La bbotta de fianco

Da Wikisource.
Giuseppe Gioachino Belli

1831 Indice:Sonetti romaneschi VI.djvu sonetti caudati letteratura La bbotta de fianco Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Fortuna e ddorme La serva de lo spappino
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

[p. 111 modifica]

LA BBOTTA DE FIANCO1

     E cchi vv’ha ddetto mai, sora piccosa,
Che in ne la zucca nun ciavete sale?
Io nun ho detto mai sta simir-cosa,
Ché discennola a vvoi, direbbe2 male.

     Anzi, le bburle a pparte, sora Rosa:
Pô esse tistimonio er zor Pascuale
Si jjerzera vôtanno l’orinale
Nun disse3 che vvoi sete appititosa.

     E cciaggiontai,4 guardate si cce cojjo,5
C’ortr’ar zale c’avete in ner griterio6
Tienete er pepe drento a cquell’imbrojjo.

     Scappò7 allora ridenno er sor Zaverio:
«Co ssale e ppepe e cquattro gocce d’ojjo
Poderissimo8 facce9 er cazzimperio».10

10 novembre 1831

Note

  1. Il frizzo.
  2. Direi.
  3. Dissi.
  4. Ci aggiuntai (aggiunsi).
  5. Ci colgo.
  6. Criterio.
  7. Scappare, in romanesco, vale anche: «uscir dicendo».
  8. Potremmo.
  9. Farci.
  10. Nome volgare della salsa, composta cogli anzidetti ingredienti.