La Cchiesa dell'Angeli
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LA CCHIESA DELL’ANGELI.[1]
Li discorzi peccristo ch’io v’intavolo,
Sor imbriaconaccio d’acquavita,
Che vve snerbate er culo ar Caravita,[2]
Nun zo’ ccarote[3] da fà rride un cavolo.
Ve dico che la cchiesa ch’er zor diavolo
Sopr’a Ffuligno ha ttutta scompartita,[4]
S’ha da rifrabbicà, doppo finita
La bbasilica nostra de San Pavolo.[5]
E ggià in un antro cuccomo der Papa
Disce[6] che sse prepareno li fonni[7]
Pe’ ffà un mijjone de fette de rapa.[8]
Diteme che ssi er cuccomo è dde vetro
Com’er primo, c’è ’r caso che sse sfonni,
E li cocci arimanino a Ssan Pietro.[9]
21 gennaio 1832.
Note
- ↑ Chiesa assai vasta nella pianura sotto Assisi, rovinata dal tremoro del 12 gennaio 1832.
- ↑ Oratorio così detto dal padre Caravita, dove la sera alcuni divoti sogliono darsi la disciplina al buio. [V. la nota 1 del sonetto: Li Fratelli ecc., 19 dic. 32.]
- ↑ Menzogne.
- ↑ Aperta in più parti.
- ↑ Notissima riedificazione, intrapresa con fondi largiti dai credenti dell’Orbe.
- ↑ Si dice.
- ↑ Ironia presa dalla cuccoma di caffè.
- ↑ Piastre.
- ↑ I maldicenti spargono essersi dalla Santa Sede distratti in altri usi i depositi di S. Paolo.