mie, da qualche stima che fanno di esse, e dal desiderio di leggerle prestamente; questo è quello che maggiormente mi onora, e qualunque volta io senta per cotal causa lagnarsi alcuno, questi (dico fra me medesimo) mi ama davvero, e le Commedie mie gli son care.

Rendo le più umili grazie alla benignità de’ miei Protettori, de’ [p. 526 modifica]miei Amici; pregoli non imputar il difetto all’Editore puntuale ed onesto; prendo sopra di me la colpa della dilazione: e poichè ora mi trovo un poco più sollevato dalle affannose teatrali faccende, potrò in avvenire supplire con maggior sollecitudine al mio impegno4.

  1. Si noti come quest’avvertenza, stampata la prima volta nel 1754 in testa alla commedia, nel t. VI dell’ed. Paperini di Firenze, non serva propriamente di introduzione: ma tale fu riprodotta ancora nell’ed. Pasquali, molti anni più tardi.
  2. Segue nell’ed. Paperini: in numero di mille settecento cinquanta.
  3. Pap. aggiunge: del ritardamento.
  4. Paper.: «alla mia Edizione, della quale siamo ora felicemente arrivati al termine del tomo sesto». E continua: «Questo doveva compirsi colla Commedia che ha per titolo Don Giovanni Tenorio, o sia il Dissoluto, ma essendo essa in versi, e dovendosi metter mano con qualche maggior fatica, per non sospendere più lungamente la pubblicazione di questo tomo, darolla in quello che segue, e in luogo suo sostituisco l’Erede fortunata, una delle dodici stampate prima da me in Venezia, cioè la quarta del tomo terzo. - Che se alcuni personaggi di questa Commedia nella presente Edizione parlano in Toscano, e non Veneziano, ciò s’è fatto per compiacere alcuni, che l’hanno desiderato».