La favola di Pyti et quella di Peristera insieme con quella di Anaxarete/Al Gran Cardinal di Trento

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Al Gran Cardinal di Trento

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La favola di Pyti et quella di Peristera insieme con quella di Anaxarete La favola di Pyti
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AL GRAN CARDINAL

DI TRENTO.


HH
ORA eccovi Signor mio un vero pegno, tal qual egli si sia, della mia osservanza, che dall’ammiratione dell’infinite vostre virtu nata, et dalla somma cortesia nutrita, tanto durera, quanto quelle et questa che per se sono immortali, etiamdio dall’honorate fatiche de scrittori celebrate, saranno al mondo in memoria eterna, le quali poscia che io non voglio, per non gli scemar le sue giuste lodi, ne posso per la debolezza dell’ingegno in carte spiegare, mi è pero forza, voglia, ó non voglia, che per mostrare in parte la devota mia servitu, col nome et titolo dell’altezza et splendor vostro, si essalti et illumini cio che da noiosi studi ritolto, tallhor per diporto meco et con le muse ragiono, così come hora di queste mie ciancie amorose che vi appresento et consacro far mi conviene, del che, se per aventura da alcuno saro ripreso, che a si gran Prencipe così fatte cose, et così infime [p. 2v modifica]materie habbia indegnamente indrizzate, da cotal morso altramente non intendo di difenderme, se non, che non volendo in tutto vivere et morir ingrato, et essendo io per me uno asciuttissimo terreno, se non quanto sono dalla dolce acqua della gentilezza vostra rintenerito, che che da me si nasce, bisogna che a voi s’invii, benche ne Vitruvio si guardo di scrivere la sua architettura ad Augusto, ne Oppiano i suoi pesci ad Antonino, ne Polluce la grammatica a Commodo, ne Diophane l’agricoltura a Deotaro Re, cose in vero, se dritto istimo, a cotali huomini tanto sconvenevoli, quant’alla benigna et clemente natura vostra, favole et simile cortesie d’amore. Ma mormori chi voglia, et con velenoso dente m’assaglia chi volendo tutto saper nulla ne sa, che io fidato nella grandezza et magnanimita vostra, appresso della quale ogni bassezza si puo inalzare, et sicuro della ottima mia conscienza, sono et saro di questo animo (fin che altro non ne sento, et le mie annotationi nella Metamorphosi d’Ovidio con altre cosette lattine sotto ’l medesimo nome escano in luce) che queste mie tre damigelle piu per vostra infinita bonta, che per merito loro, debbiano esser a grado a’ V.S. Illustrissima, alla quale humilmente m’inchino.