La Colonia Eritrea/Parte I/Capitolo III

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Capitolo III

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CAPITOLO III.

(1885)




Eccidio della spedizione Bianchi — Occupazione di Beilul — Occupazione di Massaua — Proteste della Turchia — La caduta di Kartum — Conseguenze — L’Italia offre i suoi aiuti all’Inghilterra che li rifiuta — L’Inghilterra rinunzia al Sudan — La nostra occupazione di Massaua resta paralizzata.


Il rifiuto opposto nel 1882 dall’Italia all’invito dell’Inghilterra d’intervenire con essa in Egitto, avea suscitato nel parlamento italiano e nel paese unanimità di biasimi e di recriminazioni: si era tacciata la nostra politica di pusillanimità e di insipienza e accusati i ministri di aver trascurata l’occasione di prendersi una rivincita dell’occupazione francese in Tunisia e di affermarsi come grande potenza nel Mediterraneo.

Perciò l’opinione pubblica accolse con grande simpatia la voce di segreti accordi presi coll’Inghilterra sulla fine del 1884 per una possibile cooperazione con essa nel Sudan, e spingeva il Governo ad agire.

Già pochi mesi prima era venuto ad infiammare gli animi un’altro fatto doloroso che reclamava una politica coloniale più forte ed ardita. [p. 14 modifica]

L’intrepido viaggiatore Gustavo Bianchi nel mentre ritornava con alcuni compagni da una missione presso il Negus d’Abissinia, veniva assalito dalle tribù Dancale ed ucciso con tutti i suoi nel territorio di Aussa, pel quale tentava di aprirsi una via verso Assab.

In seguito a questo evento, ed ai precedenti accordi coll’Inghilterra il 25 gennaio 1885 il comandante Trucco della Castelfidardo sbarcava un centinaio di uomini a Beilul, dichiarandolo territorio italiano e disarmando il piccolo presidio egiziano che veniva inviato subito a Massaua; ed il 5 febbraio successivo, una spedizione di circa 1000 uomini agli ordini del colonnello Saletta, salpata il 17 gennaio da Napoli, tra l’entusiasmo universale per ignota destinazione, sbarcava in Massaua stessa, inalberando la bandiera italiana accanto a quella egiziana, malgrado le proteste del vice governatore Izet bey.

La Turchia protestò vivamente contro l’occupazione italiana e minacciò di contendere colla forza il possesso dei luoghi occupati, ma dovette calmarsi in seguito ai consigli dell’Inghilterra, ed accontentarsi di una dichiarazione per parte dell’Italia, colla quale si lasciavano impregiudicati i diritti di sovranità territoriale1.

La nostra occupazione fu vista di mal occhio [p. 15 modifica]anche dalla Francia, la quale possedendo fin dal 1882 il porto di Obok ed essendosi recentemente estesa nel golfo di Tadgiura, aveva forse posto le sue mire in qualche altra parte della costa del Mar Rosso compresa nella nostra sfera d’azione, e specialmente su Zula nella baia d’Adulis, sulla quale vantava alcuni pretesi diritti, riconosciuti poscia infondati. Le altre potenze europee non fecero obbiezioni2.

In Italia invece l’ardimento del governo Depretis-Mancini incontrò le simpatie del Parlamento e del paese, e si pronosticava già uno splendido avvenire per la nostra colonia, che da un’azione contro il Sudan in unione coll’Inghilterra, avrebbe ottenuto degli adeguati compensi territoriali e commerciali. Se non chè le faccende del Sudan precipitavano; il 26 gennaio 1885 e prima ancora che il generale Volseley fosse arrivato coi rinforzi [p. 16 modifica]a tendere la mano a Gordon, Kartum era caduta nelle mani del Madhi e tutta la guarnigione compreso il Generale stesso cogli europei ivi rimasti, erano stati massacrati.

L’annuncio di questa catastrofe giungeva in Europa il 5 febbraio, cioè il giorno stesso dell’occupazione di Massaua, cagionando speciamente in Inghilterra ed in Italia un doloroso stupore.

Le rosee previsioni concepite sull’avvenire della nostra colonia, appena divulgatasi in Italia la notizia della tremenda catastrofe, cominciarono ad essere offuscate dal timore che essa potesse arrestare le operazioni inglesi contro il Sudan. Per molti invece, ed anche pel Governo italiano, la gravità dell’evento fece più viva la speranza di un’energica azione in comune tra le due potenze per la riconquista di quel paese.

Si vide in questa impresa impegnato l’onore dell’Inghilterra; si giudicò che essa non potesse arretrarsi senza scapito del suo decoro, e per facilitare il suo compito l’Italia da fedele amica ed alleata le offriva i suoi aiuti e la sua cooperazione.

Frattanto il 24 febbraio, con una seconda spedizione di 1600 uomini, partiva pure alla volta di Massaua, in missione speciale, il tenente generale Agostino Ricci sotto capo di stato maggiore, che fu tosto designato dall’opinione pubblica a comandare le sperate e progettate operazioni militari contro il Sudan.

Ma il Gabinetto inglese pur mostrandosi [p. 17 modifica]riconoscente alle premure affettuose del Governo e del popolo italiano rifiutava gli aiuti profferti, sotto pretesto che avrebbero ferito l’amor proprio della nazione, e differiva frattanto le proprie decisioni riguardo al Sudan.

Ciò sconvolse le speranze del Governo italiano, il quale però nutrì ancora lusinga di poter cooperare in qualsiasi modo coll’Inghilterra e fornirle degli aiuti indiretti, sia sostituendola come ne correva la voce, nell’occupazione di Suackim, sia muovendo d’iniziativa propria alla liberazione di Kassala, mentre le truppe inglesi risalissero l’alto Nilo.

Senonchè anche queste ultime speranze svanirono: il Governo inglese, ritenendo, come si esprimeva Gladstone, che il Sudan era una disgrazia, per l’Egitto, e non volendo distrarre le forze inglesi in altre imprese, mentre le relazioni colla Russia si erano fatte assai tese, minacciando questa di invadere l’Afganistan, l’11 aprile 1885 alla camera dei lordi, ed il 27 a quella dei comuni, dichiarava solennemente di rinunciare per allora a qualunque idea di rivincita contro Mahdi.

Questa decisione inaspettata destò un’amara delusione nel cuore degli italiani: si vide il nostro possedimento di Massaua già paralizzato e circoscritto ad un breve tratto di spiaggia del Mar Rosso, in clima torrido e malsano, ed in territorio sterile e sabbioso, senza speranza di future espansioni nè di grandi vantaggi commerciali. Aggiungasi inoltre che la permanenza in Massaua del condominio [p. 18 modifica]egiziano, che conservava sempre la sua bandiera accanto a quella italiana, rendeva ancora incerta la stabilità del nostro dominio. E ciò avveniva proprio mentre alla conferenza di Berlino si invitavano quasi le potenze europee alla spartizione dell’Africa, e la Germania, la Francia ed il Belgio vi fondavano senza difficoltà dei vastissimi e fecondi domini.

Rimaneva sempre la quistione di Kassala investita dai mahdisti, ma non sarebbe stato più conveniente per l’Italia, nè approvata dal Parlamento un’azione sua isolata contro il Sudan, piena di pericoli e di incertezze, mentre l’Inghilterra vi rinunziava affatto e ritirava le sue truppe su Uadi Halfa.

La liberazione della predetta piazza venne poscia affidata dall’Inghilterra al Negus d’Abissinia, che s’incaricò anche di quella di altri piccoli presidi egiziani bloccati.

Si parlò anche della cessione di Suachim all’Italia e corsero infatti delle trattative in proposito tra il Governo italiano e quello inglese, ma la caduta di Gladstone avvenuta l’11 giugno 1885, interruppe ogni cosa.

All’Italia non rimase quindi che di accontentarsi delle conquiste già fatte, le quali consistevano allora in Assab, Beilul e Massaua, intorno alla quale eran stati occupati dal colonello Saletta i vilaggi di Monckullo e Arkico distanti da essa circa dieci chilometri, ed il piccolo villaggio di Arafali nella baia di Anneslei; e sebbene tali conquiste non avessero costati gravi sacrifici di sangue e di denaro, [p. 19 modifica]furono ritenute un risultato troppo modesto per la nostra politica coloniale che aveva fatto concepire tante speranze. Ne successero quindi calorose discussioni al Parlamento, in seguito alle quali il 17 giugno 1885 il ministro Mancini rimaneva quasi battuto (163 voti favorevoli e 159 contrari) ed era costretto a rassegnare le dimissioni3.





Note

  1. Prima del 1866 la maggior parte delle coste del Mar Rosso, compresa Massaua, erano sotto la sovranità diretta della Turchia, la quale in detto anno ne fece cessione all’Egitto suo vassallo.
  2. La Francia si stabilì ad Obok nel 1862 nello stesso modo come l’Italia ad Assab. Sulla fine del 1884 approfittando degli imbarazzi dell’Egitto inalberò la sua bandiera anche a Tadgiura facendovisi chiamare dai dancali sollevatisi. Le sue mire si spinsero anche su Zeila e Berbera, ma l’Inghilterra fu pronta a prevenirla occupando queste due importanti località colle sue truppe anglo-indiane. Finalmente nel 1887 la Francia in seguito ad accordi stipulati coll’Inghilterra, nei quali si strinsero patti reciproci di rinuncia a qualsiasi impresa contro l’Harrar, potè estendersi fino a Gibuti donde ora tende i suoi sforzi ad aprirsi una via commerciale verso l’Harrar e verso lo Scioa ed a portarvi la sua influenza piuttosto ostile verso l’Italia.
    I pretesi diritti francesi accampati su Zula ebbero origine da un acquisto illegale fatto nel 1860 dal capitano Roussel con un capo ribelle e spodestato dal Negus Teodoro; acquisto che fu ritenuto nullo dallo stesso governo imperiale francese d’allora.
  3. Il 20 settembre 1884 anche il piccolo sultanato di Raehita, in seguito alla morte di Berehan, era passato sotto il dominio dell’Italia.