La miseria di Napoli/Parte IV - Ancora dei Rimedii/Capitolo IV. Tentativi inglesi. - L'istruzione primaria

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Parte IV - Ancora dei Rimedii - Capitolo IV. Tentativi inglesi. - L'istruzione primaria

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CAPITOLO QUARTO.

Tentativi inglesi. — L’istruzione primaria.


«La Chiesa è il nemico mortale di ogni nuova speranza sociale, come lo fu sempre di qualunque nuova verità scientifica. (L’Autore citato parla della Chiesa anglicana, che pure posa sul principio del libero esame.)

La Chiesa di Stato rappresenta un ordine di idee in decadenza, di idee che divengono più ristrette e più intense, in ragione della loro disarmonia colla vita intellettiva del tempo.

La Chiesa di Stato figurò sempre come l’alleata della tirannide, l’organo dell’oppressione sociale, il campione della schiavitù della mente.

Qual sorta di abilità politica può mai reputarsi quella, che in momenti di crisi come i presenti investe i preti di una nuova funzione, affida ad un [p. 223 modifica]esercito sacro di mitologi la sovraintendenza della istruzione nazionale?

Mentre si sta costituendo e definendo per l’istruzione un gran Circondario dell’organamento dello Stato, sicchè l’istruzione stessa debba procedere per la sua vitalità ed efficacia dalla somma d’interessamento, di simpatia e di cooperazione attiva del popolo, vi sembra savio consiglio assimilarla agli elementi retrogradi e stazionarii, piuttosto che agli elementi progressivi della nostra vita civile, e mettere le sue basi nella gara delle sètte, piuttosto che nell’energia disinteressata della Nazione?»

Tali osservazioni e domande fatte da John Morley, uno dei capi del partito liberale nel Parlamento, direttore della più avanzata Rivista inglese, il Fortnightly Review, meritano bene di essere ponderate da chi, in un paese nuovo alla vita pubblica, sta elaborando una legge per l’istruzione primaria.

Ci vuol invero una gran mente, una lunga esperienza, uno spirito scevro di pregiudizii, una cognizione estesa e circostanziata di ciò che praticarono le altre nazioni, per presentare una legge di tale importanza in un paese, in cui l’indole della popolazione appare così svariata nelle sue diverse parti.

Sappiamo bene che nessuna istituzione può essere importata da un paese all’altro senza modificazioni; ma, esistendo gli stessi bisogni dappertutto, l’esempio d’ogni paese può tornar utile agli altri.

Oggi prevale la moda, anche in Italia, d’innalzare alle stelle il nuovo sistema d’istruzione pubblica, introdotto in Inghilterra, perchè obbligatorio e, molti [p. 224 modifica]dicono, laico. Che sia avvenuto un progresso inaspettato, sta bene; opiniamo però che non si possa riuscire all’obbligo senza la gratuità. In quanto ad esser laico l’insegnamento, bisogna conoscere ben poco la caparbietà, la persistenza e la forza d’inerzia che il Clero sa mettere in opera, quando i mezzi aperti di opposizione gli falliscono, per congratularsi così presto che siangli stati accorciati i panni davvero. Fra gli scritti pedagogici del professor Villari, due mi sembrano eccellenti: Sull’istruzione elementare dell’Inghilterra e su quella della Scozia. Egli non si è contentato di aride liste di cifre. Viaggiò nei due paesi, visitando le scuole, interrogando, esaminando e compulsando ogni cosa; comprese lo spirito che informa l’educazione dell’uno e dell’altro,e nelle sue osservazioni e conclusioni ha quasi sempre colpito nel segno. Le varie fasi che traverso l’Inghilterra dal principio del secolo, quando lo Stato non ispendeva un centesimo per educare il popolo, fino ad ora, in cui spende oltre un milione di lire sterline, non hanno grande valore per gli stranieri.

Importa solo di essere notato: che mentre devesi ai dissenzienti dalla Chiesa stabilita il merito dell’iniziativa dell’istruzione popolare, la Chiesa stabilita, per mezzo del Clero o dell’Aristocrazia, adoperò immediatamente tutte le sue ricchezze e tutta la sua influenza ad impossessarsi del movimento. Costituì sino ad ora in principio di governo l’incoraggiare e l’aiutare l’iniziativa privata, dando denaro e casa a quei Comuni, ove si apersero scuole e lasciandone senza quelli, ove manco tale iniziativa.

Ma gradualmente l’Inghilterra va convincendosi: [p. 225 modifica]che l’ignoranza di un solo suo membro torna dannosa a tutta la comunità; che come lo Stato ha diritto di sindacare tutto ciò che conduce alla prosperità ed all’incremento della Nazione e di promuovere l’igiene e la moralità, così spettagli anche il dovere di rendere l’istruzione accessibile ad ogni bambino e bambina, e di costringere i genitori, affinchè essi ne approfittino. John Stuart Mill additasi fra i più strenui avvocati dell’istruzione elementare, gratuita ed universale per l’Inghilterra, ed in questo accordavasi con J. B. Say, il maggior economista francese, e con M. Duruy e M. Emilio Delaveleye, i più sensati scrittori della Francia e del Belgio.

Contro la possente idea sorsero e Clero e Aristocrazia; d’onde una lotta tanto accanita, che un popolo indifferente in materia religiosa, come l’italiano, non può formarsene un concetto.

L’anno scorso, mentre a Roma si discuteva se una bella scuola fondata dalla compianta signora Gould, americana, dovesse passare in mano della grettissima setta dei Valdesi, oppure in altre mani, dalle quali sarebbersi ottenuti tutti i beneficii materiali e morali, ottenuti e sperati dalla fondatrice, sorse un settario a domandare:

«Che dottrina religiosa s’insegnerà a codesti bambini?»

A cui rispose T. A. Trollope:

«Per venticinque anni in Inghilterra si agitò tale questione. E frattanto i figli dei poveri rimasero presso i rigagnoli delle vie e nell’ignoranza, non avendo nessuno pensato a loro.» [p. 226 modifica]

In tale risposta l’epitome della situazione. Il Villari, scrivendo nel Sessantasette, crede impossibile in Inghilterra un sistema di educazione puramente laico; ma fu quivi intendimento espresso del partito liberale d’inaugurare questo sistema colla legge del 1870. Solamente il Gladstone, allora ministro, mancò al suo partito, forse involontariamente, sopraffatto dalle arti subdole del Clero. Tanto quella legge, quanto il recentissimo Atto dell’ultima Sessione, raddoppiano e rafforzano la supremazìa della Chiesa, dominante nelle scuole. I tratti caratteristici della legge del 1870 furono l’istituzione di Seggi scolastici e l’introduzione della così detta clausola di coscienza. Per tale clausola, in nessuna scuola sussidiata dal Governo la religione poteva essere insegnata, se non in certe ore, al cominciamento od alla fine della scuola, e nessun bambino poteva esservi costretto.

Si statuì che ogni bambino dovesse essere mandato a scuola, che ciascun Seggio dovesse provvedere un numero sufficiente di locali, vedere e vigilare la frequenza dei bambini, multare e punire i genitori che non v’inviassero i figli. I membri del Seggio avevano facoltà di pagare, in parte o intieramente, la tassa scolastica per i bambini troppo poveri e di mandarli alla scuola scelta dai genitori, sia che essa appartenesse alla Chiesa anglicana, od a qualunque delle varie sètte.

Indescrivibile la lotta per le elezioni del Seggio, dappertutto. Prendendo ad esempio una delle principali città, Birmingham, ove i non conformisti e liberali sono in maggioranza, la lotta ricordò, a cagione [p. 227 modifica]del fervore suo, l’agitazione avvenuta per il libero commercio. I preti anglicani dissero dal pulpito che, vincendo i liberali, la Bibbia sarebbe bandita dall’Inghilterra: quale assicurava le sue pecorelle, che gli Angeli aspettavano il risultato dell’elezione; quale dichiarava, che le elezioni deciderebbero se Dio avesse cessato di regnare nella Gran Brettagna.

La Chiesa anglicana vinse per i primi tre anni, e nella maggior parte questi tre anni si consumarono nel tentativo d’introdurre, per vie nascoste, l’istruzione religiosa proibita dalla legge. Alla fine del triennio, fu provato che 20 mila bambini non frequenta vano alcuna scuola. Nelle seconde elezioni vinsero i liberali e fecero più in un anno, che non i chiesastici in tre.

Ma il difetto del sistema è di permettere, che sotto qualsiasi pretesto il denaro pagato da tutti possa spendersi in iscuole, ove s’insegnano dottrine religiose, approvate da una sola parte dei contribuenti. Ed ecco, dove la clausola 25, che permette ai Seggi di pagare le tasse per i bambini poveri, concentra daccapo il potere, in mano della Chiesa, la quale riceve già il 73 per cento della somma totale, somministrata dallo Stato per l’istruzione primaria dei bambini.

La Commissione scolastica di Manchester dava quasi tutti i 333 sterlini assegnati a persone, che si diceva volessero mandare i bambini alle Scuole anglicane.

Nonostante le enormi somme sborsate dallo Stato alla Chiesa e raddoppiate dalle contribuzioni private, gl’Ispettori dicono, che il 90 per cento dei bambini, i [p. 228 modifica]quali escono dalle scuole, non sa nulla, che l’unico esame superato è quello della Sacra Scrittura e del libro delle preghiere comuni. È una commedia il leggere gli annunci nei giornali, intorno alla ricerca di un maestro per così fatte scuole. Questi, oltre all’essere maestro e al professare saldi principii intorno alla Chiesa moderata anglicana, deve saper suonare l’organo in chiesa, deve condurvi i bimbi e vivere nella casa del prete; altro annunzio dice, che il maestro, oltre a servir da chierico, insegnare il canto e suonare l’armonium, deve essere becchino. Il prete impera sulle scuole, e quel maestro che non si piega alla sua volontà, viene licenziato e maltrattato.

Testè il Vicario di Dudley scrisse in una lettera pubblica, a proposito di un maestro con cui aveva avuto qualche dissidio: «Sono io il presidente della Commissione e non lui, e non permetterò mai che egli m’insulti apertamente senza insegnargli che le nostre relative condizioni sono quelle di padrone e di servo.»

Vi ha un’altra cosa da notare. La legge dice, che i fanciulli non devono essere obbligati a frequentare l’istruzione religiosa, ma il prete ed i suoi servi possono impedire che coloro, i quali non frequentano le dette classi, vengano ammessi alle feste campestri ed al concorso per i premii. Si dànno anche casi, nei quali si fa pagar doppio denaro ai genitori che non appartengono alla Chiesa.

E vuol segnalarsi come massimo danno in Inghilterra, che le Scuole normali trovinsi quasi tutte in mano dei preti, i quali per esse ricevono 60 mila [p. 229 modifica]sterlini. Or bene, non puossi descrivere l’incapacità di cotesti maestri. Nei Rapporti degli esami troviamo, che tatti fannosi onore nella Sacra Scrittura, ma in grammatica, in geografia, in istoria eđ in aritmetica, non passano. Sentono la necessità di doversi rendere competenti per le Scuole clericali. Epperò si vengono capacitando, dover essere le scuole vivai dei principii della Chiesa, lo scopo delle scuole esser quello di preparare i fanciulli per la prima comunione, di educare giovani cristiani per la Chiesa, e l’intero corso scolastico dover condurre l’alunno, passo passo, fino a che tocchi questa mèta. E dacchè lo Stato ha abbandonato la Chiesa e le Scuole normali, Canon Norris addita (con grande unzione) i progressi ottenuti in maturità di pensiero religioso, l’anno passato. Bene inteso, osserva John Morley, l’arguto scrittore sopra citato, i maestri pervengono a così fatta maturità di pensiero religioso, a spese della geografia, dell’aritmetica e della grammatica.

In Lancaster, ove il Clero è onnipotente, delle donne maritate nel 1870 il 40 per cento non seppe scrivere il proprio nome, facendo invece del nome una croce. In un distretto, sopra 194 persone, 120 firmarono colla croce.

Mentre dunque l’Inghilterra ha fatto moltissimo nell’estendere il numero delle sue scuole, poco o nulla ha fatto per la qualità.

A migliorare la qualità bisogna proibire che i maestri impartiscano qualunque istruzione religiosa, o che un prete qualsiasi passi la soglia della scuola.

Se i genitori desiderano istruzione religiosa, [p. 230 modifica]hanno la domenica, mezza giornata di vacanza di ogni settimana, e la sera di ogni giorno.

Durante molti anni, gl’Inglesi si attennero al sistema di far pagare chi può per l’istruzione, fondandosi sul principio, che ciò che si ha per nulla, non si estima. L’esperienza invece di queste ultime prove in Inghilterra e quella d’altri paesi ci viene persuadendo della necessità del sistema universale, obbligatorio e gratuito. I mezzi termini, adoperati in Inghilterra, dànno troppo arbitrio al Seggio, e poi i fanciulli che pagano, chiamano i non paganti figli della carità.

Si sa che negli Stati Uniti ogni Stato fa le proprie leggi. Fino all’altro giorno, parecchi Stati mantennero la tassa scolastica, ora tutti (senza eccezione) hanno scuole gratuite, ed il sistema introdotto nel Connecticut condusse di primo acchito 10 mila fanciulli alla scuola e 30 mila in Nuova York.

Se non che la Legge inglese sulla educazione passata nell’anno 1876 ha di buono, che obbliga ogni bambino o bambina fra i cinque e i quattordici anni di ricevere educazione, e non può lasciare le Scuole elementari, senza certificato di aver toccato un dato grado di competenza.

Secondo l’ultima legge, tutti i Consigli municipali o Commissione dei poveri sono obbligati di nominare Comitati scolastici, che hanno dovere di verificare che tutti i fanciulli vadano a scuola. Questi Comitati possono colla sola denunzia ottenere un ordine dai Magistrati, e se i parenti rifiutano o negligono di mandare i figli alla scuola, la prima volta pagano [p. 231 modifica]una multa di cinque franchi e le spese; la seconda, il figlio è mandato ad una scuola industriale, con l’obbligo del parente di pagare due franchi e mezzo la settimana.

La Commissione scolastica può stabilire Scuole gratuite e Scuole industriali, ove i bambini hanno uno o più pasti al giorno, ottenuto il consenso del Segretario di Stato, e un sussidio in denaro dal Parlamento; e a queste Scuole industriali possono esser mandate bambine condannate per una prima offesa, invece di esser mandate ad un Reclusorio.

Altra questione risoluta efficacemente è quella del non diritto dei parenti di mettere i fanciulli di tenera età al lavoro, invece che alle scuole.

La legge del 76 opera su scala progressiva: fanciulli di 11 anni nel gennaio del 77 non possono essere obbligati alla scuola per tutto il giorno, e i Comitati di educazione possono far Regolamenti separati, per permettere ai fanciulli di lavorare parte della giornata e andare a scuola l’altra parte.

Ma, cominciando dall’anno 1877, nessun fanciullo minore di nove anni può esser mandato a lavorare; e dopo l’anno 77 nessuno minore di dieci.

Durante l’anno 77, ragazzi da 10 a 14 anni possono essere impiegati, se superano gli esami nella seconda classe, o producono certificati di aver frequentate le scuole dugentocinquanta volte l’anno per due anni.

Ma dopo l’anno 77 crescono le difficoltà; e giunto il 1881, nessun fanciullo minore di quattordici anni può essere impiegato, se non produce il certificato di esame della quarta classe o la prova di aver frequentata [p. 232 modifica]la scuola dugentocinquanta volte all’anno per cinque anni. E affinchè questo provvedimento non rimanga lettera morta, come il Comitato d’istruzione locale ha pieni poteri di punire e multare i parenti che non mandano i figli a scuola, così ha uguale potere di multare i proprietarii o anche i loro dipendenti, se costoro impiegano un fanciullo senza il dovuto certificato.

Ci sono eccezioni a favore dei fanciulli dei contadini durante i mesi del raccolto. Anche bambine di otto anni possono lavorare per sei settimane col permesso del Comitato durante gli anni 77 e 78; anche questi nell’81 dovrebbero presentare certificato dell’esame della quarta e di aver frequentata la scuola 250 volte all’anno.

E quell’affittuale o contadino o genitore che impiega anche adesso un fanciullo senza il certificato, paga la multa di 50 lire. E chiunque cerca d’impedire ad una delle Autorità locali di visitare gli opificii o le tenute per iscoprire la trasgressione di questa legge, paga 500 lire. I certificati degli esami e della frequenza alla scuola rilasciansi gratuitamente. Quando risulti provato che i parenti non sono in grado di pagare per l’educazione dei figli, se non c’è una Scuola gratuita o una Scuola industriale vicina, la Commissione dei Guardiani dei poveri ha autorità di pagar la tariffa.

Quando il Comitato locale non eseguisce i proprii doveri, cioè non eseguisce la Legge sull’istruzione pubblica del 76, il Ministero dell’Istruzione Pubblica manda ufficiali apposta, e il Municipio è costretto di supplire alle spese, senza però aver punto autorità [p. 233 modifica]sugli ufficiali a tal’uopo delegati. Nei distretti rurali, i Guardiani dei poveri nominano i Comitati locali di educazione e li mettono a parte di una porzione del fondo speciale, detto tassa per i poveri per l’istruzione dei figli di genitori indigenti. Oramai nessuna Parrocchia ha la scelta di accettare o rigettare la legge del 76: deve obbedire.

Nessuna istruzione religiosa è oramai obbligatoria; nessun bambino che entra in una scuola pubblica elementare, può esser costretto a frequentare scuole domenicali o chiesa qualunque, o di osservare qualsivoglia rito religioso, o esser presente alla scuola se si tratta di religione, e nemmeno di provare che riceve istruzione religiosa a casa o altrove.

E nelle scuole fondate dalle varie sètte l’istruzione religiosa deve impartirsi o al cominciamento o alla fine delle ore scolastiche, e le ore per la religione debbono indicarsi su speciale tabella, in ogni sala della scuola, e i parenti possono ritirare i bambini durante dette ore.

Per stimolare i parenti e i figli il Ministero dell’Istruzione Pubblica pagherà per tre anni le spese della scuola, quando il ragazzo o ragazza abbia passato il quarto esame all’età di 11 anni. L’autorità data dal Parlamento al Ministero dell’Istruzione è oramai immensa. Ma esso soggiace sempre alle così dette Corti di giurisdizione sommaria, composte di due giudici e un magistrato, e al Parlamento stesso.

Le fonti alimentatrici della educazione elementare sono:

1° Sottoscrizione volontaria; [p. 234 modifica]

2° Pagamento per parte dei parenti;

3° Sussidii o prestiti del Parlamento alle Commissioni locali;

4° Tasse pei poveri;

5° Il così detto Fondo scolastico di ogni Parrocchia.

E quando questi fondi reputansi insufficienti, le Autorità possono aggiungere una tassa locale. Questa facoltà d’imporre spetta nei Boroughs ai Consiglieri municipali; nelle Parrocchie ai Guardiani dei poveri. Gl’Ispettori governativi hanno facoltà di praticare ispezioni in tutte le scuole e di farne rapporto al Ministero, che provvede immantinente.

A prima giunta questa legge pareva un grande progresso, ma, scrutatala, il guadagnato si residua a poca cosa.

Il Clero formerà sempre parte, e gran parte, delle Commissioni, e troverà sempre più degni di aiuto quei bimbi che frequentano la scuola domenicale e l’istruzione religiosa; e persuaderà sempre i parenti essere migliore una scuola religiosa gratuita di una scuola atea, ove bisogna pagare!

È bene rendere l’istruzione obbligatoria! Le Scuole industriali sono un vero acquisto al paese.

Ma perchè non abolire quell’intricato sistema di provvedere il denaro per l’educazione?

Una tassa locale, la quale non toccasse coloro che possiedono una rendita minore di una data somma, e un sussidio annuo del Parlamento, basteranno per rendere l’istruzione gratuita per i poveri e per obbligare gli agiati a pagare per tutti. [p. 235 modifica]

Così ogni potere sarebbe stato tolto ai Comitati locali di accettare Tizio è di rifiutare sussidio a Caio.

E sopprimendo affatto l’istruzione religiosa nelle Scuole elementari, toglierebbesi il pomo della discordia.

Nè ci si favelli d’intolleranza. Ripetiamo: i parenti e i preti hanno tutte le sere, i sabati e le domeniche, per insegnare quel che vogliono ai fanciulli, e sono nel loro diritto.

Ma sembrami aperta violazione della libertà l’obbligare i bambini a inghiottire la pillola religiosa sotto pena di perdere il pane quotidiano, Mio fratello, a cui scrissi per le ultime notizie intorno all’istruzione elementare in Inghilterra, mi risponde: «Il Governo nulla paga per l’insegnamento religioso come tale; paga un sussidio di non più di 17 scellini a testa, secondo il progresso degli allievi negli studii secolari. E ciò a due specie di scuole:

I. Alle scuole volontarie, cioè le scuole mantenute da contribuzioni volontarie;

II. Alle scuole fondate dalle Commissioni locali.

Queste scuole sono oramai stupende e numerosissime a Londra. Possono nelle ore prescritte leggere la Bibbia, non possono insegnare dottrine speciali, nè obbligare chicchessia a frequentare l’istruzione religiosa.

Birmingham ha respinto totalmente qualunque insegnamento religioso; anche i non conformisti votando coi liberi pensatori, perchè ritengono che lo Stato non deve intromettersi nella religione in qualsiasi modo. [p. 236 modifica]

Generalmente nelle ultime elezioni i liberi pensatori votarono per la politica non settaria, cioè la politica non settaria delle Commissioni scolastiche; mentre quattro anni fa io e molti altri liberi pensa tori non votammo che per candidati, i quali vollero esclusa assolutamente qualsiasi istruzione religiosa.

Ciò abbiam fatto per dar il gambetto alle miserabili scuole dette nazionali e che sono clericali.

Verrà presto il nostro turno, e l’istruzione religiosa verrà del tutto esclusa. È il più gran movimento dei nostri tempi. A tutta prima, il popolino non era punto contento della compulsione, ma presto si è adattato risentendone i benefizii.

Ed io potrei additarvi molti agiati artigiani, i cui figli grandi non sanno nè leggere nè scrivere, mentre i piccini hanno già una discreta istruzione. Per aver un’idea del progresso fatto bastano le seguenti cifre:

Nel 1835 pagavamo lire sterline 26,750; ora nel 1875, lire sterline 3,972,008.»