La giornada del lócch/Nota informativa

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Nota informativa dell'autore

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La giornada del lócch La giornada del lócch
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NOTA INFORMATIVA DELL’AUTORE



L’intitolazione di questo mio poemetto voleva essere tradotta nella forma che meglio si accostasse alla espressione dialettale, non offrendone, la lingua italiana, la traduzione letterale; poichè la voce «teppa» (e derivati) pur essendosi insinuata, ed adagiata, poi, nella lingua comune, essa è e rimane, nella sostanza e nella sua significazione, una voce prettamente dialettale. Traduzione, dunque, approssimativa; giacchè la differenza fra, lócch e teppista è, tuttavia, assai sensibile.

Il lócch — frutto specialissimo di questa nostra grande città — mentre si manifesta sostanzialmente diverso dal souteneur, dal ladro, dal teppista, questi tre tipi del farabuttismo egli riassume nel suo.

Il teppista, a cagion d’esempio, non è sempre teppista; giacchè per sue particolari considerazioni è raro ch’egli si abbandoni — da solo — alle azioni predilette; anche per umana ragion di vanità; poichè l’azione teppistica compiuta da solo non avrebbe che scarsa eco fra’ suoi sozï; e verrebbe a mancargli [p. vi modifica]quel commento di ammirazione che costituisce il suo orgoglio ed allarga sempre più la sua fama.

Di così strana vanità è, a sua volta, animata l’azione teppistica collettiva; una vera gara di mascalzonismo, per chi bene osservi, in cui ognuno degli.... iscritti tende a distinguersi, a strafare, a superare i compagni.

E della fondatezza di siffatta considerazione è prova irrefutabile la cornice di spavalderia in cui ciascun teppista colloca la sua opera personale; così che se nella gara anzidetta, nell’aggressione teppistica qualcuno dei farabutti non riesce ad effettuare una qualsiasi azione, egli, a scansare l’umiliante ghignata dei compagni innesterà, nell’inventario dell’azione collettiva effettuata, con le più sfacciate menzogne una sua iniziativa, perfettamente fantastica.

Riassumendo, il teppista opera non solo per istinto perverso, per brutale malvagità, ma altresì e nella stessa misura, per amore di spavalderia, di malconcepita vanità.

Contrariamente al teppista il ladro d’istinto, e non d’occasione: il ladro professionista, insomma, opera volontieri anche da solo.

Il ladro non è che raramente teppista; però non già per un sentimento di rispetto a chicchessia, ma per le necessità stesse del suo mestiere. Le quali necessità gl’impongono di assumere atteggiamenti misurati, e, per quel che gli è possibile, di persona per bene, a fine di potere infiltrarsi ovunque, senza destare nè [p. vii modifica]antipatie, nè preoccupazioni, in chi ha la disgrazia di trovarglisi vicino.

Sempre per una sua logica, ed anche per una punta di speculazione facilmente penetrabile, il ladro d’istinto, il ladro professionista: il delinquente, cioè, che ama il suo mestiere, e si compiace della propria destrezza, raramente si ribella ai tutori dell’ordine, e solo in casi di esito sicuro; oppure quando il bottino è così ingente, che la sua difesa merita il rischio di un’aspra lotta con quelli. Il teppista, per contrario, fa della ribellione clamorosa a guardie e carabinieri il numero più suggestivo del suo programma; è lieto che molta gente vi assista; che i giornali ne parlino, ed affermino, sovratutto che guardie e carabinieri sono usciti dalla lotta con le uniformi a brandelli e il muso pesto.

Assai più in basso - parrebbe impossibile - dei due figuri che qui mi sono studiato di abbozzare in brevissime linee, si trova il mantenuto: il souteneur.

Questo nauseoso individuo, un po’ ladro, un po’ ricettatore, un po’ teppista, non si compromette mai a fondo, pure sapendosi da tutti ch’egli, giorno e notte, frequenta la compagnia di quanto di peggio dai trivi, dagli angiporti, dalle bettolaccie d’infimo ordine rigurgita sulla via.

Il souteneur per un caso che si ripete con sbalorditiva frequenza, e forma la meraviglia dei magistrati, pur risultando alla polizia siccome ozioso e dedito alla compagnia della malavita, non è [p. viii modifica]pregiudicato, nel vero e preciso significato della legge; poichè la sua fedina criminale appare candida alla guisa di quella di un qualunque galantuomo.

Forte del suo.... candore legale egli può così sottrarsi, se non alle inchieste ed alla vigilanza della polizia, alla inflessibilità della legge, e continuare sfacciatamente nello sfruttamento delle sciagurate, (che volgari commedie di mentito affetto, o torve minaccie, hanno posto alla sua mercè), con la stessa sicurezza che metterebbe nella rivendicazione di un suo sacrosanto diritto.

Il lócch, come ebbi a dire in queste righe, riassume in un solo tipo — il suo — le tre figure di cui è qui parlato, e che sono le più nettamente delineate di quella delinquenza che avvelena la vita delle grandi città.

È vero; il naturale aumentare della popolazione di questa nostra Milano, l’insistente immigrazione di gente che dalle altre regioni reca, fra noi, il fardello di usi, costumi e dialetti profondamente diversi dai nostri, hanno potuto alcun poco modificare la fisionomia del lócch; ma siffatte modificazioni non sono che esteriori.

Egli, nella sostanza, resta immutato e immutabile e solo ha cambiato d’abiti: ecco tutto.