La Faoniade/Parte seconda/Ode prima. La notte

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Parte seconda - Ode prima. La notte

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Parte seconda Parte seconda - Ode seconda. A i numi infernali

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Ode prima.

LA NOTTE.


Quest’ode fu composta da Saffo, quando per la prima volta si vidde priva del suo Faone.


     Dove crudel.... me misera
Così tu lasci e sola?
Qual mai destin terribile
Al fianco mio t’invola?

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     Per te pregai, che rapido
Cedesse il Dio di Delo
La intiera cura a Cinzia
Di rischiarare il cielo,
     E tu solo a deludere
Avvezzo i miei desiri,
Chi sa per dove, ahi barbaro!
Lungi da me ti aggiri?
     Già stanca in grembo a Tetide
Cinzia i suoi rai nasconde; 1
Già le piovose Plejadi
Tornano a ber nell’onde.
     Suoi tardi passi accelera
Alle cimmerie grotte,
Mentre più dense tenebre
Spiega l’adulta notte.
     Ad inseguirla vigile,
Lungi non è l’aurora:
L’astro del dì si approssima;
E tu non vieni ancora?
     Innamorata e misera,
Io di te priva intanto,
La notte insonne scorrere
Deggio tra pene e pianto.

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     Per te, di te sol avida,
Disposte oltre il costume
Più fresche avea, più morbide,
Nuove e non tocche piume.
     Ma nell’ardor che m’agita,
Tutto ripieno il petto,
Sorgo: Te cerco: E a premere
Torno l’ozioso letto.
     Teco talor credendomi,
Te chiamo a nome in vano;
Te spesso usata a stringere
Cerca l’ingorda mano.
     Al destro latro volgomi,
E bacio il loco amato,
Dove d’amor compivasi
Il sacrifizio usato.
     Bacio quel loco, e memore 2
. . . . . . . . .
. . . . . . . . .
. . . . . . . . .
. . . . . . . . .
. . . . . . . . .
. . . . . . . . .
. . . . . . . . .

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     Ma mentre, oh Dio! sì m’agito
Nell’amoroso foco,
Tu d’altra in braccio, o perfido,
Prendi mie’ affanni a gioco.
     Forse.... (Ah! gli Dii nol vogliano)
Di me, crudel, ti ridi,
Mentre coll’empia Rodope 3
I tuoi piacer dividi!
     Ah se ciò fosse!.... Rapida
Fugga la notte ormai,
E a saettarla sorgano
Tutti di Febo i rai.
     Questi al marito facciano
L’ingiuria sua palese,
Che del macchiato talamo
Vendichi in te le offese.
     Ma nò... Te serbi libero
La ultrice man fatale,
E sol nel sangue lordisi
Della infedel rivale.
     Io nel vederla esanime,
Saprò qual fin funesto....
Ma che deliro, e smanio!
Qual rio presagio è questo!

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     No, mio Faone: Offenderti
Non vuol di Saffo il core:
Forse non sei qual pingeti
Il mio geloso ardore.
     I rei sospetti cedano
Alla ragione il loco,
Me a parlar muove un avido
Mal corrisposto foco.
     Odo, che lusinghevole
Un grato suon mi dice:
» Non è Faon sì perfido:
» Saffo sarai felice.

Note

  1. [p. 371 modifica]Presso Efestione, ne’ frammenti de’ poeti Greci, trovasi il seguente di Saffo. Δἐδυνε

         Jam pulchra quidem Diana,
         Jam Plejades occiderunt,
         Jam Nox media est, et hora
         Jam præterit: Ipsa vero
         Ah! sola cubo misella!

  2. [p. 371 modifica]Le due strofe, da me omesse per li dovuti riguardi, sono state tradotte da Ovidio nella lettera, ch’egli fa scrivere da Saffo a Faone. Ecco le sue parole:

         Sed tum præcipue cum fic Amoris opus:
    Tunc Te plus solito lascivia nostrajuvabat,
         Crebraque mobilitas, aptaque verba jocos.

    Ovid. Heroid. Epist. XV. ad Phaonem.
  3. [p. 371 modifica]Rodope, nome d’una favorita di Faone, che diede molta gelosía all’amante Saffo.