La commuggnon de bbeni

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Giuseppe Gioachino Belli

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La vitaccia de li Sovrani Er Pangilingua
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837

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LA COMMUGGNON1 DE BBENI

     Ve s’aricorda a vvoi de quer misciotto,2
De quello scannataccio3 verd’e mmezzo4
C’aggnéde5 via dar cardinal Arezzo
Pe’ ggrattapanza,6 ggiucatore e jjotto?7

     Sì, cquer busciardo.8 Ebbè, ssàbbit’a otto
Me se9 presenta cqua ttutto d’un pezzo,10
E mme disce onto onto:11 “Ch’edè12 ir prezzo
Di sti granelli?„ “Ôh, avete vint’al lotto,

     Che vve vedo in lumaca?„,13 je fesc’io.14
Disce: “Zzh.„15 Dico: “State accommidato?.„16
E llui: “Bbasta accusì: ccampo der mio.„

     “Nun zerv’antro,17 munzù„, ddico: “ho mmaggnato.18
Vita cummune come piasce a Ddio.
     Me n’accorgo dar brodo ch’è stufato.„

27 maggio 1837

Note

  1. Comunione.
  2. Miciotto, miciottello: meschino, male in arnese.
  3. Disperataccio.
  4. Squallido, lurido. Mézzo, cioè “vizzo„, si pronunzia con le zz aspre come vezzo.
  5. Che andò.
  6. Poltrone.
  7. Ghiotto.
  8. Bugiardo.
  9. Mi si.
  10. Ritto ritto.
  11. Con affettata disinvoltura.
  12. Che è.
  13. Orologio.
  14. Gli dissi io.
  15. No.
  16. Siete a servizio?
  17. Non serve altro.
  18. Ho compreso.