La poesia cavalleresca e scritti vari/Nota/La poesia cavalleresca

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Nota - La poesia cavalleresca

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Questo volume segue il piano del Croce per il vol. XII della edizione da lui disegnata delle opere di Francesco de Sanctis1; ma si sono tolti dal piano crociano i brani delle lezioni dantesche, pubblicate in altro volume di questa edizione, i frammenti Critica dell’estetica dello Hegel e di quella dello Schopenhauer, pure strettamente collegati alle lezioni dantesche. Si sono invece aggiunti: la conferenza Giovanni Prati, la lezione Sulla «Viola mammola» di Nannina Amata, le conferenze Il Circolo Filologico di Napoli, L’Ideale, la lettera Sul programma del «Fanfulla della domenica», la conferenza Il Darwinismo nella vita e nell’arte, e infine gli scritti della sezione da noi intitolata «Recensioni e frammenti minimi» (da p. 329 alla fine) che il Cortese aveva raccolto da giornali e fogli vari2.

Indicheremo per ogni pezzo la prima pubblicazione, e, quando ci saranno, le varianti fra manoscritti (Ms), pubblicazioni curate dall’autore, varianti fra giornali (R) e volume, secondo il criterio seguito in questa edizione3.

LA POESIA CAVALLERESCA


Delle lezioni sulla poesia cavalleresca, tenute a Zurigo dall’autunno del 1858 all’aprile del i8594, quando il De Sanctis iniziò un corso su Tasso, resta un manoscritto di mano di Vittorio Imbriani, [p. 342 modifica]il quale, giovinetto diciottenne, assisteva al corso e scriveva durante la lezione. Il suo compito di raccoglitore era agevolato dal fatto che il De Sanctis, rivolgendosi a stranieri, doveva parlare lentamente per essere compreso. Le lezioni cosí trascritte venivano poi riviste dal maestro, come ci attesta l’Imbriani e lo stesso De Sanctis5. Il manoscritto, adesso alla Biblioteca Nazionale di Napoli (XVI. C. 36 delle carte desanctisiane), consta di fogli del formato di un quaderno; la scrittura è ovunque la stessa, facile sempre, ma piú calligrafica e accurata nelle prime pagine, piú corrente nel resto, con correzioni e aggiunte eseguite in parte nel momento stesso in cui si scriveva il testo e in parti in un secondo tempo, come sembra di poter desumere dal colore diverso dell’inchiostro. Le citazioni dei versi, molto numerose, di solito sono fatte indicando solamente il canto e l’ottava, ma lasciando uno spazio bianco per l’aggiunta posteriore, che tuttavia molto spesso manca. Ogni tanto, specialmente alla fine delle lezioni, ci sono mezze pagine, o pagine, o piú pagine bianche; nel manoscritto non vi sono titoli di nessun genere; e anche il titolo La poesia cavalleresca è del Croce.

Il Croce, pubblicando per la prima volta nel i898 queste pagine (in F. de Sanctis, Scritti vari inediti o rari, vol. I, Napoli, Morano), con criteri che vedremo piú oltre, mandò il manoscritto dell’Imbriani in tipografia, correggendo, modificando, cancellando, inserendo versi e citazioni che prima erano solo indicate, e tutto ciò scrivendo direttamente sull’originale, mentre talvolta sopra a questo incollò dei foglietti suoi. [p. 343 modifica]

Per buona sorte la scrittura del Croce, minuta e niente affatto calligrafica, si distingue sempre da quella del manoscritto, anche per il colore dell’inchiostro, sicché è stato possibile identificare la lezione originale, anche quando era molto sopraffatta dagli interventi crociani. Questo per la parte materiale; dopo il Croce non si sono avuti altri interventi sul manoscritto, essendo questo diventato di proprietá pubblica. Quanto ai criteri che il Croce segui nella pubblicazione, egli stesso ci avverte nella premessa alla detta edizione che intervenne con correzioni di forma «per rendere leggibile lo scritto, lá dove gli appunti erano eccessivamente rapidi e smozzicati» (op. cit., I, p. 247).

Ora, senza che qui si voglia fare un confronto continuo fra l’originale e l’edizione crociana, dal nostro esame del manoscritto in nessun luogo l’intervento appare giustificato: l’originale corre benissimo come è, si capisce in quella forma particolare che possono avere delle lezioni riprese da un uditore e non rielaborate (anche se riviste) dall’autore.

Sarebbe stata fatica filologicamente inutile dare una nuova edizione del corso desanctisiano, secondo criteri di correzione o di integrazione a noi particolari, mettendo in giro cosí, dopo quella del Croce (e quella del Cortese), una nuova versione delle lezioni stesse se non delfinizzata, ché non è questo il caso della edizione crociana, certo privata di molto della personalitá dell’autore, la quale risulterá sempre di piú da un riassunto originale, che da una rielaborazione di esso. Si è quindi seguito il criterio di pubblicare l’originale, si intende non in una edizione diplomatica, ma critica, che come tale rispettasse l’unica lezione che per noi ha autenticitá. Certo, quelle pagine conserveranno cosí una tal qual aria di improvvisazione e di non finito: ma la originalitá di esse consiste appunto nell’essere testimonianza genuina del De Sanctis maestro conversante quasi col suo uditorio: egli stesso ci dice che i suoi scolari preferivano «la forma calda e larga della cattedra»6. D’altra parte, dando intere le parti che il Croce omise o sunteggiò adducendo il motivo che esse erano state riprese e rielaborate poi dal De Sanctis nella Storia della letteratura italiana, si conserva la sua integritá ad un corso altrimenti spezzettato e frammentario, e si offre la possibilitá di seguire lo svolgersi del pensiero critico del maestro irpino nei suoi vari momenti. [p. 344 modifica]

Faremo ora un esame della edizione del Croce, la prima e la fondamentale, e poi di quella del Cortese; non daremo le varianti fra queste e la nostra, perché sarebbero troppo e inutilmente ingombranti, ma solo quanto basterá per mostrare i criteri che hanno guidato i due editori.

Il Croce nel pubblicare il saggio desanctisiano, omise le parti che piú si avvicinano alle corrispondenti della Storia, e alcune altre; e di queste parti egli dá brevi riassunti; il resto egli divise in capitoletti, apponendovi dei titoli. Ecco le parti pubblicate dal Croce, e le pagine corrispondenti della nostra edizione: Il «Morgante», «L’Orlando Innamorato», pp. 2i-87; L’Orlando furioso, diviso in vari capitoletti: L’Angelo Michele, pp. i00 (da «l’intervento di Dio...»)-i04; Rodomonte a Parigi, pp. i05 (da «Questa battaglia...»)-III; Alcina, pp. ii9-i23; Astolfo, Angelica, pp. i24-i33 (meno il primo capoverso del cap. 6); La pazzia di Orlando, Rodomonte, La morte di Rodomonte, Bradamante e Ruggiero (che il Croce inizia solo col rigo i6 della p. i48 del nostro testo), Cloridano e Medoro, Zerbino, Olimpia abbandonata, pp. i33-i697. Tutto il resto, cioè piú di un quarto del manoscritto, è dato in brevissimi riassunti, meno una parte della prima lezione, riguardante la mancanza di drammaticitá in Dante e Petrarca, che il Croce riporta in nota alle pagine 300-302 della sua edizione.

Quanto alle correzioni del Croce, «di pura forma», sono cosí continue, che, come giá si è avvertito, il riportarle tutte equivarrebbe a fare uno studio a parte. Ne diamo qualcuna: il primo capoverso a p. 2i è cosí reso dal Croce: «Tutte le cose serie hanno la loro caricatura, che si sviluppa quando il presente non è piú d’accordo con un dato ideale. È legge che i nipoti facciano la caricatura de’ nonni. Quello che suole accadere della religione, della filosofía e di tutti i costumi e le opinioni, quello accadde della cavalleria, quando fu guardata dall’occhio di una generazione beffarda». Come si vede, la sostanza effettivamente non è cambiata, e d’altra parte la maggior precisione del linguaggio filosofico (ideale sostituito a concetto) o storico (generazione invece di popolo), può allontanarci dalla [p. 345 modifica]genuinitá del De Sanctis, che, come ha mostrato il Croce stesso, non si preoccupava eccessivamente della precisione formale del suo parlare. Questo per quanto riguarda la maggior «filosofia» del Croce; il quale inoltre si preoccupa di dare una certa politezza al linguaggio del maestro irpino, pieno di forme della lingua parlata e colloquiali. Cosi alla p. 22 il Croce sostituisce un adirato a un incolleritosi (terzo rigo del terzo capoverso), un andando ogni cosa a rovina all’originale andando ogni cosa a rotoli (rigo quinto dello stesso capoverso), un Orlando lascia... la corte, all’originale Orlando pianta... la corte (p. 23-24), un battono i Maganzesi a un più vivace suonano i Maganzesi. Questo in generale il carattere delle correzioni apportate dal Croce, con altre di lieve importanza, ad esempio la sostituzione di forme impersonali a forme colloquiali (si rinviene invece di rinvieni, Il centro del comico invece di V’ho detto che il centro del comico, e simili). In questa nostra edizione sono state restituite le forme originali; nella punteggiatura non si è invece seguito il manoscritto, che per questo lato è veramente troppo difettoso. Si è quindi conservata in generale quella del Croce, eliminando qualche virgola, delle molte che il filosofo napoletano aggiunge. La punteggiatura del De Sanctis è di tipo leopardiano, mentre quella del Croce è di tipo manzoniano, ma molto moderato. Ci siamo valsi invece di alcune correzioni crociane ad evidenti lapsus o del maestro che parlava, o dello scrivente, che sono obiettivamente sostenute dal contesto in cui si trovano. Le diamo qui di seguito: p. 57 r. 4: «sulla fine del secolo decimoquinto», Ms «nel principio del secolo XVI»; p. 59 r. i: «sei anni», Ms «otto anni»; p. 69 e 70, passim, «Wagner... Schmidt», Ms «Wagnerio... Schmidtio»; p. 70 r. 20 «Il Boiardo», Ms «Il Berni»; p. 79 r. 20, abbiamo lasciato le parole «e piú negletto», aggiunta del Croce, e che mancano in Ms; p. i2i, abbiamo lasciato i versi danteschi, aggiunti dal Croce dove in Ms c’era solo un rigo bianco; p. i30 r. u.: «un altro valorGibbon e», Ms «un altro lavoro» (correzione del Cortese: il Croce non pubblica questa parte); p. 132 r. 26: «un’orca», Ms «un’oca»; p. 135 r. i3: «la parodia della Cavalleria», Ms «la parodia della caricatura»; ivi r. 34: «follia d’Orlando», Ms «follia d’Ariosto»; p. i39 r. 4: «Versi prosaici», Ms «Un verso prosaico», che non concordava con le parole seguenti; ivi r. ii: «duro come un sasso», Ms «duro come un letto»; p. i50, abbiamo lasciato la citazione del Gibbon nel testo messo dal Croce; p. i5i r. i0: «non mai rivedere», «non mai rivederla»; p. i53 r. i2: abbiamo corretto noi «Vi delineerò» un [p. 346 modifica]«Delinearvi» di Ms; ivi r. 20: «dei Troiani», Ms «dei Cristiani»; ivi r. 24: «per un costume cavalleresco», Ms «per un confine cavalleresco». Da parte nostra abbiamo messo un «Giuliano» a p. 8 r. i8, dove il Ms ha «Luciano», conservato dal Cortese (il Croce non pubblica questa parte).

L’altra edizione del saggio che ci interessa è quella curata da Nino Cortese8, il quale, nella Nota bibliografica, dichiara di essersi attenuto per il testo a quello del Croce, del quale condivide i criteri, e aggiunge: «Ma abbiamo inserito al loro posto anche le numerose pagine che egli aveva trascurate, si che il corso desanctisiano appare ora per la prima volta nella sua integritá» (op. cit., p. 432). Quanto ai risultati di questo metodo, rimandiamo alle note dei precedenti volumi di questa edizione9; né si può riconoscere poi al Cortese il merito di averci dato per la prima volta il testo desanctisiano nella sua integritá. Infatti nella sua edizione del testo originale desanctisiano mancano del manoscritto dieci o dodici pagine, e precisamente le parti dal rigo 16 della p. i2 a tutta la p. 20 della nostra ed.; è saltato il brano dalla p. i04 (dal cap. 2) alla i05 (meno gli ultimi otto righi e i versi), omette quasi tutto il primo capoverso del cap. i0 (pp. i47-i48, fino a «L’antitesi non esisteva nell’antichitá»), e nell’ultimo capitolo del saggio (I continuatori dell’Ariosto) condensa le pp. i70-i75 di questa ed. in meno di quattro pagine (Cortese, op. cit., pp. 229-232). Non interessano qui naturalmente le varianti introdotte dal Cortese nelle parti non pubblicate dal Croce.

Crediamo sia utile invece dare qui le lezioni del manoscritto cancellate e sostituite da altre definitive, e indicare quali sono le parole o le frasi aggiunte in un secondo tempo, anche se non è possibile determinare con precisione se queste correzioni e aggiunte sono state fatte durante una rilettura dei sunti. Diamo prima la lezione definitiva, per agevolare la ricerca, e poi la lezione prima, che fu cancellata.

P. 3 r. i: dopo le parole «in mezzo alla societá» Ms ha queste [p. 347 modifica]cancellate «Non viene mai solo ma»; ivi r. 2: dopo «gli si aggruppano intorno» Ms ha, cancellato, «che gli fanno corona»; ivi r. 3: «il quale regge», «che regge»; ivi r. 4: «in cui sta», «che occupa»; ivi r. 4: «ha avuto il suo ciclo», «ha avuta la sua scuola, il suo ciclo»; ivi r. 7-8: «Dante e’ rimanenti», «Dante e gli altri»; ivi r. 9: «manca il perfezionamento continuo», «un vero progresso, il perfezionamento continuo e progressivo»; ivi r. i2: prima di «corre» ci sono cancellate «Vi è una immensa differenza»; ivi r. i3, dopo «de’ trovatori», ci sono, cancellate, «pel maggior numero forestieri»; ivi r. i4: «per molti secoli dimenticate», «dimenticate per molti secoli»; ivi r. i6: «e delle quali non una può», «ma non una può»; ivi r. i7: «quantunque siano utilissime», «mentre sono utilissime»; ivi, «accertare» è scritto sopra a «per conoscere», senza cancellare «conoscere»; ivi r. i8-i9: «la via che segui trasformandosi nel Francese», «la sua trasformazione in Francese»; ivi r. i9: «del ciclo petrarchesco», «della scuola petrarchesca»; ivi r. 23: «vedi», «un vero progresso. Si veggono»; ivi r. 24: «l’uno migliora», «a poco a poco l’uno migliora».

P. 4 r. i: «questi forbe la forma», «questi lavora sulla forma»; ivi r. i-2: «finché non giunga», «finché si giunga»; ivi r. 2: «La disamina», «un esame»; ivi r. 3: «importanza», «importanza e peso»; ivi r. 4: «Bastò consacrare a questi», «All’esame di quelli sono bastate»; ivi r. 5: «quelli richiedono», «all’esame di questi richiedesi»; ivi r. 6: «de’ lunghi poemi», «de’ poemi lunghi e numerosi»; ivi r. 7: «di Petrarca», «del Petrarca»; ivi r. i2; «acquisterete», «si acquisterassi»; ivi r. i7: «È dunque una poesia», «Dunque è una poesia»; ivi r. i9: «si fa come il vecchio», «come il vecchio»; ivi r. 23: «da noi chiamato», «che noi chiamiamo»; ivi r. 24: «dimenticarono», «hanno dimenticato»; ivi r. 26: «di riposo. Chi ne guarda», «di riposo, che chi ne guarda»; ivi r. 27: «ma nel fondo», «nel fondo»; ivi r. 3i: «avevano per cosí dire lavorato essi stessi», «stessi per cosí dire avevano lavorato»; ivi r. 33: «consumavano», «passavano»; ivi r. 34: «di be’ manoscritti, ben copiati e ben tradotti», «di be’ manoscritti e di traduzioni che»; ivi r. 36: «rovinò l’impero», «accadde la caduta dell’impero».

P. 5 rr. 2-5: «I piú importanti monumenti di due civiltá, di due societá note fino allora solo per lontana e fiacca tradizione presentavansi ad un popolo colto, vivace, pieno di vita», «Innanzi ad un popolo colto, vivace, pieno di vita si presentavano i piú importanti monumenti di due civiltá, che fino allora non erano conosciute che [p. 348 modifica]per una lontana tradizione»; ivi r. 5: «che tutta», «se tutta»; ivi r. 6: «si rivolgesse a sviscerarli», «si rivolgeva a questo»; ivi r. i0: «in piú dirette relazioni», «in maggiori relazioni»; ivi rr. i0-ii: «In Francia, in Ispagna traducevasi ed imitavasi il Petrarca», «Petrarca veniva tradotto ed imitato in Francia, ed in Ispagna»; ivi r. i3: «mettevasi in rapporto», «entrava in iscambio»; ivi rr. i5-i6: «un’epoca d’introduzione alla poesia posteriore, negazione della poesia anteriore», «un’epoca di negazione della poesia anteriore, d’introduzione alla nuova»; ivi r. i7: «del contenuto, degli elementi e della forma», «del contenuto della forma degli elementi della poesia antica»; ivi rr. i7-i9: «Il contenuto è la materia greggia; gli elementi sono le forze spirituali che lo pongono in azione; la forma è la sua rappresentazione», «Il contenuto o materia greggia, gli elementi che gli danno la vita e la forma che vi mette il poeta sotto la quale vien espresso il contenuto»; ivi r. 2i: «ogni parte del Medio Evo», «ogni manifestazione del Medio evo»; ivi rr. 23-24: «ha il suo limite. Certo quasi tutti i fatti, quasi tutte le forze», «risulta ben angusto. Era vero che quasi tutte le forze ed i fatti»; ivi rr. 26-27: «gli ordini sociali», «la societá»; ivi r. 29: «vissuta», «che era vissuta».

P. 6 rr. 2-3: «non la rappresenta operante e vivente», «la rappresenta non quando opera e vive»; ivi r. 5: «La situazione dantesca è uniforme e limitata; l’individuo» «Il colorito dantesco è uniforme e limitato, non v’è che solo un’ultima situazione, quando l’individuo»; ivi r. 7: «Tengono», «stanno»; ivi r. i3: «Dante.», «Dante; questo limite egli ha messo al suo poema.»; ivi rr. i8-i9: «Anche queste debbeno esser rappresentate», «Anche questo debbe esser rappresentato»; ivi r. 27: «l’ha staccato», «l’ha separato»; ivi r. 34: «un concetto teologico», «un’idea teologica».

P. 7 r. 7: «Questo rapido avvicendarsi», «Questa rapida successione»; ivi r. i0: «Allorché Dante», «Quando Dante»; ivi r. i3: «che nessun accessorio accompagna», «sciolta da ogni descrizione»; ivi r. i5: «i particolari e le circostanze dell’atto», «i particolari che accompagnano il desiato riso»; ivi r. i8: «richiede studio e sforza a meditare», «richiede studio e sforza»; ivi r. 20: «a due personaggi», «a due personaggi, a due individui»; ivi r. 23: «Ma ecco», «Ma ecco che»; ivi rr. 27-30: «un nuovo contenuto... nuovi elementi... una nuova forma», «un altro contenuto... altri elementi... un’altra forma»; ivi r. 32: «ad un altro fiore», «ad un fiore»; ivi rr. 33-34: «primo si riveli», «apparisca primo». [p. 349 modifica]

P. 8 r. i: «e di poco momento», «in apparenza e di poca importanza»; ivi r. 20: «Egli è splendido ma insufficiente; è stato», ti È splendido ma insufficiente»; ivi rr. 22-23: «altri poeti, il Pulci, il Cieco da Ferrara, il Boiardo, creavano ciò che a lui mancava», «altri poeti creavano il nuovo contenuto: il Pulci, il Cieco da Ferrara, il Boiardo.».

P. 9 rr. 4-8: «Cosi l’uomo dapprima... può creare anche lui», «Cosi nell’uomo prima che si svegli il periodo creativo, v’è il tempo in cui si raccolgono i materiali, si legge e si crede tutto ciò che si legge; tempo in cui si è passivi; poi si svolgono altre facoltá, si comincia a guardare. L’uomo acquista libertá e comincia a creare anche lui.»; ivi r. i2: le parole «solo il modo di lavorare è differente» sono aggiunte in un secondo tempo, e cosí le parole «è proprio» al r. i7; ivi r. 2i: «e imitatori del passato», «e commentatori del passato».

P. i0 r. 5: «spese tutta la vita», «consumò tutta la vita»; ivi r. i7: «volumi», «enormi volumi»; ivi r. i8: «o meglio», «o per meglio dire»; ivi r. 22: «vi sono accozzate», «vi sono poste alla spicciolata»; ivi r. 26: «e tanto in latino quanto in italiano», «e che in latino è lo stesso»; ivi r. 28: «Debbo qui», «Debbo nondimeno»; ivi rr. 34-35: «adopero il condizionale, non è che un caso ipotetico», «mi servo del condizionale (questa è un’ipotesi)»

P. ii r. i: dopo «del lodevole» è cancellato «in Bembo»; ivi r. 5: «la nostra venerazione, la nostra», «tutta la nostra venerazione, tutta la nostra»; ivi rr. 6-7: «alla ristorazione de’ buoni studi. Uomo potente», «per la ristorazione de’ buoni scrittori. Lui, uomo influente»; ivi r. 20: «talora», «volentieri».

P. i2 -rr. 2-3: «sono dimenticati», «sono oggidí dimenticati»; ivi r. 9: «e raffazzonatoli», «e commentatori»; ivi rr. 9-i0: «i quali, addottrinatissimi», «che prendono il contenuto romanzesco ed essendo addottrinatissimi»; ivi r. i0: «espertissimi», «espertissimi e conoscentissimi»; ivi rr. i2-i3: «e non ristettero che... quel rozzo contenuto», «e sollevando ad eccellenza il contenuto gli impressero quella forma poetica e durabile che serve a tramandare a’ posteri un contenuto greggio»; ivi r. i9: «sogliono esservi», «vi sono»; ivi rr. 20-2i: «Metterommi», «Dovrò»; ivi rr. 2i-24: «Il mio scopo... sentirne la bellezza e provare», «Io darovvene un criterio affinché vi invogliate a leggerli e cerchiate di ricavarne voi stessi»; ivi «che dicesi», «che addimandasi»; ivi r. 25: «la natura del contenuto», «il contenuto generale»; ivi r. 27: «tre [p. 350 modifica]generazioni», «tre ordini»; ivi r. 32: «furono volgarizzati», «furono tradotti»; ivi r. 34: «E la ragione è ovvia», «Si prese generalmente interesse per Amadigi di Gallia»; ivi rr. 35-36: «non solo un eroe francese, ma anche italiano», «un eroe non solamente francese, ma anche un eroe italiano».

P. i3 r. 8, prima di «commerci giornalieri» sono cancellate le parole «che avevano fatti continui scambi reciproci»; ivi r. i5: «convenzionali», «comuni a tutti, convenzionali»; ivi r. 24: «Imprese», «Fatti»; ivi r. 28: la parola «fantasia», aggiunta in un secondo tempo sopra la parola «immaginazione», cancellata, è essa pure cancellata; ivi r. 30: «de’ personaggi», «de’ personaggi convenzionali»; ivi r. 31: «e mutano i caratteri», «ma rimangono i nomi, e mutano i caratteri gli uomini»; ivi r. 33: «grave», «grave, cavalleresco».

P. i4 r. 4: «Merlin Coccajo», «Martin Coccajo»; ivi r. i5: «il salvar la», «il salvamento della» ivi r. 24: «in essa?», «ad essa?»; ivi rr. 30-3i: «nella determinazione de’ caratteri e de’ fini», «nella limitazion de’ caratteri e nella determinazione de’ fini»; ivi rr. 35 e sgg., le parole «che gli vengono provveduti dalla realtá... piú o meno perfetto» sono una aggiunta posteriore.

P. i5 r. i7: «ove un poeta», «quando un poeta»; ivi r. 25, le parole «sotto altre condizioni» sono una aggiunta posteriore; ivi r. 36, l’aggettivo «storici» sembra cancellato.

P. i6 r. i7: «dalla storia e dalla scienza», «dalla poesia e dal romanzo».

P. i7 rr. i-2: le parole «le contrasta e» sono un’aggiunta posteriore; ivi r. 32; «è d’uopo», «bisogna».

P. i8 r. i: «i loro mezzi», «i loro sentimenti»; ivi r. i5: «spirituali, il concetto morale», «morali, il concetto materiale»; ivi rr. 34-35: in mezzo alla frase «non del pane, ma un montone», c’è un rigo cancellato incomprensibile.

P. 21 r. i3: «eroica giovane», «eroica ragazza».

P. 22 r. 3: «perché non scrivi», «perché non fai»; ivi r. i6: «per riconcentrare», «per riassorbire»; ivi rr. 28-29: «alla medesima badia», «ad una badia».

P. 23 r. 8: «il padre», «Mortarvarco»; ivi r. 9: «ottocentomila», «300.000»; ivi rr. 23-25: «lo insulta, e finalmente se ne va via insieme con Astolfo, condannato ad esilio perpetuo dalla Corte. Per dispetto, fannosi malandrini», «lo insulta e finalmente non avendo che fare se ne va via insieme con Astolfo. Non avendo che fare fannosi malandrini». [p. 351 modifica]

P. 24 r. 4: «ma cavaliere», «ma per essere cavaliere».

P. 25 r. 5: «tante miglia», «50 miglia»; ivi r. 7: «attanaglia Gano», «finisce Gano».

P. 26 r. 25: «Forse saremmo ognuno maomettisti», «Senza Carlo sarem maomettisti».

P. 27 rr. ii-i3: le parole «Ulivieri espone... le parole in bocca», e i versi fino alla fine della lezione sono una aggiunta posteriore.

P. 28 rr. 25-26: «basta a spiegarvi», «fa indovinare»; ivi rr. 26-27: «le cause e gli effetti», «i fatti e gli effetti»; ivi r. 27: «una razionale», «una naturale»; ivi r. 29: «anche con una seria tessitura», «ed il racconto esser serio»; ivi r. 32: «sono orditi», «sono raccontati».

P. 29 r. 9, le parole «danno in un nulla» sono aggiunta posteriore; ivi r. ii, dopo il punto vi è, cancellato, «del comico»; ivi r. i4, le parole «per sciocchezza» sono aggiunta posteriore; ivi r. 32: «coprendo», «cancellando».

P. 30 r. ii, prima di «una sconciatura» c’era, poi cancellato, «un aborto»; ivi r. 28: «Il personaggio», «Questo personaggio»; ivi r. 34, la parola «cani» di incerta lettura, potrebbe anche essere «caini».

P. 31 r. i: «non ha lo stesso interesse per la fede», «ha perduto la fede»; ivi, ultimo rigo: «d’ogni senso morale; non solo non sono una poetica, ma neppure una persona umana», «d’ogni elemento, non che d’una poetica, ma d’una persona umana».

P. 32 r. 19: «rappresentano», «eziandio rappresentano».

P. 33 r. 3i: «abbozzi», «aborti».

P. 34 r. 4: «Meridiana, ed è scavalcato da Manfredonio», «Luciana, ed è scavalcato da un guerriero».

P. 36 r. 30: «si rintana», «si ficca»; pp. 36-37: «un fendente», <( una sciabolata».

P. 37 r. i3: «si attenua», «diminuisce».

P. 38 r. 20: «arditezze dell’immaginazione», «arditezze immaginatone»; ivi, i versi sono aggiunti in un secondo tempo.

P. 39, i righi 22 e 23 sono una aggiunta posteriore. I versi «Astarotte, tu se’ pure amico...» e sgg. a p. 41 sono aggiunta posteriore.

P. 42 r. ii: l’aggettivo «invisibili» è aggiunta posteriore.

P. 43 r. 9: «un compagno», «un altro gigante».

P. 44 r. 2: «spesso dissimula e talora anche simula», «talora dissimula e talora simula»; ivi rr. 8-9, le parole «passandosi subito a’ fatti» sono aggiunta posteriore; ivi r. i0: [p. 352 modifica]«societá barbara», «civiltá barbara»; ivi r. i3: «era in contrasto», «è posto in contrasto»; ivi rr. 20-2i: «spinge l’audacia», «volge in ridicolo l’audacia»; ivi r. 22: «l’allegria diviene una buffoneria da taverna», «la sua forza è spinta alle proporzioni dell’assurdo»; ivi r. 27: «uno scapaccione», «un susornio» (sic).

P. 45 rr. 4-6: il brano «Rabelais, passeggiando... pianure, cittá» è aggiunta posteriore; ivi r. i7: «Flegias», «Plutone»; ivi, i versi «Giunto Morgante...» e sgg. sono aggiunta posteriore.

P. 46 r. i9: «e non lo sa», «senza saperlo»; ivi, i versi «Io non credo piú al nero...» e sgg. sono aggiunta posteriore.

P, 47 r. i6: «Dopo si presenta», «Dopo aver parlato di queste due virtú seguita col presentarsi»; ivi r. 25, abbiamo lasciato un «disseta vasi» dove Ms ha «disaltera vasi».

P. 48 r. i5, le parole da «in questo combattimento entrano» alla fine dei versi seguenti sono aggiunta posteriore.

P. 49 r. i0: «si invelenisce», «incancrena»; ivi r. 24: interessanti», «compiuti».

P. 50 r. 8: «funeste», «‘fatali».

P. 5i u. r.: «molte ottave», «60 ottave».

P. 59 rr. i-2: «sei anni... da molti anni», «otto anni... da diciotto anni»; ivi r. i3: «e d’Omero», «e Longino».

P. 6i r. 8: «in legge», «in teologia».

P. 64 r. 9, dopo «brindisi» vi sono, cancellate, le parole «giacché li determina».

P. 66 rr. 5-6: «Rabicano», «Frusberta e Rabicano»; ivi r. 23: «ha imitato», «ha tolto di peso».

P. 68 rr. 34-35, dove noi abbiamo «resta immobile, Orlando sta per raddoppiare i colpi» Ms ha «fugge. Orlando gli tien dietro»: noi abbiamo accolto questa correzione, che è del Croce.

P. 70 r. i4: «per persuadersi», «per vedere»; ivi r. i7: «all’ideale del Medio evo», «alla poesia cavalleresca».

P. 75 r. 28: «il concepimento», «la concezione».

P. 76 r. i7: «potenza determinativa», «forza determinativa»; ivi r. 24: «circostanze mediante le quali», «personaggi che»: ivi rr. 26-27: «nelle condizioni piú favorevoli», «nella situazione piú favorevole»; ivi r. 32: «Non v’è situazione che faccia risaltare», «bisognava prendere una situazione che facesse risaltare».

P. 78 r. 3i: «che farsene», «che cosa farsene».

P. 79 r. 7: «un centinaio», «un migliaio»; ivi rr. i0-ii: [p. 353 modifica]«l’italiano», «la lingua»; ivi, al r. 22 le parole «come per Dante» sono un’aggiunta posteriore.

P. 8i r. ii: «vi leggerò», «vi indicherò»; ivi r. 28: «rappresenta», «fa uscire».

P. 82 r. 5: «d’accordo con», «soverchiato da»; ivi rr.27-28: «della natura», «di Dio».

P. 83 r. i8: «s’eleva», «s’innalza».

P. 87 r. 5: «l’epopea», «il poema epico».

P. 88 r. i9: «piú abile», «piú fortunato»; ivi u. r.: «cominciata», «nata».

P. 89 r. 6: «con quattro fratelli», «con cinque fratelli»; ivi r. 30, dopo «Boiardo», ci sono, cancellate, le parole «sull’ultimo del poema».

P. 90 r. i0: «rimarrebbe», «sarebbero».

P. 92 dopo il r. 6 ci sono cancellate le parole «Non canta la guerra fra’ saracini e’ cristiani, ma tutta la vita cavalleresca che si sviluppa in quella e per quella»; ivi r. 19: fra le parole «riprodur questo» c’è un «magnificamente», cancellato; ivi r. 22: «l’invenzione», «l’immaginazione»; ivi r. 32: «Certe minute», «Le minute».

P. 93 u. r.: «l’osservazione»; «l’immaginazione».

P. 94 r. 3: «compiuta», «completa»; ivi, su un lato della pagina di Ms, in corrispondenza delle parole «comunicazione elettrica fra il vedente e il veduto» (r. 7), fra parentesi sta scritta la parola «diafanitá».

P. 95 rr. i0-ii: «non cerca mai l’effetto, è assente da ogni ostentazione», «non sembra cercar mai l’effetto, è scevro d’ogni ostentazione».

P. 97 r. 32: «trattando», «parlando».

P. 98 rr. 7-8: «Vincenzo Monti, animo vulgare, il cui rimbombo di frasi», «Vincenzo Monti, animo di fango, incapace, plebeo, vulgare, che si serve d’un gran rimbombo di frasi»; ivi rr. 8-9, le parole «cuore» e «carattere» erano precedute dall’aggettivo «suo», poi cancellato; ivi rr. 29 e 30, le parole «monotona» e «solo» sono aggiunte posteriori.

P. 99 r. 3: «Il tono», «Il tono preferibile»; ivi r. 4: «lo spedito», «il dégagé»; ivi r. 6: «giungere», «passare».

P. i00 r. 9: «all’adottato tono», «al suo tono».

P. i03 rr. 2i-22: «d’inconcreto che rimaneva. È la Discordia realizzata negli uomini», «d’astratto che rimaneva». [p. 354 modifica]

P. i04 r. i0: «vi soggiorna», «vi dimora»; ivi r. 15: «ne piglia», «ne prende»: il verso seguente è aggiunta posteriore.

P. i07 r. i2: «chiudono», «finiscono».

P. iii: il primo capoverso del cap. 3 è sul Ms di mano del De Sanctis, e non dell’Imbriani.

P. ii2 r. 4: «le forze», «l’azione».

P. ii4 r. 20: prima delle parole «Carlomagno si raccomanda», Ms ha, cancellate, le parole «Sono come una tempesta».

P. ii5 rr. 2-3: «e ciascuno vuol essere il primo a combattere», «espongono ogni cosa a Carlomagno».

P. ii9 rr. 20-2i: «che rimane solo in campo», «che campeggerá».

P. 120 r. i: «orientale», «occidentale».

P. i23 r. 26: sopra alle parole «senza sentir le passioni della virtú» sta scritta la parola «spassionatamente».

P. i24 r, 3: «chiunque sente», «quanti sente»; ivi r. i0: «rinsaviscono», «fanno rinsavire»; ivi rr. i3-i4: «si spassa a viaggiar», «viaggia spassandosi»; ivi r. i8: «che vive», «che perdura».

P. i25 rr. 5-6: «del soverchio orgoglio», «del suo orgoglio»; ivi r. ii: «in cui», «dove».

P. i3i r. 9: la parola «controparte», potrebbe essere anche «contrepartie».

P. i32 r. 3i: «estrazione», «origine».

P. i33 r. i2: «un sembiante», «una faccia».

P. i37 r. 29: dopo la parola «gradazioni» ci sono cancellate le parole «Come un oggetto che».

P. i42 r. i7: «traboccano», «cadono».

P. i54 r. i2: «prettamente», «puramente»; ivi r. 34: «L’interesse», «La situazione».

P. i62 r. 2: «La collera», «Una forte bastonata».

P. i63 r. i7: «raccoglie», «sente rivenir».

P. i66 r. i8: «d’immaginazione», «di sensibilitá»; ivi r. 30 le parole «Tre scene» mancano in Ms, e furono supplite dal Croce.

P. i67 r. i5: dopo «L’Ariosto» vi sono cancellate le parole «era giá sulla quarantina».

P. i73 r. i7: «serio-satiricamente» potrebbe anche leggersi «serio-istoricamente»: ma il senso fa propendere per la prima interpretazione.

  1. Vedi B. Croce, Gli scritti di Francesco de Sanctis e la loro varia fortuna, Bari, Laterza, i9i7, p. ii0-ii, col titolo «Discorsi letterari e pagine sparse».
  2. F. de Sanctis, Opere, a cura di N. Cortese, Napoli, Morano, i94i, vol. XIII, pp. 409-i6; meno il brano qui al n. i6, che è un ritrovamento del Croce.
  3. Vedi F. d. S., Saggi critici, a cura di L. Russo, in questa ed., vol. III, Nota. Anche per le citazioni del De Sanctis si è seguito il criterio esposto nella «Nota» del Russo, di riportarci a testi che il De Sanctis presumibilmente usò.
  4. F. de Sanctis, Lettere dall’esilio (i853-i860), a cura di B. Croce, Bari, Laterza, i938, p. 2i7.
  5. «Non voglio finire senza parlarti di Vittorio [Imbriani]: buonissimo giovane, pieno di zelo, che studia il tedesco con ardore ed assiste alle mie lezioni con molta attenzione. Ieri mi ha portato il riassunto della prima lezione, ed era molto ben fatto» (lettera del D. S. a Camillo de Meis, del 22 ottobre 1858, in F. d. S., Lettere dall’esilio, cit., p. i94). «...come tengo sempre gli occhi sul quaderno sforzandomi di afferrar con la penna i suoi caldi pensieri nelle sue proprie calde espressioni, non mi è concesso di goderle in tutto il loro effetto, perché non posso vedere né il gesto né la fisiognomia del possente improvvisatore» (lettera dell’Imbriani ai genitori, del novembre del i858, op. cit., p. 202). «Giorni fa in una stupenda lezione sulla natura del contenuto Romanzesco, per dare un’idea della forza de’ paladini, riferí ciò che Turpino dice di Carlo magno: che avesse otto de’ proprii piedi (piedi straordinariamente lunghi) di altezza, che avesse la fronte lunga un piede, il naso lungo un palmo, ecc. M’era sfuggito un periodo importante: volli tentare di supplirlo prima di leggere al Professore il mio sunto, [il corsivo è nostro - N. d. R.] Ricorsi ai miei carissimi condiscepoli; ma ebbi un bel interrogarli; di tutta la lezione ricordavano solo che Carlomagno aveva otto piedi d’altezza e un palmo di naso». {op. cit., p. 204, lettera dello stesso Imbriani, cit.).
  6. Vedi F. d. S., Giacomo Leopardi, a cura di W. Binni, in questa ediz., p. i.
  7. Questi i titoli dati ai vari capitoli dal Croce, che noi abbiamo conservato, come pure il titolo complessivo La poesia cavalleresca (col sottotitolo Pulci - Boiardo - Ariosto). Dalla edizione del Cortese abbiamo conservato i titoli del primo capitolo (La nuova letteratura) anche se ampliato da noi, e del terzo capitoletto della parte riguardante l’Orlando furioso, intitolato La Discordia.
  8. F. de Sanctis, La poesia cavalleresca, pagine dantesche e manzoniane, scritti vari, in Opere, XIII, Napoli, Morano, 194i.
  9. Cfr. specialmente la Nota premessa ai Saggi critici, a cura di L. Russo. A parte errori che possono essere imputati a refusi tipografici, il Cortese ripete dal Croce, ad esempio, «Fin qui soffocava» per «Fin qui sofisticava», che risulta chiarissimo dal manoscritto e dal contesto (p. i38); «colla desolazione del talamo e della teda nuziale», contro un chiarissimo «descrizione... tenda nuziale» (p. i43). E a p. i7i scrive «L’Orlando di Teofilo Folengo» mentre si tratta dell’Orlandino, come ha anche il ms.