La figlia di Iorio/Atto secondo/Scena prima
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Malde, il cavatesori, e Anna Onna, la vecchia dell’erbe, dormiranno su le pelli di pecora, stesi nei loro cenci. Cosma, il santo, vestito d’una melote, anche dormirà, ma accosciato, con le braccia intorno ai ginocchi e su i ginocchi il mento. Aligi sarà seduto sopra un deschetto, intento a intagliare con suoi ferri il ceppo di noce. Mila di Codra sarà seduta di contro a lui e lo guarderà.
- MILA
- Ma stiè mutolo il patrono
- ch’era di ceppo di noce,
- sordo fue il legno santo,
- Sant’Onofrio non rispose.
- E disse allora la terza
- (miserere di noi, Signore!)
- e disse allora la bella:
- «Ecco pronto lo mio cuore.
- Se vuol sangue a medicina,
- prendetelo dal cuor mio;
- ma di questo ei non s’avveda,
- ma di questo ei non s’addìa».
- Sùbito il legno getta un ramo,
- getta un ramo dalla bocca,
- getta un ramo per ogni dito.
- Sant’Onofrio è rinverdito!
(Ella si chinerà a raccattare le schegge e i trùcioli intorno al ceppo lavorato).
- ALIGI
- O Mila, e questo anche è un ceppo di noce.
- Rinverdirà, Mila, rinverdirà?
- MILA
- (china a terra) «Se vuol sangue a medicina,
- prendetelo dal cuor mio...»
- ALIGI
- Rinverdirà, Mila, rinverdirà?
- MILA
- «Ma di questo ei non s’avveda,
- ma di questo ei non s’addìa».
- ALIGI
- Mila, Mila, il miracolo ci assolva!
- L’Angelo muto ci protegga ancóra,
- ché per lui non m’adopro co’ miei ferri
- ma sì m’adopro con l’anima in mano.
- E tu che cerchi, là? che hai perduto?
- MILA
- Io raduno le schegge; e le arderemo,
- e un granello d’incenso con ognuna.
- Affretta, Aligi, ché il tempo sen viene.
- La luna di settembre è menomante
- e i pastori cominciano a partire:
- chi verso Puglia va, chi verso Roma.
- E dove l’amor mio farà viaggio?
- Dov’ei farà viaggio gli sien prata
- dinanzi e fonti d’acque, e non sia vento,
- e di me gli sovvenga quando annotta!
- ALIGI
- Verso Roma farà viaggio Aligi,
- andrà dove si va per tutte strade,
- con la sua mandra verso Roma grande,
- a pigliar perdonanza dal Vicario,
- dal Vicario di Cristo Signor Nostro,
- perché quegli è il Pastore dei Pastori.
- Non in terra di Puglia andrà uguanno:
- ma a Nostra Donna della Schiavonia
- ei manderà per man d’Alài d’Averna
- questi due candellieri di cipresso
- con due ceri mezzani in compagnia,
- che di lui peccatore non si scordi
- Nostra Donna che guarda la marina.
- Poi quest’Angelo, come sia finito,
- ei lo caricherà sopra una mula
- e passo passo ei se lo porterà.
- MILA
- Affretta, affretta, ché il tempo sen viene.
- Dalla cintola in giù l’Angelo è preso
- ancor nel ceppo, i piedi ancor legati
- ha nei nocchi, e le mani senza dita,
- e gli occhi si pareggian con la fronte.
- Indugiato ti sei a fargli l’ale
- penna per penna, ma volar non può.
- ALIGI
- M’aiuterà Gostanzo il dipintore,
- Gostanzo di Bisegna il dipintore
- che lavora d’istorie per le carra.
- Accordato io mi sono già con lui
- ed ei mi metterà colori fini;
- e forse alla Badia m’avrò dai frati
- per un agnello un poco d’oro in foglio
- da mettere nell’ale e alla gorgiera.
- MILA
- Affretta, affretta, ché il tempo sen viene
- e già la notte è più lunga del giorno,
- e su dalla pianura monta l’ombra
- all’improvviso quando non s’attende,
- sì che l’occhio non guida più la mano
- e al ferro cieco non soccorre l’arte.
(Cosma si agiterà nel sonno e si lamenterà. Si udrà giungere di lontano la cantilena sacra dei pellegrinaggi).
- Cosma si sogna. E chi sa che si sogna!
- Odi odi il canto della compagnia
- che varca la montagna per andare
- forse a Santa Maria della Potenza,
- Aligi, verso la tua terra, verso
- la tua casa dov’è la madre tua:
- e forse passerà poco discosto,
- e la madre l’udrà, l’udrà Ornella
- forse, e diranno: «Questi pellegrini
- scesero dagli stazzi dei pastori
- e alcun saluto non ci fu mandato!»
(Aligi sarà curvo a digrossar con l’asce il basso del ceppo. Dato un colpo, abbandonerà il ferro nel legname; e si solleverà ansiosamente).
- ALIGI
- Ah, perché tocchi dove il cuore dole?
- Mila, corro e li giungo sul cammino
- e fo priego al crocifero che porti
- l’imbasciata... Ma come gli dirò?
- MILA
- Gli dirai: «Buon crocifero, ti priego,
- se passi pel vallone di San Biagio,
- per la contrada detta l’Acquanova,
- domanda della casa d’una donna
- chiamata Candia della Leonessa
- e fa sosta, ché certo avrai da lei
- un boccaletto per ristoro e forse
- più altro avrai, fa sosta e dille: - Il figlio
- Aligi ti saluta, e le sorelle
- con te anche, e Vienda anche, la sposa,
- e ti promette che discenderà
- per essere da te ribenedetto
- in pace, prima della dipartita,
- e t’assicura ch’ei fu liberato
- d’ogni male e periglio, liberato
- della falsa nemica ultimamente,
- e non sarà mai più cagione d’ira
- e non sarà mai più cagion di pianto
- alla madre, alla sposa, alle sorelle.-»
- ALIGI
- Mila, Mila, qual vento ti combatte
- l’anima e te la volge? Un vento sùbito,
- un vento di paura. E ti si spegne
- la voce in bocca e il sangue se ne va
- dalla tua faccia... Perché vuoi ch’io mandi
- messaggio di menzogna alla mia madre?
- MILA
- In verità, in verità ti parlo,
- o fratel mio, caro della sorella,
- quant’è vero che non commisi fallo
- con te ma stetti accesa come un cero
- dinanzi alla tua fede e fui lucente
- d’amore immacolato al tuo conspetto.
- In verità, in verità ti parlo
- e dico: Va, va, corri sul cammino
- e cerca del crocifero che porti
- il saluto di pace all’Acquanova.
- Venuta è l’ora della dipartita
- per la figlia di Iorio. E così sia.
- ALIGI
- Per certo hai tu mangiato miel selvaggio
- che ti turba la mente! E dove andrai?
- MILA
- Andrò dove si va per tutte strade.
- ALIGI
- Ah, verrai meco, dunque, verrai meco!
- Assai lungo è il cammino. Ma te anche
- io metterò su la mia mula. E andremo
- con la speranza, verso Roma grande.
- MILA
- Convien ch’io vada dall’opposta parte
- co’ piè miei lesti e senza la speranza.
- ALIGI
- (vòlto alla vecchia che dorme) Anna Onna, su, svégliati, su, lèvati,
- e vammi in cerca d’ellèboro nero,
- che il senno renda a questa creatura!
- MILA
- Non t’adirare, Aligi. E se t’adiri
- anche tu contro a me, come vivrò
- io fino a sera? Sotto il tuo calcagno
- il mio cuore non lo raccoglierò.
- ALIGI
- Nella mia casa non ritornerò
- se non con te, con te, figlia di Iorio,
- Mila di Codra, mia per sacramento.
- MILA
- Aligi, e passerò la soglia stessa
- ove fu posta la croce di cera?
- E un uomo v’apparì, che sanguinava;
- e disse allora il figlio di quell’uomo:
- «Se il sangue è ingiusto, tu non puoi passare..».
- Era di mezzodì, nella vigilia
- di San Giovanni. Era la mietitura.
- Pace ha la falce appesa alla parete,
- il grano si riposa nei granai,
- mentre il dolore seminato s’alza.
(Cosma si agiterà nel sonno gemendo).
- ALIGI
- Ma sai tu chi ti condurrà per mano?
- COSMA
- (gridando) Non lo sciogliere! No, no, non lo sciogliere!